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Marco Brusotti
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-FIL/06 - Storia della Filosofia
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, anthropology, study of the arts, philosophy
Settore ERC 3° livello
SH5_12 History of philosophy
I saggi contenuti in questo volume [“’Qualcuno nasce postumo.’ – La Wirkungsgeschichte di Nietzsche”] trattano la controversa e polimorfa ricezione del pensiero nietzscheano in filosofia, scienza, arte, politica e media, in parte tracciandone le grandi linee, in parte approfondendone singoli aspetti. Il volume è diviso in sei parti, dedicate rispettivamente alla ricezione nel quadro di ‘Filosofia e filologia’, ‘Estetica, arti e cultura’, ‘Letteratura e media’, ‘Politica e Zeitgeschichte’, ‘Economia e sociologia’ nonché alle ‘Ricezioni nazionali e istituzionali’ (quest’ultima parte, la sesta, non è pubblicata nella versione cartacea, ma solo nell’ e-Book). Oltre ad un testo letterario di Martin Walser (‘Nietzsche a vita. Una tesina’), la cui versione integrale lo scrittore presentò in anteprima durante il convegno, il volume contiene 35 saggi (41 nella versione e-Book) di specialisti di rango internazionale nonché di giovani ricercatori. Oltre ai due curatori siano menzionati solo: Christian Benne, Tilmann Buddensieg, Hubert Cancik e Hildegard Cancik-Lindemaier, Carlo Gentili, Renate Müller-Buck, Herman W. Siemens, Andreas Sommer, Sigridur Thorgeirsdottir, Paul van Tongeren, Aldo Venturelli.
Il saggio è diviso in due parti. La prima procede da un’annotazione wittgensteiniana di cui si analizzano per la prima volta le diverse versioni successive. Chi come Wittgenstein intende indagare le molteplici fonti dei problemi filosofici e le individua in confusioni linguistiche e fraintendimenti ‘grammaticali’ deve affrontare il problema del multilinguismo: nella tradizione filosofica si sovrappongono diverse lingue e oggi ognuno dispone di diversi linguaggi, anche, sostiene Wittgenstein, chi parla soltanto una lingua. La seconda parte del saggio è dedicata alla traduzione italiana delle ‘Ricerche filosofiche’. Come vengono tradotti i fraintendimenti linguistici dai quali Wittgenstein vede scaturire i problemi filosofici? Riesce la traduzione a rendere plausibile quanto il testo implica sull’origine linguistica dei problemi filosofici? La seconda parte cerca una risposta differenziata a tali questioni concentrandosi sul campo concettuale dell’intenzionalità.
Wittgenstein steers clear of relativism, a philosophical thesis he holds to be nonsensical. But conceptual relativity is one major concern of his. A related question is how to assess to what extent conceptual differences subsist. For his ‘ethnological approach’, which shows the alleged necessity to be contingent, alternative possibilities are mere objects of comparison in order to better understand familiar cultural phenomena.
At some point, the author of The Golden Bough “became conscious” that he had overlooked the “real foundations of his research”. In this remark Wittgenstein probably refers to Frazer’s self-criticism: the Scottish anthropologist attributes unambiguous precedence to his ‘collections of facts’ over his theories and downplays the importance of the ‘official’ principal problem of his book. Does Wittgenstein realize the concordance between his criticism and Frazer’s self-assessment? And does Wittgenstein’s idea of a ‘perspicuous representation’, even though it contains a criticism of Frazer, still follow too closely the ‘comparative method’ of evolutionary anthropology? Gordon Baker denies that Wittgenstein ever thinks of the possibility of giving a ‘perspicuous representation’ of religious rituals. Taking a partly critical stance with regard to Baker’s thesis, I throw new light on Wittgenstein’s intentions. Possible foci for a perspicuous representation are (a) Frazer’s ‘collection of facts’ or (b) the ‘transformations of meaning’ in ritual customs and/or in language. In TS 211 the emphasis is placed on (b). What would a perspicuous representation of ‘Frazer’s collection of facts’ (a) show? Wittgenstein, following Goethe, explains: “And so the choir points to a mysterious law”. He is arguing against Frazer that this is not a hypothetical, empirical, causal, evolutionary-historical law. Are we dealing with a formal universal human ‘principle’ according to which ritual customs are ‘ordered’? On this point the remarks in MS 110 are ambiguous. Moore’s notes on the lectures of May 1933 demonstrate that Wittgenstein develops these critical considerations further. With regard to the ‘choir’ of Frazerian customs, he claims “That they point, is all there is to it”.
Il saggio inizia ricostruendo la discussione tra Foucault e il Cercle d’épistémologie a proposito della ‘genealogia delle scienze’ e mostrando che Foucault non è il primo a introdurre il concetto di ‚genealogia‘ nel dibattito epistemologico. Viene poi mostrato come in un intenso confronto critico con Nietzsche il concetto foucaultiano di ‘discontinuità’, che ha le sue radici nell’epistemologia storica, assuma nuove valenze. Dopo che il saggio ‘Nietzsche, la genealogia, la storia’ ha presentato un concetto ‘nietzscheano’ di discontinuità è solo il corso di lezioni ‘La verità e le forme giuridiche’ a collegarlo col concetto di pratiche discorsive elaborato da Foucault in un dialogo anch’esso alquanto personale con la filosofia del linguaggio anglosassone di matrice analitica. Foucault propone qui una singolare sintesi tra le filosofie dei ‘giuochi’ e/o degli ‘atti’ linguistici da una parte e dall’altra la genealogia di Nietzsche, progettando qualcosa come una ‘pragmatica nietzscheana’ il cui oggetto sono ‘giuochi’ di potere strategici e polemici.
Il saggio ricostruisce le ultime tappe della complicata genesi testuale della prima edizione della Gaia Scienza. In particolare il contributo è dedicato alle decisioni finali prese da Nietzsche nell’ultima fase della correzione delle bozze. Una lettura genetica, che presta attenzione a tali decisioni finali, porta alla luce qualcosa come un ultimo strato della prima edizione e mostra come l’autore tenti sino all’ultimo di ‘calibrare’ la direzione generale dell’opera. Il primo paragrafo del presente saggio, presenta le basi testuali dell’analisi: mentre il manoscritto a stampa della prima edizione è andato perduto, a Weimar sono invece conservate le bozze, in parte in più copie e con correzioni non solo di Nietzsche. Tali bozze, non pubblicate nell’edizione critica (il volume 14 della Kritische Studienausgabe ne tiene conto solo in parte), e il lavoro ad esse, protrattosi per oltre un mese, vengono studiate nel presente saggio. Come mostra il secondo paragrafo, uno dei compiti delle ultime modifiche apportate dall’autore è chiarire la differenza tra l’attuale posizione di Nietzsche e quella delle sue prime opere, esplicitando il suo giudizio ormai critico nei confronti di Schopenhauer e Wagner. Il compito delle nuove conclusioni del secondo e del terzo ‘libro’ della Gaia Scienza, alle quali sono dedicati rispettivamente il terzo e il quarto paragrafo del saggio, è però un altro: marcare come la Gaia Scienza concluda un ciclo, una fase del pensiero e della vita dell’autore, dalla quale quest’ultimo ormai si accinge a prendere congedo, cosa che fa appunto aggiungendo e/o sostituendo alcuni passaggi in punti nevralgici del libro. L’analisi mostra come nelle settimane, nelle quali con l’aiuto di Heinrich Köselitz dà gli ultimi ritocchi allo scritto, Nietzsche intenda condurre al suo estremo limite, ma senza andare veramente oltre, quella che chiama la sua ‚Freigeisterei‘, la fase dello spirito libero inaugurata da Umano, troppo umano.
Im Zeichen der ewigen Wiederkehr verbindet Benjamin, der Ende 1937 auf die kleine kosmologische Abhandlung L’éternité par les astres [Die Ewigkeit durch die Sterne] stößt, den Autor, Louis-Auguste Blanqui, mit Baudelaire und Nietzsche. Von da an gewinnt die ewige Wiederkehr einen zentralen Stellenwert in Benjamins Analyse der Moderne. Seine Überlegungen sind in vielen Hinsichten den dramatischen Jahren ihrer Entstehung verpflichtet. Die Anwendung eines bereits in sich problematischen Mythoskonzepts auf Nietzsche ist wenig hilfreich, die Verbindung mit Blanquis Kosmologie führt auch zu Missverständnissen, und Benjamin entgeht der Zusammenhang zwischen dem für ihn selbst zentralen Anliegen einer ‚Erlösung‘ der Vergangenheit und Zarathustras Gedanken der ewigen Wiederkehr. Dennoch ist die eigenwillig hergestellte spannungsgeladene Konstellation theoretisch produktiv. Benjamin deutet das ‚Doppelgesicht‘ von Nietzsches ewiger Wiederkehr im Rahmen seiner eigenen Theorie eines Strukturwandels der Erfahrung in der Moderne. Einerseits wird die ewige Wiederkehr mit den sich nun durchsetzenden vielfachen Formen technischer Reproduktion und zwanghafter Repetitivität verbunden. Andererseits erscheint sie auch als Ausgleich für unwiederbringlich Verlorenes. Ist die Kompensation nun eine durch und durch illusorische? Und/oder enthalt sie doch auch ein ‚Motiv der Rettung‘? Am Leitfaden dieser Fragen geht der Aufsatz der ‚Polyphonie‘ und dem heuristischen Potential von Benjamins Bemerkungen zu Nietzsches Wiederkunftsgedanken nach.
Il saggio ricostruisce la genesi testuale di un aforisma di Al di là del bene e del male a partire dai primi schizzi fino alla versione definitiva, ricorrendo anche a materiale inedito (il manoscritto a stampa (Druckmanuskript) di Al di là del bene e del male). L’analisi genetica dell’aforisma costituisce nel contempo la ricostruzione di un progetto più ampio, una ‘storia naturale dello spirito libero’, alla quale Nietzsche voleva dedicare un capitolo - o l’intera opera. (Il titolo ‘storia naturale dello spirito libero’ viene considerato ripetutamente dal filosofo nei suoi progetti di pubblicazione, come titolo di capitolo, ma, in concorrenza con Al di là del bene e del male, anche del libro intero.) In tale contesto vengono reinterpretati concetti quali ‘homo natura’ e ‘onestà’ (Redlichkeit).
Il saggio intende riesaminare il confronto critico con il Ramo d’oro dell’antropologo James Frazer situandolo nel contesto dei manoscritti e della genesi del nuovo metodo filosofico di Wittgenstein durante i primi anni trenta. Un tema fondamentale delle riflessioni dell’epoca, che guida anche la lettura wittgensteiniana del Golden Bough, sono le false immagini e analogie sedimentate nel linguaggio. Nel corso del tempo l’interesse di Wittgenstein si sposta sempre di più dall’affinità delle immagini al loro differente uso. Il saggio mostra l’elemento di novità contenuto nelle osservazioni sul Golden Bough del giugno-luglio 1931 rispetto all’analisi del ‘capro espiatorio’ nell’autunno del 1930: dalla riflessione su come nei riti gli agenti vengano sviati dalle metafore si passa ad un approccio secondo il quale ad esserlo sono in primo luogo i loro interpreti. Il saggio tra l’altro identifica per la prima volta una parafrasi di un testo di Frazer e individua in Ernest Renan la fonte di un importante esempio wittgensteiniano.
The present essay reconstructs a concept that up until now has received little attention: Nietzsche's concept of 'über-europäisch' ('supra-European', 'over-European'), where Europe is what has to be overcome, gone beyond, left behind. The philosopher already considers Also spoke Zarathustra as an attempt at an 'oriental overview of Europe', but only after this poem do his reflections concentrate on the 'supra-European'. His 'good Europeans' must not only be 'supra-national', but finally 'supra-European', i. e., they must be able, at least occasionally and temporarily, to transcend the horizon of western culture. This is the turn Nietzsche gives to his critique of European morals after the Zarathustra. In European history he sees, if not a tradition of overcoming boundaries, at least some isolated individuals who at times have approached a supra-European way of thinking, and sets himself the task of a 'supra-European view of Europe'. There are a few reasons to doubt whether he really accomplished it, but his attempt can be considered one model of the distant view on western thought that remains a challenge for Europe itself.
Mentre il confronto critico di Wittgenstein con l’etnologia evoluzionista di James G. Frazer è stato oggetto di numerosi studi, il fatto che Otto Neurath, uno dei principali esponenti del Circolo di Vienna, abbia in più occasioni ripreso le tesi dell’etnologo scozzese è rimasto finora inosservato. Nel 1931, l’anno in cui Wittgenstein stila per la prima volta le sue osservazioni sul Ramo d’oro di Frazer, Neurath tiene una conferenza su ‘magia e tecnica’. Le riflessioni neurathiane, che riprendono e variano l’analogia frazeriana tra magia e tecnica, sono agli antipodi di quelle wittgensteiniane. Con riferimento a Spengler i ruoli si rovesciano: alla critica spietata nell’Anti-Spengler di Neurath corrisponde la considerazione che Wittgenstein, pur con tutte le riserve, mostra per l’autore del Tramonto dell’occidente. Il presente contributo, richiamando l’attenzione su un aspetto sinora trascurato del pensiero di Neurath, mostra come ancora all’inizio degli anni trenta l’etnologia frazeriana, pur da tempo sotto attacco nel proprio settore disciplinare, continuasse ad essere un punto di riferimento importante per la riflessione filosofica. L’analisi dei testi neurathiani sulla ‘magia’ dei primitivi aggiunge un importante tassello al quadro delle profonde differenze tra Wittgenstein e il Circolo di Vienna, in particolare la cosiddetta ‘ala sinistra’ di quest’ultimo.
The present essay reconstructs a concept that up until now has received little attention: Nietzsche's concept of 'über-europäisch' ('supra-European', 'over-European'), where Europe is what has to be overcome, gone beyond, left behind. The philosopher already considers Also spoke Zarathustra as an attempt at an 'oriental overview of Europe', but only after this poem do his reflections concentrate on the 'supra-European'. His 'good Europeans' must not only be 'supra-national', but finally 'supra-European', i. e., they must be able, at least occasionally and temporarily, to transcend the horizon of western culture. This is the turn Nietzsche gives to his critique of European morals after the Zarathustra. In European history he sees, if not a tradition of overcoming boundaries, at least some isolated individuals who at times have approached a supra-European way of thinking, and sets himself the task of a 'supra-European view of Europe'. There are a few reasons to doubt whether he really accomplished it, but his attempt can be considered one model of the distant view on western thought that remains a challenge for Europe itself.
La voce fa parte di un ciclo di cinque, tutte di Marco Brusotti, dedicate ciascuna ad un’opera di Friedrich Nietzsche. A partire dall’attuale stato della ricerca ogni voce informa su contenuto, tesi principale e significato dell’opera in questione, in questo caso 'Così parlò Zarathustra', e contiene una succinta bibliografia di riferimento.
Para além de bem e mal, sobretudo o quinto livro, é um texto chave no que diz respeito ao programa nietzschiano de uma "história natural da moral". Em oposição ao projeto de fundamentação da moral que caracterizou a suposta ciência da moral até então, Nietzsche propõe ali, por um lado, um trabalho de reunião de material etnográfico e histórico, realizado a partir de uma análise comparativa das diversas morais, e, por outro, a elaboração de uma tipologia da moral capaz de nos revelar as configurações mais assíduas e recorrentes nos diversos sistemas morais. O que norteia esse programa de renovação da ciência da moral é a ideia de que é preciso retraduzir o homem de volta à natureza, de modo que as diversas configurações morais, heterogêneas e historicamente situadas, poderiam ser interpretadas psicologicamente: elas são uma semiótica dos afetos. Nesse sentido, aspectos psicológicos e histórico-naturais convergem em torno de um tema central: a moral do rebanho e os instintos que nela se expressam. A essa moral Nietzsche contrapõe seu problemático projeto de disciplinação e cultivo de um tipo superior.
La voce fa parte di un ciclo di cinque, tutte di Marco Brusotti, dedicate ciascuna ad un’opera di Friedrich Nietzsche. A partire dall’attuale stato della ricerca ogni voce informa su contenuto, tesi principale e significato dell’opera in questione, in questo caso 'La gaia scienza', e contiene una succinta bibliografia di riferimento.
La voce fa parte di un ciclo di cinque, tutte di Marco Brusotti, dedicate ciascuna ad un’opera di Friedrich Nietzsche. A partire dall’attuale stato della ricerca ogni voce informa su contenuto, tesi principale e significato dell’opera in questione, in questo caso 'La nascita della tragedia', e contiene una succinta bibliografia di riferimento.
Il saggio si apre su un numero della rivista Cahiers pour l'analyse dedicato alla Genealogia delle scienze: nel 1968 il Cercle d’épistémologie usa ‚genealogia‘ come termine ombrello sotto il quale sussumere la storia della scienza di matrice Canguilhemiana e l’archeologia del sapere di Michel Foucault. Solo qualche anno dopo quest’ultimo inizierà a utilizzare a sua volta il termine nietzscheano ‘genealogia’ per designare il proprio metodo. Il presente contributo ricostruisce la ricezione di Nietzsche nell’ambito della storia della scienza e dell’epistemologia storica in Francia. Non è infatti solo in Foucault che le tendenze ‘nietzscheane’ e gli interessi epistemologici sono strettamente legati, anche se solo in lui la genealogia nietzscheana diventa il punto di riferimento fondamentale di un approccio incentrato sulla discontinuità. Proprio seguendo il filo conduttore del concetto di ‘discontinuità’ si incontra Nietzsche già nell’opera di Gaston Bachelard e di Georges Canguilhem. Nel quadro rispettivamente di una ‘psicoanalisi della conoscenza oggettiva’ (Bachelard), di una filosofia del vivente (Canguilhem) e di una ‘genealogia’ (Foucault) tutti e tre i filosofi si occupano di come le diverse forme del sapere si rapportino ai valori e alle norme. Bachelard interpreta la relatività einsteiniana come un ‘terremoto dei concetti’ ed una ‘trasvalutazione dei valori’ nietzscheana. D’altra parte alcune delle sue posizioni ‘surrationalistes’ subiscono in Canguilhem e in Foucault un attacco ‘nietzscheano’. In un saggio dell’inizio degli anni settanta, nonché in un inedito, Canguilhem, richiamandosi a Nietzsche e riprendendone il ‘problema del valore della verità’, problematizza la semplice coesistenza di epistemologia e poetologia in Bachelard. In Canguilhem come in Foucault, che vede in Nietzsche il modello di una ‘storia della verità’, è centrale il richiamo all’intenzione di Nietzsche di comprendere la storia della scienza come storia del valore ascritto alla verità e alla volontà di verità.
The late Wittgenstein is reported as saying that he owes his ‘anthropological approach’ to Piero Sraffa. In February 1932, however, Wittgenstein reproaches the italian economist with misunderstandings similar to those he had criticized in the work of the Scottish anthropologist James Frazer six months before. According to a well-known anecdote, a gesture of Sraffa’s had a momentous influence onWittgenstein’s philosophical development.The ‘grammar of gestures’ elaborated by him in the early 1930s is an attempt to answer questions such as those raised by his friend’s Neapolitan gesture. There is a substantial difference between what the late Wittgenstein calls his ‘ethnological way of looking’ and the stance he had adopted in his early criticism of Frazer’s Golden Bough in June/July 1931. In February 1932,Wittgenstein replied to Sraffa’s objections with arguments similar to those he had already raised against Frazer’s very different method. Sraffa pushed Wittgenstein to adopt natural history and to transform his philosophy into an empirical approach. However, in the early 1930s Wittgenstein refused to do either. In order to learn how to look at philosophical problems with an ‘anthropological’ eye from Sraffa, he will need to learn, against Sraffa, not to reduce philosophy to anthropology (natural history). Years later,Wittgenstein still insists on the contrast he had marked between himself and Sraffa: Using imaginary scenarios he intends to show how a superficial analogy can mislead us to mistaking institutions, having an entirelydifferent nature, for economic systems - resulting in them seeming ‘irrational’, ‘unlogical’.
O presente ensaio reconstrói um conceito que até então tem recebido pouca atenção: o conceito de ‘über-europäisch’, de Nietzsche, (‘supraeuropeu’), em que a Europa é o que tem de ser superado, ultrapassado, deixado para trás. O filósofo já considera Assim falou Zaratustra como uma tentativa de uma “visão panorâmica oriental da Europa”, mas somente após este poema concentra suas reflexões no ‘supraeuropeu’. Seus ‘bons europeus’ não devem ser apenas ‘supranacionais’, mas finalmente ‘supraeuropeus’, ou seja, eles devem ser capazes de, pelo menos ocasional e temporariamente, transcender o horizonte da cultura ocidental. Neste contexto Nietzsche elabora sua crítica da moral europeia após Zaratustra. Ele vê na história da Europa, se não uma tradição de superação de limites, pelo menos alguns indivíduos isolados que, por vezes, têm desenvolvido uma forma supraeuropeia de pensar, e define, por sua vez, a tarefa de uma “visão supraeuropeia da Europa”. Há algumas razões para que se duvide se ele realmente conseguiu isso, mas sua tentativa pode ser considerada como um modelo do olhar à distância sobre o pensamento ocidental, o qual continua a ser um desafio para a própria Europa. The present essay reconstructs a concept that up until now has received little attention: Nietzsche’s concept of ‘über-europäisch’, (‘supra-European’, ‘over-European’), where Europe is what has to be overcome, gone beyond, left behind. The philosopher already considers Thus Spake Zarathustra as an attempt at an ‘oriental overview of Europe’, but only after this poem do his reflections concentrate on the ‘supra-European’. His ‘good Europeans’ should not only be ‘supra-national’, but finally ‘supra-European’, i.e., they must be able, at least occasionally and temporarily, to transcend the horizon of Western culture. This is the turn Nietzsche gives to his critique of European morals after Zarathustra. In European history he sees, if not a tradition of overcoming boundaries, at least some isolated individuals who at times have approached a supra-European way of thinking, and sets himself the task of a ‘supra-European view of Europe’. There are e few reasons to doubt whether he really accomplished it, but his attempt can be considered one model of the distant view on Western thought that remains a challenge for Europe itself.
In den ersten Jahrzehnten des zwanzigsten Jahrhunderts sehen Philosophen Geometrie und Anschauung auseinanderdriften und ziehen daraus divergierende (auch) kulturphilosophische Schlussfolgerungen. Liegt hier eine Krise der Geometrie vor, weil sie sich der Anschauung entfremdet? Oder nicht vielmehr eine Krise der Anschauung? Oder ist auch diese Krise nur eine in Anführungszeichen? Ist der Prozess einer der Entfremdung oder der Emanzipation? Mein Beitrag, der auf so unterschiedliche Autoren wie u. a. Frege, Husserl, Spengler, Cassirer, Hahn und Waismann eingeht, zeigt auch am Beispiel der visuellen Linie die Bandbreite der damaligen Positionen. - In the first decades of the 20th century, philosophers observed a widening gap between geometry and intuition. Divergent conclusions were drawn, also with different implications for the philosophy of culture(s). Was this to be understood as a crisis of geometry, alienating itself from intuition? Or was it rather a crisis of intuition? Or was it just some sort of ›mock-crisis‹? Was it a process of alienation or rather of emancipation? My contribution, which deals with authors as diverse as Frege, Husserl, Spengler, Cassirer, Hahn and Waismann, demonstrates the broad spectrum of stances held at the time based on the example of the visual line.
L’ideale di un’arte delle feste, al quale Nietzsche accenna ripetutamente nelle opere aforistiche, ha un riferimento storico concreto, trattato in maniera estremamente dettagliata nel corso universitario sul „Servizio divino dei Greci“. Notevoli differenze caratterizzano questo approccio dalle precedenti considerazioni sulle feste di primavera nell’ambito dell’ipotesi nietzscheana sull’origine della tragedia greca dalle feste di Dioniso. Oggetto del corso universitario sono le feste greche nel loro complesso, quindi non solo le Dionisie. Il presente contributo analizza i diversi e in parte contrastanti obiettivi del giovane filologo, dalla trasfigurazione della cultura greca, incentrata sull’arte di celebrare feste, allo smascheramento del ‚pensiero impuro‘, erroneo e superstizioso nei culti corrispondenti. In conclusione viene mostrato come lo straordinario sincretismo dell’arte greca delle feste e in particolare del culto di Dioniso resti anche per l’ultimo Nietzsche un modello ineguagliato.
La voce fa parte di un ciclo di cinque, tutte di Marco Brusotti, dedicate ciascuna ad un’opera di Friedrich Nietzsche. A partire dall’attuale stato della ricerca ogni voce informa su contenuto, tesi principale e significato dell’opera in questione, in questo caso 'Al di là del bene e del male', e contiene una succinta bibliografia di riferimento.
„Il nocciolo e il guscio. Scienza e tramonto della religione in Nietzsche.“ – Quando diagnostica e preannuncia il tramonto della religione cristiana Nietzsche assegna alla scienza un doppio ruolo: la considera sì il motore di tale processo, ma è ai suoi occhi proprio in tale propulsore che sopravvive il vecchio ideale ascetico. Nell'incondizionata volontà di verità dei cosiddetti spiriti liberi Nietzsche vede il nucleo di quell'ideale liberato dal suo guscio. Tali considerazioni critiche sono note e si potrebbe fraintenderle come polemica nostalgica, rivolta all'indietro. Meno noto però è che Nietzsche verso la metà degli anni settanta aveva cercato lui stesso di realizzare quello che la Genealogia poi critica. In fondo già nel 1875 il filosofo aveva proposto una simile analisi della modernità e della sua dinamica, aveva però inteso promuovere tale sviluppo culturale, progettando di trasformare la scienza nello strumento di una nuova ascesi intellettuale. L'interpretazione successiva, seppur naturalmente più complessa, riprende criticamente quelle concezioni: l'ideale 'cristiano'-schopenhaueriano nel quale Nietzsche stesso nel 1875 aveva visto l'ultima conseguenza di quel dinamismo culturale è il modello nascosto a partire dal quale nel 1887 la Genealogia costruisce l'obiettivo dei suoi attacchi.
Wenn geisteswissenschaftliche Fächer im 19. Jahrhundert Vergleiche vornehmen, verhandeln sie Ursprungsfragen; sie wollen auf Genesen, Entwicklungen, kausale Zusammenhänge, Deszendenzen, Evolution hinaus. Um die Wende zum 20. Jahrhundert zeigt sich dagegen eine extreme Spannung zwischen den Fragen nach der Form und denen nach der Geschichte. Im deutschsprachigen Raum erweist sich in dieser Situation Goethes Morphologie als außerordentlich attraktiv: Sie bietet sich als eine mögliche Lösung des konfligierenden Verhältnisses von Genese und Gestalt oder Historismus und Formalismus an. Vertreter sehr unterschiedlicher kulturwissenschaftlicher und philosophischer Anliegen greifen daher auf die Morphologie zurück. Die Erwartungen, was die morphologische Methode wirklich leisten soll und kann, liegen jedoch dabei weit auseinander. Aus diesem weitläufigen und heterogenen Feld der Aktualisierung oder Beanspruchung von Goethes Morphologie für Fragestellungen des 20. Jahrhunderts greift unser Beitrag zwei Ansätze heraus: zum einen denjenigen Aby Warburgs, der sich v. a. in seinem Mnemosyne-Atlas manifestiert, zum anderen denjenigen Ludwig Wittgensteins, der sich in der Auseinandersetzung des Philosophen mit Spenglers Kunst des Vergleichens und mit der vergleichenden Methode des evolutionistischen Anthropologen James Frazer zeigt. Zwischen beiden Ansätzen besteht nicht nur zeitliche Kontiguität; was sie bei aller Differenz verbindet, ist die Goethe’sche Intention, ein Problem in einer ›übersichtlichen Darstellung‹ zu präsentieren und es damit auch zu ›lösen‹. Warburgs Mnemosyne-Atlas wird hier mit Wittgensteins scharfsichtigen Überlegungen zu den Möglichkeiten und Grenzen der Goethe’schen Morphologie beleuchtet. Aus dieser Perspektive lassen sich grundlegende methodologische Probleme von Warburgs Unternehmung klarer als sonst zeigen. Insofern sie aber nur einer von mehreren Goethes Naturwissenschaften aufgreifenden Ansätzen jener Zeit ist, führt unsere Untersuchung einige bislang getrennt verlaufende Forschungsstränge zusammen und leistet so einen Beitrag zur Wissenschaftsgeschichte des frühen zwanzigsten Jahrhunderts.
Dopo aver pubblicato Les fonctions mentales dans les sociétés inférieures Lucien Lévy-Bruhl viene ben presto considerato la principale autorità filosofica sulla ‘mentalità primitiva’. In quei decenni chi da filosofo si interessa ai ‘primitivi’ non potrà ignorarlo. Nei paesi di lingua tedesca il dibattito si sviluppa in particolare a partire dal 1921, anno in cui esce la traduzione tedesca Das Denken der Naturvölker, a cura dell’allora notissimo filosofo viennese Wilhelm Jerusalem. Il presente contributo si limita a considerare alcune figure rappresentative, in particolare lo stesso Jerusalem, ma anche, tra gli altri, Cassirer, Husserl e Fleck.
Vita, percorso intellettuale, pensiero e opere del nonché letteratura critica sul filosofo tedesco Wolfgang Müller-Lauter.
Comunicazione di una fonte non ancora conosciuta di un passo di Nietzsche. La scoperta integra le nostre conoscenze della ricezione nietzscheana della fisiologia e della psichiatria francese contemporanea, in particolare dell'opera di Charles Féré, ex assistente di Jean Martin Charcot alla Salpêtrière e primario a Bicêtre.
Umano, troppo umano propone una „filosofia storica […] che non può più assolutamente venir separata dalla scienza naturale“. Il presente saggio comincia col chiedersi se Nietzsche continui anche in seguito a considerare il proprio approccio alla filosofia tanto contiguo alle scienze naturali quanto questa „filosofia storica“. In che misura la filosofia storica e i suoi tentativi di spiegazione siano „naturalistici“ è una questione che si pone a partire dallo stesso vocabolario di Nietzsche, che usa ripetutamente il termine, seppur con diversi significati. D’altra parte confrontare il suo pensiero direttamente con le varianti di naturalismo oggi predominanti, cosa ormai consueta nel dibattito anglosassone, significa in fondo procedere astoricamente e prescindere dall'abisso culturale che li separa. (Lo stesso vale anche per l’attribuzione a Nietzsche di una variante di ‘perfezionismo’ nel senso tecnico che il termine ha nell’etica contemporanea.) Nel molteplice uso attuale il termine tecnico „naturalismo“ appartiene ad una cultura filosofica cui sono estranee molte peculiarità del pensiero nietzscheano, in particolare, ma non solo, le sue prese di posizione spesso estremamente aggressive nei confronti della scienza in generale. Per dare una risposta articolata alla questione del rapporto tra la filosofia di Umano, troppo umano e le fasi ulteriori del pensiero nietzscheano nonché a quella del rapporto tra quest’ultimo e le eterogenee varianti del naturalismo contemporaneo il presente saggio analizza due ambiziosi programmi di ricerca: La gaia Scienza preconizza futuri „edifici ciclopici della scienza” e qualche anno dopo la Genealogia della morale, nella nota allegata alla prima dissertazione, prospetta un progetto in grande stile in cui „tutte le scienze“ devono svolgere ricerche di carattere preliminare operando in funzione del filosofo. Al centro di questi testi nietzscheani è più l'interscambio tra le scienze che non la questione della loro 'gerarchia', allora oggetto di un controverso dibattito – di tale gerarchia ne va solo nel senso della (non solo) allora centrale questione dei rapporti tra scienze dello spirito e della natura, ad es. tra psicologia e fisiologia. Il saggio cerca di mostrare in maniera differenziata in quale misura tali progetti rimangano fedeli all'esigenza, espressa per la prima volta in Umano, troppo umano, di unificare e portare avanti le tendenze empiristiche e naturalistiche del presente. La tendenza a naturalizzare le scienze umane distingue la filosofia nietzscheana, non solo quella di Umano, troppo umano, da correnti antinaturalistiche dello storicismo non solo di allora.
Umano, troppo umano propone una „filosofia storica […] che non può più assolutamente venir separata dalla scienza naturale“. Il presente saggio comincia col chiedersi se Nietzsche continui anche in seguito a considerare il proprio approccio alla filosofia tanto contiguo alle scienze naturali quanto questa „filosofia storica“. In che misura la filosofia storica e i suoi tentativi di spiegazione siano „naturalistici“ è una questione che si pone a partire dallo stesso vocabolario di Nietzsche, che usa ripetutamente il termine, seppur con diversi significati. D’altra parte confrontare il suo pensiero direttamente con le varianti di naturalismo oggi predominanti, cosa ormai consueta nel dibattito anglosassone, significa in fondo procedere astoricamente e prescindere dall'abisso culturale che li separa. (Lo stesso vale anche per l’attribuzione a Nietzsche di una variante di ‘perfezionismo’ nel senso tecnico che il termine ha nell’etica contemporanea.) Nel molteplice uso attuale il termine tecnico „naturalismo“ appartiene ad una cultura filosofica cui sono estranee molte peculiarità del pensiero nietzscheano, in particolare, ma non solo, le sue prese di posizione spesso estremamente aggressive nei confronti della scienza in generale. Per dare una risposta articolata alla questione del rapporto tra la filosofia di Umano, troppo umano e le fasi ulteriori del pensiero nietzscheano nonché a quella del rapporto tra quest’ultimo e le eterogenee varianti del naturalismo contemporaneo il presente saggio analizza due ambiziosi programmi di ricerca: La gaia Scienza preconizza futuri „edifici ciclopici della scienza” e qualche anno dopo la Genealogia della morale, nella nota allegata alla prima dissertazione, prospetta un progetto in grande stile in cui „tutte le scienze“ devono svolgere ricerche di carattere preliminare operando in funzione del filosofo. Al centro di questi testi nietzscheani è più l'interscambio tra le scienze che non la questione della loro 'gerarchia', allora oggetto di un controverso dibattito – di tale gerarchia ne va solo nel senso della (non solo) allora centrale questione dei rapporti tra scienze dello spirito e della natura, ad es. tra psicologia e fisiologia. Il saggio cerca di mostrare in maniera differenziata in quale misura tali progetti rimangano fedeli all'esigenza, espressa per la prima volta in Umano, troppo umano, di unificare e portare avanti le tendenze empiristiche e naturalistiche del presente. La tendenza a naturalizzare le scienze umane distingue la filosofia nietzscheana, non solo quella di Umano, troppo umano, da correnti antinaturalistiche dello storicismo non solo di allora.
‘Nietzsche, Kant and the Problem of Metaphysics’ (editors: Marco Brusotti and Herman Siemens) is the first of a series of three volumes on 'Nietzsche's Engagements with Kant and the Kantian Legacy' (series editors: Marco Brusotti, Herman Siemens, João Constancio, and Tom Bailey). This first volume concerns epistemology and the problem of metaphysics. Phenomenon and thing in itself, empirical and transcendental, space and time, intuition and thought, the I, self- observation and self- consciousness, concepts and judgements, categories and schemata, teleological judgement: on these and other issues Nietzsche took a stance that can be put in relation to Kant. The question of historical mediation – not only through Schopenhauer – arises from the beginning: the early Nietzsche sees a thread running from Kant through Schopenhauer to his own ‘tragic’ philosophy. On the other side, the late Nietzsche presents his own views for the most part as a radical subversion of Kant’s philosophy. Nietzsche himself thus encourages the widespread view that his thought is incompatible with Kant’s in style and results. While the difference between the two styles of thought must be conceded, Nietzsche still thinks ‘with and against’ Kant and the Kantian legacy. Dealing with different phases and aspects of his philosophy, the chapters of this first volume take up the question of the extent to which he criticizes and the extent to which he reformulates Kant’s critique of metaphysics.
Negli scritti ‘intermedi’ Nietzsche formula ripetutamente l’ideale di una nuova “arte delle feste“, la quale deve costituire parte integrante della sua ‘arte di vivere’ o ‘estetica dell’esistenza’. La festa è un filo rosso che connette, non senza significativi mutamenti d’accento, le aspirazioni del giovane wagneriano e gli ultimi esiti del pensiero nietzscheano. Il presente contributo ricostruisce le tappe più significative della sua riflessione a partire dalle considerazioni legate alla “massima festa tedesca dell’arte a Bayreuth” e agli “uomini tragici” per i quali essa significa l’inizio di una nuova cultura, passando per la trattazione del tema nello ‘Zarathustra’ e concludendo col progetto di un’indagine genealogica sulla ‘festa’ negli ultimi scritti nietzscheani.
Umano, troppo umano propone una „filosofia storica […] che non può più assolutamente venir separata dalla scienza naturale“. Il presente saggio comincia col chiedersi se Nietzsche continui anche in seguito a considerare il proprio approccio alla filosofia tanto contiguo alle scienze naturali quanto questa „filosofia storica“. In che misura la filosofia storica e i suoi tentativi di spiegazione siano „naturalistici“ è una questione che si pone a partire dallo stesso vocabolario di Nietzsche, che usa ripetutamente il termine, seppur con diversi significati. D’altra parte confrontare il suo pensiero direttamente con le varianti di naturalismo oggi predominanti, cosa ormai consueta nel dibattito anglosassone, significa in fondo procedere astoricamente e prescindere dall'abisso culturale che li separa. (Lo stesso vale anche per l’attribuzione a Nietzsche di una variante di ‘perfezionismo’ nel senso tecnico che il termine ha nell’etica contemporanea.) Nel molteplice uso attuale il termine tecnico „naturalismo“ appartiene ad una cultura filosofica cui sono estranee molte peculiarità del pensiero nietzscheano, in particolare, ma non solo, le sue prese di posizione spesso estremamente aggressive nei confronti della scienza in generale. Per dare una risposta articolata alla questione del rapporto tra la filosofia di Umano, troppo umano e le fasi ulteriori del pensiero nietzscheano nonché a quella del rapporto tra quest’ultimo e le eterogenee varianti del naturalismo contemporaneo il presente saggio analizza due ambiziosi programmi di ricerca: La gaia Scienza preconizza futuri „edifici ciclopici della scienza” e qualche anno dopo la Genealogia della morale, nella nota allegata alla prima dissertazione, prospetta un progetto in grande stile in cui „tutte le scienze“ devono svolgere ricerche di carattere preliminare operando in funzione del filosofo. Al centro di questi testi nietzscheani è più l'interscambio tra le scienze che non la questione della loro 'gerarchia', allora oggetto di un controverso dibattito – di tale gerarchia ne va solo nel senso della (non solo) allora centrale questione dei rapporti tra scienze dello spirito e della natura, ad es. tra psicologia e fisiologia. Il saggio cerca di mostrare in maniera differenziata in quale misura tali progetti rimangano fedeli all'esigenza, espressa per la prima volta in Umano, troppo umano, di unificare e portare avanti le tendenze empiristiche e naturalistiche del presente. La tendenza a naturalizzare le scienze umane distingue la filosofia nietzscheana, non solo quella di Umano, troppo umano, da correnti antinaturalistiche dello storicismo non solo di allora.
Nietzsche hat kritisch und differenziert über Möglichkeiten und Grenzen von Psychologie, Physiologie und Naturwissenschaften nachgedacht. Er hat sich mit Begriffen wie Bewusstsein, Wahrnehmung und Willensfreiheit intensiv auseinandergesetzt und nicht zuletzt mit dem ‚ontologischen Status des Mentalen’, dem Leib-Seele-Problem und dem Fragenkomplex, der heute unter dem Schwerpunkt ‚Verkörperung’ (Embodiment) zur Debatte steht. Wie radikal sind in dieser Hinsicht seine Kritik der philosophischen Tradition und seine Wissenschaftskritik? Wie ist das Verhältnis seiner Philosophie zur Phänomenologie? Was wird im Denken Nietzsches aus der Frage nach der Freiheit des Willens? Wie steht er zum Naturalismus in seinen klassischen und zeitgenössischen Varianten? Ist er ein, wenn auch unkonventioneller, Vertreter reduktionistischer, szientistischer Tendenzen oder nicht vielmehr deren Gegner bzw. ein Gegengewicht zu ihnen? Er fühlt sich gerade von Physiologie und Lebenswissenschaften außerordentlich angezogen, und diese Faszination äußert sich gerade im Fragenkomplex der Philosophy of mind produktiv in immer neuen Modellen und theoretischen Vorschlägen. Philosophie und Wissenschaft sollen eng zusammenspielen, wenn auch anders, als positivistische Naturalisten es sich vorstellen mögen. Philosophie geht nicht in Wissenschaft ein; und Nietzsche versteht seine Vorschläge nicht als rein wissenschaftliche Modelle, sondern immer auch als philosophische.
Este ensaio examina perspectivas de Wittgenstein sobre Nietzsche, as teses e posições que ele (correta ou incorretamente) atribui ao filósofo, suas reflexões sobre elas, bem como sua avaliação da importância histórica de Nietzsche. Não faltam evidências quanto à existência de uma leitura direta, embora a imagem que Wittgenstein tem do filósofo seja, no mínimo, bastante influenciada por autores como Spengler. Há uma tendência acadêmica em afirmar “a troubling lack of reference to Nietzsche in Wittgenstein’s texts and lectures”. O exame mais detalhado do material nos encaminha a um resultado completamente distinto. Há uma série de cenários descritos, cujas sinopses revelam a importância de Nietzsche para Wittgenstein. O primeiro encontro documentado data de 1914: em primeira linha, ele reflete sobre a “aversão de Nietzsche ao cristianismo”: a consideração geralmente aceita na pesquisa Wittgenstein – de que ele aqui tem em mente O Anticristo – não se demonstra de forma alguma segura. Nos anos trinta, Wittgenstein usou a expressão “transvaloração de todos os valores” inicialmente como uma fórmula para a época histórica e depois, em seguida, para o seu próprio novo “movimento do pensamento”. Figuram no livro de Waissmann, Logik, Sprache und Philosophie, a presença de Nietzsche no Círculo de Viena, a ambivalente relação de Wittgenstein com esse grupo, bem como uma visão contemporânea da relação entre as duas filosofias. Desde o Caderno Marrom (Eine philosophische Betrachtung), Wittgenstein comentou repetidamente a máxima de Zaratustra: “[...] alma é apenas uma palavra para um algo no corpo” (Seele ist nur ein Wort für ein Etwas am Leibe). As duas últimas secções do ensaio tratam do conceito de “semelhança de família” (Familienähnlichkeit) de Wittgenstein e da sua crítica ao “pensamento do retorno” (Wiederkunftsgedanken) de Nietzsche.
O Eterno Retorno do mesmo é um pensamento em devir. Com ele, Nietzsche relaciona, separadamente, projetos de vida muito diferentes, experimenta formas de existência que retornam sempre de novo, pretende encontrar princípios éticos e estéticos heterogêneos. Mesmo uma obra como Assim falou Zaratustra deve ser lida diacronicamente. Nada prova que quando Nietzsche escreveu o que é conhecida como a primeira parte do Zaratustra, ele já tinha em mente o traçado do todo, pois publicou, concluiu e redigiu em separado, as quatro ‘partes’ do livro. Não se deve, portanto, ler o Zaratustra pura e simplesmente de maneira sincrônica. Mas esta foi justamente a regra adotada pelos estudos críticos até hoje. O presente artigo, ao contrário, pretende dar conta de sua conhecida singularidade. Mostra-se então, entre outras coisas, que o Eterno Retorno não pode negar a transitoriedade de maneira tão simples e direta, tal como pensa Heidegger.
Il tono aspramente polemico della Genealogia della morale nasconde una complessa tessitura concettuale. Avvalendosi anche di una serie di fonti inedite il saggio propone una nuova interpretazione di una serie di nodi centrali dello scritto. (Altre fonti inedite nietzscheane sono state pubblicate dall’autore come contributo separato in un’altra sezione dello stesso numero delle Nietzsche-Studien. Vedi prodotto ID 101950.) L’inadeguatezza delle interpretazioni correnti della ‘Genealogia’ è dovuta non da ultimo al fatto che non si considerano le teorie contemporanee cui Nietzsche intendeva contrapporsi. Si semplifica quindi oltre il dovuto la pur altamente speculativa ricostruzione nietzscheana, attribuendogli spesso concezioni caratteristiche delle teorie da lui criticate. Il saggio individua al centro della seconda dissertazione della Genealogia della morale una complessa argomentazione contro la teoria dell’origine della giustizia dal risentimento formulata da Eugen Dühring: respingendo l’interpretazione che questi dà del risentimento Nietzsche descrive i fenomeni reattivi come composti: non ci sono ‘forze reattive’ (contro l’interpretazione di Gilles Deleuze). Applicando il principio nietzscheano secondo cui ‘definibile è solo ciò che non ha una storia’ lo studio segue quindi la ricostruzione dell’origine della ‘responsabilità’, distinguendone le fasi successive e mettendo in luce le complesse relazioni, non l’identità, tra le diverse forme di ‘cattiva coscienza’ ed il risentimento. Lo scritto nietzscheano si propone non da ultimo come una storia della volontà di verità e cerca le origini della comprensione scientifica dell’uomo. L’ipotesi fondamentale è che la conoscenza ascetica di se stessi coltivata nel cristianesimo costituisce l’antenato dell’’autosminuimento dell’uomo’, che secondo Nietzsche caratterizza la modernità. Nel tentativo di emanciparsi da tale immagine dell’uomo e di osservare come dall’esterno l’identità europea contemporanea Nietzsche ricorre ad approcci interculturali provenienti in particolare dall’etnologia e dalla giurisprudenza comparata (J. Kohler, A. H. Post), ma anche dalla filologia classica. Sviluppando alcune riflessioni dell’’Etica dei Greci antichi’ di Leopold Schmidt, Nietzsche individua nell’identità personale dei greci antichi un’alternativa storica alla conoscenza di sé coltivata dalla modernità. Lo studio mostra come la ricostruzione del lavoro attivo di Nietzsche sulle sue ‘fonti’ e della contrapposizione a teorie contemporanee sia necessaria per ricostruire i plessi concettuali fondamentali dello scritto.
O artigo analisa como o conceito de atividade se apresenta nas obras de Nietzsche e como as noções de agir e reagir se apresentam no Crepúsculo dos ídolos, articulando filosofia e psicologia. Trata-se de analisar por que Nietzsche não fala mais de ‘atividade’ e por que não usa mais a contraposição ‘ativo-reativo’ depois da Genealogia da moral. Abstract This article examines how the concept of activity is presented in the works of Nietzsche and how the notions of acting and reacting are dealt with in the Twilight of the Idols, linking philosophy and psychology. The aim is to analyse why Nietzsche no longer talks about ‘activity’ and why he does not use the opposition ‘active-reactive’ anymore after On the genealogy of morality.
Nietzsches Zur Genealogie der Moral möchte in die „Physiologie und Lehre vom Leben” den „Grundbegriff“ „der eigentlichen Aktivität“ einführen. Anders als zu erwarten nehmen Nietzsches letzte Schriften den Begriff jedoch nicht auf, das ganze semantische Feld ‚Aktion’ - ‚Aktivität’ - ‚aktiv’ - ‚agieren’ kommt nicht mehr vor. Das Begriffspaar ‘aktiv’ und ‘reaktiv’, dem z.B. Deleuze eine zentrale Funktion einräumt, prägt in Wirklichkeit nur Zur Genealogie der Moral. 1888 löst seit der Götzen-Dämmerung der neue Gegensatz ‚(unmittelbar, ungehemmt) reagieren’ und ‚nicht / schwer / langsam / spät reagieren’ den von ‘aktiv’ und ‘reaktiv’ ab. Nun werden alle möglichen Erscheinungen vom Dionysischen bis hin zum ‚russischen Fatalismus‘ als Formen von zwanghaftem, hinausgezögertem oder ausbleibendem Reagieren gedeutet. Vor allem die intensivere Auseinandersetzung mit neuerer Literatur – u.a. mit Charles Féré – dürfte Nietzsche von einer Kritik der zeitgenössischen Physiologie unter dem Vorzeichen der Aktivität abgebracht haben. Selbst wenn Physiologen weiterhin unter Verdacht stehen, hat die Kritik in der Götzen-Dämmerung eine beschränktere Reichweite; eine Art wissenschaftliche Revolution im Namen der Aktivität wird nicht mehr angestrebt. Nietzsche’s On the Genealogy of Morals seeks to introduce the new “fundamental concept” of “genuine activity” into “physiology and the study of life.” Unexpectedly, however, Nietzsche’s final texts do not take up this concept; the entire semantic field of “action”–“activity”–“active”–“to act” no longer appears. The pair of concepts “active” and “reactive,” assigned a central function by Deleuze, for example, actually only play a defining role in On the Genealogy of Morals. Beginning with Twilight of the Idols, in 1888, the new dichotomy of “to react (directly, unreservedly)” versus “to not react/to react mildly/slowly/late” replaces that of “active” versus “reactive.” Every conceivable phenomenon, from the Dionysian to “Russian fatalism,” is now interpreted as a form of compulsive, delayed, or absent reaction. In particular, Nietzsche’s intensified study of more recent scientific literature—e.g., the writings of Charles Féré—may have helped dissuade him from pursuing a critique of contemporary physiology under the sign of activity. Even if he continued to view physiologists with skepticism, the critique in the Twilight of the Idols is more limited in scope: Nietzsche is no longer striving for a kind of scientific revolution in the name of activity.
L’importanza del tema della tensione (Spannung) in Nietzsche non è stata adeguatamente considerata dalla lettura critica. Il complesso campo semantico è caratterizzato da innumerevoli sinonimi ed antonimi e mostra una notevole polisemia. (Il termine ‘tensione’ sta nelle scienze naturali per una serie di concetti sì precisi, ma diversi, ad es. tensione elettrica e tensione meccanica.) Lo studio del campo semantico è quindi interessante sia dal punto di vista della storia dei concetti sia sotto una prospettiva metaforologica, I riferimenti culturali di Nietzsche spaziano dai classici della filosofia (ad es. Eraclito, Marco Aurelio) alla psicologia e fisiologia contemporanea. Nei testi nietzscheani si intersecano e si sovrappongono metafore eterogenee che stanno per modelli alquanto differenti (l’arco, il temporale, l’esplosione ecc.), di cui il saggio analizza le molteplici connessioni ed interferenze. Il saggio studia le diverse valenze, positive e negative, della tensione e focalizza il cambiamento di prospettiva che Nietzsche cerca di legare ad esso. Si seguono le riflessioni nietzscheane su temi classici dell’etica (la critica della morale stoica) e dell’estetica (il bello e il sublime) e si presta particolare attenzione al complesso legame tra il concetto di ‘tensione’ e quello di ‘grandezza’.
Spontaneity, a core concept in Kant’s conception of thought and agency, had been of fundamental importance for German Idealism. But in the 1860s, in reaction to German Idealism and in the wake of positivism, spontaneity had become a problematic concept even for the first generation of the new “back to Kant movement”. The first section of this article deals with the particular significance of psychology in the early Neo-Kantians’ dismissal of Kant’s conception of the spontaneity of thought and will (§ 1). Against this historical background, it is not surprising that Nietzsche rejects the idea of an “absolute” or “free” spontaneity of the will. In 1880, a new conception of life as “spontaneous activity” emerges in his manuscripts. This naturalistic view, which he picks up from a philosopher of minor importance, Johann Julius Baumann, goes back to Alexander Bain’s theory of the “beginnings of the will”. The difference between Kant’s absolute spontaneity of representation and Bainian spontaneity of involuntary movements and activities is explained in detail (§ 2). The conception of “spontaneous activity”, which Nietzsche adopts before Daybreak, has an enormous influence on his further philosophical development, although his last writings seem to give up even this relative concept of spontaneity, which in the Genealogy is still of paramount importance (§ 3). In Daybreak, Nietzsche, who had already rejected Kant’s “radical evil” in the seventies, revises the issue in the light of his new conception of “spontaneous activity”: in the Genealogy, this explanation of one of two very different forms of “evil” is developed into a new argument against the freedom of the will, an argument which is, however, related to Lichtenberg’s criticism of Kant (§ 4). By analyzing the use of Kantian terms in the Genealogy, I show that this criticism of freedom squares well with the description of the “sovereign individual” as “responsible”, “autonomous” and “free”. I reconstruct the context of the description – an implicit rejection of Eduard von Hartmann’s criticism of the “absolute sovereignty […] of the individual”. Against Hartmann, Nietzsche employs a specific textual strategy, which consists in taking Kantian terms in an “anti-Kantian” sense and systematically cultivating the art of using “a moral formula in a supramoral sense”. The agent’s self-ascription of absolute freedom belongs essentially to Kant’s concept of moral agency, and the self-ascription of “freedom” to Nietzsche’s sovereign individuality. But the “freedom” the sovereign individual ascribes to itself and to its peers is not absolute spontaneity, which for Nietzsche is a self-contradictory concept; and this self-ascription of a rare freedom does not have the same function as the postulate of absolute freedom in Kant’s practical philosophy. It is, rather, the main way in which the sovereign individual’s “pathos of distance” is expressed, and hence a form of self-affirmation (§ 5).
L’importanza del tema della tensione (Spannung) in Nietzsche non è stata adeguatamente considerata dalla lettura critica. Il complesso campo semantico è caratterizzato da innumerevoli sinonimi ed antonimi e mostra una notevole polisemia. (Il termine ‘tensione’ sta nelle scienze naturali per una serie di concetti sì precisi, ma diversi, ad es. tensione elettrica e tensione meccanica.) Lo studio del campo semantico è quindi interessante sia dal punto di vista della storia dei concetti sia sotto una prospettiva metaforologica, I riferimenti culturali di Nietzsche spaziano dai classici della filosofia (ad es. Eraclito, Marco Aurelio) alla psicologia e fisiologia contemporanea. Nei testi nietzscheani si intersecano e si sovrappongono metafore eterogenee che stanno per modelli alquanto differenti (l’arco, il temporale, l’esplosione ecc.), di cui il saggio analizza le molteplici connessioni ed interferenze. Il saggio studia le diverse valenze, positive e negative, della tensione e focalizza il cambiamento di prospettiva che Nietzsche cerca di legare ad esso. Si seguono le riflessioni nietzscheane su temi classici dell’etica (la critica della morale stoica) e dell’estetica (il bello e il sublime) e si presta particolare attenzione al complesso legame tra il concetto di ‘tensione’ e quello di ‘grandezza’.
La importancia del tema de la tensión (Spannung) en Nietzsche no ha sido adecuadamente considerada por la lectura crítica. El complejo campo semántico se caracteriza por innumerables sinónimos y antónimos y muestra una polisemia notable. El estudio del campo semántico es interesante tanto desde el punto de vista de la historia de los conceptos como desde una perspectiva metaforológica. En los textos de Nietzsche se superponen metáforas heterogéneas que remiten a modelos de alguna manera diferentes (el arco, el temporal, la explosión, etc.). Por este motivo, el artículo analiza las múltiples conexiones e interferencias,al mismo tiempo que estudia los diversos valores, positivos y negativos, de la tensión y se centra en el cambio de perspectiva que Nietzsche trata de vincular a ello. Se presta particular atención al complejo vínculo entre el concepto de «tensión» y el de «grandeza». L’importanza del tema della tensione (Spannung) in Nietzsche non è stata adeguatamente considerata dalla lettura critica. Il complesso campo semantico è caratterizzato da innumerevoli sinonimi ed antonimi e mostra una notevole polisemia. (Il termine ‘tensione’ sta nelle scienze naturali per una serie di concetti sì precisi, ma diversi, ad es. tensione elettrica e tensione meccanica.) Lo studio del campo semantico è quindi interessante sia dal punto di vista della storia dei concetti sia sotto una prospettiva metaforologica, I riferimenti culturali di Nietzsche spaziano dai classici della filosofia (ad es. Eraclito, Marco Aurelio) alla psicologia e fisiologia contemporanea. Nei testi nietzscheani si intersecano e si sovrappongono metafore eterogenee che stanno per modelli alquanto differenti (l’arco, il temporale, l’esplosione ecc.), di cui il saggio analizza le molteplici connessioni ed interferenze. Il saggio studia le diverse valenze, positive e negative, della tensione e focalizza il cambiamento di prospettiva che Nietzsche cerca di legare ad esso. Si seguono le riflessioni nietzscheane su temi classici dell’etica (la critica della morale stoica) e dell’estetica (il bello e il sublime) e si presta particolare attenzione al complesso legame tra il concetto di ‘tensione’ e quello di ‘grandezza’.
Per una storia naturale della morale, il quinto capitolo di Al di là del bene e del male, è aperto da un testo programmatico, che ai tentativi passati e presenti di fondare filosoficamente la morale contrappone il più modesto compito di descriverla. Alla descrizione empirica, basata su ampio materiale etnografico e storico, delle diverse morali effettivamente date deve far seguito in un secondo momento un’indagine tipologica in grado di cogliere dietro tale eterogeneità eventuali configurazioni ricorrenti. Curiosamente il resto del quinto capitolo, non inizia a svolgere il programma di ricerca schizzato in apertura, ma segue altre piste. La parte intermedia del presente contributo indaga struttura, scopo e fulcri tematici del quinto capitolo. La parte conclusiva torna sul concetto di ‘storia naturale’, studiando il ruolo che nella genesi del testo svolge il progetto nietzscheano di una ‘storia naturale dello spirito libero’.
numero monografico "Meister Eckharts Erfurter Reden in ihrem Kontext", hrsg. von Dagmar Gottschall, Dietmar Mieth
Si tratta della "Prefazione dei curatori", scritta assieme agli altri due curatori dell’ampio volume ‘Nietzsches Wissenschaftsphilosophie’, dedicato appunto alla ‘filosofia della scienza di Nietzsche’.
Wittgenstein rivendica per se stesso un nuovo approccio metodologico, che definisce anche come un ‘modo di vedere etnologico’ (ethnologische Betrachtungsweise): dichiara infatti di voler considerare i problemi filosofici con uno sguardo etnologico. La presente monografia indaga se il suo confronto profondamente critico con l’opera principale dell’etnologo James Frazer, ‘The Golden Bough. A Study in Magic and Religion‘, a partire dai primi anni trenta non costituisca un primo approccio a questo ‘modo di vedere etnologico’. Le differenze e trasformazioni culturali, che nel Tractatus cadevano per così dire sotto la soglia dell’attenzione filosofica, diventano prominenti nelle ulteriori evoluzioni del pensiero di Wittgenstein. L’ampio interesse per la filosofia della cultura viene alla luce seguendo il suo confronto critico con etnologi come Frazer e Malinowski, ma anche con autori eterogenei quali Spengler, Sraffa, Renan, Ogden e Richards, Paul Ernst, Goethe e molti altri. La presente monografia, finora lo studio più ampio dedicato al tema, esamina considera l’intero lascito manoscritto di Wittgenstein nonché altro materiale non pubblicato. Senza tacere gli aspetti problematici, ‘Wittgenstein, Frazer und die ‘ethnologische Betrachtungsweise’ mostra che il pensiero wittgensteiniano non è rilevante solo per la filosofia del linguaggio, ma apre nuovi orizzonti anche e proprio alla filosofia delle culture.
La voce fa parte di un ciclo di cinque, tutte di Marco Brusotti, dedicate ciascuna ad un’opera di Friedrich Nietzsche. A partire dall’attuale stato della ricerca ogni voce informa su contenuto, tesi principale e significato dell’opera in questione, in questo caso 'La genealogia della morale', e contiene una succinta bibliografia di riferimento.
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