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Lucia Lioi
Ruolo
II livello - I Ricercatore
Organizzazione
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Dipartimento
Non Disponibile
Area Scientifica
AREA 07 - Scienze agrarie e veterinarie
Settore Scientifico Disciplinare
AGR/07 - Genetica Agraria
Settore ERC 1° livello
LS - LIFE SCIENCES
Settore ERC 2° livello
LS9 Applied Life Sciences and Non-Medical Biotechnology: Applied plant and animal sciences; food sciences; forestry; industrial, environmental and non-medical biotechnologies, bioengineering; synthetic and chemical biology; biomimetics; bioremediation
Settore ERC 3° livello
LS9_4 Aquaculture, fisheries
Historical documents fixed the first half of XVI century as the period of common beanintroduction in Italy. Adaptation to different soil type, climatic conditions and peculiar agrotechniques,in addition to geographic isolation of growing areas and selective pressure operated byfarmers, provided the prerequisites for the selection toward a myriad of landraces. This processresulted in the selection of a different group of landraces in each Italian region.Nowadays, common bean is widely cultivated in intensive agricultural systems and, in thisframe, the new cultivars displaced completely the local varieties. Conversely, in the areas wheretraditional or low input agricultural systems are present, farmers still grow autochthonous varieties.The analysis of the most recent scientific literature show that on farm survival of common beanlandraces is a relevant phenomenon in Italy. The knowledge about the levels of diversity present inthis germplasm is an important goal in planning the most adequate strategies for ex situconservation, as well as for the management and utilisation of collections. In the lack of specificfinancial resources, any systematic cataloguing of Italian common bean landraces has beenattempted. This contribution resumes the present status of knowledge on the diversity withincommon bean germplsm as assessed by phenotypic, biochemical and molecular markers.Phenotypic variation - A considerable variation has been described for seed morphologicaltraits. In regard to the plant habit climbing types are widely preponderant. Similarly, large seededtypes are predominant in consequence of their high appreciation by consumers.Biochemical markers - The prevalence of the Andean gene pool within the Italian germplasmhas been evidenced by several studies. The highest polymorphism of phaseolin pattern has beendetected in populations from Central Italy. The existence of non small-seeded populations showingS phaseolin type has been evidenced in some authors.Molecular markers - Several PCR-based molecular markers can be used for the assessment ofgenetic diversity. Studies based on SSR markers have confirmed the predominance of Andean genepool in the Italian peninsula. Moreover, it has been evidenced that the level of heterogeneity withinthe landraces is variable and generally strictly related to the history of each locally variety.Seed quality - Still today, the nutritional and nutraceutical value of Italian common beanlandraces has been the object of a low number of studies. However, there are reasonable evidencesthat some of them have compositional traits comparable to those of modern cultivars.Results relative to the assessment of genetic variation at regional level are presented as casestudies.
This study was carried out to estimate the level of diversity existing within some common bean landraces still cultivated in Nebrodi mountains, North-western area of Sicily. The multidisciplinary approach adopted to reach this goal involved the characterisation of collected material through morphological, biochemical and molecular marker analyses. The nutritional quality of seeds was also investigated in view of the proposition of the best landraces as niche products. Results showed that those bean landraces retain a considerable level of heterogeneity. The use of both biochemical and molecular markers showed that all landraces clustered into two main groups, corresponding to the Andean and Mesoamerican gene pools. Our results suggest that the best strategy for preserving the diversity of common bean from a restricted area such as Nebrodi mountains, necessitates of a deep knowledge of germplasm to avoid the loss of precious genetic resources or, on the contrary, the safeguard of populations genetically redundant.
In diverse regioni Italiane, ancora persiste la coltivazione di varietà locali di fagiolo,apprezzate per il profilo sensoriale e le caratteristiche del seme.Questo studio ha analizzato la variabilità di alcune varietà locali a seme piccolo ("Centut","Cesarins", "Cesarini gialli", "Cannellino di Forni") tradizionalmente coltivate in Carnia(Friuli), e la loro distinzione dal fagiolo "Gialet", coltivato in provincia di Belluno. I loro semisono molto simili per colore e forma. I profili elettroforetici delle proteine di riserva, faseolinae fitoemoagglutinina, sono stati analizzati per valutare la variabilità presente e la possibilità diusarli come discriminante.I risultati ottenuti consentono l'attribuzione di ciascuna varietà locale ad uno dei due gene pooldel fagiolo. Il "Cannellino di Forni", mostra una faseolina di tipo Andino (pattern T), mentre"Centut", "Cesarins", "Cesarini gialli", "Gialet" presentano un pattern S (gene poolMesoamericano). La fitoemoagglutinina di tipo TG2 è presente in "Centut", mentre SG2 in"Gialet", "Cesarins" e "Cesarini gialli". Queste ultime varietà si differenziano per bandeminoritarie con Mw inferiore a 66,2 kDa. Questa differenza rappresenta una efficacediscriminante tra "Cesarins", "Cesarini gialli" da un lato e "Gialet" dall'altro.Il dendrogramma ottenuto dai marcatori SSR e la valutazione agronomica, evidenziano unaapprezzabile differenza tra le varietà in accordo con i dati biochimici.
Il fagiolo (Phaseolus vulgaris L.) una delle principali leguminose da granella, rappresenta una importante fonte di proteine vegetali e riveste un ruolo di rilievo nell'economia di molte regioni Italiane. La presente ricerca è stata finalizzata alla raccolta e valutazione di 16 varietà locali di fagiolo coltivate in Calabria, nelle aree del Monte Reventino e delle Serre, entrambe in provincia di Catanzaro. Sono stati rilevati i principali caratteri morfologici del seme, oltre ad alcuni importanti parametri tecnologici correlati alla qualità come il contenuto in proteine totali e ceneri, la velocità di idratazione e la percentuale del tegumento. I profili elettroforetici delle proteine di riserva del seme (faseoline e fitoemoagglutinine) sono stati analizzati mediante elettroforesi su gel di poliacrilammide (SDS/PAGE) allo scopo di ottenere informazioni sulla variabilità presente nei materiali raccolti.Sulla base dei profili elettroforetici delle faseoline è stato possibile stabilire che la maggior parte dei campioni esaminati appartengono al gene pool Andino, come già rilevato in altre regioni Italiane. Una certa variabilità è stata osservata nei Fagioli di Cortale, costituiti da 5 diverse varietà tradizionali molto apprezzate, a cui è stato attribuito recentemente il marchio De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine). Tra essi sono presenti tre varietà locali con faseolina di tipo sia T (Reginella bianca, Cannellina bianca, Cocò gialla), 1 con tipo C (Reginella gialla) e 1 con tipo S (Cocò bianca) che denota l'appartenenza al gene pool Mesoamericano di quest'ultimo campione. Per quanto attiene le caratteristiche nutrizionali della granella è stata registrata una apprezzabile variazione del contenuto proteico (19,8-23,8 %ss). Tenendo conto degli altri parametri analizzati, i Fagioli di Cortale sono risultati di particolare interesse e quindi meritevoli di azioni di salvaguardia finalizzate alla loro conservazione on-farm.
Le leguminose sono coltivate da millenni e costituiscono una parte significativa dell'alimentazione sia umana che animale. La lunga tradizione di coltivazione ha portato gli agricoltori a selezionare informalmente varietà locali con differenti caratteristiche agronomiche,ben adattate alle condizioni pedo-climatiche degli ambienti di coltivazione e capaci di soddisfare le diverse preferenze delle comunità che continuano a coltivarle.Questa miriade di agro-ecotipi è stata nel tempo progressivamente sostituita da varietà commerciali caratterizzate da rese più elevate, capaci di soddisfare meglio le richieste di mercato. Tuttavia,l'Italia è ancora ricca di agro-ecotipi, come evidenziato da studi recenti che hanno mappato in dettaglio alcune regioni. In particolare, la Puglia è stata oggetto di indagine nell'ambito del progetto PSR2007-2013: «Recupero, caratterizzazione, salvaguardia e valorizzazione di leguminose, cereali da granella e foraggio in Puglia» (SaveGraINPuglia,http://savegrainpuglia.it/).La salvaguardia di questo prezioso germoplasma autoctono richiede l'applicazione integrata di differenti approcci metodologici. La conservazione on-farm in concomitanza con altre iniziative di salvaguardia può essere una strategia utile per contrastare la scomparsa del materiale di maggiore pregio e garantire la prosecuzione del processo evolutivo legato all'interazione genotipo-ambiente. La caratterizzazione biochimica e nutrizionale è essenziale per individuare caratteristiche peculiari e promuovere la valorizzazione delle varietà tradizionali più meritevoli, sia pure come prodotti di nicchia.
Nell'ambito delle attività di reperimento di risorse genetiche vegetali del progetto SaveGraINPuglia, sono state condotte, varie missioni di raccolta di campioni di varietà locali di leguminose da granella. Durante tali missioni sono stati visitati 11 comuni del Subappennino Dauno (FG) che costituisce la cornice orografica occidentale della pianura del Tavoliere e reperiti 18 campioni di varietà locali di fagiolo.I semi delle accessioni acquisite, nella maggior parte dei casi, presentano tegumento di colore bianco o avorio, forma ovale talvolta leggermente schiacciata. Generalmente hanno piccola o media grandezza (peso di 100 semi tra 30 e 33 g) e mostrano profili elettroforetici tipici del gene pool Mesoamericano (pattern della faseolina di tipo S). La predominanza di tipi S a seme piccolo, che solitamente costituiscono una minoranza nel panorama varietale italiano, può essere dovuta ad un migliore adattamento all'ambiente o a una più spiccata preferenza dei consumatori locali verso semi con queste caratteristiche morfologiche. Nell'area geografica del subappennino Dauno viene da lungo tempo coltivato un fagiolo denominato Fagiolo di Faeto o dei monti Dauni Meridionali. Tale apprezzata varietà locale risulta già inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Puglia. Questo stretto legame tra prodotto e territorio è espressione di una solida tradizione di cui si è tenuto conto nella scelta del materiale da valorizzare nell'ambito del progetto SaveGraINPuglia.Al fine di valutare la qualità della granella sono stati determinati i seguenti parametri biochimici: contenuto in umidità, proteine e ceneri, percentuale di tegumento; dosaggio delle diverse tipologie di accumulo fosforo nel seme (totale, inorganico e fitico). Inoltre sono stati determinati i seguenti parametri tecnologici connessi al processamento della granella: velocità di imbibizione, indice di rigonfiamento e tempo di cottura dei semi. Le analisi relative al contenuto in proteine e ceneri sono state condotte utilizzando le metodiche ufficiali AOAC (1970). Il contenuto in fosforo fitico è stato determinato sottoponendo i campioni a precipitazione ferrica (Pilu et al. 2003, Theor. Appl. Genet. 107: 280-287).Le analisi tecnologiche hanno mostrato una buona qualità della granella con contenuti proteici tra 210 e 245 g/kg, contenuto in ceneri comprese nell'intervallo 42,0- 49,1 g/kg, rapida imbibizione della granella durante l'ammollo (incremento in peso > 50% dopo 5h), tempi di cottura tra 33 e 35 minuti e presenza di tegumento sottile (70-77 g/kg). Il contenuto di fosforo totale (3,3 - 3,9 g/kg ss), se confrontato con i dati di letteratura (3,60-6,55 g/kg ss), si posiziona vicino al limite inferiore. I fitati costituiscono tra il 55 e 65 % del fosforo totale.
Obiettivo del progetto "Recupero, caratterizzazione, Salvaguardia e Valorizzazione di leguminose e cereali daGranella e foraggio IN Puglia" - SaVeGraINPuglia (Misura 214 azione 4 sub.a, PSR 2007-2013) sezione cerealicola è la preservazione delle risorse genetiche cerealicole nei luoghi dove da almeno 80 anni sono state tradizionalmentecoltivate e dove sono ancora oggi variamente distribuite negli 11 ambiti di paesaggio inclusi nel Piano PaesaggisticoTerritoriale Regionale (PPTR). A tal fine sono state sinergicamente avviate azioni volte al reperimento di informazionistoriche, raccolta di antiche risorse genetiche vegetali locali, allevamento delle stesse al fine di procedere alla lorocaratterizzazione morfologica e genetica, risanamento, conservazione in situ nei luoghi dove sono state individuate.Le informazioni storiche sono state reperite in biblioteche inserite in ciascuno dei sei poli regionali afferenti alSistema Bibliotecario Nazionale (SBN), in biblioteche regionali, collaborando con i Gruppi di Azione Locale,associazioni culturali, esperti di settore e raccogliendo testimonianze di anziani agricoltori che hanno memoria delletecniche colturali, proverbi, ricette, usi rituali relativi alle risorse.Sono stati raccolti circa 78 campioni ed i siti di reperimento georeferenziati. I campioni sono stati catalogati econservati ex situ a basse temperature o mediante propagazione. Nell'ambito territoriale del Gargano, Monti Dauni, AltaMurgia, Murgia dei Trulli ed Arco Jonico Tarantino sono stati reperiti grani duri (Triticum durum desf.) e grani teneri(Triticum aestivum L.) e tra quest'ultimi in prevalenza la Bianchetta. Nel Tavoliere salentino e Salento delle Serre,prevalentemente orzo (Hordeum vulgare L.) ed avena (Avena sativa L.). In tutta la regione e in particolare nel Salento,prevale come coltura cerealicola di antica tradizione il grano duro Senatore Cappelli. Una sezione dei campioni è statasottoposta a risanamento fitosanitario e caratterizzazione morfologica, genetica, tecnologica, nutrizionale. Lacaratterizzazione morfologica e la propagazione a fini conservativi sono state eseguite in campi catalogoopportunamente predisposti al fine di procedere alle verifiche di alcuni caratteri. Per sei risorse cerealicole è statoinoltre possibile completare l'intero ciclo di azioni previste dal progetto, inclusa la conservazione in situ pressol'azienda detentrice della risorsa. Per tutte sono state predisposte schede di segnalazione, storiche e di caratterizzazionenonché schede digitali seguendo le indicazioni riportate nel Piano Nazionale sulla Biodiversità di interesse Agricolo(PNBA) e nei descrittori dell'International Board for Plant Genetic Resources (IBPGR).L'integrazione dei dati rilevati nell'ambito di ciascuna attività di reperimento, risanamento, caratterizzazione,conservazione in situ ed ex situ, ha messo in luce un possibile modello di conservazione dinamica dei cereali.
Genetic relationships among 13 grasspea (Lathyrus sativus L.) landraces mainly collected in Southern Italy were assessed using agronomic traits, biochemical and molecular markers. Field trials were carried out in two locations and revealed a high influence of field locations on yield, but a low genotype 9 environment interaction. Despite this, the agronomic data obtained provided useful information for the choice of the best grasspea landraces for southern Italian marginal areas. Seed storage proteins utilised as biochemical markers were not able to detect polymorphisms, on the contrary both classes of molecular markers used i.e. AFLP and SSR, provided useful information on genetic variation and relationships among landraces. Even though the number of polymorphic fragments detected by AFLP technique was low, it was sufficient to discriminate all the accessions. The use of SSR to detect polymorphic sites in grasspea showed that most landraces were clearly grouped in two sub-clusters. One comprised two landraces from most northern localities, while all the other landraces were clustered together at a very narrow genetic distance.
Genetic relationships, agronomic, nutritional and technological traits of ten Italian landraces, two improved lines and two cultivars of lentil (Lens culinaris Medik.) were investigated using a multi-disciplinary approach. Seed storage proteins, used as biochemical markers, were able to detect polymorphisms with variability mainly related to the polypeptide abundance. Microsatellite (SSR) molecular markers provided very useful information on genetic variation and relationships among landraces, with polymorphic fragments able to discriminate all the accessions. Lentil landraces were grouped in different clusters and sub-clusters principally on the basis of their geographical origin. The highest levels of genetic diversity were observed for lentils from Castelluccio di Norcia, Colliano and Villalba. Field trials, performed in two locations of Southern Italy, revealed a high influence of location on yield. Comparing performances at both tested locations, the best landraces were Linosa and Valle di Nevola suggesting that these have the highest adaptability. Technological and nutritional data together with the agronomic ones evidenced that Linosa lentil is the best landrace, however also San Gerardo deserves some attention.
Characterization of 15 chickpea (Cicer arietinum L.) accessions (6 cultivars, 3 selected lines and 6 landraces) was performed using morphological, agronomic, and technological traits, together with biochemical (seed storage proteins) and molecular markers. Field trials, performed in two different geographical areas of Southern Italy, one in a plain area near Tyrrhenian sea and one in an hilly internal area, revealed a high influence of field location on yield. A wide variation was also registered for technological traits and molecular markers. Microsatellite (SSR) markers grouped chickpea accessions in different clusters, providing useful information on genetic variation and relationships among them, with polymorphic fragments useful to discriminate among all accessions. On the contrary, seed storage protein pattern showed scarce variation resulting very similar among all the accessions considered.
L'istituto di Bioscienze e BioRisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBBR) ha coordinatole attività dei venti partner del progetto provvedendo alle verifiche scientifiche ed amministrativesuddivise secondo le differenti macro-tipologie di risorse raccolte ed oggetto del programmaapprovato: leguminose, cereali e foraggere. L'attività di coordinamento scientifico si è avvalsadell'ausilio di tre aziende esterne che hanno agevolato, con i loro servizi, il raggiungimento degliobiettivi definiti nell'ambito delle attività di indagini storiche e bibliografiche, rilievi, raccolta eprima caratterizzazione, caratterizzazione morfologica, raccolta dati relativi agli agricoltori perla conservazione in situ, immissione dati nella banca dati di progetto, supporto agli utenti per laimmissione dati. Per le attività di coordinamento relativa alla gestione amministrativa e alla verificacontabile amministrativa ci si è avvalsi di una società e, per la gestione dati AGEA, di un consulenteesterno che si è occupato della immissione dati sul portale. E' stato infine affidato ad una aziendalocale la gestione dei tre eventi programmati nell'ambito del progetto e che hanno visto convolti tuttii partner.L'organigramma interno è servito a definire, nell'ambito delle due macro-tipologie leguminose ecereali, le aree d'intervento del personale del CNR-IBBR di Bari. Sono stati pertanto creati gruppi adhoc per indagini storiche, esplorazione del territorio, conservazione, caratterizzazione, risanamento,immissione dati, gestione informatica, segreteria e gestione amministrativa.
The worldwide common bean production has significantly increased in the past three decades, except in Europe where it is dropped. Nowadays, about half of beans consumed in Europe is imported. In the Mediterranean basin, the major common bean productions and consumptions are recorded in Spain, Italy and Greece, where a myriad of landraces survive on-farm. Actions to safeguard this germplasm cannot be disregarded, since Europe is considered a secondary centre of diversification of this species. Moreover, there is the need to increase the plant tolerance to drought, in view of expansion of water-stressed lands in the Mediterranean basin. Rapid progress in breeding for resistances has strongly reduced the effects of pests and diseases.
There is an increasing attention towards common bean due to its health benefits, prevention to human diseases and as ingredient for functional or fortified foods. Phosphorus, an essential element for plant growth, is mainly stored in seeds as phytic acid (Phy). Phy is negatively associated with mineral bioavailability, but, at the same time, is a natural antioxidant. Accumulation and partitioning of phosphorus were analysed in seeds of ten Italian common bean landraces for three subsequent growing seasons. Some important seed quality traits were also evaluated. For comparative purposes, the landrace harvests of two growing locations were analysed. A wide variation of total and phytic phosphorus contents was recorded among the landraces. Moreover, P accumulation and partitioning between Phy and inorganic P, as well as seed quality traits, resulted strongly affected by growing location. Statistically significant increases of Phy levels were recorded for harvests obtained outside the traditional area of cultivation. These results highlight how the cultivation of a landrace outside of its traditional area will appreciably affect harvest quality.
Efforts to safeguard and promote the onfarm maintenance of common bean (Phaseolus vulgaris L.) landraces should take seed quality into high consideration. Seed quality, in addition to suitable agronomic performances, is a good criterion to identify the most interesting materials among thosetraditionally cultivated. Ten landraces, still cultivated in the Campania region (southern Italy), were investigated. Five of these landraces, recognized as regional traditional agro-food products, are included in the list of the Italian typical products. Landraces belonging to both Mesoamerican and Andean common bean gene pools were present in the ten studied materials. The harvests of two subsequent growing seasons were analysed in order to compare the physico-chemical, culinary and nutritional seed quality of, recognised or not, landraces. Eighteen agronomic and nutritional traits were scored. When individually considered, none of the scored traits was able to discriminate the two groups of landraces. Conversely, submitting all traits to cluster analysis, two sub-clusters corresponding to recognised or not traditional products were obtained. Two landraces, one for each group, remained isolated. On the bases of these results, it can be inferred that the landraces recognized as traditional agro-food products have different culinary and nutritional characteristics in respect to the nonrecognized ones.
Simple sequence repeat (SSR) or microsatellite markers are a valuable tool for several purposes such as evaluation of genetic diversity, fingerprinting, marker-assisted selection and breeding. In this study, a SSR genomic enriched library was developed in Lathyrus sativus (grass pea) by affinity capture of restriction fragments to biotinylated microsatellite oligonucleotides. About 400 randomly selected clones were sequenced, and SSRs were present in approximately 30% of them. Clones contained 75%, 9% and 16% of simple, interrupted and compound SSRs, respectively. Of the 10 SSRs tested, 7 primer pairs produced clearly distinguishable DNA banding patterns. Successively, SSR primer pairs were successfully tested to reveal polymorphism in a set of four different grass pea germplasm accessions. The transferability of SSR markers was high among three related species of Lathyrus, namely Lathyrus cicera, Lathyrus ochrus and Lathyrus tingitanus, and the legume crop, Pisum sativum. These results indicate that the novel SSR markers are informative and will be useful and convenient for genetic analysis in grass pea and related species.
The Leonforte broad bean is a grain legume known since ancient times that, besides enriching of nitrogen the soil, is an important component of traditional dishes.The Leonforte broad bean is characterized by large sized seeds and short cooking time. It is used both fresh and dry consumption. In order to valorise this important material, genetic diversity was evaluated in selected accessions of Fava larga of Leonforte. The agronomic test was carried out at the experimental farm of the Faculty of Agriculture of Catania. At harvest, yield and other main traits were evaluated. For DNA extraction, leaves were used from 10 individuals for each selection. AFLPs (Amplified Fragment Length Polymorphism) were used as molecular markers to assess genetic variation. The agronomic results showed remarkable differences between local accessions and the commercial cultivar Superaguadulce. From the genetic perspective, the selections appeared well differentiated from the commercial cultivar and confirmed the remarkable variability present among them.
Nei secoli passati, in un contesto agricolo prevalentemente di sussistenza, anche la paglia, scarto della coltivazione dei cereali, era una risorsa preziosa. La frazione meno pregiata, non adatta all'alimentazione del bestiame, divenne combustibile per i forni da pane. Questa strategia portò alla diffusione nel subappennino Dauno, Capitanata (Puglia) e zone limitrofe, di forni a paglia in alternativa a quelli a legna che era risparmiata per altri usi. I forni a paglia erano costituiti da due livelli, quello in alto riservato alla cottura e quello in basso utilizzato per la combustione della paglia. I due livelli erano messi in comunicazione da un foro centrale sul piano di cottura. A fuoco spento si procedeva ad infornare il pane tipicamente di grossa pezzatura. Il pane impastato in casa una volta alla settimana, era ottenuto prevalentemente da grano duro e aveva una lunga durevolezza come si addiceva alla vita contadina.
The genetic structure of the "Badda" common bean cultivated at Polizzi Generosa, a village of Sicily (Palermo, Italy), was investigated using biochemical and molecular markers. Seed storage protein analysis by using SDS-PAGE, confirmed the attribution to the Andean gene pool. Simple Sequence Repeats (SSR) (or microsatellite) molecular markers provided useful information on genetic variation and relationships between "Badda bianco" and "Badda nero" morphotypes. Based on SSR data, the nine accessions examined were grouped in three sub-clusters. The first sub-cluster included all the accessions belonging to the "Badda bianco". Conversely, "Badda nero" was constituted by two well-distinguished sub-clusters, one of them forming a well-separated branch. This result suggests that two constitutive nuclei contributed to the genetic background of "Badda nero". Moreover, technological and nutritional data evidenced a good seed protein content (mean value 240.7 g kg-1) and differences in seed hydration rate among accessions. Knowledge of genetic structure appear to be fundamental in planning safeguard strategies of an appreciate landrace such as the "Badda" bean.
Cowpea (Vigna unguiculata (L.) Walp.) is a major tropical pulse in a number of countries and especially in sub-Saharan Africa where this species was domesticated. Although as niche product, a remarkable number of cowpea landraces are cultivated in the Mediterranean basin, primarily for human consumption of the grains and fresh pods.In this study, within the frame of a regional project devoted to the safeguard and management of local horticultural genetic resources, some germplasm explorations were carried out in Apulia region (southern Italy) to collect, among other crops, cowpea landraces still present in the area and promote on-farm conservation of this traditional material. A second objective was to investigate the efficiency of SSR markers in detecting genetic polymorphism in cowpea landraces from a restricted geographical area. In total, 13 samples of V. unguiculata were gathered, 12 of cultivar group unguiculata and 1 of cultivar group sesquipedalis. Genetic diversity and phylogenetic relationships among 13 Apulian accessions, 9 samples from various provenances and 1 var. spontanea accession were evaluated using SSR molecular markers. A set of 19 SSR primer pairs successfully identified closely related accessions and were able to separate the different cultivar groups of V. unguiculata.
Lo studio delle varietà locali di "Fagioli di Sarconi" di interesse per il progetto VAL.BIO.LUC., finalizzato all'identificazione di genotipi superiori, necessita ad integrazione della loro valutazione agronomica, di dati sulle caratteristiche nutrizionali e tecnologiche della granella. Nell'ambito del progetto VAL.BIO.LUC., l'IBBR di Bari si è occupato di valutare sul materiale fornito dall'azienda Belisario di Sarconi (PZ) partner del progetto, i seguenti parametri:tra i macro-costituenti è stato determinato il contenuto in proteine grezze poiché per il fagiolo nell'ambito di questa tipologia, questo è il parametro con maggiore impatto sul valore nutrizionale del seme;tra i parametri legati alla fase di ammollo, preliminare al consumo, sono stati determinati l'indice di idratazione (HI), l'indice di rigonfiamento (SI), la percentuale in tegumento e il tempo di cottura;tra i fattori antinutrizionali è stato quantificato il contenuto in acido fitico. Inoltre, è stato condotto un saggio per verificare lo stato fitosanitario dei "Fagioli di Sarconi". Sono stati presi in considerazione due virus molto importanti spesso presenti in Phaseolus vulgaris L.: il virus del mosaico giallo del fagiolo (Bean yellow mosaic virus BYMV, Potyvirus) trasmissibile da afidi e il virus del mosaico comune del fagiolo (Bean common mosaic virus BCMV, Potyvirus), trasmesso per seme.
La salvaguardia e gestione in maniera sostenibile delle biorisorse nei settori agrario, alimentare, ambientale e della tutela della salute, insieme all'aumento delle conoscenze di biologia di base sono gli obiettivi istituzionali dell'Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Bari. Il nucleo di questa attività è rappresentato dalla banca del germoplasma che dal 1970 custodisce oltre 65.000 accessioni di 524 specie di piante agrarie di interesse mediterraneo, 73 delle quali appartengono alle leguminose.Negli ultimi due decenni l'IBBR ha partecipato e coordinato numerosi progetti di ricerca, finalizzati al reperimento, caratterizzazione e promozione di centinaia di ecotipi italiani di leguminose. Queste attività sono state condotte in collaborazione con diverse Università, Istituti del CREA, assessorati regionali all'agricoltura, provincie, comuni e associazioni di agricoltori. Le ricerche svolte hanno consentito di definire le caratteristiche agronomiche, genetiche e nutrizionali degli ecotipi studiati. Inoltre, l'IBBR ha supportato da un punto di vista scientifico l'iter burocratico per l'ottenimento di marchi comunitari (IGP e DOP) e non (es. marchio De.C.O.) o l'iscrizione al registro dei prodotti tipici regionali per alcuni ecotipi di particolare pregio. A titolo di esempio dell'attività svolta sono presentati i risultati ottenuti in collaborazione col CREA-ORT di Pontecagnano, con l'ALSIA A.A.S.S.D. 'Pollino' di Rotonda (PZ), e quelli del progetto PSR "SaVeGRaINPuglia" attualmente in corso, che vede l'IBBR impegnato nel ruolo di capofila. La Campania è una delle regioni più ricche di biodiversità vegetale. Con la Misura 214 del PSR 2007-2013, sono stati finanziati due importanti progetti, Agrigenet e Salve, che hanno coinvolto Istituzioni universitarie e di ricerca (CREA, CNR) campane. Queste Istituzioni si sono impegnate nella caratterizzazione agronomica, morfo-fisiologica, biochimica, chimico-nutrizionale, organolettica e molecolare, di un elevato numero di varietà locali campane di ortive, fruttiferi e vitigni. Tra i legumi, sono stati caratterizzati 16 ecotipi di fagiolo, 9 di cicerchia, 7 di cece e 2 di lenticchia. Le caratterizzazioni eseguite ai vari livelli sopra menzionati, hanno consentito di confermare o individuare diversi legumi locali sicuramente degni di essere inseriti in percorsi di valorizzazione dei prodotti tipici, per i quali la Regione Campania sta molto investendo, al fine di creare opportunità di reddito e di presidio degli areali interni svantaggiati.
Fonti storiche datano l'inizio della coltivazione del fagiolo in Italia in un periodo di tempo compreso tra il 1530 ed il 1540 ad opera dell'umanista Pierio Valeriano che avviò nel bellunese la coltivazione di alcuni semi ricevuti dall'allora papa Clemente VII come compenso per i suoi servigi (Birri e Coco 2000).Nelle aree marginali del nostro paese sono tuttora coltivati numerosissimi agro-ecotipi di fagiolo. A fronte di questa ricchezza solo per i fagioli di Lamon (Veneto), Sarconi (Basilicata) e Sorana (Toscana) la sopravvivenza on-farm è sostenuta dall'attribuzione del marchio di tutela comunitario I.G.P.
Fonti storiche datano l'inizio della coltivazione del fagiolo in Italia in un periodo di tempo compreso tra il 1530 ed il 1540 ad opera dell'umanista Pierio Valeriano che avviò nel bellunese la coltivazione di alcuni semi ricevuti dall'allora papa Clemente VII come compenso per i suoi servigi (Birri e Coco 2000).Nelle aree marginali del nostro paese sono tuttora coltivati numerosissimi agro-ecotipi di fagiolo. A fronte di questa ricchezza solo per i fagioli di Lamon (Veneto), Sarconi (Basilicata) e Sorana (Toscana) la sopravvivenza on-farm è sostenuta dall'attribuzione del marchio di tutela comunitario I.G.P.Nei 500 anni trascorsi dall'introduzione del fagiolo in Europa, gli agricoltori locali hanno selezionato una miriade di agro-ecotipi ben adattati ad ambienti diversi da quelli in cui questa specie è stata domesticata. Parte di questo germoplasma è andato perduto a causa delle trasformazioni subite dal sistema agricolo. Tuttavia nelle aree più marginali è ancora possibile reperire interessanti ecotipi coltivati in genere da agricoltori anziani e commercializzati in ambito strettamente locale.
L'articolo illustra gli obiettivi ed i risultati più salienti relativi al PSR Regione Puglia progetto SaVeGraINPuglia.
The primary structure of the double-headed Bowman-Birk inhibitor (BBI) family and the antitryptic activity were investigated in cultivated and wild Phaseolus species. Two BBI types were identified; the first one inhibits trypsin and chymotrypsin (tc-BBI), the second one elastase and trypsin (et-BBI). Only tc-BBI was found in P. lunatus and P. parvulus, while none of BBI types, identified in this study, was found in P. leptostachyus. The deduced amino acid sequences revealed some polymorphisms within both tc-BBI and et-BBI binding loops that could affect the inhibitory activity. The trypsin inhibitor content showed a high variation with the lowest value recorded in P. lepthostachyus and the highest one observed in P. oligospermus. Southern blot analysis confirmed the absence of both BBI types in P. leptostachyus and suggests that in P. coccineus, P. dumosus and P. costaricensis, the two genes were clustered in a narrow genomic region of 1.3kbp.
The long tradition of common bean cultivation in Italy has allowed the evolutionof many landraces adapted to restricted areas. Nowadays, in response to market demands,old landraces are gradually being replaced by improved cultivars. However, landraces stillsurvive in marginal areas of several Italian regions. Most of them appear severelyendangered with risk of extinction due to the advanced age of the farmers and thesocio-cultural context where they are cultivated. The present contribution is an overview ofthe state of the art about the knowledge of Italian common bean germplasm, describing themost important and recent progresses made in its characterization, including geneticdiversity and nutritional aspects.
Nella seconda metà del secolo scorso sono state intraprese diverse strategie per la conservazione delle risorse genetiche vegetali (RGV). La conservazione on farm è un tipo di conservazione in situ che riguarda in particolare le specie di interesse agrario. Tale approccio permette la prosecuzione dei processi evolutivi legati all'interazione genotipo-ambiente e tende ad assicurare il mantenimento del massimo livello di diversità genetica. Gli agricoltori assumono il fondamentale ruolo di "custodi" essendo demandato a loro il compito di perpetuare nel tempo la coltivazione degli agro-ecotipi negli ambienti in cui sono stati selezionati, seguendo le agrotecniche tradizionali.L'importanza di salvaguardare gli agro-ecotipi risiede nel fatto che essi sono spesso fonte di resistenza a stress biotici ed abiotici, hanno un elevato adattamento agli ambienti marginali in cui sono in grado di competere con le moderne varietà e non di rado hanno anche buone caratteristiche nutrizionali. Inoltre rivestono un ruolo importante nell'ambito del patrimonio culturale e paesaggistico di un determinato areale. Diversi studi hanno evidenziato la persistenza di numerosi agro-ecotipi autoctoni nelle aree interne della Basilicata. Tale fenomeno è particolarmente accentuato nelle piccole aziende isolate che continuano ad utilizzare metodi di coltivazione tradizionali (Montesano et al., 2012). L'accresciuta sensibilità sia degli operatori del settore che dei consumatori verso l'importanza della salvaguardia delle risorse genetiche vegetali ha portato a varie forme di tutela delle RGV regionali. Ad oggi la sopravvivenza on farm di agro-ecotipi lucani di pregio, commercializzati come prodotti di nicchia, è sostenuta dai marchi di tutela europei DOP (melanzana di Rotonda, fagioli bianchi di Rotonda), IGP (fagioli di Sarconi, peperone di Senise), marchi locali quali Prodotti tipici dell'Alto Agri e Prodotti del Parco del Pollino.In oltre un decennio l'IGV ha preso parte a numerosi progetti di ricerca volti ad acquisire informazioni sulle caratteristiche agronomiche, genetiche e nutrizionali del materiale coltivato dagli agricoltori lucani, allo scopo di dare indicazioni utili alla corretta salvaguardia e promozione di ciascun agro-ecotipo (Lioi et al., 2005). Attualmente l'IGV, attraverso il Centro Tematico di policoro (MT), è coinvolto con altri partner nell'attuazione della Misura 124 HC del PSR Basilicata 2007-2013, progetto VAL.BIO.LUC, finalizzato alla "Tutela della biodiversità di leguminose tradizionali degli ambienti lucani".
Dopo la sua introduzione dalle Americhe, il fagiolo si è diffuso rapidamente in Italia. Questo ha portato nel tempo alla selezione in ciascuna regione di un diverso gruppo di ecotipi. Nel corso di oltre 15 anni di attività, il nostro gruppo ha studiato circa 150 ecotipi di fagiolo provenienti da dieci diverse regioni del nrd, centro e sud Italia. La grande diversità osservata indica che la conservazione on-farm ha garantito la sopravvivenza di una elevata variabilità genetica sia pure in aree marginali. Una valutazione multidisciplinare di questo materiale ha messo in evidenza una serie di casi studio la cui distribuzione nel paese non è correlata a specifiche aree geografiche. Le problematiche più comuni sono legate alla corrispondenza tra nomi vernacolari e caratteristiche genetiche; all'esistenza in alcune varietà locali di più nuclei costitutivi; a modifiche della struttura genetica in risposta all'introduzione in un nuovo ambiente ed a contaminazioni con materiale estraneo. Situazioni così diverse indicano che non è possibile elaborare un'unica strategia di salvaguardia valida per tutti gli ecotipi presenti nel nostro paese.
Diverse specie di leguminose si prestano bene alla coltivazione come piante da orto e al consumo fresco. Tra queste, nell'ambito del progetto PSR PugliaBiodiverSO (http://biodiversitapuglia.it/) sono state reperite varietà locali di fava (es. Fava grande di Castellana) e di fagiolino (es. il Fagiolino di Deliceto). Una particolare attenzione merita il fagiolino dall'occhio (Vigna unguiculata (L.) Walp.), specie di origine africana, presente in Italia meridionale con due tipologie: il fagiolino pinto (gruppo unguiculata) e il fagiolino a metro (gruppo sesquipedalis). Nonostante considerato raro e sempre più sostituito dal comune fagiolino di origine americana (Phaseolus vulgaris L.), il fagiolino pinto è ancora largamente apprezzato e spunta prezzi più alti nei piccoli e grandi mercati ortofrutticoli dell'Italia meridionale. In Puglia, il fagiolino dall'occhio viene consumato esclusivamente sotto forma di baccello fresco, al contrario di quanto avviene nel centro-nord Italia, in Africa, e in altri Paesi, dove viene impiegato soprattutto come seme. Il monitoraggio del territorio regionale ha consentito la raccolta di varietà locali definendo l'areale di diffusione, le pratiche agricole, gli usi e le tradizioni legate al consumo. La coltivazione del fagiolino pinto è per la gran parte limitata a piccoli orti e destinata all'autoconsumo e alla vendita nei mercati locali, in particolare nella provincia di Bari, in Salento e in misura minore nelle altre province pugliesi. Il fagiolino a metro risulta molto meno diffuso ed è stato rinvenuto in pochissimi siti nelle province di Bari e Brindisi. Questa coltura ha mostrato una discreta variabilità genetica tra le accessioni raccolte in diversi siti e più raramente anche all'interno della stessa accessione, dove possono essere presenti forme differenti volutamente conservate dagli agricoltori. Il fagiolino pinto presenta interessanti potenzialità di sviluppo sul mercato nazionale.
L'attività svolta dal CNR-IBBR nell'ambito del progetto "Recupero, caratterizzazione, salvaguardia e valorizzazione di leguminose e cereali da granella e foraggio in Puglia" (SaVeGraINPuglia) finanziato dalla regione Puglia (Misura 214 azione 4 sub a, PSR 2007-2013) ha avuto come obiettivo primario il reperimento di semi e informazioni relative alle leguminose da granella tradizionalmente coltivate nella regione. Il monitoraggio del territorio regionale ha consentito la raccolta di oltre 100 campioni appartenenti a 8 diverse specie (Cicer arietinum L., Phaseolus vulgaris L., Vicia faba L., Lens culinaris Medik., Pisum sativum L. , Lathyrus sativus L., Lupinus albus L., Vicia articulata Hornem.). Allo scopo di assicurare la permanenza sul territorio regionale delle varietà a maggiore rischio di erosione genetica, alcune delle aziende presso cui è stato reperito tale materiale sono state coinvolte nell'attività di conservazione in situ
Caratteristica del Subappennino Dauno erano gli impianti molitori a trazione idraulica, i mulini ad acqua, che un tempo popolavano il territorio e che oggi sono ridotti a pochi esemplari. Le macine del mulino venivano azionate attraverso un albero maestro, dalle cosiddette "ritrecine", ovvero delle ruote a loro volta mosse dalla forza motrice generata dall'acqua. I mulini di questi luoghi avevano la particolarità di utilizzare una ruota motrice orizzontale. Nella stessa area geografica, data l'abbondante disponibilità di paglia derivante dalla coltivazione di grano, la frazione meno pregiata, non adatta all'alimentazione del bestiame, da prodotto di scarto divenne una risorsa preziosa come combustibile a basso costo. Questo portò alla diffusione di forni a paglia in alternativa a quelli a legna che veniva così risparmiata per la cottura dei cibi e il riscaldamento delle abitazioni.
During the last two decades, our research activities have been focused on four different topics: 1)evaluation and characterization of wild and cultivated genetic resources using multidisciplinaryapproaches; 2) selection of genotypes having useful genetic, agronomic, quality and nutritionaltraits; 3) production of useful pre-breeding lines; 4) support to local communities to promote thecultivation in the traditional areas of the local varieties (on-farm conservation) with interestingagronomic performance and good nutritional and technological traits. The target seed componentsinvestigated are:o for legumes: anti-nutritionals, toxic factors, non-protein amino acids, and protein fractionswith high functional value (enzymes, enzyme inhibitors);o for cereals: gluten and waxy proteins associated to nutritional, functional and technologicalaspects of flour and/or semolina; macro and micro elements in whole and refined flour.Genetic variation at wheat and bean protein loci, seed storage protein composition, technologicaland nutritional quality, agronomic performances, aptitude to industrial processing are investigatedby several biochemical techniques, such as, one and two-dimensional gel electrophoresis (1D- and2D-PAGE), capillary electrophoresis (CE), reversed phase high performance liquidchromatography (RP-HPLC), gas-chromatography (GC), spectrophotometric dosages, molecularmarkers and proteomic approaches.Characterisation and valorisation of legume and cereal genetic resources allow to acquire usefulinformation to plain appropriate actions of safeguard and management of germplasm collections,as well as to support the request of quality marks for specific local varieties.Moreover, the identification of segments of genetic resources carrying out useful traits, is essentialto direct breeder programs during the pre-breeding selection. Case-studies of utilisation andvalorisation of genetic resources will be illustrated, along with the participation to research projectssupported by private and public institutions.
Fonti storiche datano l'inizio della coltivazione del fagiolo in Italia in un periodo di tempo compreso tra il 1530 ed il 1540 ad opera dell'umanista Pierio Valeriano che avviò nel bellunese la coltivazione di alcuni semi ricevuti dall'allora papa Clemente VII come compenso per i suoi servigi (Birri e Coco 2000).Nelle aree marginali del nostro paese sono tuttora coltivati numerosissimi agro-ecotipi di fagiolo. A fronte di questa ricchezza solo per i fagioli di Lamon (Veneto), Sarconi (Basilicata) e Sorana (Toscana) la sopravvivenza on-farm è sostenuta dall'attribuzione del marchio di tutela comunitario I.G.P.Nei 500 anni trascorsi dall'introduzione del fagiolo in Europa, gli agricoltori locali hanno selezionato una miriade di agro-ecotipi ben adattati ad ambienti diversi da quelli in cui questa specie è stata domesticata. Parte di questo germoplasma è andato perduto a causa delle trasformazioni subite dal sistema agricolo. Tuttavia nelle aree più marginali è ancora possibile reperire interessanti ecotipi coltivati in genere da agricoltori anziani e commercializzati in ambito strettamente locale.
Nell'ambito delle attività di reperimento di risorse genetiche vegetali del progetto SaVeGraINPuglia,sono state condotte varie missioni di raccolta di campioni di varietà locali di leguminose da granella.In particolare, tra giugno e settembre 2014 sono stati visitati 13 comuni del subappennino dauno (FG).Questa area geografica costituisce la cornice orografica occidentale della pianura del tavoliere. Sitratta di un territorio con piccoli centri urbani isolati, dove il seminativo si alterna alle aree boscate incui si riscontra anche la presenza di pascolohttp://paesaggio.regione.puglia.it/images/stories/allegati_PDF/schema_pptr_ambito_02_subappennino.pdf .Le prime missioni di esplorazione ci hanno suggerito di dividere l'area di interesse seguendo lesuddivisioni dell'ambito territoriale. Nel subappennino dauno meridionale sono stati raccolti campioninei comuni di Accadia, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Candela, Faeto, Monteleone di Puglia, Orsaradi Puglia, Panni, Rocchetta S. Antonio, Sant'Agata di Puglia, mentre nell'area del subappennino daunosettentrionale il reperimento ha interessato i comuni di Casalnuovo Monterotaro, Motta Montecorvinoe Volturara Appula.Sono stati raccolti in totale 30 campioni di leguminose da granella e in particolare 19 di fagiolo, 7 dicece, 2 di cicerchia e 2 di lenticchia.Particolare interesse rivestono le accessioni di fagiolo reperite nell'area dove viene coltivato il fagiolodei monti dauni meridionali, già presente nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali dellaRegione Puglia (14a revisione MiPAF)https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3276.I semi delle accessioni di fagiolo reperite in questo territorio presentano tegumento di colore variabiledal bianco all'avorio, forma ovale e a volte leggermente schiacciata. Sono generalmente di piccolao media grandezza e mostrano profili elettroforetici tipici del gene pool Mesoamericano (patterndella faseolina di tipo S). Una maggiore variabilità nella forma e colore del seme è stata rinvenuta neimateriali reperiti nell'area del subappennino dauno settentrionale, anche se ciò sembra il risultatodi recenti introgressioni di materiale non autoctono. Lo stesso vale per i materiali reperiti in agro diCandela nel subappennino dauno meridionale.In conclusione i fagioli in questa area sono generalmente di colore bianco e di piccole dimensioni. Ciòpuò essere dovuto ad un migliore adattamento di questi tipi all'ambiente, una maggiore preferenzadei consumatori locali verso questi tipi di semi e anche alla presa di coscienza dei coltivatori per lasalvaguardia dei prodotti tradizionali.
Nel passato la Puglia era particolarmente ricca di varietà locali di leguminose e cereali dagranella, coltivate in alternanza seguendo tradizionali tecniche di rotazione delle colture chepermettevano di preservare la fertilità del terreno. Queste antiche varietà, ben adattate allecondizioni pedoclimatiche del territorio regionale, sono da tempo minacciate da fenomeni dierosione conseguenti alla progressiva diffusione di nuove varietà maggiormente produttive.Gli agricoltori, la comunità scientifica ed i rappresentanti politici pugliesi, hanno da qualchetempo sottolineato l'importanza e l'urgenza di recuperare, preservare e custodire in Banchedel Germoplasma l'antico e prezioso patrimonio varietale autoctono. Obiettivo prioritario delprogetto PSR-SaVeGraINPuglia è il recupero, la caratterizzazione, la salvaguardia e lavalorizzazione di leguminose e cereali da granella e foraggio di Puglia. Le varietà locali sonoreperite nei diversi areali ed habitat regionali, caratterizzate e salvaguardate applicandoopportuni protocolli di tutela Regionali ed Internazionali, e conservate sia in ex situ che insitu. Le attività progettuali coordinate dall'Istituto di Bioscienze e BioRisorse del ConsiglioNazionale delle Ricerche (IBBR-CNR), sono svolte in collaborazione con 20 partner operantisul territorio regionale ed appartenenti a Enti pubblici di ricerca, Università, Enti Parco,aziende private ed associazioni.
Nel passato la Puglia era particolarmente ricca di varietà locali di leguminose e cereali da granella, coltivate in alternanza seguendo le tradizionali tecniche di rotazione delle colture impiegate da secoli in agricoltura per preservare la fertilità del terreno. La diversità genetica esistente in queste antiche varietà, ben adattate alle condizioni pedoclimatiche del territorio regionale, è da tempo minacciata da fenomeni di erosione conseguenti alla progressiva diffusione di nuove varietà maggiormente produttive. Gli agricoltori, la comunità scientifica ed i politici pugliesi più attenti, hanno da qualche tempo sottolineato l"importanza e l"urgenza di recuperare, preservare e custodire in Banche del Germoplasma questo antico e prezioso patrimonio varietale regionale. Per le varietà locali pugliesi di leguminose e cereali da granella, vi è carenza di informazioni storiche, sulle origini, tradizioni, usi e saperi popolari, sulle motivazioni che hanno contribuito alla loro persistenza in alcuni areali e di dati precisi sulla loro attuale diffusione sul territorio, stato fitosanitario, struttura genetica, caratteristiche agronomiche, nutrizionali e di resistenza a stress biotici ed abiotici. Insufficienti sono inoltre le strutture volte alla promozione, divulgazione e valorizzazione di questo antico patrimonio colturale strettamente connesso alla dieta mediterranea recentemente riconosciuta come patrimonio immateriale dell"umanità. Obiettivo prioritario del progetto PSRMisura 214 SaVeGraINPuglia sarà pertanto il recupero, la caratterizzazione, la salvaguardia e la valorizzazione di leguminose e cereali da granella e foraggio in Puglia. Le varietà locali pugliesi saranno reperite nei diversi areali ed habitat regionali, caratterizzate, e salvaguardate sia mediante conservazione ex situ che in situ applicando protocolli di tutela Regionali ed Internazionali. Le attività progettuali coordinate dall"Istituto di Bioscienze e BioRisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche saranno svolte in collaborazione con Enti pubblici (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università di Bari e del Salento, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Ente Parco Nazionale dell"Alta Murgia), Aziende ed Associazioni (Agrinpro, Azienda Agricola Iannone, Azienda Agricola Lamarcavotta, BioNat Italia, Centro Studi Lino Lana Lenticchia, Centri Regionali per le Tecnologie Agroalimentari, Consorzio Daunia & Bio, CSQA Certificazione, Eco-Spo, Ferventazione, Intini & C.) operanti sul territorio regionale.
Legume, cereal and forage landraces, selected over the time by local farmers and well adaptedto the climatic conditions of the Apulia region, are threatened by genetic erosion resulting from thegradual spread of more productive varieties. In order to collect, preserve and store these landracesin National or Regional gene banks (ex situ conservation) and/or directly in field under the strictlycontrol of local farmers (on farm conservation, a type of in situ conservation) a regional safeguardproject was established within the framework of the European Agricultural Programms for RuralDevelopment. The primary objective of the project, named with the acronym SaVeGraINPuglia, isthe collection, safeguard and preliminary evaluation and valorization of legume, cereal and foragelandraces present in the Apulia region.About 150 landraces were collected in different habitat and areas outside and inside protectedareas where traditional agricultural practices still survive. The collected germplasm was stored andsafeguarded both ex situ and in situ through the application of appropriate, international protocols.A preliminar characterisation is in progress. The project activities, coordinated by the Institute ofBiosciences and Bio-Resources of the National Research Council (IBBR-CNR) was carried out incollaboration with 20 partners operating in the regional territory and belonging to public researchorganizations, universities, parks, private companies and associations.The preliminary results of the project will be presented to enphasize the potential use oflandraces for the promotion of local products and the development of sustainable agricultu
Gli studi su alcuni ecotipi di "Fagioli di Sarconi", condotti nell'ambito del progetto VAL.BIO.LUC.(Valorizzazione della Biodiversità Lucana, finanziato con fondi FEASR della Regione Basilicata-Mis. 124 HealthCheck PAC), hanno messo in evidenza la necessità di integrazione dei parametri agronomici con i dati sullecaratteristiche nutrizionali e tecnologiche della granella.A tale scopo, su dieci ecotipi sono stati valutati i seguenti parametri agronomici: habitus della pianta, colore delfiore, altezza della pianta e del primo nodo fiorifero, lunghezza e numero di baccelli per pianta, numero e peso di semiper baccello, numero e peso totale dei semi per singola pianta, peso dei 100 semi, brillantezza, colore e tipo di patterndel tegumento, larghezza e lunghezza seme, produzione areica di granella (t/ha). I risultati della caratterizzazionemorfologica e agronomica hanno mostrato che per molti caratteri presi in esame, gli ecotipi analizzati sono bendifferenziati tra loro.Sugli stessi ecotipi allevati a Sarconi (PZ) nelle annate 2012, 2013 e 2014, sono stati valutati i seguenti parametribiochimici: contenuto in umidità, proteine e ceneri, percentuale di tegumento; dosaggio delle diverse tipologie diaccumulo fosforo nel seme (totale, inorganico e fitico). Inoltre sono stati determinati i seguenti parametri tecnologiciconnessi al processamento della granella: velocità di imbibizione, indice di rigonfiamento e tempo di cottura dei semi.Le analisi relative al contenuto in proteine e ceneri sono state condotte utilizzando le metodiche ufficiali AOAC (1970).Il contenuto in fosforo fitico è stato determinato sottoponendo i campioni a precipitazione ferrica come decritto in Piluet al. (Theor. Appl. Genet. 107, 280-287, 2003). La quantità di fitato corrispondente è stata calcolata utilizzando ilfattore di conversione 3,5484.Il contenuto proteico dei "Fagioli di Sarconi" è risultato abbastanza stabile tra le annate (valore medio 231,2 ±2,54 g/kg ss); l'ecotipo "Tabacchino" ha mostrato valori mediamente superiori alle altri ecotipi (252,0 ± 24,73 g/kg ss).I contenuti di fosforo totale registrati (4,11 ± 0,249 g/kg ss), se confrontati con quelli riportati in letteratura (3,60-6,55g/kg ss), si posizionano più vicini al limite inferiore di questo intervallo. Il contenuto in fitati segue l'andamento delfosforo totale con limitate oscillazioni tra le annate e con un rapporto Ptotale/Pfitico tra il 50 e 60%. È bene precisare che ilcontenuto in fosforo totale dipende non solo dal genotipo ma anche dalle caratteristiche del terreno. Per quanto riguardale caratteristiche tecnologiche, tutti gli ecotipi hanno mostrato una rapida imbibizione della granella durante l'ammollo(incremento in peso > 50% dopo 5h) e un tempo di cottura compreso tra 30 e 42 min.
Le attività svolte dal CNR-IBBR nell'ambito del progetto BiodiverSO finanziato dalla regione Puglia (Misura214 azione 4 sub a, PSR 2007-2013) hanno riguardato un gran numero di specie e forme diverse di piante orticolereperite sul territorio pugliese durante le numerose missioni di raccolta di germoplasma.Particolare interesse ha suscitato il fagiolino dall'occhio [Vigna unguiculata (L.) Walp.], presente in Puglia condue tipologie: il fagiolino pinto e il fagiolino al metro. Si tratta di una specie di origine africana, le cui forme coltivatevengono suddivise in 5 gruppi; il fagiolino pinto appartiene al gruppo unguiculata, mentre il fagiolo al metro appartieneal gruppo sesquipedalis.Nonostante considerato raro e sempre più sostituito dal comune fagiolino di origine americana (Phaseolusvulgaris L.), il fagiolino pinto è ancora largamente apprezzato e spunta prezzi più alti nei piccoli e grandi mercatiortofrutticoli. In Puglia, il fagiolino dall'occhio viene consumato esclusivamente sotto forma di baccello fresco, alcontrario di quanto avviene nel centro-nord Italia, in Africa, in Asia ed in altri Paesi, dove viene impiegato soprattuttocome seme secco.Il monitoraggio del territorio regionale ha consentito la raccolta di oltre 22 campioni di varietà localiappartenenti alla specie V. unguiculata. Per quelle più note e/o tradizionali è stato definito l'areale di diffusione, lepratiche agricole, gli usi e le tradizioni legate al consumo di questo prodotto. La sua coltivazione, per la gran partelimitata a piccoli orti e destinata all'autoconsumo, è praticata in particolare nella provincia di Bari, in Salento e inmisura minore nelle altre province pugliesi. Il fagiolino a metro risulta molto meno diffuso ed è stato rinvenuto inpochissimi siti nelle province di Bari e Brindisi.La maggior parte delle varietà locali presenta semi generalmente di colore bianco opaco con una caratteristicamacchia scura intorno all'ilo ("occhio", da cui il nome). Altre mostrano seme nero, marrone chiaro o molto scurotendente al nero occasionalmente con variegature o piccole macchie circolari. In alcune forme l'ilo presenta unacolorazione differente.Dalle indagini molecolari basate su marcatori SSR (microsatelliti), questa coltura ha mostrato una discretavariabilità genetica tra le accessioni raccolte in diversi siti e più raramente anche all'interno della stessa accessione,dove possono essere presenti forme differenti volutamente conservate e riseminate di anno in anno dagli agricoltori.
Nell'ambito delle attività di reperimento di risorse genetiche vegetali del progetto SaveGraInPuglia, sono state condotte varie missioni di raccolta di campioni di varietà locali di leguminose da granella. In particolare, sono stati visitati 11 comuni del Subappennino Dauno (FG), che costituisce la cornice orografica occidentale del Tavoliere.Durante tali missioni sono stati reperiti 18 campioni di varietà locali di fagiolo. Particolare interesse rivestono i materiali raccolti nel territorio di Faeto (FG) e comuni limitrofi, dove viene coltivato da lungo tempo un fagiolo bianco denominato fagiolo di Faeto o dei monti Dauni Meridionali. Tale apprezzata varietà locale risulta già inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Puglia. Questo stretto legame tra prodotto e territorio è espressione di una solida tradizione di cui si è tenuto conto nella scelta del materiale da valorizzare nell'ambito del progetto SaveGraInPuglia.I semi delle accessioni di fagiolo reperite presentano tegumento di colore variabile dal bianco all'avorio, forma ovale, in alcuni casi leggermente schiacciata. Sono generalmente di piccola o media dimensione (peso di 100 semi tra 30 e 33 g) e mostrano profili elettroforetici tipici del gene pool Mesoamericano (pattern della faseolina di tipo S). La predominanza di tipi S a seme piccolo, che solitamente costituiscono una minoranza nel panorama varietale italiano, può essere dovuta ad un migliore adattamento all'ambiente o a una più spiccata preferenza dei consumatori locali verso semi con queste caratteristiche morfologiche. Le analisi tecnologiche hanno mostrato una buona qualità della granella con contenuti proteici tra 210 e 245 g/kg, tempi di cottura tra 33 e 35 minuti e presenza di tegumento sottile (70-77 g/kg).
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