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Maria Vittoria Dell'anna
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichita,filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-FIL-LET/12 - Linguistica Italiana
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH4 The Human Mind and Its Complexity: Cognitive science, psychology, linguistics, philosophy of mind
Settore ERC 3° livello
SH4_9 Theoretical linguistics; computational linguistics
Il lavoro illustra il contributo del TLIO alla sistemazione e alla descrizione dei lessici tecnico-settoriali nell’italiano antico, con particolare riferimento all’ambito giuridico. Dopo aver presentato i metodi d’indagine consentiti dall’opera per il lessico tecnico, il lavoro indaga l’insieme del lessico giuridico (ricavato tramite ricerca per marca d’uso “dir.”) con riguardo per i seguenti aspetti: trattamento di voci, definizioni, esempi; tipologia di autori, fonti, esempi e loro pertinenza rispetto all’accezione tecnica. Tra le finalità del lavoro: - offrire spunti di descrizione del lessico giuridico nei primi secoli di vita del volgare italiano, in una fase di convivenza (che si protrarrà ancora per secoli) tra testi giuridici in volgare e testi giuridici in latino; - segnalare ambiti di miglioramento rispetto alle indicazioni della lessicografia storica ed etimologica (a partire da sicure retrodatazioni); - contribuire ad una più puntuale stratificazione semantica del lessico giuridico anche in rapporto alla geografia degli ordinamenti e delle istituzioni medievali; - tentare di individuare linee di sviluppo storico.
Il lavoro ha per oggetto la lingua giuridica italiana contemporanea osservata dal punto di vista dei testi prodotti dal giudice. Esso offre un’analisi linguistica della sentenza e ne descrive i fenomeni notevoli di testualità, sintassi e lessico, valutandoli in considerazione dei tratti generali della lingua del diritto, individuando elementi di contatto o divergenza rispetto alla lingua comune o a modalità diverse di realizzazione della lingua in seno allo stesso dominio giuridico. L’analisi si fonda su un campione di testi costituito da cento sentenze di ambito civile e penale (e dalle relative massime ufficiali) emesse dalla Corte di Cassazione nell’ultimo ventennio e si sviluppa nei seguenti cinque capitoli: 1 – Linguaggio giuridico e testi giuridici. La sentenza; 2 - La sentenza. Struttura del testo, argomentazione; 3 - La sentenza. Aspetti di sintassi, morfosintassi, testualità; 4 - La sentenza. Il lessico; 5 - Dopo la sentenza, oltre la sentenza: le massime giurisprudenziali.
La bibliografia sul linguaggio giuridico italiano dà una rappresentazione efficace della qualità e della quantità di occasioni che da qualche decennio giuristi e linguisti dedicano ai temi del rapporto tra lingua e diritto. Tra i percorsi battuti c’è anche la lingua del giudice nella sua più tipica realizzazione testuale, la sentenza, qui discussa anche nell’ottica del dibattito sul processo come evento comunicativo e sulla semplificazione degli atti processuali come vie per una compiuta democrazia linguistica. Il volume si pone in continuità con questi percorsi, offrendosi al tempo stesso come prima e organica ricerca sul tema dei testi giurisprudenziali fondata sull’esame di un campione di sentenze significativo per ampiezza e organo giurisdizionale (cento decisioni emanate negli ultimi venticinque anni dalla Corte di Cassazione, organo che più ha inciso sulla formazione di una fisionomia generale della sentenza in Italia). Il lavoro descrive la struttura e i fenomeni notevoli di sintassi, lessico, testualità e argomentazione della sentenza, osservando i punti di contatto o divergenza rispetto alla lingua comune e i rapporti intertestuali entro la cornice comunicativa dello stesso dominio giuridico. La prospettiva del giudizio connota infatti la lingua del giudice di aspetti specifici, contigui ma per altri versi lontani dalla lingua del legislatore, dell’avvocato, del notaio, del giurista in sede di elaborazione dottrinale. Completa l’indagine una sezione dedicata alla massima giurisprudenziale, genere testuale finora assente negli studi linguistici sui testi giuridici italiani.
Parlare di errore nella comunicazione politica significa parlare della distanza tra il produttore del messaggio (il politico) e il ricevente (il cittadino) e, al contempo, della distanza tra il contenuto del messaggio e quello dell'agire politico. Su ciò si innestano le riflessioni in merito agli effetti prodotti sulle forme del linguaggio politico dalla progressiva mediatizzazione della politica e dall'utilizzo della rete da parte di leader e candidati.
Il volume si apre con una introduzione generale al binomio lingua e politica e ai diversi approcci di metodo che possono indagarlo, dando la priorità all’accresciuta attenzione che gli studi sull’italiano contemporaneo hanno dedicato negli anni recenti alle nuove forme della comunicazione politica, in conseguenza sia dei nuovi assetti elettorali ed istituzionali del nostro Paese, sia del generale interesse verso le realtà testuali degli odierni linguaggi settoriali. Il volume offre poi un panorama storico sui momenti centrali del linguaggio politico in Italia nel ’900 e sui principali studi in materia. Illustra i differenti generi di discorso e di testo politico e informa infine - anche sulla scorta di passi scelti - sulle tendenze linguistiche (lessico, sintassi, testualità, campi semantici e tratti retorici) diffuse nei testi politici e politico-giornalistici degli ultimi anni.
Dopo una breve introduzione al concetto di linguaggio giuridico e ai testi giuridici, il contributo esamina il processo come evento di natura anche linguistica, in cui convergono diversi registri e pratiche espressive di stampo giuridico: la lingua della legge, la lingua dei giudici e la lingua degli avvocati, e poi la lingua dell’interpretazione e le varietà dell’italiano prodotte dai partecipanti non giuristi al processo. Se ne discute a proposito dei temi su cui il dibattito odierno su lingua e processo si è principalmente orientato: la chiarezza espositiva e la qualità linguistica di sentenze e atti processuali come garanzie di democrazia linguistica verso il cittadino comune, come strumenti di facilitazione del lavoro di avvocati e magistrati, come vie per ridurre i tempi della giustizia e per realizzare il “giusto processo”. Sono richiamate le principali iniziative portate avanti negli ultimi dieci-quindici anni da Accademia della Crusca, università, istituzioni, magistratura, avvocatura, organi giurisdizionali, ordini forensi.
Il saggio presenta una selezione di parole e locuzioni giuridiche valutate con riguardo alla presenza e al trattamento nei dizionari dell’uso e storici e in estesi archivi elettronici di testi giuridici distinti per periodo (testi antichi, moderni e contemporanei) e tipologia (testi normativi, applicativi e giurisprudenziali, dottrinali, testi della prassi). Il saggio intende contribuire alla conoscenza del lessico giuridico e al perfezionamento delle informazioni lessicografiche. La documentazione attraverso esempi e contesti tratti dai repertori indagati consente in particolare di segnalare voci o accezioni significative non trattate dai dizionari, di proporre possibili retrodatazioni, di individuare scarti di rilievo tra definizioni presenti nei dizionari ed effettiva consistenza semantica delle voci in esame nei testi giuridici. La diversa distribuzione delle voci tra testi normativi e testi di altro tipo, osservata attraverso minimi raffronti quantitativi, prospetta atteggiamenti di scrittura e di elaborazione del discorso giuridico di volta in volta riferibili a esigenze di denotazione tecnica o a fatti di natura espressiva. Il carattere tecnico delle voci e delle accezioni considerate o la loro relazione con abitudini scrittorie proprie del testo giuridico sono confortati da una parallela ricerca in repertori elettronici di testi della tradizione letteraria o storico-culturale italiana, quasi in ogni caso improduttiva di attestazioni utili.
Il Dizionario del linguaggio italiano storico ed amministrativo di Giulio Rezasco, pubblicato a Firenze per i tipi Le Monnier nel 1881, è tra i maggiori risultati della lessicografia specialistica postunitaria e l’unico dizionario storico del diritto pubblico ad oggi disponibile. L’opera e l’autore (1813-1894), alto funzionario del Ministero della pubblica istruzione, sono spesso citati all’interno di lavori sulla lessicografia italiana e sui caratteri e sull’evoluzione del lessico giuridico in Italia o nell’ambito di studi più spiccatamente storici, ma fino ad ora non paiono essere stati oggetto di specifica attenzione. La ricerca illustra caratteri e finalità del dizionario, collegandoli al quadro storico-culturale che ne sostanziò l’ideazione e la realizzazione e al panorama della lessicografia coeva. Essa informa sulla macrostruttura del dizionario e sui criteri di selezione del lemmario e sulla scorta di esempi significativi descrive la struttura della voce e le modalità della definizione e della documentazione. Si sofferma inoltre su alcuni punti di pregio del dizionario, come l’amplissimo elenco delle fonti utilizzate (opere storiche, politiche e letterarie maggiori e minori; grandi vocabolari dell’800; statuti e bandi, documenti d’archivio, relazioni, cronache, lettere), indagate soprattutto nel loro interesse storico e amministrativo.
Il lavoro offre un ritratto comunicativo di Nilde Iotti attraverso l’analisi linguistica e testuale di un campione dei discorsi parlamentari pronunciati nel corso dell'attività parlamentare dalla I alla XIII legislatura (1946-1999). I discorsi sono scelti tra quelli pubblicati nella raccolta Nilde Iotti, "Discorsi parlamentari", Roma, Camera dei Deputati, 2003 (vol. I, 1946-1983 e vol. II, 1983-1998). Il campione è selezionato secondo l’interesse tematico dei discorsi e la loro convergenza sui principali temi dell’impegno politico della deputata: diritti delle donne e pari opportunità, famiglia e riforme civili, lavoro, ruolo europeo e internazionale dell’Italia. L’indagine sui testi privilegia il livello dell’analisi lessicale e semantica e gli aspetti retorici e argomentativi. Essa si propone come contributo allo studio del linguaggio parlamentare italiano e come momento di riflessione intorno alla lingua delle donne in politica, sulla tracce di una comunicazione politica di genere (del genere, non sul genere) quasi assente nella bibliografia specifica sul linguaggio politico italiano.
Il lavoro esamina la presenza e il trattamento del lessico giuridico nei dizionari dell’uso della lingua italiana (DO, GRADIT, SC, Zing, VOLIT) e riflette sul modo in cui la lingua del diritto e i suoi aspetti di variazione rispetto alla lingua comune o ad altre varietà diafasiche settoriali emergono dalla recente descrizione lessicografica di tipo sincronico. Il lavoro parte da una ricognizione preliminare nei dizionari consultati della consistenza e della tipologia del lessico giuridico: tecnicismi specifici e riformulazioni giuridiche, tecnicismi collaterali, voci di uso comune, altro. Presenta le principali modalità definitorie e i possibili modelli di riferimento lessicografici e testuali (tra questi, testi legislativi e codici). Confronta accezioni comuni e accezioni di ambito giuridico o di altri ambiti (gerarchia e rapporto tra accezioni; presenza/assenza di marca diafasica settoriale; eventuale indicazione di uso infrasettoriale). Osserva il trattamento di voci formate con affissi ricorrenti nel lessico giuridico e di locuzioni, collocazioni e unità polirematiche (trattate solo da alcuni dizionari). Segnala gruppi, categorie di voci o accezioni ben attestate nei testi giuridici, ma tendenzialmente escluse dalla lemmatizzazione nei dizionari: prassimi e sinonimi cólti, frequenti in testi di giurisprudenza e dottrina, ossia in tipi di testi ancora poco spogliati dalla lessicografia; voci o locuzioni di formazione incipiente. All’indagine nei dizionari il lavoro affianca la ricerca in ampi archivi di testi giuridici (contemporanei e non) e si propone, anche grazie al confronto con le informazioni lì rintracciate, di suggerire possibili linee di metodo per perfezionare le indicazioni lessicografiche (entro i caratteri propri dei dizionari dell’uso) nella gestione complessiva della voce, nella datazione, nell’aderenza delle definizioni all’effettiva realtà semantica delle voci all’interno dei testi.
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