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Patrizia Resta
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università degli Studi di Foggia
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici. Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-DEA/01 - Discipline Demoetnoantropologiche
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, anthropology, study of the arts, philosophy
Settore ERC 3° livello
SH5_8 Cultural studies, cultural identities and memories, cultural heritage
This essay analyzes, from an anthropological perspective, the world of fishing in Manfredonia, a seaside city in Southern Italy. In particular, it focuses on the changes that have interested the forms and modalities of the fishing activity, with specific regards to its economic and productive aspects and the related technical knowledge. Based on ethnographic data collected during a research carried out from 2006 to 2009, this article reflects on the productive system (characterized by the phenomenon of hysteresis, that is the fission between traditional habitus and the contemporary practice field), on the commercialization process (based on the fish auction), and lastly on the various prejudices that surround the fishermen’s community and the culture of fishing.
Dai primi anni Novanta nel comune di San Marco La Catola, che segna il confine fra la Puglia ed il Molise, i giovani della proloco hanno ripreso e riproposto una festa antica, detta “A vecchij”. Uso noto e festa ancora viva altrove, “Sega la Vecchia” consiste nel costruire, intorno ad un fantoccio che rappresenta una vecchia, una farsa, che culmina con il momento in cui il suo corpo viene segato per estrarne oggetti fra i più vari e leccornie da lanciare ai bambini. Uso che si qualifica come un rito dalla semantica complessa, che si cercherà di indagare attraverso i filmati messi a disposizione dalla comunità sammarchese e quelli realizzati dal Centro di Documentazione visuale Ester Loiodice dell’Università degli studi di Foggia, ponendo attenzione in particolare alla dinamica processuale a cui è sottoposta la rilettura locale dell’evento, che si va sempre più configurando come pratica identitaria.
Il saggio affronta il caso degli immigrati albanesi all’interno del complesso contesto migratorio foggiano . La Capitanata è una provincia ad altissima densità di lavoro migrante impiegato prevalentemente in agricoltura e nel settore turistico. Il modello migratorio che caratterizza la provincia si inscrive nel “modello mediterraneo” pur presentando alcune specificità, come la prevalenza di contratti stagionali che non agevolano la formazione di comunità stabili, e di conseguenza, la compresenza in luoghi ghetto di migranti di diversa provenienza nazionale. In questo panorama, la presenza albanese si configura non solo come la componente maggioritaria, ma soprattutto come l’eccezione che conferma il modello, connotandosi essa sola per un progetto migratorio basato sull’idea di radicalizzazione nel territorio dauno d’arrivo.
Il contributo introduce, tracciando una sintesi critica della letteratura antropologica riguardante la vendetta di sangue, la monografia “Capitalisti di faida” esito di un’etnografia condotta sul promontorio del Gargano (Italia meridionale) dove da oltre cinquant’anni è attiva una faida che coinvolge numerosi nuclei familiari dell’area. Il contributo fornisce il quadro epistemologico e teorico utile a comprendere l’habitus comportamentale degli agenti del conflitto, posizionandolo nell’alveo del filone di studi che si rifanno all’analisi antropologica delle pratiche giuridiche locali
Il saggio descrive le trasformazioni che hanno investito il sistema di parentela lignatico segmentario in Albania mostrando come il principio della segmentarietà abbia giocato un ruolo attivo nel mediare il passaggio verso l’organizzazione sociale contemporanea. Si è dimostrato, sulla base dell’etnografia proposta, che i segmenti di lignaggio, in una situazione di conflitto subentrata dopo la caduta del Socialismo, hanno agito come gruppi mobili che hanno attivato reti di alleanza che, basati sulla solidarietà dei siblings, hanno organizzato la propria leadership privilegiando i campi situazionali piuttosto che quelli parentali.
Il saggio indaga il tema della vendetta in un un’opera seicentesca, Il ritorno di Ulisse in patria, musicata da Monteverdi su un libretto di Badoaro, tratto dall’Odissea di Omero. Questo dramma in musica richiamando il tema della vendetta e i miti che intorno ad essa sono intessuti consente di ricostruire le due interpretazioni di vendetta evocati nei miti classici. Una che ne accentua l’aspetto di forma primigenia di giustizia violenta, legata all’onore ed alla difesa della famiglia; l’altra che la considera uno stadio primitivo del diritto.
L’obiettivo del saggio è quello di dimostrare che il mito di Glauco e il racconto di Cola Pesce, che oggi paiono inattuali, con il corredo di segni che trasmettono sono dispositivi mitopoietici ancora attivi. La comparazione fra varianti del racconto popolare di Cola Pesce tratte sia dalla tradizione orale che dalla trascrizione di Benedetto Croce e Italo Calvino con il più noto mito di Glauco presente nelle Metamorfosi di Ovidio, ha costituito il punto di partenza di un’analisi che, nell’assumere come propria la prospettiva del rito di passaggio all’età adulta, implicato in entrambe le narrazioni, riflette invece sulla capacità di risignificazione che esse possiedono. Le storie dei due eroi, di cui non si narra più, si conservano quali disposi¬tivi essenziali perché gli uomini si pensino radicati al contesto storico culturale cui sentono di appartenere, permettendo loro di vincere la paura di perdersi nello spazio troppo vasto del mondo globalizzato.
Il saggio indaga il modo in cui il linguaggio cinematografico recepisce le modalità che l’immaginario collettivo elabora, in forme storiche diverse, per rappresentare gli archetipi che fondano il senso dell’esistenza umana, in questo caso, la dialettica che lega la vita e la morte. Come esempio paradigmatico, ci si riferisce ai riti pasquali, che si celebrano ogni anno nel mondo cristiano, e cattolico in particolare. Attingendo al bagaglio epistemologico proprio dell’antropologia visuale, si analizzano due lungometraggi, O Acto da Primavera di Manoel de Oliveira e Via della Croce di Serena Nono, fra loro diversi e distanti, non solo nel tempo, ma accumunati dalla centralità riservata alla Passione di Cristo. Attraverso una rappresentazione che richiama sia la tradizione dottrinale che quella popolare, si riflette su come l’immagine cinematografica si disponga lungo un asse percettivo, plasmato dall’immaginario collettivo, simile a quello che governa, nelle culture popolari, le sacre rappresentazioni e le processioni che si svolgono durante la Settimana Santa.
Taking as ethnographic material the blood feud in Albania in the twentieth century, this article aims to show that both the blood feud and the feud are manifested through the exercise of violence and according to the defense of moral or material interests of a group. Nevertheless, they respond to a different logic. The general assumption of this study is that the values of the feuding paradigm are negotiable; as such, they can be at play and can be constantly modified even in contexts functionally renewed.
In recent decades important processes of re-signification, often conflicting with each other, have involved the practices related to the manufacturing of traditional products. Starting from the results of a previous research about the dairy sector, concluded more than ten years ago, focusing on the production of caciocavallo, a pear-shaped cheese made by milk of podolica cow, a typical cow in Gargano (a mountain in the north of Apulia - Southern Italy), this article wants to verify if the assumptions, the problems and the expectations founded in the previous search still have their validity. Starting from the observation that the representation of typicality was gradually more and more linked to the policies of enhancement of local cultural heritage, we will analyze the transformations that have involved the caciocavallo by the process of marketing so as to subject it to the contemporary market strategies and convert it in a tourism management instrument
Il saggio individua e analizza all’interno dello “Archivio per lo studio delle tradizioni popolari” curato da Pitré e Salomone Marino, edito fra il 1882 ed il 1909, e nella “Rivista delle tradizioni popolari italiane” diretta da De Gubernatis, pubblicata fra il 1893 e il 1895, alcuni riferimenti agli usi giuridici locali e le notizie relative ad organizzazioni criminali come la mafia e la camorra. I riferimenti in essi contenuti, seppure limitati, rispondono all’esigenza di documentare quanto delle consuetudini giuridiche locali era ancora presente nella memoria orale, costituendosi quale repertorio essenziale delle consuetudini eterogenee che convivevano all’interno della neonata nazione unitaria, mentre quest’ultima stava definendo un modello giuridico statale.
Il saggio attraverso una prospettiva antropologica offre alcune riflessioni sul tema del dolore che insieme all’analisi di fenomeni quali la malattia, la cura, il corpo inteso come universo di significati e valori, costituiscono i cardini di studio dell’antropologia medica e consentono di decodificare gli apparati simbolici che in ogni società veicolano i significati che ruotano intorno al corpo e alla salute.
Nel Subannennino Dauno ancora oggi durante il Carnevale, tempo di rinascita e mutamento, ondeggiando su di un’altalena a cavallo dell’uscio di casa, si cantano gli Sciamboli, canti tradizionali oggetto di indagine etnografica. Il saggio ne esplora la persistenza riallacciandola al mito di Icario, nella convinzione che la ricchezza simbolica degli Sciamboli e la complessità semantica di cui sono portatori, trovi efficace chiave interpretativa nel mito classico capace di illuminare i coni d’ombra e di aprire l’analisi alla multifocalità posta in essere quando il mito si intreccia alla pratica sociale.
Il saggio indaga la costruzione dello Stato-Nazione, declinando il processo di omologazione delle diverse consuetudini giuridiche locali alla luce della costituenda normativa nazionale a cui facevano da sfondo
The paper presents the reasons why it’s necessary to open a debate about the crisis of anthropological studies in Italy, recalling the steps that over the years have led a weakening of the scientific thinking and a decrease of the anthropological teachings role within Italian Academy, as can be seen from the picture that emerges from the reconstruction offered by the ANVUR (National Agency for the Evaluation of the University and Research) for to the period 2010-2012. To this purpose, the paper compares the different positions expressed in the debate sponsored by A.I.S.E.A. on this issue and accepted in this volume, by focusing on the need, widely shared, of epistemological dimension recovery within the anthropological discipline, such as raising factor of interconnections that anthropological production permits.
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