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Luciana Petracca
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-STO/01 - Storia Medievale
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_6 Medieval history
Il presente contributo, alla luce della documentazione disponibile, ricostruisce la geografia insediativa dei Templari in Capitanata, tra XII e inizi XIV secolo, e propone altresì una riflessione su alcuni aspetti funzionali all’approfondimento della storia e delle dinamiche evolutive dell’Ordine rossocrociato nel Mezzogiorno d'Italia, i cui porti accoglievano flussi continui di viaggiatori e di merci in partenza per le rotte mediterranee. Questo naturale ponte tra Occidente e Oriente attirò presto gli interessi dei nascenti Ordini religioso-militari (Templari, Ospitaliari, e in seguito Teutonici), che si insediarono con successo soprattuto in Puglia e in Sicilia, dando origine, a partire dalla seconda metà del XII secolo, ad una fitta rete di commende.
Il saggio propone una ricognizione del sistema fieristico pugliese nel Quattrocento, con particolare riguardo per l'area compresa tra la Terra di Bari e l'antica provincia di Terra d'Otranto. L'itineraio fieristico considerato (da Barletta a Taranto) si snoda sia lungo il litorale adriatico sia lungo quello ionico, toccando i raduni commerciali allestiti in prossimità dei principali centri portuali della Puglia centro-meridionale.
Il contributo indaga i rapporti tra l'Ordine dei Templari e il Papato nel XIII secolo alla luce di alcuni documenti inediti conservati in copia presso l'Archivio di Stato di Napoli
L'articolo prende in esame i gioielli e gli oggetti preziosi appartenuti ad uno dei principali esponenti della feudalità meridionale del secondo Quattrocento, Angilberto del Balzo, conte di Ugento e duca di Nardò, e alla sua famiglia. Attraverso la lettura degli inventari angilbertiani, conservati presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, si scandaglia il privato di una corte quattrocentesca, i gusti, i costumi e le mode del tempo, espressione di uno "status" sociale di privilegio.
Il lavoro prende in esame una corte del quattrocento meridionale. Attraverso l'edizione degli inventari appartenuti al conte di Ugento, Angilberto del Balzo, vissuto intorno alla metà del XV secolo, è stato possibile ricostruire sia la vicenda umana di uno dei principali feudatari del Regno di Napoli sotto Ferrante, sia diversi aspetti della società feudale di fine medioevo.
Il contributo prende in esame la serie dei "Libri d'amministrazione" conservata presso l'Archivio capitolare della Collegiata di Francavilla Fontana, centro urbano sorto agli inizi del XIV secolo nell'antica provincia di Terra d’Otranto, e situato a circa una trentina di chilometri ad ovest da Brindisi. In particolare, sono stati indagati alcuni esemplari di "quaterni" o registri contabili risalenti al periodo compreso tra la fine del Quattrocento e il primo decennio del Cinquecento. La disponibilità di questa tipologia di fonti è risultata alquanto insolita, soprattutto se rapportata ai vuoti documentari riscontrati altrove nel Mezzogiorno. Si è offerta, pertanto, una rapida descrizione delle principali voci d’entrata a disposizione del capitolo francavillese e di quelle d’uscita. Le annotazioni contabili, redatte solitamente da due procuratori, hanno consentito di rilevare, oltre ad una programmatica sistematicità di ricognizione e di registrazione di tutti i movimenti di denaro intervenuti nel corso degli anni esaminati, una gestione economica delle risorse attenta alla razionalizzazione dei cespiti, documentata da bilanci chiusi in attivo e da consuntivi annui che hanno registrano sensibili eccedenze di cassa.
Nel corso dell’XI secolo, le vicende orientali e l’occupazione dei luoghi santi da parte degli infedeli avevano indotto la cultura occidentale ad interrogarsi sulla "necessitas" di brandire la spada a tutela della vera fede. Fu avviato un processo di legittimazione della guerra condotta dai cristiani, una guerra “santa”, fondata su uno "ius iustum" o "ius belli", in grado di cancellare anche la colpa di omicidio a quanti avessero ucciso in battaglia degli infedeli. Alla luce di queste considerazioni, l'articolo, ripercorrendo i momenti salienti di tale percorso di legittimazione, esito di una profonda e difficile riflessione maturata in seno alla cristianità a partire dalla riforma gregoriana, prende in esame soprattutto la figura del "monacus-miles" quale membro dell’Ordine Templare, atipica istituzione monastica, fondata sull’inedito connubio di professione religiosa e attività militare.
Il saggio, alla luce dei più recenti risultati offerti dall’indagine storico-archeologia, ripercorrere le fasi costruttive del castello e del sistema difensivo della città di Lecce, a partire dalle prime evidenze riconducibili al tempo della conquista normanna. Ad essere scandagliate sono soprattutto le tracce lasciate dalle fonti storico-documentarie lungo un arco cronologico che va dall'XI secolo fino al primo trentennio del XV, epoca in cui il capoluogo salentino rappresentò il centro amministrativo dell'omonima contea. Il castello, oggetto nel corso dei secoli di ripetuti interventi di ampliamento, consolidamento e restauro, utilizzato a partire dal XII secolo innanzitutto per scopi militari e difensivi, e luogo del potere già al tempo dei Brienne, con Maria d’Enghien e con i suoi eredi ospitò stabilmente la residenza leccese dei suoi signori, la corte e i principali uffici dell’amministrazione principesca.
L'articolo ripercorre la storia del castello e del sistema difensivo della città di Lecce, a partire dalla conquista normanna, consumatasi nella seconda metà dell'XI secolo, fino agli anni della signoria di Raimondo Orsini del Balzo e di Maria d'Enghien (1399-1446), contessa di Lecce e regina di Napoli, per aver sposato in seconde nozze Ladislado di Durazzo. La struttura castellare leccese, databile all’incirca all’epoca di Ruggero II, re di Sicilia dal 1130 al 1154, è indagata attraverso le sia pur esili tracce lasciate dalle fonti storico-documentarie.
Il contributo indaga l’origine di Santa Maria di Valle Giosafat alla luce della notitia premessa da Antonino Amico, erudito siciliano della prima metà del XVII secolo, alla trascrizione del tabulario dell’abbazia gerosolimitana. La notitia, di cui si propone l’edizione, ripercorre la storia del cenobio di Valle Giosafat a partire dal periodo immediatamente precedente la conquista cristiana di Gerusalemme (1099). Attraverso la sapiente e critica utilizzazione di fonti cronachistiche e fonti documentarie l’Amico ripercorre gli esordi della congregazione benedettina, dalla prima vocazione assistenziale al crescente sviluppo delle sue dipendenze, fino a descrivere la nascita del priorato messinese di Santa Maria Maddalena. Le alterne vicende del monastero siciliano sono narrate in rapporto alle dinamiche storico-politiche che hanno interessato l’isola sin dalla prima conquista normanna.
Il saggio indaga le vicende connesse all'istituzione della zecca di Lecce, alla luce del complesso rapporto tra il principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, e Ferdinando I negli anni della guerra di successione al trono di Napoli (1458-1464).
Il contributo, alla luce dei più recenti orientamenti in tema di archivi ecclesiastici, indaga la documentazione di interesse medievistico conservata presso l’archivio capitolare della collegiata di Francavilla Fontana, centro sorto in età angioina nell’antica provincia di Terra d’Otranto. La selezione del materiale archivistico in esame, relativo esclusivamente al periodo compreso tra gli inizi del XIV secolo e la conquista spagnola del regno di Napoli, risponde al proposito di favorire la conoscenza della sezione più antica, e in gran parte inedita, di un archivio ancora poco indagato, ma in grado di fornire esempi preziosi di scritture generalmente assenti o solo limitatamente presenti nel panorama archivistico dell’Italia Meridionale.
Il saggio individua i principalil circuiti fieristici di Terra di Bari e di Terra d'Otranto nel basso medioevo, riservando una particolare attenzione anche ai mercati settimanali allestiti nei diversi centri del medesimo territorio. L'esame di diverse tipologie di fonti, sia edite, come alcuni Libri Rossi e tutta la documentazione confluita nel "Codice Diplomatico Barese" e nel "Codice Diplomatico Pugliese", sia inedite, come i Registri della cancelleria orsiniana, ha consentito di dimostrare una progressiva espansione del sistema fieristico pugliese nel Quattrocento.
Le prime spedizioni armate in Terrasanta sul finire dell’XI secolo e la conseguente istituzione dei regni latini d’Oriente confermarono l’importante funzione di tramite svolta dalle regioni dell’Italia meridionale nei collegamenti terrestri e marittimi tra Europa continentale e spazio mediterraneo. In virtù della sua peculiare configurazione geografica e della naturale vicinanza con le opposte sponde bizantine e col mondo arabo, fu soprattutto la Puglia, oltre alla Sicilia, ad offrire le principali stazioni di transito e di imbarco per uomini d’arme, mercanti e pellegrini. I porti pugliesi accoglievano flussi continui di viaggiatori e di merci in partenza per le rotte mediterranee. Questo naturale ponte tra Occidente e Oriente attirò presto gli interessi dei nascenti Ordini religioso-militari, che si insediarono con successo in Puglia, dando origine, a partire dalla seconda metà del XII secolo, ad una fitta rete di commende. Alla luce della documentazione disponibile, si ricostruisce la geografia insediativa dei Templari in Capitanata, e si propone altresì una riflessione su alcuni aspetti funzionali all’approfondimento della storia e delle dinamiche evolutive dell’Ordine rossocrociato, dalle origini alla soppressione. Accolti dalla benevolenza dei privati e forti del sostegno delle istituzioni ecclesiastiche e della Corona, i Templari incrementarono le proprie fortune anche grazie ad una spiccata capacità gestionale, che suggerì loro investimenti mirati e una conduzione accorta e razionale del patrimonio.
Il saggio affronta il tema della percezione dell'Islam nei resoconti di viaggio dei pellegrini occidentali che si recarono in Terrasanta tra XIV e XV secolo. Le fonti esaminate consentono di cogliere gli atteggiamenti mentali del mondo occidentale di fronte ai seguaci di Maometto, offrendo testimonianza di episodi di attrito e di rifiuto tra le due culture, come pure di situazioni di pacifica convivenza.
Storia della zecca di Lecce negli anni della guerra angioino-aragonese.
Il contributo, attraverso la lettura degli inventari di Angilberto del Balzo, conte di Ugento e duca di Nardò, ricostruisce la biblioteca posseduta dal feudatario pugliese nel XV secolo.
Il saggio si propone di indagare i luoghi, i tempi e gli spazi riservati al libero mercato nella Puglia dei secoli XIII e XIV, epoca in cui è possibile cogliere un crescente ampliamento del circuito fieristico regionale. L'esame delle documentazione superstite evidenzia un significatico incremento della produzione cerealicola del Tavoliere e delle masserie regie, analogamente allo sviluppo di attività economiche diffuse su tutto il territorio regionale e connesse alla fornitura e alla distribuzione delle eccedenze agricole. Dinamiche, queste, che svolsero un ruolo trainante nella crescita delle energie produttive locali, alimentate, tra l’altro, da una capillare rete del sistema fieristico e dalla diffusione di numerosi mercati settimanali.
Sulla base delle corrispondenze diplomatiche degli ambasciatori sforzeschi e fiorentini inviate da Napoli ai rispettivi governi, alleati di Ferrante d'Aragona (1458-1494), e senza trascurare il confronto incrociato con altre fonti, il saggio prende in esame la figura di Pirro del Balzo, duca di Andria e principe di Altamura, principale attore della scena politica del tempo, nonché il ruolo svolto dal medesimo – prima suddito tra i più fedeli della Corona aragonese, poi esponente di spicco dell’azione cospiratoria ai danni di Ferrante – nel corso delle due rivolte baronali che interessarono il Regno nella seconda metà del Quattrocento.
Il lavoro ripercorre la storia della zecca di Lecce, attiva nella seconda metà del XV secolo, attraverso l'unico registro di contabilità conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli. La nascita dell'officina monetaria è messa in relazione al ruolo rivestito dal capoluogo salentino in età orsiniana, e in particolar modo sotto il principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo (1446-1463). La rendicontazione delle spese sostenute dall'ufficio di conio consente di ricostruire in dettaglio i diversi momenti della produzione monetale, dall'approvvigionamento della materia prima (argento, rame e stagno) all'acquisto del materiale combustibile, dalla liquidazione dei salari ai dipendenti (credenzieri, monetieri, operai specializzati) all'emissione della moneta, il "tornese", passando attraverso le varie fasi di lavorazione (fusione, battitura, coniazione, affilatura, cimentazione ect.)
Raccolta di saggi in onore di Benedetto Vetere
L’attenzione per le comunità cittadine del Mezzogiorno bassomedievale è una delle prospettive d’indagine che più radicalmente ha rinnovato negli ultimi anni gli studi della medievistica meridionale, impegnata a recuperare il ritardo rispetto al resto dell’Italia nelle ricerche di storia urbana. Ciò nonostante, rimangono in ombra i centri minori (spesso infeudati), a vocazione prevalentemente agricolo-pastorale, tanto quelli di antica origine quanto quelli di più recente fondazione, base portante del reticolato insediativo del Regno, ma privi della dignità di "civitas", perché non sedi di cattedra vescovile. Tale situazione, in alcuni casi, non fu tuttavia di ostacolo all’esprimersi di una spiccata vivacità e dinamicità sotto il profilo sociale, economico e politico. In questa chiave, il presente lavoro prende in esame una delle tante comunità urbane “minori” del principato di Taranto, Francavilla Fontana (oggi in provincia di Brindisi), fondata agli inizi del XIV secolo lungo l’antico tracciato della via Appia-Traiana. Le sue vicende storiche, socio-politiche ed economiche, oltre a favorire l’approfondimento del tema delle comunità rurali del Mezzogiorno tardomedievale, offrono l’opportunità di seguire il fenomeno dei borghi nuovi in una provincia periferica del Regno. Il percorso evolutivo è stato indagato sia attraverso la ricostruzione dei processi di diserzione, parziale o totale, da cui furono investiti gli insediamenti contermini favorendo la crescita demografica ed urbana di Francavilla, sia attraverso le fasi più significative del rapporto tra comunità e signore feudale, e tra comunità e corona. La ricerca condotta sulle pratiche politiche delle élites locali, espressione del “protagonismo civico”, si avvale della necessaria riflessione sulle dinamiche aggregative della società urbana meridionale e sulle relazioni di potere sulla terra, ambito di più stretta pertinenza dell’analisi giuridica ed economica.
Il volume ricostruisce la vicenda politica, storica, istituzionale, economica, sociale, culturale e artistica del Principato di Taranto dal 1399 al 1463, anno di morte di Giovanni Antonio Orsini del Balzo.
La nota, dopo un breve rinvio allo "status quaestionis" sulla signoria nel Mezzogiorno medievale, illustra il ricco e innovativo libro di Sandro Carocci dal titolo "Signorie di Mezzogiorno. Società rurali, poteri aristocratici e monarchia (XII-XIII secolo)", lavoro che colma una clamorosa lacuna, offrendo, contestualmente, nuovi percosi interpretativi sul ruolo delle società rurali, sul potere della nobiltà e sulla politica monarchica.
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