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Susanna Maria Cafaro
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Scienze Giuridiche
Area Scientifica
Area 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/14 - Diritto dell'Unione Europea
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During the long years of the Euro-crisis, the European Central Bank (hereinafter ECB) played (and still plays) a really significant role to support states in crisis or banks facing lack of liquidity. As a consequence, it has been accused in the political, but also academic debate to exceed its own powers. First of all, the allegations were related to the scarce respect of its own legal framework (competences and limits established by the EU Treaties); secondly, they regarded her invasion of the field of economic policy while it had to limit its intervention to monetary policy; finally, it was pointed out how it played a too “political” role. This chapter aims to dismantle such criticisms showing how the ECB’s intervention—even if unconventional— was required by the critical moment and felt within the scope and the borders of monetary policy. Finally, it will address the peculiar “political” activity of the ECB, which is a technocratic institution inevitably called to exercise a discretion within the range of multiple policy options. Its freedom of judgment has to be grounded and duly motivated on economic reasoning, relating it to price stability. Nonetheless, it remains relevant.
Il contributo illustra le peculiarità della cittadinanza europea, in quanto cittadinanza sovranazionale, non identitaria e dai connotati prettamente giuridici
la voce definisce le banche internazionali come enti a carattere pubblicistico di natura intergovernativa e ne descrive la struttura, gli obiettivi e gli strumenti. Essa opera inoltre una ricognizione completa delle banche internazionali oggi esistenti, per la maggior parte finalizzate allo sviluppo economico e caratterizzate - con la rilevante eccezione della Banca mondiale- da un'operatività regionale.
Dopo aver inquadrato brevemente il ruolo dell'Unione europea che è il principale attore a livello mondiale nell’ambito dell’aiuto allo sviluppo, si presentano le sue relazioni con i Paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico), che sono i suoi interlocutori nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. Con essi, sin dal 1975 la Comunità ha stretto un accordo multilaterale, la Convenzione di Lomé, più volte rinnovata e poi sostituita dalla Convenzione di Cotonou firmata nel giugno 2000 e rinnovata una prima volta nel 2005. Una seconda revisione è stata conclusa nel marzo 2010 ed è ancora allo stadio delle ratifiche.
La dimensione esterna della politica economica e monetaria è specificamente disciplinata nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea da due disposizioni: l’art. 138 e l’art. 219. Il primo concerne gli Stati la cui moneta è l’euro, il secondo si applica a tutti indistintamente. Mentre il primo non ha ancora trovato applicazione, l’art. 219 che prevede la conclusione di accordi in materia monetaria ha già dato luogo alla conclusione di trattati. Si illustrano dunque le ragioni del mancato impiego dell'art.138 e gli esiti del ricorso che si è fatto finora all'art.219.
La sezione illustra cosa, nell’ambito del diritto dell’Unione, si intende con la denominazione partenariato: un sistema permanente e strutturato di relazioni con un Paese terzo o un insieme di Paesi terzi. Si tratta di una categoria dai contorni ampi e sfumati di relazioni internazionali, in cui ricorrono alcuni elementi caratteristici consistenti essenzialmente: da un lato, in un sistema di valori e obiettivi condivisi tra i partner, dall’altro, in un’organizzazione che può essere o meno oggetto di accordi internazionali. In questo contributo si trova un quadro completo di tutti i partenariati che legano l'Unione alle varie regioni del mondo in via bilaterale o multilaterale.
Questa sezione dà conto delle modalità attraverso le quali l'Unione europea partecipa ad altre organizzazioni internazionali. E' questa una modalità importante di gestione delle relazioni esterne, particolarmente in alcuni settori in cui il ruolo delle organizzazioni internazionali è preponderante (si pensi all'OMC nell'ambito della politica commerciale). La partecipazione dell'Unione può prendere forme differenti, può essere alternativa o cumulativa rispetto a quella dei suoi stati membri, con un ventaglio di soluzioni possibili quanto alla dotazione e spendibilità di un proprio autonomo diritto di voto.
La sezione è collocata all'interno del primio capitolo del volume, dedicato agli aspetti generali in materia di relazioni esterne dell'Unione europea. Essa si propone di fornire, in modo completo e sistematico, il quadro delle competenze di cui l'Unione dispone per agire sulla scena internazionale: concludere accordi, partecipare ad organizzazioni internazionali in veste di osservatore o di membro, adottare atti unilaterali e condurre una politica estera. Tali competenze sono il portato di un lungo percorso evolutivo. Sebbene il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea provveda ad una codificazione completa delle competenze, l'interpretazione di queste norme non può prescindere dagli esiti del complesso percorso giurisprudenziale.
Il capitolo illustra natura giuridica, caratteri e competenze del Consiglio dell'Unione, istituzione chiave nella struttura di governo dell'Unione europea.
Gli articoli commentati esauriscono quasi integralmente il titolo relativo alle disposizioni finanziarie nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (con la sola eccezione dell'articolo 325), coprendo quindi tutta la materia del bilancio dell'Unione: il sistema delle risorse proprie, ovvero le entrate; l'iter di redazione e approvazione del bilancio annuale e del quadro finanziario pluriennale, l'esecuzione del bilancio e lo scarico.
L’evoluzione della politica economica e monetaria europea è un campo d’indagine paradigmatico per chi voglia esplorare tanto le conseguenze di una crisi del diritto quanto il prendere piede di un diritto della crisi. In ogni crisi individuale o collettiva vi è un potenziale ambivalente: può essere l’inizio di una decadenza come l'opportunità di ripensare sé stessi e valutare quanto di sè e delle proprie scelte può essere cambiato, migliorato, riconsiderato. La crisi dell'euro, ad una attenta analisi dei Trattati, si poteva vedere arrivare da lontano: il sistema presenta una tensione immanente tra due modelli normativi - il modello istituzionale della politica monetaria e il modello regolamentare della politica economica. C'è quindi una ragione giuridica, insieme alle ragioni economiche, che spiega perché la crisi finanziaria globale in Europa sia diventata crisi dei debiti sovrani e poi stagnazione dell'economia, in alcuni paesi ben oltre e peggio di quanto sia successo negli stessi Stati Uniti in cui la crisi si è originata e - perché questa sia una crisi di crescita- bisogna che sia affrontata anche sul piano normativo
Public opinion’s demand for democracy at a global level has significantly increased in the last decade, due to the number of global challenges affecting humanity as a whole and the growing feeling of transnational interconnectedness generated by the internet. Unfortunately, international organizations are not (yet) equipped for democratic participation of individuals as they are basically intergovernmental. An institutional formula for global democracy doesn’t exist yet and has few chances to be invented, given the variety and complexity of organizations at international level. The supranational approach to democracy we suggest is grounded on a constructivist method: after deconstructing democracy in three basic components—legitimacy, accountability, and inclusiveness—it is possible to reassemble them originally with the aim of their progressive strengthening. This method will make a realistic assessment of the level of democracy in international organizations easier and will help promoting institutional reforms in line with the expectations of democracy in the global civil society. A shift is suggested from the typical intergovernmental model towards a more supranational one—as improving legitimacy, accountability, and inclusiveness naturally implies an increasing relationship between individuals and international organizations. The existence of a direct correlation between the role of individuals (or if you prefer of a demos) and the level of democracy in a given organization will be explored .
The book describes the governance of the Bretton Woods institutions – the International Monetary Fund and the World Bank – from a legal-institutional point of view and looks for ways in which they could be changed in order to meet today's global democracy needs. Its main focus is on the decision-making process as it affects the outcome of the international organizations’ activity. As a consequence of the 2008 global financial crisis, wisemen and committees of experts were asked to analyze the flaws and weaknesses of global financial institutions. Their reports, along with papers by think tanks, scholars and civil society representatives, proposed actions and reforms. Systematizing and commenting those hints, a fact crops out: in spite of their seeming diversity, all recommended reforms are marked by significant affinities, evidencing an underlying sharing of the criticalities to be addressed and corrected. The book examines suggestions for global economic governance reform in a plain and accessible language as a contribution to a necessary debate, which can't be confined to elite meetings and expert talks but has to involve all global citizens.
Il saggio tenta di costruire in modo innovativo una teoria della democraticità delle organizzazioni internazionali. Il requisito (e la misura) della democraticità sono l'esito della verifica di tre requisiti essenziali che un ente dovrebbe possedere per dirsi democratico: la legittimità, la responsabilità o accountability e l'inclusività ovvero la capacità di includere nei propri processi deliberativi e di controllo i propri amministrati. Il paradigma proposto non è tale da fornire esito positivo o negativo a tale verifica, quanto piuttosto atto a constatare livelli di maggiore o minore legittimità responsabilità e inclusività. Esso è utile tanto a proporre riforme finalizzate al progressivo incremento della democraticità delle organizzazioni internazionali, quanto a valutare l'impatto sulla democrazia delle evoluzioni in atto.
Il libro esamina il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale quali si presentano a conclusione della prima decade degli anni Duemila, in base al dettato normativo e alla luce della prassi e delle dinamiche politiche più recenti, ma anche dei primi, parziali, interventi di riforma. Il tema centrale è l’assetto di governo e soprattutto il processo decisionale delle due organizzazioni, , di cui si tenta una valutazione in termini tanto di efficacia ed efficienza quanto di democraticità. A seguito della crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008, ciascuna delle due istituzioni di Bretton Woods ha convocato gruppi di saggi e commissioni di esperti. Documenti sono stati prodotti da governi e altri organismi internazionali, ONG, centri di ricerca e think tank per prospettare riforme e spunti di riflessione. La gran parte di tali suggerimenti non si è tradotta in pratica. Il cuore di questo lavoro è la sistematizzazione di spunti e proposte, il bilancio di quel che è stato fatto e di quel che ancora si potrebbe fare.
La BCE è stata la prima banca centrale a doversi confrontare con un necessario antecedente logico rispetto alle proprie scelte di politica monetaria: assicurarsi che la moneta che gestiva continuasse ad esistere. In questo quadro, il suo intervento nell'ambito della crisi dei debiti sovrani è ben comprensibile Il ruolo svolto dall’istituto europeo di emissione nella gestione della crisi finanziaria è stato determinante tanto a fronte della crisi dei debiti sovrani, nell’impedire che lo spread raggiungesse livelli di insostenibilità, quanto nel fronteggiare la crisi di liquidità che ha colpito le istituzioni creditizie Da un punto di vista giuridico, la domanda che ne scaturisce direttamente è: questa missione risponde all’obiettivo di (limitarsi a) garantire la stabilità della moneta che il Trattato le assegna? La risposta prima facie negativa viene ad avviso dell'autrice smentita da un'approfondita analisi delle norme del Trattato e dello Statuto. La BCE, ben consapevole dei propri limiti di competenza si è mossa infatti sul filo dell'interpretazione di tali disposizioni per estendere per quanto possibile i propri poteri. Un'operazione non priva di rischi e di possibili contestazioni sul piano della legittimità comunitaria.
Nel volume in oggetto si fa il punto sugli sviluppi del diritto europeo dell’economia intervenuti dal 2010 al 2016, a seguito della crisi finanziaria e della crisi dei debiti sovrani. Tra questi si segnalano la riforma del patto di stabilità, la creazione del Meccanismo europeo di stabilità, l’adozione del trattato noto come Fiscal compact, l’unione bancaria – tutto quel che potremmo definire il diritto della crisi. Com’è tipico nel caso di soluzioni emergenziali adottate a fronte di scenari che non lasciano il tempo di costruire risposte elaborate e complesse, vi sono da evidenziare luci ed ombre. L’analisi si conclude con la prospettazione di quel che ancora manca per rendere l’Unione europea una vera unione economica e monetaria e colmare così quel deficit di governance dell’economia che, nonostante tutti gli interventi, ancora affligge l’Unione, alla luce dei principi democratici e di buon governo.
Che l'unione economica e monetaria europea sia nata incompleta è un fatto ormai generalmente accettato: lavorare al suo completamento è un imperativo categorico. Ma perché l’unione economica e monetaria ha dato prova di funzionare nei suoi primi dieci anni e perché ad un certo punto non ha funzionato più? Secondo l’A., l’origine del problema è nel fatto che ad una politica monetaria oggetto di trasferimento di sovranità non si è accompagnata un’integrazione di pari intensità sulla politica economica. Dopo aver ripercorso le integrazioni intervenute negli ultimi cinque anni – meccanismo europeo di stabilità, fiscal compact e unione bancaria –, si dedica all’analisi di quel che ancora manca per rendere l'unione monetaria una vera unione economica e per colmare così quel deficit di governance dell’economia che, nonostante tutti gli interventi, ancora affligge l'Unione
Il capitolo illustra genesi, caratteri e natura giuridica dell'organizzazione internazionale "Unione per il Mediterraneo" di recente creazione.
Il contributo descrive genesi, struttura, competenze e attività dell'Unione per il Mediterraneo organizzazione di soft law che riunisce l'Unione europea ed i Paesi della sponda meridionale ed orientale del Mediterraneo con cui mantiene relazioni strutturate.
Nel contributo si rileggono tutte le tappe evolutive del dialogo euro-mediterraneo e se ne incasellano gli stadi nella attuale complessa costruzione normativa. L’Unione per il Mediterraneo varata nel 2008 è l'ultimo stadio di questo percorso, essa comprende tutti i precedenti come in un gioco di scatole cinesi. Vi convivono dunque tutti gli elementi normativi bilaterali e multilaterali che hanno caratterizzato nel tempo le relazioni tra le sponde del Mare Nostrum.
Il contributo trae le conclusioni del volume, a cura della stessa autrice, illustrandone le difficoltà nel fornire una sistemazione definitiva della materia visto il quadro di instabilità politica.
Con l’espressione “Primavera araba” ci riferiamo all’insorgere nel mondo arabo di quei tumulti che a partire dal 2011, con un effetto domino, hanno destabilizzato l’intera area. L’Unione si è trovata a questo punto in una situazione scomoda: posta davanti al dilemma se appoggiare apertamente delle rivendicazioni democratiche che non poteva non condividere alla luce della propria storia e dei propri valori oppure se tenere un profilo quanto più basso possibile per far dimenticare le connivenze di lunga data con regimi che – per quanto discutibili – erano visti come garanti della stabilità politica dell’area, in poche parole come il male minore.
L'articolo esamina criticamente le risposte istituzionali dell'Unione europea alla primavera araba: posizioni ufficiali e documenti adottati, così come l'evoluzione della politica di vicinato e della cooperazione euromediterranea nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo. Esso si presenta quale aggiornamento delle ricerche condotte dall'autrice per il volume "Le relazioni euro-mediterranee. Dai primi accordi all'Unione per il mediterraneo", di cui è curatrice, pubblicato per i tipi della ESI nel 2013.
Il contributo si propone di definire i caratteri comuni alle banche regionali di sviluppo, fare un censimento all'oggi di tutte quelle esistenti - alcune mai rilevate dalla dottrina - identificare le linee evolutive dell'istituto nell'ambito del diritto delle organizzazioni internazionali.
Il volume si propone di fornire un quadro completo delle relazioni esterne dell'Unione europea, partendo dalla sua soggettività internazionale e dai principi generali che ne condizionano l'attività, fino agli strumenti normativi che permettono all'Unione di muoversi sulla scena internazionale interagendo con Stati terzi e gruppi di Stati e con organizzazioni internazionali. Un'attenzione specifica è infine dedicata alla politica estera e di sicurezza comune nonché all'embrionale politica di difesa.
Il volume ricostruisce dal punto di vista giuridico il mosaico delle relazioni euromediterranee: politica europea di vicinato, accordi di associazione, politica estera e di sicurezza comune, passate e presenti esperienze di partenariato fino alla più recente Unione per il Mediterraneo. L’atteggiarsi delle relazioni tra le diverse sponde del Mare nostrum emerge in tutta la sua complessità, fatta di continue oscillazioni tra la dimensione bilaterale e quella multilaterale. Sarebbe riduttivo, oltre che geograficamente improprio, definirlo un rapporto tra una sponda nord ed una sponda sud. Non solo si escluderebbe la sponda orientale, ma si semplificherebbe eccessivamente un quadro fatto di realtà eterogenee. Forse la distinzione che meglio si attaglia è quella tra una sponda integrata – l’Unione – ed una fortemente disgregata, percorsa soprattutto a sud da fortissime tensioni sia all’interno dei singoli Paesi che tra di loro. Nonostante i venti di guerra e le tensioni politiche di varia natura – su dossier prevalentemente tecnici ma tutt’altro che irrilevanti – l’attività dell’Unione per il Mediterraneo continua. Come il volume illustra chiaramente, la cooperazione euromediterranea rimane, più che mai, un tema di attualità per necessità tanto politiche quanto economiche.
Il contributo si propone di analizzare l'assetto istituzionale della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, con particolare riferimento alle criticità in termini di efficienza e di democrazia. Sono poi illustrate le più interessanti proposte di riforma prospettate in questi ultimi anni da soggetti istituzionali e dalla dottrina nonché quelle dell'autrice.
Since the global financial crisis started in 2008, a debate has gained momentum on rethinking global economic governance - and especially IMF and World bank - to increase legitimacy and efficency, prevent further crises, restoring growth. A number of institutional evolutions have been a direct outcome of the crisis, other reform proposals have unfortunately still to be considered as the process seems to have lost momentum. In this chapter all the possible reforms are analysed, whith all the related advantages and disadvantages.
This analysis of the external dimension of the economic and monetary policy of the European Union shows that the EU and the Euro area still do not speak with a single voice in the international fora even if the Euro is, in fact, the second leading global currency. A number of reasons explain the missing voice of the Euro. Legal, technical and political obstacles are explored with reference to the International Monetary Fund and the G20. The position of the European Central Bank is object of special consideration.
Il contributo si propone di ricostruire i rapporti tra organizzazioni internazionali nel campo della cooperazione allo sviluppo, con un'attenzione specifica ai millennium development goals adottati in sede ONU nel 2000 e particolarmente all'ottavo di questi, che prescrive specificamente una global partnership.
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