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Gianluca Selicato
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA
Area Scientifica
AREA 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/12 - Diritto Tributario
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
1. La valorizzazione ai fini fiscali delle aggregazioni imprenditoriali: lineamenti evolutivi dell’ordinamento tributario italiano. – 2. La neutralizzazione delle distorsioni fiscali infra-gruppo nel modello elementare di applicazione dell’Ires. – 3. Le opzioni per la trasparenza e per il consolidato fiscale: soluzioni necessitate ed “eccesso di difesa” del sistema. – 4. Nuovi schemi promozionali delle reti di imprese “localizzate” e favor fiscale per i processi aggregativi: tra mito e realtà. – 5. Reti di imprese e aggregazioni imprenditoriali nella prospettiva degli incentivi fiscali.. 6. Condizioni per accedere alle agevolazioni; Modalità di fruizione e termine del regime agevolativo
Commento analitico all'Art. 179 Tuir "Regime di neutralità fiscale" secondo il format Breviaria Iuris
Commento analitico all'art. Art. 178 del Tuir "Fusioni, scissioni conferimenti di attivo scambi di azioni concernenti società di Stati membri diversi", secondo il format Breviaria Iuris
- La rivalutazione monetaria e gli interessi compensativi per il ritardato pagamento delle differenze stipendiali costituiscono reddito da lavoro dipendente e sono sempre stati soggetti a tassazione, come è confermato dalla norma interpretativa contenuta nell’art. 1 del d.lgs. n. 314 del 1997. Conseguentemente la percezione delle somme costituisce il momento decisivo ai fini dell'imposizione fiscale, cui bisogna fare riferimento per individuare la disciplina applicabile al prelievo.
- In tema di IVA, ai sensi dell’art.9, n.2, lett.a), della Sesta direttiva del 1977, il luogo di tassazione delle prestazioni di servizi consistenti nell’agevolare lo scambio tra titolari di diritti di godimento a tempo ripartito di un bene immobile destinato a villeggiatura deve essere individuato nello Stato in cui è ubicato l’immobile sul quale l’associato possiede il diritto di godimento turnario. In quanto derivanti dallo sfruttamento dei diritti correlati ad un immobile, tali servizi presentano un collegamento con il territorio dello Stato membro in cui l’immobile medesimo è ubicato.
All'interno di una compiuta rassegna sulle materie devlute alla Giustizia tributaria, l'esame si rivolge alla controversa giurisdizione in tema di contributi consortili.
La deducibilità dei compensi degli amministratori di società di capitali coinvolge questioni di ampio respiro quali la sindacabilità delle scelte imprenditoriali, il principio di inerenza e il suo utilizzo in chiave antielusiva. Si tratta di distinti profili di un’azione poliforme di contrasto all’evasione ed elusione fiscale che richiede una delicata mediazione tra libertà di iniziativa economica, certezza del diritto e buon andamento della pubblica amministrazione. A fronte di oggettive difficoltà nell’esercizio dell’azione accertarice, la giurisprudenza non di rado asseconda derive interpretative difficilmente raccordabili con il dato normativo o addirittura ultra legem. L'articolo analizza i profili evolutivi della questione, con particolare attenzione al contributo della Suprema corte.
L’Ecologia industriale costituisce un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile e ha come oggetto lo studio dei sistemi produttivi (anche nelle dimensioni sociale e culturale) e delle loro reciproche relazioni. Utilizza i metodi dell’ecologia per lo studio dei flussi materiali ed energetici nei sistemi industriali, al fine di progettare degli scenari, come in natura, caratterizzati da un riutilizzo massimo di tutti i cascami materiali ed energetici da un settore produttivo ad un altro. In letteratura ci sono vari esempi di eco-parchi e/o distretti industriali che si sono sviluppati negli anni attraverso una forte cooperazione in termini di scambio di know-how, informazioni, flussi di residui materiali ed energetici tra le aziende e i settori industriali presenti; tuttavia tali esempi sono relativi a superfici spaziali relativamente ridotte. Il presente volume, che illustra i risultati del progetto di ricerca finanziato dalla Fondazione Caripuglia e frutto della collaborazione dei merceologi e dei tributaristi afferenti al Dipartimento Jonico, si occupa dell’applicazione dei principi e dei metodi dell’ecologia industriale e della simbiosi industriale ad un’area come quella di Taranto fortemente interessata da problematiche ambientali legate alla presenza di attività industriali, al fine di delineare su questo territorio dei percorsi innovativi di sviluppo sostenibile sia in termini ambientali che economico-sociali. Il testo riporta, oltre ad una mappatura economica e ambientale del territorio jonico, possibili scenari simbiotici inerenti i rifiuti e l’energia insieme ad un completo inquadramento normativo sull’impiego della leva fiscale a sostegno dello sviluppo sostenibile e sulle misure di fiscalità ambientale che favoriscono lo sviluppo territoriale.
Nella recente giurisprudenza di legittimità l’effetto estintivo della cancellazione della società di capitali dal registro delle imprese cede il passo ad una presunzione postuma (in quanto formatasi a quasi due anni di distanza dalla prima iscrizione nel registro delle imprese) in ordine alla probabile continuazione delle attività societarie. Si assiste, in tal modo, ad una singolare “reviviscenza” societaria – di cui non sembrerebbe esservi traccia alcuna nel codice civile – determinata da una ritardata presa di coscienza del giudice del registro. Per quanto apprezzabile, il tentativo della Cassazione di difendere l’interesse pubblico alla percezione di ingenti somme dovute da una società fittiziamente trasferita all’estero e frettolosamente cancellata dal registro delle imprese (al solo fine di impedire l’applicazione delle disposizioni del rito fallimentare) impedisce di stabilire proficue connessioni tra i distinti interventi delle Sezioni Unite sulla stessa materia. Il che rivela il limite strutturale all’esercizio della funzione nomofilattica da parte di una Corte che, nell’alluvione di norme del nostro sistema di diritto e nella naturale frizione tra interessi contrapposti, è chiamata – a volte impropriamente – a svolgere funzioni differenti a tutela di interessi anch’essi differenti.
La liquidazione una società di capitali fornisce impulso ad un processo di disgregazione e defunzionalizzazione del suo patrimonio gravido di conseguenze fiscali. Essa si articola una serie di atti che, in quanto ordinati alla definizione dei rapporti economici ancora pendenti e alla distribuzione ai soci dell’eventuale attivo residuo, assumono rilievo nella disciplina di plurimi tributi e, in specie, ai fini reddituali. La pubblicazione passa in rassegna profili non del tutto chiariti dalla dottrina, quali l’emersione di valori latenti, il delicato riparto di responsabilità tra chi ha amministrato l’ente nelle fasi antecedenti al verificarsi della causa di scioglimento e chi è chiamato a gestirlo durante la fase liquidatoria, nonchè i riflessi che l’estinzione della società ai fini civilistici riverbera sulle obbligazioni tributarie non soddisfatte o rispetto alle quali non sia ancora decaduta l’azione accertatrice. Emerge, dall'analisi, una disciplina pervasa dalla preoccupazione di limitare, per quanto possibile, la sottrazione di garanzie al Fisco e la discrezionalità del liquidatore. Ma anche il sospetto che l’interesse fiscale permei la disciplina del rapporto tra Fisco e contribuente in modo differente a seconda delle situazioni: ispirando intransigenza e cautela nella fase statica del rapporto e favorendo, di contro, il superamento degli schemi ordinari dell’accertamento e della riscossione dei tributi nella sua fase dinamica.
Accolto con iniziale cautela dagli studiosi del diritto fallimentare, il d.l. 22 giugno 2012, n. 83, nella prospettiva del tributarista, ha il pregio di rimuovere talune macroscopiche interferenze della fiscalità d’impresa con gli istituti solutori della sua crisi. Scarsa attenzione ai profili impositivi è prestata, invece, nell’inedita disciplina giuridica del pre-concordato (o concordato in bianco), attraverso cui il “Decreto crescita” ha inteso anticipare la protezione dei debitori dalle azioni esecutive fin dal momento della presentazione della richiesta di concordato. Il silenzio del legislatore non impedisce tuttavia di declinare compiutamente, sul piano interpretativo, la disciplina sostanziale dei principali tributi. Alcune incertezze possono invece manifestarsi sul versante dell’attuazione del prelievo e, più in particolare, nell’applicazione della legge penale tributaria in riferimento ad atti dispositivi del patrimonio aziendale che l’impresa dovesse porre in essere nel c.d. “periodo di protezione”.
Muovendo da tre importanti pronunce delle SS.UU. della Cassazione, l'articolo esamina le conseguenze fiscali della cancellazione delle società di capitali e di persone dal Registro delle Imprese, prendendo posizione sugli effetti (anche retroattivi) della modifica dell'art. 2495, secondo comma, del codice civile
Il volume affronta la riforma dell'accertamento sintetico con particolare riferimento alla collocazione sistematica dei nuovi istituti. L'indagine muove dalla ricostruzione dei lineamenti evolutivi del diritto tributario, con precipuo riferimento all'attuazione del tributo, e valorizza le soluzioni da ultimo accolte in riferimento alla novella dell'art. 38, co. 4 e ss., del dPR n. 600/73. Essa identifica, però, una sostanziale differenza tra la funzione assolta dal sintetico puro (metodo) e quella adesso assegnata al nuovo redditometro (meccanismo di controllo suscettibile di essere confinato alla fase istruttoria).
A pochi mesi dall’avvio del processo di devoluzione ai comuni della fiscalità immobiliare non appare ancora possibile ponderare l’impatto sul cittadino delle nuove regole e dei nuovi istituti introdotti in attuazione della l. 5 maggio 2009, n. 42. Non si tratta soltanto di osservare le conseguenze del decreto d’attuazione del c.d. federalismo municipale (d. lgs. 14 marzo 2011, n. 23) sul livello di pressione fiscale ma anche di valutare la capacità dei contribuenti di assimilare le numerose novità che caratterizzeranno il loro rapporto con gli enti locali e, più in generale, col Fisco. Nell’attesa dell’entrata in vigore delle forme di imposizione municipale istituite dall’articolo 7 del d.lgs. n. 23/2011, la cedolare secca costituisce probabilmente il principale banco di prova del nuovo corso della fiscalità municipale. Ma proprio in riferimento all’ambito oggettivo di applicazione si questa imposta sostitutiva che i contribuenti hanno avuto modo di verificare alcune difficoltà applicative della cedolare secca, per lo più determinate da una discutibile opzione ermeneutica dell’art. 3 del decreto legislativo proposta dalla Circolare 26/E del 1 giugno 2011.
L’insinuazione al passivo del fallimento del credito per sanzioni tributarie può condurre a conseguenze inaccettabili sul piano sostanziale. Oltre allo svilimento della funzione afflittiva che connota l’apparato sanzionatorio in questione, il mancato raccordo tra le discipline giuridiche della crisi d’impresa e dell’attuazione del prelievo potrebbe ribaltare sui creditori concorsuali obbligazioni che appaiono strutturalmente connesse alla sfera giuridica del fallito. Al Giudice delegato compete, pertanto, una verifica puntuale delle conseguenze che il recupero del credito per sanzioni sortirebbe in concreto. Andrebbero rifiutate, invece, le soluzioni generalizzate di cui s’è maggiormente discusso in dottrina, non essendo possibile stabilire in astratto quale tra i contrapposti interessi debba ricevere maggiore tutela.
La riorganizzazione del prelievo locale sugli immobili ad opera dell’Imposta Unica Comunale conferma lo strisciante attrito tra le emergenze di finanza pubblica e gli assetti istituzionali delineati dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Lungi dal limi- tarsi alla formulazione di principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, infatti, il legislatore statale si è nuovamente appropriato della disciplina posi- tiva dei tributi locali innovando il sistema di prelievo recentemente delineato dal decreto attuativo sul federalismo municipale. In dispetto ad un nomen iuris che farebbe pensare ad una semplice, quanto opportuna, armonizzazione degli istituti cardine dell’autonomia impositiva comunale, la I.u.c. incide nuovamente e in profondità sul rapporto tra contri- buenti ed ente locale. La sua struttura si rivela, inoltre, assai complessa celando tributi con differenti presupposto e natura giuridica e che s’avvalgono di meccanismi d’attuazione che presentano limitati punti di contatto. Ciò non impedisce, però, di apprezzare gli effetti di un nuovo corso della finanza locale che è pervaso da una crescente attenzione al collega- mento tra livello della spesa ed entrate pubbliche e da una maggiore trasparenza dei co- sti correlati ai servizi pubblici locali. Proprio in questa prospettiva il processo di riordino del «federalismo municipale» non può considerarsi concluso ma beneficerebbe, al contra- rio, di un ulteriore intervento correttivo e di maggiore attenzione ai lineamenti sistemati- ci di una materia destinata a crescere d’importanza.
Lo scritto muove da una pronuncia di merito che indaga l’ambito di applicazione e gli effetti del comma 34-bis dell’articolo 36 del d.l. n. 223/2006 (convertito nella l. 4 agosto 2006, n. 248) secondo cui i proventi illeciti dovrebbero essere comunque ricondotti a tassazione a prescindere dalla loro classificabilità in una delle categorie reddituali contemplate dall’art. 6 del Tuir. L’ostentato carattere interpretativo della disposizione non convince affatto, essendovi sufficienti ragioni per ritenere che la reviviscenza della “categoria residuale” dei redditi diversi non sia conforme all’originario impianto normativo.
La mediazione tributaria, nel suo impianto normativo e nei successivi sviluppi, descrive un modello interessante di promozione di obiettivi prioritari dell’amministrazione finanziaria quali la semplificazione e l’accelerazione del processo di attuazione dei tributi, l’effettiva riscossione delle risorse e il decongestionamento dei propri uffici. Il ‘favor’ per l’ennesimo istituto volto a deflazionare il contenzioso tributario si manifesta, in questo caso, nell’atteggiamento di particolare attenzione con cui l’ente impositore guarda alle opportunità che gli vengono offerte, nella previsione di penalità a carico di chi decide di non avvalersene e, ancora, nella tendenza del legislatore a dilatarne l’ambito oggettivo e soggettivo di applicazione in considerazione dei risultati conseguiti nelle fasi iniziali di applicazione delle norme. Soffermandosi sulle luci e ombre dell'istituto, anche in relazione alle contigue innovazioni del diritto processuale civile, lo scritto pone alcuni interrogativi sulla coerenza del reclamo e della mediazione tributaria rispetto agli obiettivi del legislatore.
Il contributo al volume segnala l'opportunità di transitare dal principio del "chi inquina paghi" a quello del "chi valorizza benefici". Tanto al fine di assicurare l'armonizzazione comunitaria attorno ad un principio suscettibile di ulteriore declinazione ed adeguato alle nuove politiche ambientali.
La scelta del criterio di ricostruzione induttiva dell’avviamento costituisce una questione a valle rispetto all’adozione del metodo presuntivo di accertamento. Scarsa attenzione, purtroppo, tale circostanza ha fino adesso ricevuto in dottrina e in giurisprudenza. L'esame delle sentenze del giudice di legittimità, in particolare, disvela una svalutazione dei presupposti e dei riflessi nella sfera giuridica dei coobligati al versamento dell'imposta di registro.
Lo scritto affronta la delicata questione della ricostruzione induttiva del reddito d’impresa in presenza di contabilità regolarmente tenuta. Intervenendo su un tema di grande attualità per le Commissioni tributarie e i Supremi giudici, l'analisi tiene in considerazione il difficoltoso contemperamento dei contrapposti interessi alla certezza del diritto e al contrasto all’evasione fiscale mediante schemi presuntivi sorretti da ragionevolezza, prima ancora che dal dato normativo.
La tutela degli interessi finanziari dell’U.E. si avvale di nuovi strumenti di contrasto delle frodi IVA che il contributo cerca di illustrare e porre in relazione tra loro
Commento alle disposizioni relative all'accertamento con adesione, con richiamo delle principali tesi della dottrina e giurisprudenza
esame ragionato del nuovo accertamento sintetico con riferimenti accurati alla sua collocazione sistematica
1. Considerazioni introduttive. – 2. Brevi cenni all’accertamento del passivo fallimentare e al carattere “concorsuale” dei crediti per sanzioni tributarie. – 3. Profili sostanziali dell’apparato sanzionatorio tributario e dubbia “concorsualità” del credito per sanzioni di matrice amministrativa. – 4. Ammissione al passivo del credito per sanzioni e possibile (ma non scontata) lesione dell’interesse degli altri creditori concorsuali. – 5. Il delicato ruolo del giudice del fallimento nel bilanciamento del principio della personalità della sanzione tributaria con i principi cardine della procedura concorsuale. – 6. Profili procedimentali dell’apparato sanzionatorio tributario. – 7. Osservazioni conclusive.
Nel riformare il sistema istituzionale italiano la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 ha sensibilmente accresciuto l’autonomia locale intervenendo sul riparto di competenze tra centro e periferia, riconoscendo ampi margini di discrezionalità nella gestione delle entrate e delle spese di enti locali e Regioni e attribuendo loro un patrimonio secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato. Tale ultimo profilo ha costituito oggetto di puntuale disciplina ad opera del d.lgs. 85/2010, primo tra i decreti attuativi del c.d. “federalismo fiscale”, emanato in attuazione dell’art. 19 della legge di delega n. 42/2009 (“Legge Calderoli”). La lettura del provvedimento e dei conseguenti elenchi dei beni suscettibili di trasferimento alle autonomie locali tradisce le aspettative degli enti periferici. L’assenza di risorse finanziarie, in specie in questo delicato periodo di crisi dell’eurozona, pare infatti collidere con l’obbligo di valorizzazione associato ai processi di devoluzione patrimoniale. A ciò si aggiunge l’inattesa e contestuale sperimentazione di procedimenti alternativi di valorizzazione degli immobili la cui regia resta saldamente nelle mani dello Stato. Ove le dinamiche della valorizzazione del patrimonio immobiliare dovessero condurre in modo sistematico a percorsi o attori diversi da quelli individuati nel decreto attuativo del federalismo demaniale, all’insufficienza strutturale delle risorse necessaria alla valorizzazione funzionale dei beni si unirebbe la beffa del tradimento tra istituzioni che il nuovo Titolo V della Costituzione ha voluto porre sullo stesso livello.
Attraverso un esame degli istituti di natura fiscale che valorizzano l'aggregazione imprenditoriale nelle sue eterogenee manifestazioni, il saggio si sofferma sui lineamenti evolutivi della più recente legislazione. Si intende verificare, in particolare, se i numerosi istituti introdotti nell'ultimo decennio (dal consolidato fiscale al contratto di rete) si collochino nell'ambito di un'affannosa ricerca di inquadramento giuridico dei variabili fenomeni economici ovvero intendano esprimere un favor fiscale per i processi aggregativi.
La ricorrente prassi degli Uffici finanziari di rideterminare il valore dell’avviamento attraverso rigide formule, talvolta di derivazione normativa, e ragionamenti presuntivi che non sempre rendono giustizia della complessità della materia impone di prestare particolare attenzione alla motivazione dell’atto tributario e, più in generale, al suo processo di formazione. L'esame della casistica esaminata nello scritto evidenzia la debolezza dell'apparato ministeriale e la scarsa attenzione della giurisprudenza di legittimità a tale profilo.
Sommario: 1. Brevi cenni sulla valorizzazione dei beni culturali e del paesag- gio in Italia: “grandi attrattori” e patrimonio diffuso. – 2. La dimensione promozionale del fisco per la tutela e valorizzazione dei beni culturali, tra polverizzazione e natura eterogenea dei meccanismi d’incentivazione. – 3. Beni culturali e paesaggio tra cambiamenti della società e dell’economia: la necessità di accedere a un modello più evoluto di valorizzazione del pa- trimonio paesaggistico-culturale. – 4. Verso uno sviluppo più armonioso della materia: la possibile affermazione del principio del “chi valorizza benefici” e il necessario potenziamento della funzione promozionale del fisco.
ABSTRACT - Discussing about the new Article 2495 of the Civil Code, the Supreme Court has clarified the major tax consequences of the cancellation of limited liability companies from the commercial register. Many doubt, however, remain on the subsequent activities of the financial offices, in part fueled by the absence of regulatory guidance on the tax treatment of income arising after termination of corporate. The Law Department of the Revenue Agency has recently looked into this topic with a resolution that offers the opportunity to rebuild and enhance the systematic profiles of this matter for the supreme interest of certainty in legal relations.
L'articolo evidenzia luci ed ombre del processo di attuazione del federalismo demaniale, evidenziando alcune irrazionalità sul piano del più ampio processo di devoluzione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico
In occasione del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea, l’Università di Bologna ha promosso un’inedita ricognizione delle scelte operate da ciascun sistema impositivo statale in punto di fiscalità ambientale. L'Autore dello scritto ha ricevuto l'incarico di approfondire e comparare le esperienze di ciascun Paese, muovendo dalle informazioni raccolte dagli accademici di differenti nazionalità. L'indagine, di cui il saggio reca la sintesi ed una prima elaborazione, ha da subito posto in evidenza differenti sensibilità e approcci eterogenei nella declinazione della fiscalità in senso etico-ambientale. Essa ha svelato, su tutto, la disomogeneità delle categorie giuridiche di riferimento e la ridondante prevalenza delle esigenze di gettito sulle concrete potenzialità della leva fiscale nell'influenza dei comportamenti dei cittadini e delle imprese.
La valorizzazione ai fini fiscali delle aggregazioni imprenditoriali: lineamenti evolutivi dell’ordinamento tributario italiano. - 2. La neutralizzazione delle distorsioni fiscali infra-gruppo nel modello elementare di applicazione dell’Ires. - 3. Le opzioni per la trasparenza e per il consolidato fiscale: soluzioni necessitate ed “eccesso di difesa” del sistema. - 4. Nuovi schemi promozionali delle reti di imprese “localizzate” e favor fiscale per i processi aggregativi, tra mito e realtà. - 5. Le reti di imprese nella prospettiva del fisco. - 6. La rilevanza fiscale delle novità introdotte dal cosiddetto “decreto crescita bis”. La rete-soggetto. - 7. Gli incentivi fiscali per la promozione delle reti-contratto. - 8. Considerazioni conclusive.
Nell’accertamento, ai fini IRPEF, delle plusvalenze patrimoniali realizzate a seguito di cessione di azienda rileva sempre e solo il "prezzo incassato", mentre il valore determinato in via definitiva ai fini dell'imposta di registro ai sensi dell’art.52 del d.P.R. n.131 del 1986, costituisce una mera "presunzione di corrispondenza" con il prezzo incassato, cui può ricorrersi solo se concorrano altre indicazioni che facciano ritenere la contabilità inattendibile e il corrispettivo pari al valore venale Conseguentemente, l’eventuale differente valore dell'avviamento desunto dall’applicazione dello studio di settore costituisce solo un indizio, anziché una prova, del possibile occultamento del prezzo reale.
1. Traffici e controlli fiscali. Considerazioni preliminari. – 2. Il ruolo del diritto internazionale tributario nella creazione di un sistema integrato di controllo. Dal modello FATCA al CRS. – 3. Andare oltre la definizione di standard comuni: i meccanismi di allerta preventivi coinvolgono gli operatori economici nell’implementazione del bagaglio informativo delle Autorità nazionali e nella rilevazione di «situazioni di pericolo». – 4. Il contributo diretto del diritto tributario al contrasto dei traffici illeciti: la tassazione dei loro proventi. – 5. Il ruolo della fiscalità indiretta nel controllo dei traffici illeciti. – 6. L’efficacia deterrente degli istituti ablatori di natura fiscale. – 7. Il fenomeno del traffico internazionale di rifiuti nella prospettiva dell’imposizione.
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