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Fabio Pollice
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-GGR/02 - Geografia Economico-Politica
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Il contributo prende in esame il modello dell'albergo di comunità come esperienza di turismo "community involved" e la sua rispondenza ai principi dello sviluppo sostenibile. Nella seconda parte del contributo viene presentata l''esperienza dell'albergo di comunità realizzato a Betlemme nei Territori Palestinesi sotto il coordinamento scientifico ed operativo dello stesso autore del contributo.
À escala local o turismo sustentável requer o desenvolvimento de uma configuração atractiva, coerente com o quadro dos recursos territoriais e com as expectativas do mercado, capaz de interpretar em termos dinâmicos e inovadores as formas evolutivas da procura, baseando‑se nas especificidades territoriais. A análise dos recursos locais adquire assim um papel estratégico, no âmbito da definição das políticas do turismo, fornecendo aos actores locais um enquadramento competitivo, indispensável para a realização de escolhas estratégicas e a antevisão das trajectórias de desenvolvimento do território. O texto visa propor uma metodologia de avaliação da competitividade turística do território, que leva à distinção da melhor posição estratégica, entendida como uma configuração turístico‑atractiva, que permite ao território exprimir na totalidade as suas próprias potencialidades sem renegar, por um lado, a dimensão de identidade (coerência territorial) e, por outro, as condições específicas do mercado turístico (coerência do mercado). Para ser eficaz, o planeamento turístico deve apoiar‑se num modelo de análise da competitividade, que permita ler e interpretar as vocações territoriais, tornando‑as indicações prescritivas para a acção política.
Bari: tra mare e terra. La proiezione competitiva del capoluogo pugliese. Il contributo si propone di fornire un’analisi delle caratteristiche strutturali e delle tendenze evolutive della città di Bari e del suo intorno metropolitano al fine di individuarne le traiettorie di sviluppo e valutarne la proiezione competitiva nel più ampio scenario euro-mediterreneo. A tal fine sono stati analizzati i settori strategici di sviluppo in grado di promuovere la rinascita funzionale e culturale della città e dell’area metropolitana che ne costituisce il suo intorno geografico: Logistica, Cultura, Industria, Ricerca, Servizi, Turismo. Lo sviluppo di Bari e della sua area metropolitana è legato alla possibilità di realizzare un modello di sviluppo che integri questi diversi settori, sfruttandone i legami sinergici ed interattivi. Dallo studio condotto emerge come la possibilità che questa prospettiva si concretizzi sia strettamente connessa ai processi di integrazione euro-mediterranea e alla stessa capacità della città di assumere un ruolo centrale nelle dinamiche di sviluppo delle regione “adriatico-ionica”. Bari deve dunque puntare sulla creazione di un sistema logistico integrato, supportato da un tessuto economico-produttivo coerente ed innovativo, ma deve anche potersi proporre come centro di convergenza ed irradiazione della cultura e della creatività. Il processo di integrazione di queste differenti componenti è realizzabile solo attraverso innovativi ed efficaci modelli di governance che siano espressione di progettualità territoriali volte a migliorarne il posizionamento competitivo senza tralasciare la soluzione di quelle problematiche sociali e ambientali che ne hanno sin qui inibito lo sviluppo e che rischiano di comprometterne la proiezione competitiva.
La crescita della popolazione mondiale unitamente all’aumento più che proporzionale dei consumi alimentari, effetto dell’incremento tendenziale dei redditi, determinerà un consistente aumento della domanda di prodotti agricoli a cui si dovrà far fronte a livello mondiale attraverso l’incremento delle superfici agricole e l’introduzione di innovazioni colturali che consentano di accrescere i livelli di produttività. L’obiettivo della sicurezza alimentare, per quanto raggiungibile in termini teorici, rischia di avere ripercussioni ambientali drammatiche come l’ulteriore e irreversibile perdita di biodiversità e la compromissione dell’ecosistema; a fronte di ciò la Comunità internazionale è ancora lontana dall’adozione di una strategia globale.
L'articolo analizza l'economia della contraffazione a scala mondiale, europea e nazionale, soffermandosi sugli effetti economici ed occupazionali della contraffazione e sulle conseguenze che il fenomeno è in grado di produrre sulla creatività.
Nella prima parte del contributo viene proposta una breve analisi relativa ai concetti più rilevanti nello studio della dinamiche di integrazione a livello territoriale. Nella seconda parte le riflessioni teoriche vengono contestualizzate con riferimento al territorio urbano della città di Lecce, soffermandosi sui fattori di inclusione/esclusione della comunità islamica ivi presente. Il contributo si propone nelle note conclusive di fornire elementi per l'elaborazione di politiche urbane di inclusione che risultino più efficaci.
Il contributo analizza il ruolo del fotovoltaico nelle politiche energetiche della Regione Puglia e individua le più idonee strategie per fare delle energie rinnovabili un settore strategico per lo sviluppo regionale
L'articolo, a partire da una disamina delle esperienze federative sin qui maturate, analizza con riferimento all'Italia la prospettiva federalista valutandone le possibilità di realizzazione e gli effetti che questa potrebbe avere sulle dinamiche di sviluppo del Paese e, in particolare, sugli squilibri territoriali che da sempre lo affliggono.
In the last few decades we have witnessed a marked process of economic globalization (that is the growing interrelation and integration of the economic systems of the whole world), accompanied and favoured by what is called financializa-tion (whose definition is more problematic, but we can identify it as the growing relative importance of financial profits compared to those deriving from trade and production of real goods). In this paper, after briefly discussing and defin-ing the two phenomena in the light of the debate about them, we will present a mathematical model to study their effects on the economic development of regions with a different initial capital set-up, which includes human and organizational capital. The model shows that low wages in certain conditions can determine high interest rates, favouring financial flows from peripheral areas to developed countries.
Negli ultimi decenni il valore strategico dell’acqua è andato costantemente aumentando in conseguenza, da un lato, della crescita della domanda mondiale (addebitabile tanto all’incremento della popolazione, quanto all’aumento dei consumi pro capite) e, dall’altro, della scarsità della risorsa, che tende peraltro a manifestarsi con maggiore drammaticità proprio laddove più intensi sono gli incrementi demografici. L’acqua rischia di divenire per le dinamiche appena descritte una delle principali cause di conflitto tra i popoli con gravi rischi per la sicurezza globale. Non può dunque stupire che il controllo delle risorse idriche costituisca, dalla scala locale a quella globale, uno dei principali obiettivi della geopolitica. Il contributo, partendo da una disamina del ruolo dell’acqua nella costruzione dello spazio geografico e del valore strategico delle risorse idriche, intende dimostrare quanto utile possa risultare una strategia della cooperazione non soltanto per prevenire i conflitti, ma anche e soprattutto per contribuire a rifondare il rapporto stesso tra i popoli e tra l’umanità nel suo complesso e il pianeta Terra.
Il breve contributo riassume il concetto della multifunzionalità dell'agricoltura declinandolo nelle sue varie componenti con riferimento all'Italia, laddove l'agricoltura è andata assumendo una dimensione sempre più multifunzionale e allargata.
Il contributo descrive sinteticamente l'importanza del patrimonio culturale nei processi di sviluppo territoriale soffermandosi sul processo di patrimonializzazione della cultura per il quale deve intendersi il processo attraverso il quale la comunità locale, riconoscendo il valore identitario delle proprie risorse culturali, se ne riappropria in termini funzionali e simbolici per metterlo al centro del proprio progetto di sviluppo. L'intento del contributo è anche quello di rendere comprensibile l'architettura del numero speciale di Territori della Cultura di cui lo scritto costituisce il contributo di apertura che è dedicato propio al tema in oggetto.
Il contributo analizza le diverse traiettorie evolutive delle aree rurali italiane, evidenziando come la tradizionale marginalità di queste aree possa essere risolta attraverso lo sviluppo di sistemi produttivi integrati e multifunzionalità, sistemi in cui l'agricoltura svolge un ruolo strategico determinando la competitività dei settori ad essa collegati e del territorio nel suo complesso.
Il contributo, partendo da un'analisi del turismo nelle aree rurali e dalla distribuzione geografica dell'offerta agrituristica in Italia, arriva ad ipotizzare la presenza di particolari configurazioni territoriali che definisce "Sistemi Turistici Agro-Culturali (STAC)". Si tratta di sistemi territoriali che hanno costruito intorno all'agricoltura e al paesaggio rurale un insieme coordinato e coerente di attività che hanno consentito loro di accrescere la propria attrattività turistica e di migliorare le proprie performance competitive nell'ambito dell'agroalimentare e di altri settori legati all'agricoltura. Lo stadio di sviluppo degli STAC è molto diversificato ed in molti casi lo sviluppo sistemico del contesto economico-territoriale andrebbe sostenuto con idonee politiche di sviluppo. Nella parte prescrittiva della riflessione si propongono delle linee di intervento che possono contribuire a promuovere lo sviluppo di questi sistemi territoriali.
Il contributo individua, a partire dall'analisi incrociata dei dati statistici sulla ricettività, l'orientamento turistico dei comuni rurali italiani e perviene ad una clasterizzazione degli stessi che consenta di coglierne il diverso posizionamento competitivo. Integrando i risultati di questa clusterizzazione con la loro restituzione cartografica si giunge all'individuazione di sistemi turistici agro-culturali, intesi come aree rurali caratterizzate da integrazione tra i fattori di offerta e da un'attrattività turistica incentrata preavlentemente su caratteristiche di unicità ed eccellenza del territorio rurale.
Il contributo analizza il rapporto tra prodotto cinematografico ed identità territoriale e, in particolare, il potere performante che il cinema ha sul territorio, attraverso la costruzione di un'immagine che tende ad influenzare la percezione che la popolazione locale ha del proprio territorio. I comportamenti individuali e collettivi tendono ad introiettare questa immagine, trasferendola nei processi di territorializzazione.
Il saggio descrive il ruolo dell'espresso nella costruzione dell'identità nazionale e della sua cultura e di quanto i locali tradizionalmente dedicati alla somministrazione di questa bevanda - i bar - siano diventati "luoghi" rappresentativi delle città stesse. I bar costruiscono i luoghi e a loro volta ne sono un costrutto in un rapporto di reciprocità e di interdipendenza che si sviluppa nel tempo e si diversifica nello spazio, accompagnando l'evoluzione dei territori e l'evoluzione della relativa matrice identitaria. Di qui l'interesse geografico per l'espresso e la sua filiera nella sua dimensione sociale, economico e culturale.
Il contributo si sofferma su alcuni aspetti specifici dell'agricoltura e dell'agroalimentare del Mezzogiorno, evidenziandone i punti di forza e di debolezza alla luce delle più recenti tendenze evolutive dello scenario di riferimento.
Il contributo propone una riflessione sulla regione mediterranea nelle sue più recenti tendenze evolutive (demografiche, politiche, economiche e sociali) con una particolare attenzione per l'evoluzione del quadro geopolitico. La permanenza di forti divari economici e sociali, unita alla perdurante instabilità del quadro politico, rende quantomai improbabile la possibilità di un'integrazione euromediterranea e tuttavia questa appare come l'unica prospettiva che possa restituire centralità alla regione mediterranea e alla stessa Europa nel più ampio scenario economico globale.
Il contributo approfondisce la relazione che sussiste tra sviluppo del Terzo Settore e sviluppo del territorio, identificandone gli aspetti maggiormente rappresentativi. L'obiettivo è quello di individuare una strategia d'intervento che consenta di migliorare l'organizzazione del Terzo Settore e renderlo rispondente alle esigenze del territorio.
Il contributo analizza il divario che separa il Mezzogiorno dal resto d'Italia in termini di ricerca pubblica e privata, soffermandosi sulla natura e sulle cause di questo divario, sino a portare la riflessione sulle conseguenze che questo gap può avere per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Il contributo analizza il ruolo dell'innovazione di prodotto nel determinare la competitività delle aziende agricole e del settore nel suo complesso, soffermandosi altresì sul ritardo che caratterizza il nostro Paese rispetto ai principali competitors europei e alle strategie che potrebbero migliorare il livello di innovazione delle nostre produzioni.
Il contributo porpone una lettura critica della vocazione agricola del Mezzogiorno, analizzandone, alla luce delle più recenti tendenze evolutive, il ruolo nell'attuale configurazione economico-produttiva delle regioni meridionali. Il contributo si chiude con una breve analisi di quale siano le attuali prospettive competitive del settore e di quale contributo questo possa fornire alla riduzione dei perduranti divari economici e sociali che caratterizzano il Mezzogiorno.
Il contributo presenta una riflessione sul pensiero politico di Francesco Compagna e, in particolare, sul suo meridionalismo militante, soffermandosi sull'analisi che questi fa del ritardo economico del Mezzogiorno e sulle proposte che avanza in merito al suo sviluppo.
Il contributo analizza attraverso un approccio interdisciplinare ed un taglio critico il ruolo della cultura nei processi di sviluppo urbano e, in particolare, le strategie culture-led nei processi di riposizionamento competitivo delle aree urbane interessate da processi di dimissione industriale dovuti e crisi delle industrie trainanti.
Il contributo propone un'analisi critica delle strategie di sviluppo urbano incentrate sulla cultura. Sempre più spesso, infatti, i processi di rigenerazione urbana si incentrano sul rafforzamento dell'armatura culturale del territorio, riconoscendo alla cultura un ruolo strategico nello sviluppo della competitività urbana. Il rischio, tuttavia, è quello di un'omologazione strategica che, lungi dall'avere effetti propulsivi sullo dinamiche di sviluppo urbano, possa compromettere le possibilità di uno sviluppo endogeno ed autocentrato, legato alle specifiche condizioni territoriali.
In una prospettiva squisitamente geografica il Mezzogiorno non costituisce una regione economica, in quanto, diversamente dalle configurazioni regionali, difetta sia dei caratteri dell’omogeneità territoriale sia di quelli dell’interazione funzionale. Il Mezzogiorno si presenta piuttosto come un insieme eterogeneo e poco integrato, costituito da realtà puntuali che raramente assumono una configurazione sistemica di tipo sovralocale. La stessa armatura urbana si presenta debole e tuttora poco sviluppata; le città non riescono a svolgere funzioni ordinatrici dello spazio regionale e a proporsi come centri nodali e propulsivi dello sviluppo territoriale. Il fattore di debolezza dell’economia risiede proprio nell’inconsistenza del tessuto relazionale e nell’assenza di ispessimenti relazionali tali da generare quelle economia esterne che possano supportare la crescita competitiva del tessuto imprenditoriale. Considerato che il territorio è per definizione uno spazio relazionale complesso, il Mezzogiorno si presenta come una regione senza territorio e, in un’economia della conoscenza che fonda il proprio sviluppo proprio sull’intensità delle sinergie relazionali, questa sua caratterizzazione diviene causa irreversibile di marginalizzazione economica. Sulla base di questa premessa interpretativa il contributo propone una disamina della competitività economica del Mezzogiorno, partendo dai divari strutturali: Pil, occupazione, produttività, per giungere alle cause dirette ed indirette che ne sono alla base, concentrando l’attenzione proprio su quei fenomeni che più degli altri ostacolano la relazionalità economica e sociale, come l’assottigliarsi della dotazione di capitale sociale e la pervasività del fenomeno criminale. La conclusione è che una politica di sviluppo del Mezzogiorno non può prescindere da un’azione di ricapitalizzazione sociale che ricostituisca e rafforzi il tessuto relazionale, facendone fattori propulsivo dell’economia regionale.
Il contributo, partendo da una disamina della gestione del patrimonio immobiliare di interesse storico-monumentale, arriva a proporre un percorso formativo che possa portare alla creazione di un profilo professionale in grado di gestire queste risorse culturali, preservandone il valore storico-monumentale ed accrescendone il livello di fruibilità e il valore attrattivo.
Il turismo è esperienza dei luoghi quando il turista è messo nelle condizioni di "vivere" i luoghi, instaurando un rapporto empatico con essi. D'altra parte un turismo sostenibile è un turismo che rispetta i luoghi e promuove lo sviluppo del territorio elevando il livello di benessere attuale e prospettico della comunità locale che ne deve essere la protagonista. Queste considerazioni spingono gli autori a riflettere sul ruolo che le comunità locali devono avere nella progettazione dell'offerta turistica - a partire proprio dalla definizione degli itinerari - affinché l'esperienza turistica possa dirsi veramente autentica e soddisfacente per il turista e nel contempo il turismo divenga davvero volano di un sviluppo sostenibile incentrato sulla comunità e sull'identità del luogo. In concreto gli autori propongono un modello di progettazione degli itinerari turistici che possa sostenere questa forma di sviluppo endogeno ed autocentrato ancorato ai principi dello sviluppo sostenibile.
La prefazione descrive l'importanza scientifica del lavoro e la valenza che questo assume con riferimento alle politiche di sviluppo locale, in quanto analisi acuta del sistema economico-territoriale della regione iblea nelle sue caratteristiche strutturali ed evolutive.
Nei prossimi decenni è atteso un ulteriore incremento della domanda di prodotti agricoli a causa sia dell’aumento della popolazione mondiale, che sia pure a tassi decrescenti, dovrebbe protrarsi ben oltre l’orizzonte del 2050, sia per l’aumento dei consumi pro capite conseguente al diffuso miglioramento a scala planetaria del livello dei redditi. La FAO sostiene che negli anni a venire l’agricoltura sarà in grado di soddisfare questa domanda aggiuntiva evitando i rischi derivanti da un’eventuale crisi alimentare. Se si può concordare sulla possibilità di espansione della produzione agricola mondiale, non pochi dubbi vengono sulla sua sostenibilità, anche e soprattutto in considerazione dell’impatto ambientale che questo settore ha avuto sino ad oggi sul pianeta. Il problema non è se l’agricoltura potrà far fronte all’aumento della domanda mondiale, ma se questo potrà avvenire preservando i già precari equilibri ambientali. Lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile a scala planetaria diviene dunque un obiettivo prioritario al pari di quello della sicurezza alimentare, anche perché i due obiettivi in una logica di lungo periodo non possono che risultare indissolubilmente legati. Ma tutto ciò richiede un coordinamento di livello sovranazionale e il rafforzamento della attuali politiche di cooperazione.
Il contributo prende in esame in un'ottica geografica l'evoluzione dell'agricoltura meridionale e la sua attuale configurazione competitiva, analizzandone le tendenze evolutive alla luce dei cambiamenti che si sono avuti nello scenario economico globale.
Il contributo esamina il ruolo della cultura nei processi di rigenerazione urbana, soffermandosi su come le città, investendo sulla cultura come asset e come settore strategico, possono divenire delle vere e proprie fucine culturali, creando i presupposti per lo sviluppo di altri settori produttivi e della città nel suo complesso.
Tra impresa e territorio si instaura quasi sempre una relazione di reciprocità che rende la competitività dell’una indissolubilmente legata alla competitività dell’altra e viceversa. Questa interdipendenza è particolarmente significativa nei sistemi agroalimentari tipici laddove le produzioni tipiche, espressione e sintesi della qualità distintive del luogo, divengono volano di sviluppo per l’intera economia territoriale. Questo studio, oltre a riassumere le più recenti tendenze evolutive di questo importante comparto agroalimentare con un approfondimento sulla Campania e sulla Mozzarella di bufala Campana, propone una riflessione intorno al ruolo propulsivo che queste produzioni, debitamente valorizzate e promosse, possono assumere nello sviluppo delle aree rurali e nell’affermazione competitiva dell’agroalimentare italiano sul mercato internazionale.
Il contributo analizza il ruolo delle migrazioni nel processo di integrazione della regione euromediterranea, analizzandole sia come causa che come effetto. In particolare si sofferma sul ruolo che i divari economici, politici e sociali hannlo avuto e continuano ad avere nella determinazione del verso e dell'intensità dei fenomeni migratori. Soffermandosi anche sulle politiche che dovrebbero presiedere ad una gestione congiunta e regionale dei flussi migratori.
O DESENVOLVIMENTO ENDÓGENO É QUASE SEMPRE A EXPRESSÃO DE UMA FORTE IDENTIDADE TERRITORIAL. O SENTIDO DE PERTENÇA REPRESENTA UM DOS FATORES DETERMINANTES DO DESENVOLVIMENTO LOCAL; O TERRITÓRIO COMO ESPAÇO DE PERTENÇA TORNA-SE UM PRODUTO SENTIMENTAL, SOCIAL E SIMBÓLICO, EM QUE SÃO BASEADOS OS DESENVOLVIMENTOS DAS IDENTIDADES LOCAIS RETROSPECTIVAS E PROSPECTIVAS. A IDENTIDADE TERRITORIAL, PORTANTO, DESEMPENHA UM PAPEL ESTRATÉGICO NAS POLÍTICAS DE DESENVOLVIMENTO LOCAL, COMO SUGEREM AQUELES MECANISMOS DE IDENTIFICAÇÃO QUE SÃO ADOTADOS PELOS ATORES LOCAIS. ESTE ARTIGO VISA ANALISAR O PAPEL DAS IDENTIDADES TERRITORIAIS NOS PROCESSOS DE DESENVOLVIMENTO LOCAL, A PARTIR DE UMA ANÁLISE CRÍTICA DOS DIFERENTES MODELOS INTERPRETATIVOS E DOS EVENTUAIS RISCOS RESULTANTES DE UMA EXPLORAÇÃO POLÍTICA DA DIMENSÃO IDENTITÁRIA DOS TERRITÓRIOS.
Il contributo analizza il ruolo della musica nella costruzione del senso dei luoghi e la relazione di senso che in alcuni contesti territoriali viene a crearsi tra musica e paesaggio. Nella seconda parte del contributo viene presa in esame la realtà ravellese che intorno alla musica ha costruito la propria identità.
Il contributo analizza il ruolo del patrimonio culturale nel conseguimento di elevati livelli di sviluppo umano con l'obiettivo di dimostrare che investendo sul patrimonio culturale si possono migliorare i livelli di benessere della collettività. La fruizione del patrimonio culturale, infatti, consente di migliorare il livello culturale del fruitore, di ampliarne le prospettive occupazionali e dunque reddituali e, non ultimo, di migliorarne anche le condizioni psico-fisiche. in sintesi quelli che sono i tre elementi su cui l'UNDP misura per l'appunto il livello di sviluppo umano.
Il contributo analizza il ruolo del patrimonio archeologico nello sviluppo del territorio e, più in particolare, come è possibile mettere in valore le risorse archeologiche per farne un volano di sviluppo per le economie dei territori, salvaguardandone nel contempo il valore culturale e preservando il contesto ambientale in cui le stesse si collocano. Il contributo si sofferma sul rapporto tra risorsa archeologica e contesto territoriale, analizzando le possibili forme di interazione e le configurazioni turistico-attrattive che ne derivano. Particolare attenzione viene posta sull'importanza del coinvolgimento delle comunità locali e sull'importanza che lo stesso riveste ai fini di uno sviluppo sostenibile del contesto territoriale e di un uso compatibile della risorsa in sé.
Il contributo descrive l'importanza della narrazione nella costruzione identitaria del territorio e nella sua rappresentazione anche a fini attrattivi. Su questa base descrive il Placetelling come insieme di principi e metodologie atte a rendere più efficace e contestualizzato il racconto dei territori. Nel contributo viene inoltre descritta l'esperienza della Scuola di Placetelling realizzata dall'Università del Salento in collaborazione con la Società Geografica Italiana e il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali.
Il capitolo analizza il ruolo del turismo enogastronomico nei processi di sviluppo locale, a partire da una descrizione delle caratteristiche di questa forma di turismo e delle diverse configurazioni turistico-attrattive che a questa si richiamano. Nel capitolo trova spazio anche una riflessione di carattere più prescrittivo in merito alle strategie che si propongono agli attori pubblici e privati per promuovere questa forma di turismo e farne il volano dell'economia locale.
Il contributo analizza le condizioni territoriali che consentono di attivare uno sviluppo turistico incentrato sul settore enogastronomico e gli effetti che questo può avere sullo sviluppo locale. Vengono altresì analizzate le soluzioni strategiche che si propongono agli attori pubblici e privati per promuovere il turismo enogastronomico e farne volano di sviluppo per l'economia dei territori.
Il Rapporto analizza le caratteristiche strutturali e le tendenze evolutive dell'agricoltura italiana alla luce dei cambiamenti che hanno caratterizzato il settore a livello comunitario e globale. Particolare attenzione riceve il tema della multifunzionalità e di come questa nuova caratterizzazione dell'agricoltura italiana prometta di farne un settore strategico per lo sviluppo sostenibile del Paese. Parallelamente vengono analizzati gli aspetti più propriamente territoriali relativi al rapporto che si instaura tra agricoltura e territorio nelle aree rurali, evidenziando come la reinterpretazione in termini innovativi di questo rapporto possa contribuire a promuovere lo sviluppo delle aree rurali.
Tanto i comportamenti individuali quanto quelli collettivi risultano influenzati dal contesto territoriale di riferimento; influenzati, non determinati, in quanto il territorio costituisce il sostrato entro il quale nasce e si evolve la soggettualità. L’ethos della scoperta di sé, ove si voglia superare la trappola individualista dell’ipostasi psicologica del soggetto, non può essere letto e interpretato prescindendo dalla relazione forte è immanente che lega, in un rapporto di reciprocità ed interazione per sua natura asimmetrico, individuo e collettività. Si parla a riguardo di “condizioni sociali della soggettività”, includendo in esse fattori diversi e tuttavia interdipendenti che possono essere categorizzati nelle condizioni culturali, economiche, politiche e geografiche; queste ultime, in particolare, sono quelle che sottendono il processo di costruzione dell’identità territoriale e rivestono un’importanza fondamentale nei meccanismi d’interazione tra l’individuo, la comunità e il territorio. Il contributo partendo dal concetto di soggettualità territoriale, propone un’analisi del ruolo che questa svolge nei processi di pianificazione strategica del territorio e, più nello specifico, in quel particolare momento della pianificazione che è l’elaborazione della vision; intesa, quest’ultima, come proiezione strategica dell’io territoriale, capace di orientare e giustificare l’agire individuale e collettivo. La stessa efficacia dei modelli di governance che sottendono la pianificazione strategica viene in larga misura a dipendere dal livello di soggettualità che il territorio è in grado di esprimere, posto che è questa qualità territoriale – mai sufficientemente indagata – a favorire il coinvolgimento attivo degli attori locali e il processo di convergenza strategica che precede l’individuazione degli obiettivi, prima, e la definizione delle linee d’azione, poi. Tra esperienze di governance e soggettualità territoriale si insatura peraltro un relazione di reciprocità, giacché il successo di meccanismi partenariali, come quelli appena richiamati, sedimentandosi nella memoria collettiva e concretizzandosi in azioni di territorializzazione dello spazio fisico, rafforzano la soggettualità territoriale e la sua capacità di plasmare lo spazio e di orientare l’agire collettivo. Questa forma di soggettualità ha inoltre una funzione fondamentale nei processi di ispessimento del tessuto relazionale che sono propri di talune configurazioni economico-territoriali, come i distretti produttivi o i sistemi locali territoriali a questi assimilabili. In generale qualsiasi forma di aggregazione sociale su base territoriale – abbia essa una connotazione economica, culturale o politica – sembra essere favorita dalla presenza di una soggettualità territoriale, in quanto questa, fondandosi sulla condivisione di un medesimo sistema valoriale e di una comune matrice identitaria, è alla base dei processi di accumulazione del capitale sociale. Di conseguenza la soggettualità territoriale si impone come elemento costitutivo della stessa competitività territoriale che nel capitale sociale ha una delle sue determinanti immateriali. La conclusione a cui perviene il contributo è che a livello locale la pianificazione strategica risulta efficace se può contare su una forte soggettualità territoriale capace di sostenere il processo di convergenza strategica tra gli attori locali e il coinvolgimento attivo della comunità locale nella fase di attuazione del piano. La costruzione di una soggettualità territoriale diviene dunque un obiettivo imprescindibile perché si possano promuovere e sostenere a scala locale processi di sviluppo endogeno ed autocentrato e perché la vision attorno alla quale viene costruito il piano strategico possa effettivamente acquisire una funzione performativa nei confronti della realtà territoriale.
The contribution, starting from a review of the concept of territorial identity, analyzes the role of territorial identity in local development processes with particular reference to rural areas. The contribution serves as an introduction to the other articles contained in the journal that focuses precisely on the relationship between identity and development in rural areas.
The increase in the demographic weight of immigrants in European countries and their more and more vital role for the economic development of these countries have generated a strong new debate on multiculturalism, that is to say on the currents of thought about the coexistence of different cultures in the same geopolitical space. In a multiethnic and multicultural society, the effective integration between immigrants and natives can be achieved only by sharing common experiences, problems and aims, which is to say in the local dimension, where differences become a source of mutual enrichment rather than of conflict. Using an interdisciplinary approach and referring to the principles of ideographic sciences, this paper aims at examining how the complex identities of the immigrants can be linked with the geographic concept of “territorial identity”. The concept of territorial identity, focusing on the local context and social action towards common goals, can overcome both the impasses deriving from cultural identity and the rhetoric of multiculturalism. Assuming that it is in metropolitan areas that the process of integration between autochthonous and allochthonous components is more problematic – due to the importance of the phenomenon of immigration and the social and environmental problems affecting them – this paper examines the level of integration of non-indigenous communities in the metropolitan area of Rome as well as the actual and potential role territorial identity can play as a factor for social cohesion. What emerges is a highly complex picture which, however, tends to bear out the authors’ key hypothesis and the fundamentals of the ideographic approach to which they refer : 1) integration policies are required to take on a territorial dimension both because integration is affected by specific local conditions and thus requires differentiated policies depending on the local context, and because the territory, as a relational space, is the context in which integration manifests itself and tends to take root as a social practice; 2) integration is not a concept which can be made objective and unbiased, since it is influenced by the way it is perceived by the actors involved, by their expectations on its effective feasibility and, not least, by their willingness to achieve it; 3) the involvement in the community’s social, economic and political life produces a strong sense of belonging and helps to create an open territorial identity transcending the boundaries of the different ethno-cultural attachments.
If the Labour Markets Areas consist of «territorial units identified by a set of adjacent municipalities approximated with travel-to-work daily commuting flows», the change in the number of municipalities that make them, can be considered as an indicator of the changes in the levels of socio-economic interaction within the LMAs. In particular, in the hierarchical-functional LMAs, where the daily commute for work move from the periphery of the system toward its center, the variation in the number of municipalities that are part of it can be interpreted as the result of a change in the attractiveness of the economic and employment level of the center on its immediate geographical surroundings. Following any changes in the spatial configuration of the 21 local labor systems of the major Italian urban areas and crossing data with that relating to demographic and economic level, you can build an interpretive framework of the evolutionary dynamics of these metropolitan areas and the role that they occupy within the national urban system.
Il contributo dimostra attraverso l'utilizzo di un modello statistico che le performance degli Atenei sono determinate dal contesto territoriale di appartenenza. Tale dimostrazione consente agli autori di sottolineare i rischi insiti nell'attuale modello di finanziamento delle Università che, come oggi delineati, rischiano di accrescere i processi di divergenza territoriale.
Il contributo analizza la competitività turistica della regione mediterranea, evidenziandone punti di forza e di debolezza alla luce delle recenti tendenze evoilutive del settore a scala globale. Nel corso del contributo ci si sofferma anche sulle possibili strategie che si propongono a livello regionale per giungere ad una gestione coordinata del turismo nell'area, facendo di questo settore uno dei perni dell'integrazione euro-mediterranea.
This paper is intended to underline the importance of human capital and adequate professional advanced training in the field of cultural heritage as a core asset for local development. Through the example given by the Italian experience within the project MODI-FY, we argue that the development of integrated models of management of cultural assets requires specific professional skills which are not always provided by universities. The exploratory survey helps to describe the state of the art of the national educational framework and its main weaknesses and potentialities, in order to outline enhancement strategies able to implement virtuous behaviours in sectors such as tourism, which are crucial to local development.
Two questions have often been posed: 1) Why did humanity not take the path of Modernity already in Ancient times? 2) Why was it Europe that undertook the development towards Modernity? In this paper we will present an overview of these issues, trying to outline an interpretative hypothesis about the propulsive role that the presence, after the fall of the Roman Empire, of a plurality of political entities in a constant relation of competition and cooperation, had on the development of the European continent. At the same time we will analyze the evolutionary dynamics that pushed Europe, rather than China, India or the Arab world, towards Modernity.
Il capitolo, partendo dallo studio delle reciproche interrelazioni tra globalizzazione e turismo – due fenomeni strettamente connessi e reciprocamente interdipendenti – analizza le risposte della scala locale, i territori, ai sempre più marcati processi di integrazione economica, politica e culturale che avvengono alla scala globale. Risposte locali che vanno dall’omologazione/differenziazione dei sistemi d’offerta – con mutamenti che restano cioè circoscritti alla sola sfera turistica – a processi ben più pervasivi che investono la dimensione territoriale nella sua totalità, ora – assai raramente invero – rafforzandone la matrice identitaria, ora destrutturandola fino ad annullarla del tutto. L’intento, tuttavia, è quello di dimostrare che il turismo, al di là dei suoi attuali limiti, può costituire lo strumento per promuovere e sostenere una diversa globalizzazione, incentrata sui territori; una globalizzazione capace, cioè, di mettere in valore le qualità distintive dei luoghi e di promuovere una proficua interazione tra i territori. A tale scopo, una prima riflessione è svolta, da un lato, sul ruolo positivo svolto dal turismo in quanto agente (o attore) di globalizzazione, nel favorire logiche di “cooperazione tra i luoghi” anziché di “competizione dei luoghi” (Turco, 2003: 14) grazie alla sua capacità di creare reti di territori disposti al confronto diretto e all’apertura culturale che è in grado di alimentare. Dall’altro lato, considerazioni speculari si sviluppano attorno al potenziale ruolo negativo del turismo, che può trasformarsi in agente (o fattore) di “globalitarismo”, espressione coniata dal geografo brasiliano Milton Santos e che rimanda ad una forma opprimente e neocoloniale di globalizzazione, rinforzando, all’interno dello spazio globale, i flussi egemonici e indebolendo ulteriormente quelli egemonizzati. A seconda della natura e del verso della relazione che viene a stabilirsi tra turismo e mondializzazione, verrebbero a configurarsi, dunque, due contrapposti scenari che vedrebbero alternativamente: - un turismo guidato dalla globalizzazione, ossia eterodiretto, massificato, in cui la domanda turistica si orientata su formule standardizzate ed indifferenziate e si adegua passivamente ai meccanismi di mercato e all’offerta; - una globalizzazione guidata dal turismo, un turismo che è autodiretto dai territori e sfugge ai condizionamenti dell’industria turistica, e che offre un «prodotto turistico globale» (Rispoli, 2001), inteso come quell’insieme, specifico e spazialmente determinato, dei fattori di attrattiva in cui l’utilizzatore traduce – attraverso le sue motivazioni, la sua cultura, il suo sistema di valori, la sua personalità, le sue condizioni socio-economiche, il suo comportamento – la propria domanda specifica. Solo in quest’ultimo caso, il turismo globale diventerebbe occasione di comunicazione mediata e riflessa della “ricchezza culturale”, di immersione pacifica nelle culture dei popoli, di visitazione della bellezza creata e della bellezza edificata dall’uomo, e, favorendo il contatto tra società differenti e l’apprezzamento delle peculiarità e delle diversità, uno strumento in più per leggere la complessità delle società contemporanee. L’opposto, riassunto nella prima delle due opzioni, sarebbe scongiurato: un turismo internazionale “globalitaristico”, che si impone con la sua forza omologante sulla specificità locale ricostruendo l’ambiente di origine dei turisti e annullando o distorcendo il contatto con la cultura locale.
Il contributo analizza il ruolo degli eventi culturali nello sviluppo di un territorio, soffermandosi sulla necessità di un coordinamento su base locale e regionale di questa particolare componente dell'offerta culturale. Nella parte prescrittiva si ipotizza la creazione di un portale unico atto ad accrescere la fruibilità degli eventi, ma anche il coordinamento e il monitoraggio degli stessi.
In the past few years, urban population has outnumbered the rural at global scale, and cities, especially in developing and newly industrialized countries, are experiencing a considerable expansive phase. This expansion is often uncontrolled, and it is accompanied by an increase of poverty and social disadvantages, perceived particularly within urban peripheries where, in addition, urban sprawl is causing severe low qualification of the environment. Thus, if, on the one hand, cities can be represented as development drivers, nodes belonging to networks that overcome national boundaries, places where knowledge is produced and re-produced and innovation is generated and transferred, on the other hand they represent the context where unsustainability deriving from this kind of development is most evident, together with its huge range of environmental, economic, social and also cultural contradictions. Degraded green areas in the peripheries act as counterparts to urban parks; the architectural beauty of the city centers, periodically exposed to restyling processes, or areas involved in urban requalification programs, though accompanied by gentrification, contrast with run-down neighborhoods where buildings’ low quality, lacking services and inadequate infrastructure levels cause the wide spread of social deviance and poverty in its diverse forms. Not less evident are contradictions on cultural ground. Cities that should promote their own identity and glean the key from their own development from their cultural peculiarities, are very often inclined to emulate other cities which have achieved meaningful competitiveness performances on international ground, but through logics and planning goals which cannot be replicated in every geographic context. Thus, this tendencies, besides being ineffective and unsustainable in the medium or long term, are the tangible expression of cultural homologation processes that absorb urban identity and waste its endogenous development potential. From this, it derives the importance of a new approach to urban planning, able to interpret territorial needs and attitudes and which can foster the design of actions in order to fulfill territorial potential and valorize its tangible and intangible sources, bringing back centrality to local dimension in its widest meaning. A planning approach “at the service of the territory” instead of favoring, as is often the case, top- bottom choices and planning tools which don’t consider local values and requests of the place where they act, following, on the contrary, external and conforming logics. We refer to formally exemplary but meaningless projects. There can’t be cities’ sustainable development without urban planning but, to be functional to this aim and promote the improvement of urban population’s quality life and a contextual decrease of cities’ ecological footprint, it must be inspired to fundamental principles of sustainability: equity among generations and within the same generation. Thus, urban planning must become a tool able to reduce or limit land and energy consumption, promote social inclusion and cultural interaction, favor networking and encourage the generation of social capital, nurture beauty in all its forms, foster cultural empowerment of individuals and community itself, produce and transfer knowledge. The international conference on Urban Planning and Architectural Design for Sustainable Development, promoted by IEREK in collaboration with UNIVERSITY OF SALENTO has the precise aim to trigger the cultural debate about connections between urban planning and sustainable development, on how the former can contribute in improving our cities’ levels of sustainability and acquire a strategic role in achieving a sustainable development model able to sustain urban expansion and qualify cities’ evolutionary paths.
Il saggio analizza il ruolo degli italiani nella nascita e nello sviluppo della vitivinicoltura nordamericana, analizzando nel contempo la storia dell'emigrazione italiana nel continente nordamericano e i problemi che gli italiani incontrarono nel lungo e complesso processo di integrazione che li ha portati in memo di due secoli a diventare una delle più importanti componenti della società nordamericana.
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