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Carlo Alberto Augieri
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichita,filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-FIL-LET/14 - Critica Letteraria e Letterature Comparate
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, anthropology, study of the arts, philosophy
Settore ERC 3° livello
SH5_2 Theory and history of literature, comparative literature
Scrittura del testo letterario come nuova referenza connotativa e lettura come atto del conoscere ermeneutico i significati dell'opera, includendo la comprensione del sé tramite le parole dell'autore
Viene qui approfondito il carattere comparatistico della critica di G. Debenedetti, la cui argomentazione ricorre ad immagini e concetti presi in prestito dalla psicoanalisi, dal sapere scientifico e dall’antropologia culturale. Particolare importanza viene data all’apporto antropologico, nel discorso critico debenedettiano, di alcune categorie interpretative di Ernesto de Martino, come quelle di « crisi della presenza », « presenza destorificante » ed « oltrepassamento nella forma valoriale », con le quali Debenedetti interpreta in modo non del tutto freudiano i temi dell’« epica dell’esistenza », espressi soprattutto nella narrazione dell’« assurdo » di Camus e nella lingua poetica « oscura » ed ermetica da Mallarmé a Montale. La presenza ‘demartiniana’ nella critica di Debenedetti chiarisce l’ambiguità della stessa crisi esistenziale, « crisi di presenza », del personaggio-uomo del Novecento : orfano sì della certezza ‘paterna’ del senso, ma non vittima della sua « scomparsa », in quanto soggetto esploratore di una nuova catarsi. Che la scrittura letteraria esperimenta nell’avventura formale di una nuova parola autoriale, « in sciopero » nei confronti della monologia significante, e ribelle rispetto ad una esatta, determinata sua referenza.
Lettura ermeneutica delle immagini poetiche più 'oscure' della poesia di Vittorio Bodini, in particolare quelle caratterizzate da una sovrapposizione stilistica a carattere surreale ed ermetico. L'interpretazione critica 'utilizza' concetti anche teorici, sul piano del metodo, di M. Bachtin, G. Debenedetti e P. Ricoeur.
La filosofia dell'immagine poetica, secondo l'interpretazione fenomenologica di G. Bachelard. Differenza tra discorso critico e fenomenologia critica dell'immagine estetica: concetti di motivazione semantica, significante metaforico e simbolo, a proposito della lingua della poesia. Merito ermeneutico di Bachelard è di comprendere l'immagine poetica come paradigma della profondità, espressivo dell'intimità della coscienza poetante e della diacronia antropologica, lungo i simboli espressivi dell culture, così come codificati e 'messi in forma' nei testi della letteratura.
Lettura stilistica ed ermeneutica di esempi testuali di R. Durante
Si tratta di una relazione letta al Colloquio italo-francese “Gianfranco Contini entre France et Italie: philologie et critique” (Clermont-Ferrand 30 mai-Ier juin 2013), i cui Atti sono stati pubblicati nel n. X (a. 1914) di “Ermeneutica letteraria” (Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore). Nel mio contributo ho approfondito la presenza di Proust, Bally e Benveniste nella riflessione critica continiana, a cominciare dai concetti di espressività semantica, inclusiva di stile e grammatica, di “impressionismo linguistico” e di prelinguismo asemantico, con i quali Contini ha ‘letto’ gli autori basilari della Letteratura italiana dal Medioevo (Dante, in primo luogo) alla contemporaneità novecentesca (in particolare: Pascoli, Campana, Boine, Ungaretti, Montale). Nel caratterizzare come “stilistica espressiva” la lettura critica di Contini, interessata a cogliere ciò che de Saussure aveva tralasciato, ossia la dimensione motivata del segno linguistico, presente nella componente fono-simbolica e persino pre-grammaticale della lingua poetica, mi sono soffermato sul recupero continiano di una semantica intonativa, che riguarda il senso modale del dictum enunciativo del parlante poeta. A partire dai complessi concetti di Contini, ho cercato di meglio comprendere la lezione anche ermeneutica dei suoi “esercizi di lettura”, rivolti all’approfondimento della presenza dell’io “intermittente” nella scrittura poetica, sin dalla Commedia di Dante, ad esempio, per giungere allo stile espressivo della pre ed a-grammaticalità onomatopeica di Pascoli, così pure del “differenziale di sentimento” montaliano: esempi testuali di un’ “intermittenza” di stile, dal critico interpretata come “l’equivalente di una realtà non pacifica, al metafisico e al sociale ”.
La strttura discorsiva del diario dell'autore, tra critica culturale, commeno storico e visione del mondo
La metafora considerata alla luce della denotazione generale di Goodman, con la conseguenza della sottrazione dell'immagine metaforica alla pratica semantica della connotazione. Si riconosce pure una plurisignificanza semantica alla referenza, da cui attingere sempre nuovi particolari coincidenti con la densità ermeneutica dell'enunciato metaforico.
Il presente contributo, per la prima volta pubblicato in un mio volume dal titolo Evocazione e parola enunciativa. Per una stilistica ermeneutica del testo letterario (Lecce, Milella, 2014, pp. 213), in cui sono raccolti altri saggi, concentrati su una rilettura in chiave ermeneutica dell’enunciazione letteraria, giù usciti su riviste e libri miscellanei nel 2009 e 2010, si sofferma sulla stilistica espressiva di Charles Bally, approfondendo i concetti di stile, evocazione semantica, lingua emozionale, interiettiva, forma espressiva delle “idées-formes”, costitutiva, quest’ultima, degli stilemi grammaticali presenti nel testo letterario. Particolare rilevanza viene data al segno grammaticale ed allo scarto sintattico della scrittura letteraria, in particolare poetica: la grammatica intesa come “logique appliquée au langage”, forma significante, dunque, espressiva di un’intensità di senso emozionale, vissuto, da parte dell’io poetante, in cui è da cogliere un’ermeneutica della tensività nei confronti del milieu culturale-sociale d’appartenenza, oltre che un oltrepassamento delle relazioni logiche di causa-effetto, proprie della lingua comunicativa a carattere intellettivo, gnoseologico.
Muovendo dalla linguistica espressiva di Bally, da quella enunciativa di Benveniste e dalla 'grammatica stilematica' di Contini il libro intende approfondire e riproporre i concetti di evocazione, parola parlante e stile, riferiti al testo letterario. La critica stilistica, riproposta in chiave ermeneutica, viene ad essere il metodo di lettura per comprendere le immagini narrative più intense della scrittura europea contemp., da Dostoevskij a Kafka, a Eco, ecc.
Grammatica e stile del testo come elementi ermeneutici della comprensione. Per una rilettura del metodo gramma-stilistico di Contini. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Il dialogo tra Dio e Mosé considerato alla luce della linguistica enunciativa
Il martirio di Otranto rivisto alla luce della storiografia delle "Annales" e della critica ermeneutica, rivolta alla mentalità semanticamente simbolica.
Riflessione narratologica sul realismo magico alvariano, caratterizzato non dal meraviglioso o dallo strano, bensì dalla quotidianità del tempo interrotto, del presente discontinuo, 'estraniato' nei confronti della memoria e dell'identità temporale di lunga durata. La rappresentazione narrativa di Alvaro coglie il magico come 'modus' espressivo di contraddizione e di ambigua equivocità, per il quale il reale alienato diventa assurda apparenza, segno di inquietudine psicologica e di non riconoscimento identitario del personaggio-uomo. A salvare la frustrazione comunicativa intervengono personaggi sordomuti, che con l'espressione di gesti non verbali recuperano l'intensità del voler dire coinvolgente, condiviso, che ormai la lingua verbale ha perduto tra quanti comunicano per indicare o mostrare, ma non più per significare, comprendendosi.
Rappresentazione dell'eroe e della massa nella narrazione filmica contemporanea
Rilettura (di) e riflessione ermeneutica su "Critica e verità" di R. Barthes, a proposito dell'interpretazione della metafora e del linguaggio simbolico del testo letterario. Nel contributo viene dato rilievo al compito del critico ed alla sua scrittura interpretativa, che non può essere solo commento o parafrasi del testo, neppure sua descrizione scientifica, bensì ascolto dell'espressione 'suggerente' della scrittura letteraria ed 'apertura' semantica interna alla composizione simbolica del senso.
La lettura come processo formativo di identità utopica: a proposito delle memorie narrative dello scrittore risorgimentale Sigismondo Castromediano
The essay examines the mitochritics of Frye in his discursive logic, through the authors of reference: Aristotle, G. B. Vico, J. Frazer, C. G. Jung; and the basic interdisciplinary themes: myth, symbol, metaphor, narration. Through this multifaceted material, Frye reaches a profound method of reading the fundamental literary texts of world literature. Particular attention is paid to the ways in which, according to Frye, the metaphor works in mythology (especially in the biblical narrative) and in literary writing. The passage from metaphor to metonymy represents a dichotomy within the processes of signification, and involves the relationship between fiction and reality, between identity and imagery of a hypothetical, utopian, ‘possible’ world.
Riflessione critica sull' "Orphée noir" di J. - P. Sartre, a proposito del concetto antropo-estetico di Negritudine e della poesia nera dei poeti francofoni, presenti nell' "Anthologie de la nouvelle poésie nègre et malgache de langue française" (1948), a cura di L. Sedar Senghor.
Racconto e dialogo tra personaggi; nella narrazione non si discorsivizza la povertà come generico contenuto sociologico, bensì come volto identitario e storia di vita
Le "Ultime lettere di Jacopo Ortis" come romanzo di formazione all'interno della lettura testuale del codice letterario nazionale. Il presente storico nelle enunciazioni dei personaggi; per interpretante l'immaginario letterario rivisitato da Jacopo all'interno di un percorso di lettura e di interpretazione
La critica letteraria di Arcangelo Leone de Castris alla ricerca di un nuovo realismo nella letteratura del dopo '68
Considerazioni critiche sulla riscrittura alvariana del personaggio tragico di Medea, alla luce della poetica antropo-narrativa dell'autore calabrese.
La metafora e la relazione di somiglianza, non solo metaforica, considerate alla luce delle teorie ermeneutiche e fenomenologiche del dibattito critico-letterario del '900 europeo. Il principio logico della somiglianza viene approfondito nelle sue valenze critico-metodiche, per considerare pure l'intreccio narrativo, la pratica della traduzione ed il parallelismo testuale tra espressività fonosimbolica e senso poetico.
Nel dialogo tra personaggi e narratore, l'espressione del vissuto patemico appartiene alla parola narrativa del personaggio. La sua conquista nel campo della rappresentazione narrativa contemporanea rappresenta la vera novità culturologica della narrazione del '900.La pubblicazione dei pirandelliani "Sei personaggi in cerca d'autore" segna, pertanto, l'inizio di un nuovo modo 'enunciativo' di essere personaggio.
La critica stilistica rivista alla luce della grammatica logica di Wittgenstein e dell'ermeneutica di Ricoeur. Vengono riproposte alcune riflessioni fondamentali, per la lettura stilistica del testo letterario, di L. Spitzer, E. Auerbach e G. Contini.
Riflessione critica sul metodo di lettura di Mario Marti, tra filologia testuale, storicismo e stilistica
Analisi stilistico-ermeneutica di un testo dialettale, tra ricerca espressiva e comprensione semantica
Il saggio, presentato al Seminario su “Testo interartistico e processo di comunicazione” ( Lecce - Università del Salento, 20-22 maggio 2013), è inserito nel volume dei relativi Atti, pubblicati da Pensa MultiMedia Editore (2014). Partendo dal concetto echiano di “opera aperta”, inteso non solo come indeterminazione semantica del senso del testo estetico, ma pure come sua interartisticità riferita al codice ed al genere, nel saggio mi soffermo sulla dimensione fonica della parola poetica, sull’aspetto sonoro, musicale della natura fonologica della disposizione verbale della poesia. Riferendomi a R. Jakobson, I. Fonagy e N. Ruwet, metto in evidenza come la “magia della poesia” consista nell’intima associazione per somiglianza tra suono e significato, sintomo estetico dell’intrinseca relazione espressiva ed intonativa tra fonosimbolismo poetico ed estetica musicale. Nel saggio vengono citati poeti come Novalis, Schiller, Baudelaire, Verlaine, Chlebnikov e Majakovskij, per i quali la stretta relazione tra poesia e musica rappresenta la possibilità stessa di poter scrivere testi poetici, la cui composizione formale risponde soprattutto all’esigenza di presentare una “struttura musicale”, a cui succede non un’idea- concetto, ma il contenuto di un senso emotivo, evocativo, da esprimere e comunicare. Accanto al riferimento al fonosimbolismo, con cui cogliere il nesso intrinseco di poesia e musica, nel saggio si accenna pure al cromo-simbolismo figurativo ed all’iconicità dell’immagine poetica: il discorso sulla poesia sconfina pure nell’estetica della pittura e del visivo, a partire da Aristotele ed Orazio ( “ut pictura poësis”). A proposito del rapporto tra letteratura e pittura, approfondito con il commento di alcune riflessioni estetiche di Baudelaire, raccolte nei Saggi sull’arte, si avanza una proposta di studio basata sulla funzione fruitiva dell’immagine pittorica nei confronti di personaggi narrativi: emblematico il caso narrato da Dostoevskij ne L’idiota, ad esempio, in cui Rogožin, dopo aver guardato il Corpo di Cristo morto nella tomba (1521), di Hans Holbein il Giovane, diventa umano e ‘fraterno’ nei confronti del suo stesso rivale, il principe Myškin. Anche nella Recherche proustiana il rapporto tra personaggio narrativo e pittura è molto significativo: nel saggio si mette in evidenza il mutamento emozionale di Marcel alla vista dei dipinti impressionisti di Elstir-Monet, che “sollevano” il giovane protagonista verso una conoscenza poetica fusiva, “feconda di gioie, di molte forme”, così egli confessa, “che fino allora non avevo isolate dallo spettacolo totale della realtà”.
Filosofia della narrazione e retorica della metafora unite in un'intrecciata valenza ermeneutica di logica trasformatrice della somiglianza. Il discorso teorico viene legittimato da riferimenti a testi narrativi incentrati sull'incontro tra personaggi, a partire dall'Odissea.
Natura metaforica della narrazione; situazione allocutiva dei personaggi. con riferimenti critici a Vico, Rousseau, Ricoeur
modello di lettura e conseguente concetto di verità. il dubbio e il riso come metodi di lettura critici nei confronti del leggere nel monachesimo benedettino, serio e dogmatico
La poesia di Sinisgalli tra metaforologia ed ermeneutica
L'Ermetismo fiorentino viene riproposto criticamente, alla luce dell'ermeneutica debenedettiana, della stilistica spitzeriana e del dibattito contemporaneo sull'analogia, in riferimento alla figurazione simbolica della parola poetica. Si approfondisce il debito dell'Ermetismo italiano nei confronti di Baudelaire, Rimbaud e Mallarmé: dal confronto si mette in evidenza soprattutto la peculiarità della proposta poetica di Mario Luzi con la sua analogia a carattere sintagmaticamente metonimico.
Racconti del tempo e tempo raccontato, a proposito di metafore temporali du 'lunga durata', riscritte da Leopardi, Proust, Wilde, Woolf, P. Levi
Il saggio, per la prima volta pubblicato in un mio volume dal titolo Sul tempo scrivano. Narrazione e indugio del senso (Lecce, Milella, 2011, pp. 221), in cui sono raccolti altri contributi omogenei, per quanto pertiene il cronotopo letterario, giù usciti su libri miscellanei in anni precedenti a quelli ‘coperti’ dalla VQR, approfondisce il tema del tempo narrativo, lungo la linea narratologico-ermeneutica di E. Auerbach, M. Bachtin, E. Benveniste, C. Bremond, J. Bruner, C. Ginzburg, A. J. Greimas, E. Lévinas, P.Ricoeur. In relazione alla temporalità raccontata il segno diventa traccia ed il vissuto entra nella logica conseguente della successione: l’ermeneutica della narratività si caratterizza, pertanto, come ‘modello di discorso’ con cui si approfondire la semantica dell’azione e la motivazione del soggetto agente. Nel contributo viene focalizzato il valore epistemologico del tempo narrativo, forma di intelligibilità memoriale e prospettica, con cui rendere intenzionale e teleologica la comprensione del rapporti tra i personaggi e tra soggettività e mondo esperienziale. Dalla riflessione sul tempo raccontato deriva un particolare concetto di intrigo, in stretta relazione al personaggio-agente: esso viene considerato come una concatenazione consonante dell’eterogeneo (ricoeuriana “sintesi dell’eterogeneo”), a carattere temporale, secondo un quadro d’insieme in cui anche gli eventi particolari, compresi quelli contingenti, sono coinvolti in una prospettiva di volizione intenzionale, a partire dal fine cosciente relativo al progetto desiderante del soggetto-personaggio e dal presente espositivo e commentativo della voce narrante.
Fenomenologia narrativa del 'vedere come', con cui la realtà da 'cosa' diventa soggetto 'vivente'. Nella grande narrazione di romanzi fondamentali del Novecento italiano, quali, ad esempio, "Uno, nessuno e centomila" e "Se questo è un uomo", le rispettive trame raccontano la metamorfosi del corpo anonimo, pertanto 'numerabile', in profondità del volto 'enunciativo', che interroga, chiede, si rivolge (al), dialoga con il volto cosciente dell'altro. Stesso processo di metamorfosi della quantità 'cosale' in volto personografico accade nella sceneggiatura filmica del pasoliniano "Il Vangelo secondo Matteo", in cui la rappresentazione focalizza il volto di Gesù, Maestro 'dicente', la cui luce espressiva rende cosciente i personaggi che la guardano, uscendo, pertanto, dall'anonimato numerico della folla.
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