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Antonio Costa
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Economia
Area Scientifica
Area 13 - Scienze economiche e statistiche
Settore Scientifico Disciplinare
SECS-P/07 - Economia Aziendale
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH1 Individuals, Markets and Organisations: Economics, finance and management
Settore ERC 3° livello
SH1_4 Financial economics; banking; corporate finance; international finance; accounting; auditing; insurance
In recent years the weak economy has forced state and local governments to cut back on funding for existing programs and limited investments in new services. All levels of government routinely partner with not-for-profit organizations to provide social services and this cutbacks can have serious implications for service delivery and not-for-profit capacity. One very exciting response to these pressures is the development of a new financing model that raises private money to fund effective social services: the Social Impact Bond (SIB). This new method involve the formation of new partnerships and the re-alignment of roles for the first and third sectors. The purpose of this paper is to provide an overview of the challenges that developing and implementing Social Impact Bonds may produce both on the public administration (PA) and on not-for-profit service providers (NPOs). Social Impact Bonds ask governments and not-for-profit service providers to almost completely rethink the way they do business.
Le numerose riforme della PA hanno determinato, tra gli altri, anche effetti sui processi di definizione delle policy, la cui implementazione è sempre più demandata agli attori dei livelli di governo locale. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di fornire alcune utili indicazioni per il governo del territorio rivolte a una specifica forma di partnership pubblico-privata: i Gruppi di Azione Locale. La ricerca si è basata su un’analisi quali-quantitativa svolta attraverso la somministrazione di un questionario ai GAL pugliesi. Dall'analisi dei dati raccolti è stato possibile formulare alcune linee di condotta che potrebbero ridurre il gap tra i risultati attesi e quelli effettivamente conseguiti nell’ambito dell’azione svolta dagli stessi GAL.
Con le recenti riforme introdotte dalla legge sul federalismo fiscale (n. 42/2009) e dala legge di contabilità e finanza pubblica (n. 196/2009) si è intervenuti in modo organico su due temi che hanno una considerevole ricaduta sia sull'effettività della governance del Paese che sulla generale efficienza delle Amministrazioni Locali. Al centro di entrambi i provvedimenti vi sono interventi volti a ridurre la dipendenza finanziaria degli enti locali dallo Stato seguendo una nuova logica che si basa prevalentemente su due leve quella della fiscalità e quella delle fonti di finanziamento alternative. La legge di riforma della contabilità pubblica ha integrato le disposizioni della legge sul federalismo fiscale assegnando al Governo il compito di adottare uno o più decreti legislativi per la definizione dei principi volti - tra l'altro - anche all'armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio degli enti pubblici.
Il D. L. 174/2012 - convertito con modificazioni dalla legge 7 dicembre 2012 n. 213 - ha introdotto un nuovo sistema dei controlli interni per gli enti locali. Nello specifico è stata prevista l’implementazione di forme ulteriori di controllo rispetto a quelle preesistenti che, in parte, sono state anche rivisitate. Con il presente lavoro si è inteso effettuare un approfondimento specifico sulle singole tipologie di controllo: il controllo di regolarità amministrativa e contabile; il controllo di gestione; il controllo strategico, il controllo sugli equilibri finanziari dell’ente, il controllo sulle società partecipate dagli enti locali, il controllo sulla qualità dei servizi erogati. Tale nuovo sistema dei controlli se correttamente implementato può costituire un valido supporto per la funzionalità e per il raggiungimento delle condizioni di economicità degli enti sempre più impegnati ad utilizzare in maniera razionale e produttiva le limitate risorse disponibili.
Nell’attuale panorama del settore pubblico italiano, il tema dell’incidenza delle spese della politica assume un ruolo predominante tanto per la scarsità delle risorse finanziarie, quanto per la delegittimazione degli organi istituzionali che si è registrata negli ultimi anni. Ne consegue che, da un lato, la conoscenza delle spese sostenute per l’attività politica è condizione necessaria ad un più attento utilizzo delle risorse finanziarie limitate. Dall’altro, la trasparenza circa tali voci di spesa rappresenta un utile strumento per il recupero di legittimità da parte degli amministratori pubblici, in un contesto come quello attuale in cui la remunerazione della classe politica è spesso accompagnata da un senso di non appropriatezza ed ingiustizia agli occhi della collettività amministrata. Ulteriore elemento di attualità circa questi temi e, in particolare, di quelli inerenti la rappresentazione contabile delle spese inerenti gli organi elettivi, deriva dalla recente riforma del sistema contabile pubblico. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di approfondire la spesa degli organi istituzionali, sia in termini di significatività ed uniformità fra enti locali differenti, sia in termini di grado di trasparenza contabile riservato alle stesse. La metodologia seguita è quella della ricerca empirica sui conti del bilancio dei comuni italiani capoluoghi di regione, mediante un’analisi in ottica comparativa. Dall’analisi effettuata emergono aspetti che, fra l’altro, potrebbero fornire alcuni spunti di riflessione utili nell’attuazione della riforma del sistema contabile, con specifico riferimento alle spese per la politica. In particolare, la ricerca mette in luce il grado di significatività ed uniformità della spesa relativa agli organi istituzionali, evidenziando alcune criticità, legate alla chiarezza sulla composizione della stessa, e conducendo a riflessioni su possibili ulteriori elementi di disclosure.
Il D.L. n. 83/2012 ha introdotto alcune modifiche al diritto fallimentare favorendo, in particolare, le soluzioni negoziali compatibili con la prosecuzione dell’attività aziendale. La condizione di generale equilibrio dell’impresa può essere ripristinata rimuovendo gli ostacoli che spesso limitano l’accesso al credito rendendo difficile il reperimento del capitale necessario sia nella fase antecedente la procedura concorsuale che durante lo svolgimento della stessa. Il legislatore è intervenuto prevedendo il meccanismo della pre-deduzione mediante il quale si è rafforzata la tutela di tutti quei soggetti - intermediari finanziari, terze economie, soci dell’impresa - che accettano di erogare il credito in funzione: - della predisposizione del piano di concordato preventivo o della negoziazione degli accordi di ristrutturazione dei debiti (finanza ponte); - dell’ammissione alla procedura di concordato preventivo ovvero dell’omologazione dell’accordo di ristrutturazione (nuova finanza).
This paper aims to fix the state of the art on internal control systems in Italian Local Authorities. In particular, the work explores a recent Decree Law (n. 174 of 10 October 2012) and highlights the potential effects in terms of new impetus to achieve results through the logic of internal controls, up to now unsatisfactory, in the public sector. The rules contained in the Decree Law n. 174/2012 represent new lifeblood to answer the need for results-oriented management (the private sector) and for the implementation of the internal control system in the Local Authorities and of the accounting tools and at the same time functional.
Il passaggio dal criterio della spesa storica a quello dei costi e fabbisogni standard costituisce indubbiamente una delle conseguenze di maggior rilievo introdotte in seguito alla riforma intervenuta in materia di federalismo fiscale. I costi e i fabbisogni standard, pur essendo un passaggio chiave del federalismo fiscale, non ritrovano nella normativa di riferimento un trattamento adeguato ed esaustivo. Nel lavoro, pertanto, sono state evidenziate le complessità tecniche e metodologiche relative alla quantificazione delle nuove grandezze e quindi le principali criticità correlate alla concreta applicazione del criterio sostitutivo della spesa storica destinato a divenire il modello di riferimento sul quale fondare il finanziamento integrale dell’attività pubblica afferente l’erogazione di alcuni servizi e dal quale dipenderanno per ciascun ente i trasferimenti perequativi.
La materia oggetto del presente lavoro ha di un ambito di operatività marcatamente specialistico e si caratterizza per un’ampia varietà di problematiche, anche di natura giuridica che, necessariamente, devono essere integrate con gli aspetti tipici della consulenza economico-aziendale. Nel contributo sono stati evidenziati, alla luce delle esperienze professionali maturate, alcuni degli aspetti più strettamente operativi inerenti alla figura e al ruolo svolto dal professionista che opera nell’ambito dei piani di risanamento (di cui all’art. 67, terzo comma, lett. d L.F.) e/o degli accordi di ristrutturazione (ai sensi dell’art. 182 bis L.F.) limitando pertanto l’analisi ai soli casi di turnaround aziendali in continuità. In tali fattispecie, infatti, l’obiettivo dell’incarico affidato al professionista è rappresento dal recupero di condizioni di normalità operativa mediante l’implementazione di interventi di ristrutturazione tutti tesi al raggiungimento di un nuovo equilibrio generale dell’impresa (economico, finanziario e patrimoniale), con l’evidente applicazione di criteri di valutazione degli assets aziendali diversi rispetto a quelli utilizzati nei casi in cui la finalità del piano sia, invece, di natura liquidatoria prevedendo, di conseguenza, la disgregazione del patrimonio aziendale e la sua traduzione in forma liquida a beneficio dei creditori.
Il dibattito sul ruolo e sulle funzioni degli organi sociali ed, in particolare, del collegio dei sindaci è ritornato di grande attualità ed interesse in questi anni caratterizzati da profonde novità legislative sulle tematiche della risoluzione della crisi d’impresa e, in modo specifico, della procedura del concordato preventivo. Nel presente lavoro, prendendo spunto dalle richiamate riforme in materia fallimentare e nell’intenzione di colmare un vuoto lasciato dagli aziendalisti, si vuol fissare lo stato dell’arte relativo al sistema di controlli a carico degli organi societari in presenza di una oggettiva difficoltà che porta l’imprenditore insolvente o in crisi a proporre ai suoi creditori la sistemazione della posizione di debito con un piano di risanamento. È infatti possibile che in presenza di disfunzioni aziendali accertate l’imprenditore scelga la via della procedura di concordato preventivo come una delle strade che il legislatore fallimentare offre per tentare di portare a soluzione le problematiche che hanno condotto al disequilibrio aziendale e, conseguentemente, per dare un nuovo impulso alle capacità aziendali.
Il presente lavoro è destinato ad approfondire le opportunità offerte all’imprenditore che, in situazione di crisi aziendale, intenda ristabilire le condizioni di equilibrio finanziario prima che patrimoniale ed economico della propria realtà produttiva. Le riforme degli ultimi anni, fino a quella più recente del 2012, hanno amplificato la centralità di strumenti atti a favorire la prosecuzione dell’attività imprenditoriale senza ricorrere ad altri istituti che, in modo irreversibile, determinano la cessazione dell’attività aziendale. In tale ambito, si colloca la procedura di concordato che è stata oggetto di radicali modifiche in seguito all’approvazione del c.d. Decreto Sviluppo (D.L. 83/2012). Infatti, tale atto normativo ha introdotto diverse disposizioni che, da un lato, snelliscono l’iter previsto dal vecchio impianto normativo e, dall’altro, assegnano una nuova natura al concordato preventivo che può essere inteso anche come un istituto finalizzato a conservare i valori positivi dell’azienda in crisi e che può facilitare la continuazione dell’avventura imprenditoriale.
Il tema della contabilità pubblica riguarda una molteplicità di soggetti e deve considerarsi trasversale rispetto a differenti aspetti di amministrazione delle aziende pubbliche, quali: la redazione del rendiconto di gestione, la valutazione della performance, la programmazione dell'attività futura, la razionalizzazione nell'uso delle risorse finanziarie, il controllo sulla spesa, la trasparenza contabile, ecc... L'ampiezza delle implicazioni che una variazione del sistema di contabilità pubblica può generare impone una attenta riflessione, proprio alla luce della recente Legge n. 196 del 31 dicembre 2009. Appare, quindi, necessario esaminare i contenuti della riforma interpretandone i riflessi sugli enti locali e fornire un momento di approfondimento a tutti coloro che si occupano di sistemi informativo-contabili nelle Amministrazioni Pubbliche (dirigenti pubblici, accademici, consulenti, politici).
Il lavoro scientifico si focalizza sulla capacità segnaletica del cash flow. Tale grandezza consente di comprendere al meglio gli andamenti che contraddistinguono le specifiche aree della gestione e di rilevare le eventuali criticità che inficiano le scelte del management, compromettendo la stessa. Il presente contributo, quindi, nasce con il preciso fine di proporre al soggetto aziendale una riflessione circa l’importanza che dovrebbe essere riservata al monitoraggio delle dinamiche finanziarie per prevenire ed evitare situazioni di crisi aziendale. Le variabili legate alla sfera finanziaria, infatti, hanno una valenza informativa rilevante e, spesso, hanno capacità segnaletiche maggiori rispetto a quelle espressive della redditività o della patrimonialità. Con il presente lavoro, pertanto, si illustra l’importanza di adottare un differente approccio all’analisi dei dati contabili, ricorrendo, anche, ad uno specifico documento contabile - il rendiconto finanziario - così come proposto dalla dottrina aziendalistica e dalla prassi contabile nazionale ed internazionale.
La pluralità di interessi che corvengono in azienda impone agli organi di corporate governance di non finalizzare la propria attività al perseguimento esclusivo della massimizzazione del profitto - a vantaggio della sola proprietà - quanto, piuttosto, di trovare un giusto equilibrio tra gli interessi e le aspettative manifestati da tutti gli stakeholder. La dottrina aziendalista è ormai concorde nel ritenere che le performance aziendali siano correlate sempre più all’integrazione sistemica - in sede di definizione delle strategie - di comportamenti socialmente responsabili. A tal fine, è importante che gli organi di governo si dotino di un sistema di regole attraverso il quale considerare e valutare le aspettative legittime di tutti portatori di interesse che divengono, così, elemento essenziale nella fase di definizione delle strategie sociali. In tale direzione, un valido strumento di ausilio è lo standard AA1000 STAKEHOLDER ENGAGEMENT STANDARD (AA1000SES) - redatto dall’Institute of Social and Ethical AccontAbility - che prevede un processo comunicativo bidirezionale ed interattivo con cui dare il giusto spazio al confronto ed alla verifica delle attese di tutti gli stakeholder.
Is there a relationship between sustainability strategies and the financial efforts for their realization? This is a particularly complex question considering that sustainability has generated an intense academic and political debate. In order to contribute to the debate, the authors investigate the existence of the relationship between the strategies of local authorities in terms of sustainability and their translation into financial commitments. To this end, firstly, the paper shows the results of research that explores the sustainability strategies of a sample of the 20 Italian regional capital cities, through the content analysis of their Performance Plans. Secondly, the authors present their elaboration of financial data related to the main dimensions of sustainability (environment and territory management, welfare area, and economic development). Finally, they discuss the relationship between the two aspects surveyed (strategies and expenditures committed to sustainability) highlighting critical perspectives also for future research. Briefly, the conclusions underline: a) great autonomy in formulating strategies, highlighted by the different programming documents analyzed; b) the main terms related to sustainability are rarely used; c) particular importance, from a financial point of view, was given to the environmental and welfare sustainability dimensions both in relation to the total current expenditure committed, and in terms of financial implementation. The expenditure impact for economic development is much lower, while the average level of financial implementation of the same is higher; and d) a discrepancy between the limited strategic consideration of the sustainability dimensions and the considerable amount of financial commitments related to sustainability.
The European Commission, through the reform of the Structural Funds program, has introduced a new cohesion policy for local development based on the concepts of subsidiarity, partnership and programming. Local Action Groups (LAGs), as public private partnership, are essential for the implementation of the European LEADER program by supporting integrated territorial development strategies of a pilot nature, based on a bottom-up approach. In this study adopting a statistical approach, the LEADER program, through the Local Action Group, is investigated as a model of multilevel governance useful in promoting local development, focusing on the formation of social capital, and strengthening relations and partnership synergy. To this aim a questionnaire has been addressed to all the 132 LAGs operating in Italy. The research highlights the role played by LAGs in generating a collaborative network and social capital, contributing to the achievement of the objectives of local development.
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