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Caterina Mannino
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Beni Culturali
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichita,filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-ANT/07 - Archeologia Classica
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_3 General archaeology, archaeometry, landscape archaeology
Guida del Museo Archeologico di Vaste
Nel 1992, a nord di Brindisi, sui fondali di Punta del Serrone veniva scoperto un complesso di statue antiche di bronzo frammentarie inquadrabili fra i secoli IV a.C. e II d.C. Fra i bronzi - che al momento della dispersione in mare costituivano un “carico di metallo” destinato alla fusione - si riconoscono statue ideali e immagini di personaggi di spicco nel mondo politico e culturale. Particolare interesse riveste la statua di Polydeukion, il discepolo del sofista ateniese Erode Attico: tale scultura fornisce dati preziosi per inquadrare l’intero complesso dei bronzi brindisini e suggerire una loro provenienza da un importante contesto della Grecia.
The underwater excavations carried out in 1992 at Punta del Serrone - a site in the S Adriatic sea, located about 2 km N of Brindisi - yielded up a rich complex of bronze statues in fragmentary conditions, dating from the 4th c. BC to the 2nd c. AD. These sculptures display a high stylistic quality and a great typological variety (gods, Greek philosophers, prominent individuals, members of the imperial family). Of central importance among these bronze works is a life-size statue representing Polydeukion, the favourite pupil of the Athenian sophist Herodes Atticus. Polydeukion died prematurely and was honoured by Herodes as a hero. Images of the boy were located at various sites in Greece, both in villas owned by Herodes Atticus and in the public buildings which he commissioned or restored. Of a portrait type securely associated with Polydeukion at least 25 replicas exist, making Polydeukion the most commonly portrayed private figure under the principate and one of the best expressions of art in the 2nd c. A.D. The image of Polydeukion discovered at Punta del Serrone is very important, since it is the only extant bronze portrait statue of the boy. Polydeukion is portrayed wearing a chiton (tunica) and the himation, in the typical attire of a young citizen and intellectual, perhaps like “the hero of Herodes” mentioned by the inscription on a base of a Delphic statue of his: a hero of paideia.
Nel presente contributo si analizza una particolare classe di vasi scoperti in alcune aree di necropoli della Puglia anellenica centro-settentrionale: le piccole oinochoai a corpo globoso, caratterizzate da una decorazione sovraddipinta in rosso, realizzate ad Atene nel V sec. a.C. Si tratta di una produzione senza dubbio “of little intrinsic merit but interesting on technical and historical grounds” . Tali vasi di produzione corrente risultano diffusi prevalentemente in Attica . Appaiono dunque attestazioni del tutto singolari i rari choes attici sovraddipinti presenti in Occidente fra i quali si annoverano anche gli esemplari rinvenuti nel settore centro-settentrionale della regione apula . L’obiettivo che ci si prefigge è duplice: inquadrare nel dossier della documentazione nota i choes - in parte ancora inediti - scoperti fra il 1976 e il 1978 nella necropoli di Rutigliano e riflettere sulla funzione che potrebbero aver rivestito, in ambito indigeno, questi particolari vasi di importazione greca.
Si presenta, per la prima volta, un cratere a campana protolucano appartenuto all’insigne geologo Antonio Lazzari e attualmente esposto presso il Museo Archeologico di Castro (Lecce). Il vaso proviene, stando a fonti orali, dall’insediamento messapico di Manduria e mostra sul lato principale una menade con tirso fra due satiri; sul lato secondario campeggiano tre giovani ammantati. Per la forma e la decorazione il cratere si confronta con vasi realizzati, intorno al 430 a.C., dal Pittore di Amykos, un ceramografo che, sulla base di vari indizi, si ritiene attivo a Metaponto nel quartiere ceramico scoperto negli anni Settanta. Nel contributo il cratere di Castro, oltre ad essere analizzato sotto l’aspetto stilistico, viene presentato nel quadro più ampio delle importazioni protolucane in Messapia. L’obiettivo è quello di comprendere il contributo che questo nuovo interessante documento porta alla discussione sui meccanismi che regolavano l’acquisizione da parte dei Messapi delle ceramiche figurate greche, un tema che le ricerche sui contesti di rinvenimento sviluppate dal settore di Archeologia Classica dell’Università del Salento hanno contribuito a chiarire, evidenziando l’importante ruolo che i manufatti di importazione rivestivano nelle dinamiche di autorappresentazione delle aristocrazie locali.
Lo scavo subacqueo condotto nel 1992 a Punta del Serrone (Brindisi) ha evidenziato un complesso di sculture in bronzo frammentarie di alto livello stilistico. Si tratta di settecento frammenti che si riferiscono a statue a grandezza naturale e colossali - databili fra la metà del IV sec. a.C. e il II sec. d.C. - raffiguranti divinità e personificazioni, intellettuali, personaggi di spicco sul piano politico-militare, membri di famiglie prestigiose o al potere. Al momento della dispersione in mare le sculture non costituivano più delle ‘opere d’arte’ ma si configuravano come un ‘carico di rottami’ destinato alla fusione: le statue sarebbero state imbarcate già in frammenti sulla nave destinata a trasportarle in Adriatico. Le sculture provenivano dalla Grecia: il dato si evince da più elementi, il più significativo dei quali è la presenza, nel complesso documentario, della statua di Polydeukion, il discepolo prediletto del celebre sofista ateniese Erode Attico. Nel contributo ci si sofferma in particolare sulla statua di una bambina di dimensioni reali di cui si conservano la testa e un braccio nudo adorno di un bracciale a forma di serpente. Il ritratto bronzeo della bambina da Punta del Serrone si confronta con una testa in marmo pentelico del Museo Nazionale di Atene: le due sculture raffigurano lo stesso personaggio e dipendono da un unico prototipo. Ai fini della datazione significativa è l’acconciatura che caratterizza sia le statue delle figlie di Marco Aurelio sia la ritrattistica privata di età antonina. La bambina raffigurata nei ritratti di Brindisi e di Atene non appartiene alla casa imperiale ma alla famiglia di un esponente della classe dirigente. In questa figura di spicco non è difficile riconoscere Erode Attico e la bambina potrebbe essere una delle figlie del sofista.
Le ricerche sulla Messapia che Università del Salento e Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia sviluppano da numerosi anni, con l’obiettivo di approfondire la conoscenza del territorio attraverso una lettura integrata di insediamenti e contesti, hanno consentito di acquisire dati utili a chiarire anche il ruolo rivestito, in tale regione etnico-culturale del mondo antico, dal ‘cratere a volute’. La lettura dei contesti archeologici che hanno restituito crateri a volute aiuta a comprendere i criteri che determinarono in Messapia la selezione e l’utilizzo di questa forma vascolare che - considerata l’estrema rarità - doveva essere considerata dalle aristocrazie locali particolarmente rappresentativa. I crateri a volute attici a figure nere provenienti dai recenti scavi condotti a San Vito dei Normanni e Muro Leccese gettano luce sul significato attribuito a tali prestigiosi manufatti in età arcaica. Per la fase classica un documento di notevole interesse è stato rinvenuto nel 1994 in una sepoltura della necropoli di Mesagne. Si tratta di un cratere a volute fittile su sostegno caratterizzato da una superficie argentata, realizzato a imitazione dei rarissimi esemplari metallici di forma analoga fra i quali si annovera il monumentale vaso bronzeo oggi a Boston scoperto nell’insediamento messapico di Vaste.
Nel 1992, a nord di Brindisi, sui fondali di Punta del Serrone veniva scoperto un complesso di statue antiche di bronzo frammentarie inquadrabili fra i secoli IV a.C. e II d.C. Fra i bronzi - che al momento della dispersione in mare costituivano un “carico di metallo” destinato alla fusione - si riconoscono statue ideali e immagini di personaggi di spicco nel mondo politico e culturale. Particolare interesse riveste la statua di Polydeukion, il discepolo del sofista ateniese Erode Attico: tale scultura fornisce dati preziosi per inquadrare l’intero complesso dei bronzi brindisini e suggerire una loro provenienza da un importante contesto della Grecia.
L’Ipogeo delle Cariatidi è una monumentale tomba a camera ellenistica, riccamente scolpita in calcare, individuata a Vaste nel 1869. Una ricostruzione in legno della facciata dell’Ipogeo è collocata all’ingresso della prima sala del pian terreno del Museo Archeologico di Vaste: la ricostruzione si ispira alle essenziali sagome dello scultore Mario Ceroli.
L’Ipogeo delle Cariatidi è una monumentale tomba a camera ellenistica individuata a Vaste nel 1869. Dell'Ipogeo si conserva oggi solo parte della ricca decorazione scultorea . Una ricostruzione in legno della facciata dell’Ipogeo è collocata all’ingresso della prima sala del pian terreno del Museo Archeologico di Vaste: la ricostruzione si ispira alle essenziali sagome dello scultore Mario Ceroli.
Nel contributo si offre una messa a punta sui dati noti relativi all’Ipogeo delle Cariatidi, una monumentale tomba a camera ellenistica, riccamente scolpita in calcare, che nel 1869 L. De Simone individuò - saccheggiata e in parte distrutta - nel fondo Maura di Vaste (presso l’attuale Piazza Dante, al centro dell’insediamento messapico). Si presentano, inoltre, le ipotesi di ricostruzione dell’Ipogeo finora proposte dagli studiosi, la più recente delle quali - formulata nel 2010, da archeologi dell’Università del Salento - si basa sul confronto con l’Ipogeo Palmieri di Lecce, una rara tomba a camera messapica ben conservata caratterizzata da sculture.
The aim of this paper is to provide an overview of the literary, numismatic and archeological sources presumed since 18th century to attest the cult of Artemis in Brindisi. Particular attention is paid to the archaeological evidence, expecially to the marbles sculptures of Artemis considered in their ancient contexts. Of great interest is also a clay statuette of a hunting Artemis in short chiton and with a dog at her feet discovered in 1988 in the courtyard of the Vescovado in Piazza Duomo, where the excavations brought to light a segment of a building with a portico dated to the Hellenistic period and other significant material. Among the finds there were an antefix with the head of Artemis Bendis and objects that are closely linked to the religious sphere. The portico may have been built during the extensive monumental construction of a sanctuary complex that took place in the area of Piazza Duomo in the 2nd-1st centuries BC.
Il Sistema Museale di Vaste e Poggiardo è composto dal Museo Archeologico e dal Parco dei Guerrieri, frutto dei ritrovamenti effettuati nelle campagne di scavo dirette dal prof. Francesco D’Andria, dalle chiese rupestri di S. Maria degli Angeli e dei Ss. Stefani e, infine, dall’area naturalistica attrezzata dell’Arboreto didattico. Questo nucleo di beni culturali ed ambientali è contraddistinto da una segnaletica in magenta, colore che identifica Poggiardo nell’ambito del SAC, Sistema Ambientale e Culturale delle Serre Salentine. L’istituzione del Sistema Museale rappresenta un importante risultato cui si giunge dopo alcuni decenni di ricerche ed opere di tutela e valorizzazione condotte nell’ambito di una proficua collaborazione tra enti territoriali, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Università del Salento.
The terracotta tablets stamped with coin types show important evidence for the relations that existed between the territory of Tuder, to which Scoppieto belogs, and Sicily. The coin types can in fact be attributed to the Sicilian mints of Messana and Tindari, to which can be added those of Centuripe and Calacte, which inspired the symbols stamped on the altar identified as an offering in the sanctuary. It is supposed that they can be interpreted as moulds for making relief elements to be applied as decorations.
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