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Alberto Fornasari
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE, PSICOLOGIA, COMUNICAZIONE
Area Scientifica
AREA 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-PED/04 - Pedagogia Sperimentale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Il trinomio “colpa – etica - espiazione” attraversa, seppure con accenti diversi, tutte le tradizioni religiose, grandi e piccole, antiche e moderne. Le religioni abramitiche fondano le metanarrazioni sulla rottura di un patto (colpa), sul lungo processo di espiazione fondato su un nuovo ethos, fino alla ricomposizione della rottura (la sconfitta del diavolo, dal greco dia ballo,”separare”). Questo tema, paradossalmente diviene luogo simbolico di acceso confronto culturale (quando non armato), poiché se ogni tradizione religiosa vive perché riconosce una colpa originaria che deve essere espiata mediante procedure definite (teologicamente fondate e socialmente accettate), ciascuna fede ha la “propria colpa”, la “propria etica” e la “propria modalità di espiazione”, che sono percepite come fisiologiche: l’altrui colpa è invece vissuta come una sorta di “patologia” sul piano teologico, culturale e sociale. Su questa base si attivano i meccanismi di costruzione dell’identità collettiva e degli universi simbolici, attraverso diversi processi, primo tra i quali la celebrazione di riti, che hanno la fondamentale funzione di mettere a fuoco l’insieme dei valori e di diffonderlo attraverso i suoi membri i quali più partecipano più si convincono della loro scelta come giusta. Quest'ultimo effetto è di tale pregnanza che permane, seppur indebolito, anche in assenza di una successiva, ulteriore partecipazione continua. Questo processo triadico è parte della lezione berger-luckmaniana (1966) ed è costitutivo dell’impianto valoriale che presiede all’agire sociale, facendo leva su una concezione del mondo oggettivata e storicizzata, e perciò dotata di un carattere religioso dal quale non è facile prescindere. Si pone dunque come impellente la proposta della categoria di “relativismo culturale” come trasversale alle varie tradizioni religiose, come fondante quella “tolleranza” che l’epoca dei lumi ci ha consegnato.
The article presents initial thoughts on higher education in Europe, fathoming the choices of policy-makers and educational policies implemented from the mid-twentieth century to today. A case study is proposed involving the Italian university system, universal rights to education and political exclusion; a review presents the fragility of the Italian system of higher education and orientation and tries to outline some possible directions for its future implementation. The article also highlights issues such as access to higher education and gender equality.
La storia dei rom 5 è una storia lunga contrassegnata da molteplici difficoltà. La loro emarginazione, labprofondità e l’estensione di forti pregiudizi negativi nei loro confronti sono ad alto livello e particolarmente diffusi (anche in fasce della popolazione con elevati livelli d’istruzione). Le azioni fino ad ora realizzate dalle istituzioni educative, in primis la scuola, non hanno permesso, se non molto limitatamente, di conseguire risultati significativi .Riteniamo infatti che il coinvolgimento attivo sia un principio pedagogico ed educativo di particolare significato e incidenza per la responsabilizzazione che esso comporta.L’approccio scelto è quello dell’analisi di caso relativo alle scuole frequentate dai/dalle bambini/e del campo di S. Candida sempre nel rispetto di tutti partners e co protagonisti dell’esperienza tesa a procedere in termini di dialogo e di collaborazione con gli altri, mai su gli altri. Appare opportuno sottolineare come l’impianto organizzativo della nostra ricerca abbia adottato come premessa metodologica il paradigma costruttivista socio-educativo . Prevalente risulta quindi la relazione e la costituzione di una comunità di apprendimento, in cui dominante è la qualità delle relazioni e della comunicazione tra soggetti. La ricerca azione condotta dal gruppo è stata supportata dai “diari di bordo” redatti sistematicamente dai ricercatori coinvolti. La finalità della nostra ricerca sotto un profilo squisitamente metodologico sono rappresentate proprio dalla produzione di un quadro teorico finale , che ha assunto la forma di un “ grounded theory” , ossia una teoria che nasce induttivamente dalla codifica e dall’inserimento in un modello pluridimensionale dell’evidenza empirica rilevata sul campo. L’analisi di caso si configura come ricerca empirica contrassegnata da una logica descrittiva.
Il presente lavoro di ricerca si sviluppa attorno alla questione se la condivisione dei linguaggi digitali così rappresentativi della fase storica che stiamo vivendo, nel contesto scolastico e in quello sociale, possa essere l'avvio di un percorso facilitato per elaborare un atteggiamento di apertura interculturale non solo a scuola, ma anche nelle più vaste dinamiche sociali, con particolare riferimento ai bambini ROM.
Trattato scientifico. Ragazzi e internet : un tema di riflessione e di dibattito cui è difficile sottrarsi in una società globalizzata e cosmopolita. Di grande interesse appaiono gli indirizzi di ricerca tesi all’analisi degli ambienti digitali on-line a partire dalla pratiche quotidiane che i ragazzi vi mettono in atto per apprendere, comunicare con il gruppo dei pari,costruire la propria identità o esercitare i propri diritti di cittadinanza, “costruire” una mentalità interculturale, sentirsi cittadini del mondo. I new media favoriscono infatti lo sviluppo di un particolare tipo di intelligenza che H. Gardner ha definito “intelligenza relazionale” la quale si configura come matrice del pensiero interculturale. Da queste considerazioni scaturisce un primo interrogativo : attraverso le tecnologie multimediali impariamo a spostarci da una forma di conoscenza all’altra allenando la mente al viaggio? Tutto ciò richiede tipi di ricerca e di indagine complementari: l’approccio quantitativo in grado di misurare su un vasto campione la reale portata dei fenomeni e quello qualitativo capace di rendere meglio conto della dimensione soggettiva dell’esperienza di “essere on-line”. L’identità è sempre più spesso definita attraverso i segnali mutevoli degli stili di vita che i ragazzi fanno propri e delle pratiche di consumo mediale, piuttosto che attraverso tradizionali indicatori quali età, genere, appartenenza etnica e luogo di nascita. Ma parallelamente all’accesso globale alla rete di internet e alla cultura digitale condivisa i nativi digitali sono anche coinvolti in tradizioni, costumi e valori regionali e locali. Ma come realizzano le proprie opportunità e affrontano le sfide della “città mondo”? Abbiamo crcato di fornire delle risposte partendo dai risultati di una ricerca nazionale che ha visto coinvolti 1260 studenti italiani.
Cercare di essere giusti/di comportarsi in maniera giusta è un'aspirazione naturale oppure indotta dall'ambiente in cui viviamo, dall'educazione ricevuta? La domanda ha accompagnato in maniera a volte implicita, a volte palese la ricerca descritta in questo lavoro, nel quale si sono venute a elaborare risposte che propendono per la seconda alternativa. Tali risposte sono il risultato di una ricerca esplorativa-promossa dalla RESS (Ricerche Educative e Studi Sociali) e coordinata dalla prof.ssa Luisa Santelli Beccegato - condotta tra gli studenti delle scuole primarie e secondarie di secondo grado delle sei province pugliesi. I dati, raccolti attraverso un questionario online elaborato specificatamente per la ricerca, evidenziano, accanto ai significati e alle percezioni che gli studenti hanno in merito alla giustizia e alle sue questioni, la necessità di avviare in ambito pedagogico una riflessione attenta e puntuale sull’educazione alla giustizia, orizzonte formativo verso cui appare oggi, in un clima sociale e politico in cui si fa fatica ad aver fiducia nella giustizia, urgente guardare.
Il capitolo si intitola "Educazione alla giustizia e linguaggi digitali". Esperti e studiosi hanno sottolineato la crescente mobilità e diversità presente nelle società moderne, i cambiamenti dei tradizionali modelli di lavoro e di vita domestica, la frammentazione dei gruppi sociali consolidati e la grande perdita di fiducia nell’autorità istituzionalizzata. Il mondo contemporaneo è anche sempre più saturato da media di ogni genere e i media stessi sono cambiati molto diventando più complessi e interattivi (Logan, 2016). In questo contesto sono radicalmente cambiati anche i modi in cui le persone formano la propria identità e costruiscono significati (Ligorio, Hubert, 2005).Ma quali significati e quali rappresentazioni i media (tradizionali e nuovi) danno della giustizia? Quale idea, attraverso i new media, hanno elaborato i nostri giovani della giustizia? Quali i suoi significati e quali i suoi luoghi oltre la spettacolarizzazione falsante? Il tema giustizia che ruolo riveste nell’agenda setting dei nuovi media? Questi alcuni degli interrogativi ai quali l'articolo cerca di offrire delle possibili risposte attraverso una riflessione sui luoghi della giustizia ai tempi del web e di come si possa educare alla giustizia attraverso la media education,
La normativa scolastica italiana sostiene le esperienze di studio all’estero e regolamenta il riconoscimento degli studi effettuati in altri Paesi ai fini della riammissione nella scuola italiana. Il MIUR nel mese di Aprile 2013 ha infatti pubblicato la nota intitolata: “Linee di indirizzo sulla mobilità studentesca individuale mirata a facilitare le scuole nell’organizzazione di attività finalizzate a sostenere sia gli studenti italiani partecipanti a soggiorni di studio e formazione all’estero, sia gli studenti stranieri ospiti dell’istituto” nella quale sottolinea come le esperienze di studio e formazione all’estero degli studenti vengano considerate parte integrante dei percorsi di formazione e istruzione. Stante queste linee di indirizzo come mai ancora oggi molti Istituti secondari superiori non valorizzano tali esperienze e in taluni casi le osteggiano? Diverse ricerche confermano un atteggiamento di diffidenza da parte degli insegnanti nei confronti degli aspetti didattici degli scambi e dei soggiorni individuali all’estero ma mancano studi approfonditi che vadano a comprenderne le motivazioni personali e professionali. La presente ricerca empirica indaga motivazioni, atteggiamenti, comportamenti, vissuti che hanno portato i dirigenti e i docenti di Istituti scolastici secondari superiori a sviluppare e sostenere i programmi di mobilità studentesca nel proprio Istituto con l’Associazione Intercultura Onlus, partendo da iniziali atteggiamenti e comportamenti di chiusura verso il progetto educativo proposto. E’ risultato centrale esplorare, nelle scuole italiane campione della ricerca, quali ragioni abbiano influito nel promuovere atteggiamenti di apertura e valorizzazione verso i programmi di mobilità individuale all’estero promossi da Intercultura. Le informazioni ricavate dalla presente ricerca possono fornire utili e fruttuose indicazioni per coinvolgere un numero sempre maggiori di istituti secondari superiori nell’esperienze di studio all’estero.
Un argomento su cui la ricerca pedagogica si sta particolarmente soffermando in questi ultimi anni riguarda l’educazione interculturale. I contributi in ambito italiano e estero divengono sempre più articolati e numerose sono le associazioni, i centri culturali e di ricerca che hanno riconosciuto a tale problematica una precisa priorità. Le ragioni di tale scelta sono evidenti: il ritrovarsi in un mondo dove la circolazione di cose, idee, di uomini - l’ordine non è casuale - diviene sempre più fitta e la possibilità di rapidi spostamenti sempre più diffusa porta ad avere una serie di contatti molto ampi e differenziati con le persone di culture diverse fra loro. La Fondazione Intercultura è l’istituzione che, forse più tempestivamente, ha cercato di attrezzarsi nei confronti di queste tematiche riflettendo sulle finalità e sulle modalità per conseguirle, considerando e aggiornando le competenze dei suoi operatori. C’è però da osservare come, abbastanza frequentemente, nella vita quotidiana scolastica la presenza di alunni esteri venga avvertita come un problema. Meno nella scuola dell’infanzia e nei primi anni della scuola primaria, più sensibilmente nella scuola secondaria, quasi mai dagli alunni, a volte dalla famiglia, più frequentemente dagli insegnanti. Si va dal disagio per una novità non prevista alla preoccupazione nei confronti di possibili rallentamenti e/o inadeguatezze nelle attività d’insegnamento a vere e proprie insofferenze nei confronti di una diversità non conosciuta, né tanto meno compresa e accettata. A questi stati d’animo concorre una certa pubblicistica che tratta della presenza di esteri, non solo immigrati, in chiave emergenziale e si interessa di tali questioni quando questi innescano delle difficoltà a livello relazionale e sociale e/o didattico. Molti sono gli articoli di periodici che insistono in particolare sulle competenze linguistiche non possedute dagli alunni esteri in maniera appropriata, per cui gli insegnanti si trovano a fare un lavoro suppletivo che rallenta la normale attività scolastica, o sulle tensioni derivanti dalla presenza di culture e di religioni diverse. La ricerca proposta si muove in controtendenza: intende essere un contributo per chiarire alcune questioni in merito, accertare non solo difficoltà e problemi, ma anche opportunità e soprattutto riconoscere le esperienze positive d’insegnamento / apprendimento, le best practises vissute da e con alunni esteri che frequentano per un anno le scuole italiane attraverso gli scambi di Intercultura e che vale la pena di valorizzare e diffondere. La presenza di alunni esteri, le loro “carriere” scolastiche, i loro successi e i loro fallimenti dovrebbero essere assunti come momenti di verifica delle effettive capacità della scuola di agire in termini multi e interculturali. Tale questione apre, come vedremo, una serie di problemi di organizzazione della scuola, di metodologia e didattica sensibilmente complessi e impegnativi sia sul piano dell’impostazione curricolare, sia delle dinamiche relazionali e richiede interventi mirati, innovativi e professionalità mature. Sulla base di questi riscontri e di queste esigenze, la Fondazione Intercultura ha trovato interessante ed utile promuovere una ricerca finalizzata a ricercare i casi di successo scolastico degli alunni esteri frequentanti per un anno le scuole italiane con il programma di Intercultura, a ricostruirne le storie personali e a far emergere le scelte educative e didattiche, di scuola e di aula connesse a tali risultati. Cercare di indagare sul successo scolastico comporta precisare innanzitutto cosa si intenda con l’uso di tale terminologia. Risulta con sufficiente chiarezza come esito positivo e successo scolastico non abbiano lo stesso significato, non siano espressioni equivalenti: mentre con esito positivo si vuole indicare il raggiungimento di livelli ritenuti basilari, con la seconda espressione si vogliono individ
The Italian National Guidelines for the first cycle and for high schools, as well as guidelines for technical and professional institutes, articulated learning outcomes for skills. The definition of reference of skills is that given in the Recommendation of the European Parliament and Council dated 23 April 2008 of the establishment of the European Qualifications Framework for lifelong learning (2008 / C 111/01). The adoption of the European Qualifications Framework (EQF), applied in levels defined on the basis of skills, knowledge and ability, will make it possible to compare titles and professional qualifications of the students of the various countries. However, attempting to verify the status of this state of the art new learning paradigm it is clear that the teaching skills are spreading very slowly in Italy. To achieve the curriculum, the set of skills that all children need to acquire and the UDA, the learning units that enable them acquisition requires a substantial investment of time and the collaboration of several teachers. This type of education stipulates a new way of thinking and flipped learning has proved to be avaluable support. Teaching for skills is based on the idea that it is important (Da Re, 2009) that children learn not only the facts, ideas, concepts, but above all that they learn how to apply them in practice, and how to use them in non conventional fields precisely transforming their skills knowledge. With the methodology of the flipped classroom all six degrees of learning are within the reach of ordinary learning. In the ancient profession of teaching it is good to find new means with MOOCs (Massive Open Online Courses) with flipped classes. The flipped classroom therefore consists of inverting the location where the lesson is held with the one in which they study and do their homework. This approach combined with multimedia learning resources in general can become functional to a constructive and social education. This favored interactive online personalized teaching experience is moving closer to the needs of digital natives. As H. Jenkins (2010), former director of the Comparative Media Studies Program at MIT (Massachusetts Institute of Technology) explains, the traditional analogical model of learning is ill adapted to our completely hi -tech generation. The flipped classroom tip also overturns student assessment outlining a model of authentic evaluation takes into account individual differences among students which does not stem from poor personal commitment. Flipped learning allows students to achieve these objectives. This paper explores this leading theme through an empirical experimental approach case study of ITS Majorana Brindisi.
L'articolo illustra una sperimentazione portata avanti dallo scrivente, sull'apporto del Web al dialogo interreligioso. Viene illustrato uno studio di caso: il sito www.religioniindialogo.it.
he Council of Europe has been actively involved in intercultural matters form back in the 70ies, mutual understanding being a preconditions for living together in a Europe without dividing lines and for the promotion of democracy and the respect for human rights and dignity. The current work of the Council of Europe on “developing intercultural competence through education” intends to support this change. The focus of Pestalozzi Programme experimentation is training activities for education professionals from 50 countries and it promotes and builds capacity around the transversal competences for democracy and an appropriate pedagogy
Education to bio-diversity (BDI), stands as a complex cultural, didactic and educational commitment. Yet, it is inevitable as the only answer to an overly crushing and difference-standardizing globalization. Environmental education of an intercultural mould is connected to bio-diversity and leads to the acknowledgement of variety and diversity as values to respect and promote. The concluded project of a school "green classroom" seems interesting (as well as the achievement of a "world's garden" in the school) in order to enhance the student's skills to discover the categories of difference.
Nel mio percorso esplorativo cercheròdi illustrare il cammino attraverso il quale hanno trovato dignità e riconoscimento le teorie che si sono occupate e si occupano dell’educazione degli adulti, valorizzandone il ruolo per lo sviluppo delle persone. Si è partiti da un impianto altamente formalizzato, alla ricerca continua di punti fermi, di schemi affidabili e ripetitivi, ma col passare del tempo ci si è potuti accostare con maggiore facilità ad una nuova frontiera dell’educazione, quella che propone lo straordinario impatto di un modo di sentire, di insegnare e di imparare, di vivere e procedere che sa riconoscere le potenzialità dell’informale. Superando i modelli di apprendimento autofondanti (in cui il processo di apprendimento si giustifica in sé e per sé), si pongono le basi per modelli di apprendimento che potremmo definire di contesto, situato, della conoscenza condivisa, ecologici della cognizione quotidiana. Si tratta di modelli e strategie in cui il processo di apprendimento – mediato dagli strumenti culturali “storicamente rilevanti nel contesto” – si realizza come relazione, comunicazione, condivisione di esperienze, in contesti più o meno arricchiti ai fini dell’apprendimento stesso. Il filo conduttore dell’intero lavoro è la ferma convinzione dell’esistenza di una funzione e di effetti educativi latenti in ogni relazione sociale, anche in assenza di scopi formativi espliciti. Questo concetto, alla base della rivalutazione dell’educazione informale, si fonda sull’idea che la conoscenza sia una pratica sociale situata, congiunta e distribuita e che l’apprendimento sia un processo di partecipazione sociale: un apprendimento non più visto come un’acquisizione mentale individuale e decontestualizzata, bensì come un processo sociale e situato di partecipazioni a specifiche comunità di pratiche che perseguono scopi, svolgono attività e usano strumenti specifici. Ambito privilegiato di indagine è il mondo delle esperienze quotidiane, luogo esclusivo dei rapporti interpersonali informali e della conversazione, intesa come processo di costruzione della realtà. Infatti, attraverso il linguaggio, principale manufatto culturale, l’individuo esercita la sua capacità di narrare e di narrarsi e quindi di collocarsi nel mondo dando ad esso un significato. Questo processo di interazione valorizza l’apprendimento reciproco nei più diversi contesti di vita e l’aspetto informale della formazione, poco prevedibile e poco oggettivabile, ma non per questo casuale o privo di intenzionalità. Come dare, dunque, forma e rilevanza a questa parte sommersa ma sostanziale e basilare dell’educazione nella prospettiva del lifelong learning? Questo lavoro valuta l’esistenza, nell’ambito delle scienze umane, di metodi e strumenti interpretativi, auto-conoscitivi e trasformativi, di “luoghi” e occasioni per ripercorrere momenti, aspetti e situazioni della propria vita, analizzandone significatività e potenzialità formative. Un percorso difficile, che spesso si svolge con modalità asincrone, mediate e disturbate da fattori emotivi, che la riflessione teorica ha spesso sottovalutato. E in questo senso il mio non può che essere un lavoro in itinere, tutto da scoprire e da verificare sulla base dei nuovi e non prevedibili apporti che verranno dalla lettura e dalla meta-lettura di tali spunti. E’ questa l’essenza dell’informalità, è questo il nostro riferimento.
Il volume intende essere una sorta di guida introddutiva ai metodi della ricerca educativa rivolta ad insegnanti ed educatori.
Nel corso degli anni numerose ricerche hanno messo in evidenza come l'appartenenza di genere sia fondamentale per analizzare l'immigrazione andando a frantumarne una visione, monolitica, unitaria. La dimensione della ricerca sulle migrazioni femminili perciò nasce e si configura in una dimensione critica.Si riportano in questo saggio delle riflessioni critiche sui risultati di una recentissima ricerca empirica intitolata " Equal Rights, Equal Voices" promossa dall'European Network of Migrant Woman and European's Woman Lobby che ha approfondito in una dimensione comparativa il tema dell'integrazione delle donne migranti nel mercato del lavoro sulla base di studi condotti in sei città dell'Unione Europea osservando l'impatto specificoa livello locale, regionale, nazionale che le politiche di integrazione, attraverso una serie di indicatori, hanno avuto sull'occupazione delle donne migranti.
In questo volume si intende contribuire al dibattito sull’agire pedagogico riportando il pensiero e l’approccio sperimentale di Jean Pierre Pourtois in ambito educativo. Nella società attuale definita da Pourtois “Posmoderna” , l’Autore individua dei bisogni fondamentali, che si pongono alla base della costruzione dall’identità di ogni uomo. Parlare di Postmodernità significa interrogarsi sulla possibilità di costruire un universo sociale, culturale e pedagogico coerente, capace di operare integrazioni, che faccia spazio alla razionalità ma anche alla soggettivazione La Postmodernità volge verso una prospettiva di necessaria e possibile interazione tra soggetto e ragione, tra soggettività e oggettività, senza privilegiare l’una a spese dell’altra, bensì favorendo un dialogo. Pourtois traduce i bisogni fondamentali, che si pongono alla base della costruzione dall’identità di ogni uomo, in un modello educativo definito Paradigma dei Bisogni Psicosociali, che prende in considerazione le dimensioni principali che concorrono alla costruzione dell’Io; attraverso un’analisi delle diverse pedagogie specifiche che tentano di dare una risposta ai singoli bisogni educativi viene presentato un sistema pedagogico che rimanda a un’evoluzione della pedagogia che si deve conformare alle richieste della contemporaneità: formare un individuo dotato di una personalità strutturata ma anche elastica che sappia affrontare il cambiamento, che sappia tendere al progresso, che sappia rispondere alle sfide presentate dal mondo della tecnologia e del lavoro
In the presence of widespread and significant individual and social discomfort phenomena registered in today’s complex society, the recent pedagogical debate has been focusing on awareness of the importance of recognition and of the work of new educational professions attributable to non-formal education. This article proposes a reflection on the role and competences of the socio-pedagogical professional educator (also in light of the law No. 2656 of June 21, 2016) and his areas of intervention. After analyzing desirable training paths, the article clearly explains the contribution given from experimental pedagogy to the construction of educational professions.
Youth and internet: a theme of consideration and debate difficult to avoid in a globalize and worldwide society. In its latest report, the Censis has defined the era in which we live as the “bio-media era”, or the “exhibition of the own digital self” era. An era in which the sharing has completely outclassed the confidentiality. The influence of technology affects behaviors, habits and moods of all generations. However, it has much more important effects on so-called digital natives, young people born and immersed in new technologies who live in symbiosis with their mobile devices, digital ecosystems, video games, internet and new media. In fact, the massive use of new media determines an important effect that must be taken into account in social relations: the emotional illiteracy. New autobiography and narcissism are then expression of that need for recognition, which found in the Web 3.0 a means to express themselves and that the power (political and commercial) promotes and uses to its own purposes: namely, to direct and control behaviors. The acquirable data are very varied: health, education, incomes, spending power and different preferences as regard of what to buy, sex, religion, culture, politics, etc. In Italy, a response to the above-mentioned dangers was given through the creation of an administrative entity called “Authority For theProtection of Personal Data” (Garante per la protezione dei dati personali). This is an independent administrative authority established by Law No. 75 of December 31, 1996 (so-called Law on Privacy), to ensure the protection of fundamental rights and freedoms and the respect for the dignity in the treatment of personal data. However, beyond and before the normative dimension of such a complex phenomenon, a Media Education activity appears necessary. This means an educational and didactic activity aimed at developing in young people an information and critical understanding of the nature and of categories of new media, and of those techniques they use to build messages and to produce meaning.
This paper is a report on the case study on the use of MOOCs for training teachers. Open learning is a key issue around which there has been a strong and focused attention from the international scientific community in recent years. With the spread of Open Access practices and Open Educational Resources in science and education, the goal of reconfiguring higher education towards informal, open and intergenerational learning, without technical, legal and economic barriers was born. Notably the creation of a new example of open learning; the MOOC (Massive Open Online Course) and of OER (Open Educational Resources) which represent the new frontier of e-learning. The CCK08 (Connectivism and Connective Knowledge course) was the first to integrate open learning content syndication, thus making it the first true MOOC. It, the CCK08, has been labelled as a connective learning MOOC (Siemens, 2004). Which emphasizes the learning itself as a social process or a cMOOC personal knowledge is established by a network, which feeds into organizations and institutions that in turn feed the network again, and then continues to provide learning for individuals. What do the teachers think of this increasingly pressing technology? And of the possibility of having to live with it, then to dramatically overturn the method of teaching, training and work they have always adopted?
The two traditional missions of each university are teaching and research. The third mission encompasses a wide range of activities involving the generation, use, application and exploitation of knowledge and other university capabilities outside academic environments (Tuunainen, Miettinen, Esko, 2015)1. Those activities are divided into three dimensions: Technology transfer and innovation; Continual education; Social engagement. In Italy, the public awareness of the importance of the socalled third mission has grown over time. Within the research assessment exercise 2004-2010, the National agency for the evaluation of the university and research system, introduced eight indicators aimed at assessing third mission activities of three types of institutions, including universities. More recently, the Agency published a Handbook for the evaluation of universities’ third mission, which includes a wider set of activities and indicators. As a fact, and each university is called to define its own set of strategies and plans in this field. Continuing education and social engagement alongside technology transfer & innovation are therefore envisaged to play a growing role in reducing the gap between education and employment, to relate “science and society”, by encouraging dialogue between the parties, through territorial valorisation and consolidation of the “network” of subjects operating in that area. A core element of the so-called third missions is continuing education. At this regard, it is important to consider the wider scenario concerning the labour market reform2 process aimed at reducing the high unemployment rate and, in particular, the youth unemployment rate, through a structural revision of public employment services and a simplification of the types of labour contracts. A growing formal role is acknowledged also to universities in the field education and employment, in line with occupability demands of both students and adult learners and employers. As the economic crises deepens more and more, the investment return into research in public organizations such as universities and institutes, through commercialization of research results and cooperation with industry, has become more significant. The cooperation between university and business world has not been developed to a satisfying level. It is necessary that researchers and students are educated and motivated to be engaged in third mission dimensions’ implementation, in order to build a critical mass for changes. There is a defragmentation of trainings supply by the faculties, thus establishment of integrative approach at university level and development of trainings directed to the needs of target groups (enterprises, young people, researchers, etc.) is necessary. Since the creativity lies in the core of innovation, the development of creativity and entrepreneurial spirit of the young population as early as in the school stage (elementary and secondary schools) is crucial for establishment of innovation community. IF4TM case study (Istitutional Framework for Third Mission of Universities in Serbia) that present short term and long term impact (creative and entrepreneurial students skills improved, university staff and students improved their knowledge on IP management, marketing strategy and entrepreneurship, open innovation concept introduced, introduction of metrics for monitoring of impact of third mission activities) represent an interesting international project best practice.
The Bologna process (1999) and the Lisbon Strategy (1997) emphasize that universities in their strategic development must incorporate a perspective that goes above and beyond the local and national, aiming at excellence in higher education in a globalized society (Bauman, 2001). Student mobility is therefore a basic component and one of the most obvious and important aspects and indicators of the internationalization of higher education. The Generational Observatory of the University of Bari Aldo Moro through its study "Young Universe" included a total of 10,730 students enrolled in the first year of degree courses at the University of Bari for the academic year 2014/2015, of which 39.2% were males and 60.8% females to monitor and study their behavior in relation to student mobility abroad. In this article we highlight the findings of the study.
L’ educazione multi ed interculturale e la presenza di alunni stranieri pongono due ambiti di questioni con propri caratteri, particolari sviluppi e difficoltà. La presenza di alunni “stranieri”, le loro carriere scolastiche, i loro successi e i loro fallimenti dovrebbero essere assunti come “verifica” delle effettive capacità della scuola di agire in termini multi ed interculturali e il fatto che i fallimenti siano numerosi dovrebbe già comportare un’analisi particolarmente attenta della situazione. Tale questione apre, come vedremo, una serie di problemi di organizzazione della scuola, di metodologia e didattica sensibilmente complessi e impegnativi sia sul piano dell’impostazione curricolare sia delle dinamiche relazionali. Nel presente scritto si riporta un’attenta ed approfondita analisi teorico-empirica dei principali percorsi educativi, delle esperienze, delle sperimentazioni attivate per favorire l’integrazione scolastica degli studenti immigrati nelle scuole pugliesi. Dall’adozione di una didattica dei punti di vista , all’utilizzo della ricerca-azione nel settore interculturale, alla costruzione e sperimentazione in 26 istituti pugliesi di un modello di protocollo d’accoglienza che ha dimostrato essere uno strumento cardine per l’integrazione degli alunni di diversa nazionalità. Una scuola quella pugliese che con la creazione dei Centri Risorse interculturali Territoriali (CRIT) non ha lasciato nulla allo spontaneismo e a dimensioni estemporanee ma che ha delineato un approccio pugliese all’integrazione scolastica dei minori immigrati di successo.
Youth and the Internet: a theme of consideration and debate difficult to avoid in a globalize and worldwide society. How do guys use these means? Are they real social devices in a virtual dimension than later become reality or personal estrangement and skilled meeting with the other? Is there the possibility of a positive interaction between these two kinds of experiences? Which are the differences between the construction of the reality learned online and that one in the real life? What is the relation between communication and identity? In teenagers that go through a year abroad with Intercultura program or foreign students that spend a year in our schools, how much negative is the adjustment to a new culture and new friends if they are still in contact with their native country? What do teenagers do of these possibilities of reorganize their social relationships in new and changeable space-temporal contests? Can the net be an educational device for cosmopolitanism? These are some of the questions this research has tried to give an answer.
Youth and the Internet: a theme of consideration and debate difficult to avoid in a globalized and worldwide society. How do guys use these means? Are they real social devices in a virtual dimension than later become reality or personal estrangement and skilled meeting with the other? Is there the possibility of a positive interaction between these two kinds of experiences? Which are the differences between the construction of the reality learned online and that one in the real life? What is the relation between communication and identity? In teenagers that go through a year abroad with Intercultura program or foreign students that spend a year in our schools, how much negative is the adjustment to a new culture and new friends if they are still in contact with their native country? What do teenagers do of these possibilities of reorganize their social relationships in new and changeable space-temporal contests? Can the net be an educational device for cosmopolitanism? These are some of the questions this research has tried to give an answer
Even today, the scientific research of multimedia applied to museum education is almost completely to investigate. In fact, one of the programmatic commitments of the National Center for Museum Education has been to increase the knowledge of teaching equipment used in Italian museums and their relapses (Vertecchi, 1998). Different scientific researches in the “Media Education” field – see Jenkis, (2007), Turkle, (1995), Livingstone (2009) – underline that among young people from 6 to 18 years of age the most persuasive and effective tool of communication is represented by the Web and Social Media. In this perspective, the present research sought to structure the Rural Culture Museum of Martina Franca, Italy, (not known and valued in its full educational extent in behalf of the recovery of cultural and identity traditions) as a laboratory, involving a sample of school classes in experimenting the introduction of the Augmented Reality as a learning tool. The Augmented Reality is a technology that allows to add virtual contents to a physical environment, in interactive form and in real time. It is the superposition of levels of information (multimedia and virtual elements, Geo-localized data, etc …) to the real all-days life experience. The elements that “augment” the reality can be added through a mobile device, such as a last generation mobile phone (e.g. iPhone or another Android smart-phone), using a personal computer equipped with a web cam, with visual devices (e.g. VR glasses), listening (e.g. earphones) and with manipulation devices (e.g, VR gloves), which add multimedia information to the already perceived reality “in itself”. The overlap of real and virtual elements creates a “Mixed Reality”. I start my research from the hypothesis that with the introduction of the Augmented Reality the teaching-learning processes would be more effective (Arduini, 2012). In fact, with the integration of virtual contents in a real environment is possible to allow users to have a full immersion and engaging experience (De Kerchove, 2010). As for museum education and historical objects, using a smart-phone or a tablet of last generation with a specific application of AR, focusing the camera of the phone or tablet on the object of interest, it is possible to receive not only its current physical location inside the museum but also a variety of information regarding the history of the object, its features in different periods and its links to the reference culture. This stimulates the curiosity of the visitor who becomes an interactive user (Nardi, 1999) thus making the museum a place not only to visit, but a place of laboratory participation. In this perspective, the present research led the Rural Culture Museum of Martina Franca (TA) to structure itself as a laboratory, by involving 4 classes of primary school, 4 classes of first level of the secondary school and 4 classes of second level of the secondary school (for each type of school, 2 classes involved with device and 2 forming the control group, without device). The total sample involved 325 students; we proceeded by evaluating the learning levels produced by the introduction of the AR technology, by analyzing the resulting data and comparing them with those of the control sample.
In recent decades, the issue of political participation of young people and active citizenship has been the subject of debates, research and studies. In recent years, the crisis of trust in politics had a significant impact even in those intermediate institutions, such as labor unions, once more attractive for all those young people passing from school to the world of the work. However, how much do young people know about the reality of labor unions? How do teenagers from Puglia perceive such unions today? How can we attract young people for active citizenship also involving in labor unions? The empirical research carried out on a sample of one thousand upper secondary school students from Puglia, tried to answer these questions.
The complexity of the world we live in, defined by Bauman “liquid modernity”, indicates how fragility and uncertainty are peculiar dimensions of our time, which force the global citizen to face the need of constantly making decisions and, at the same time, not being able to do so because of fast mutability and non-governability of the environment. Among new young people is growing more and more this sense of distrust in relating to “communitas”, fueled by insecurity as a permanent condition, which, compared to the past, is able to affect all aspects of life and accompanies their growth with a disheartened and disappointed underlying tone. So, in this contemporary scenario, what role may have pedagogy? What are the educational challenges of our time? What educational emergencies question the planet? In this sense, education represents the development and implementation of this attention and of these openings, valuing a widely social commitment that in a more pronounced and consistent way, becomes civil and political being more aware of the personal contribution to a path of humanization. In this article we highlight the need not much of a political education, but rather of an education to politic, whose difference from previous is not in content but in finality. While dealing with topics such as power, State and government, it has the purpose not to look for consensus but help to understand how social coexistence may be improved. From several years we are facing a political and social scenario in which young people struggle to fit in the world of work as well as in college courses. This generation is called the “NEET” generation (Not in Education, Employment or Training) which is translated as “do not work, do not study, do not update”. Therefore, the NEET generation indicates people who are simultaneously excluded from employment, education and formation, and that have stopped looking for a job or have no intention to do so. In view of this, it is indispensable identifying the necessary conditions in order to raise the possibilities in behalf of an active and critic citizen, available to commitment and participation.
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