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Anna Bruna Menghini
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/14 - Composizione Architettonica e Urbana
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, anthropology, arts, philosophy
Settore ERC 3° livello
SH5_10 - Cultural heritage, cultural identities and memories
Il progetto di laurea (coordinatore Annabruna Menghini)seguito come componente del collegio docenti per la disciplina della museografia, sviluppa le problematiche dell'esporre e si serve dell'exibit design per riqualificare gli interni privi di gerarchia del museo esistente ridefinendo i percorsi e le logiche espositive degli oggetti nello spazio dato.
SET UP OF AN ARCHAEOLOGICAL MUSEUM AND ENHANCEMENT OF THE ARCHAEOLOGICAL HERITAGE: THE COMMITMENT OF THE POLITECNICO OF BARI This work shows some Archaeological Museum projects as study cases of an educational experience, developed by the Architecture Department of the Politecnico of Bari. The projects have been organised with the synergy of many disciplines such as interior design, museology and museography, and thanks to the cooperation among Italian and foreigners universities, the Italian “Soprintendenza ai Beni Archeologici” and some important Albanian institutions committed to the enhancement of the local archaeological heritage. Aim of this new educational approach is to elaborate a specific methodology in order to achieve a proper and effective procedure in setting up an archaeological museum. This experience has proved an important way to educate students and, at the same time, it might contribute to a better spreading of archaeological heritage.
This paper proposes the research lines of a teaching experience developed in a laboratory degree carried out in the a.y. 2013-14 at the Politecnico di Bari, that is engaged since 2006 in many studies of the Albanian architectural heritage. In particular this study concerns the recovery and enhancement of the industrial landscape and architecture of the twentieth century in Albania. The specific case-study is the industrial area of Fier, one of the largest production sites created in the sixties in Albania, that includes a nitrate fertilizer plant and a thermal power station, a zone now almost entirely abandoned and degraded, but with great potential for transformation and reuse. The Laboratory involved various disciplines: Architectural and Urban Design, Urban Planning, Environmental Technical Physics, Architectural Restoration, with the aim of highlighting the environmental resources of this site, at territorial, urban and architectural scales. This study designated this area not as a large abandoned site available for new functions, but as a place with specific characters of space and landscape, rich in historical memories, that must be interpreted and recovered through the project. It was assumed as a possible heartland for the architectural and social redevelopment of the city and environmental enhancement through the redesign of the agricultural landscape with which it compares powerfully. So we could verify the possibility to establish here productive activities compatible with the environment, scientific research activities, cultural and recreational facilities for the city and the territory and housing functions, connected by extensive green areas organized as a large agricultural and technology park. Beside this mix of functions, this area preserves its original specificity of energy hub on a national scale, addressing towards renewable energy. The topic was considered with a multidisciplinary and inter-scalar approach, in relation to the issues of sustainable and eco-friendly development, the environmental remediation, the territorial and urban regeneration, up to face the problem of conversion and reuse of large industrial containers and some significant buildings. Particular attention was dedicated to the foreshadowing of spaces and architectural forms that may characterize this place, bringing it back to life and transforming this problematic area in a new resource for Fier
Nell’ambito dell’ampio orizzonte culturale di “Restituiamo la Storia”, questo volume è mirato a una mappatura del contributo italiano alla storia dell’architettura, delle città e dei territori, con un particolare approfondimento sulle vicende dell’Albania nel periodo 1925-1945. Ciò a partire dalla ricognizione, ancora mai compiuta in modo sistematico, e dalla conseguente e sistematizzazione e catalogazione delle fonti documentarie depositate presso archivi pubblici e privati, anche poco conosciuti e nascosti, e con l’obiettivo di contribuire alla costituzione un Archivio multimediale sulle aree geografiche delle ex colonie. L’Archivio potrà essere una finestra sul contributo italiano alla pianificazione territoriale e urbanistica, alla progettazione urbana e architettonica in quei paesi. La finalità che anima il lavoro, in sintesi, è quella di avviare un percorso di condivisione e messa a disposizione di un patrimonio di conoscenze attualmente disperso e frammentato e quindi di difficile reperimento e comprensione nella sua totalità, utile a comprendere sia la storia dell’urbanistica e dell’architettura italiane di quasi mezzo secolo, sia quella degli stessi Paesi d’oltremare, ai quali questa storia va appunto restituita.
Il progetto di laurea (coordinatore Ariella Zattera), seguito come componente del collegio docenti per la disciplina degli Interni sviluppa le problematiche dell'esporre e si serve dell'exibit design per ricucire i rapporti tra la scala vasta del paesaggio salino e quella minuta dell'allestimento degli interni del magazzino del sale di Pier Luigi Nervi.
Il gruppo di ricerca del DICAR sullo studio e valorizzazione dell'antico si articola in due sezioni tra lorocoordinate: A) Apergon: spazi e funzioni della città antica: il gruppo di ricerca, fortemente interdisciplinare, affronta lo studio delle emergenze architettoniche del mondo greco-romano, indagate secondo i principi di ricerca della Bauforschung. Lo studio delle strutture si inserisce in una complessa analisi storica, topografica, archeologica. B) Anastylosis: tutela e valorizzazione dell'antico: il gruppo di ricerca, fortemente interdisciplinare, anche sulla base dei risultati del gruppo A affronta il tema del progetto di restauro in ambito archeologico e del dialogo tra monumento antico e città moderna; la ricerca prende in esame anche il tema della corretta divulgazione scientifica attraverso la progettazione di spazi museali adeguati.
Il volume documenta l'attività didattica svolta nell'ambito del Laboratorio di Progettazione architettonica 4 durante l'a.a. 2010-2011.
Il volume documenta l'attività didattica svolta nell'ambito del Laboratorio di Progettazione architettonica 3 durante l'a.a. 2009-2010.
Il saggio è il prodotto della ricerca PRIN 2006 "Restituiamo la Storia". Questo progetto si pone l'obiettivo di localizzare, monitorare e connettere fra loro i vari archivi (pubblici e privati) contenenti il materiale grafico, cartografico, fotografico e filmico, riguardante opere e progetti realizzati nel periodo coloniale nei territori d'oltremare italiano, per creare un unico Archivio multimediale sui temi della Pianificazione Territoriale e Urbanistica.
Projects for the redevelopment of the monumental axis of Tirana Some laboratories degree of the Faculty of Architecture of Bari have studied the issues of knowledge, enhancement and restoration of historical monuments of the modern Tirana, searching for a model of different development from the areas of Northern Europe. The Viale dell’Impero, a monumental avenue built in Tirana between the '20s and '40s by Italian architects, consists in a sequence of isolated buildings in green space. The enlargement of these buildings allowed to accommodate within them open but bounded spaces, similar to squares. The projects look at the "Italian measure," according to a continuity with architectural features of modern Tirana. Credits - Project of restoration and expansion of the ex Circle Skanderbeg in Tirana, Degree thesis, Faculty of Architecture of Bari, a.y. 2007-08. Coordinator A. B. Menghini; tutor M. Stigliano; teaching staff: C. D’Amato, G. Ortolani, S. Paris; graduants: A. Cecinato, L. Ciasullo, C. De Virgilio, M. Di Puppo, G. Facciorusso, C. Quero. - Project of restoration and expansion of the Palazzo Luogotenenziale in Tirana, Degree thesis, Faculty of Architecture of Bari, a.y. 2008-09. Coordinator A. B. Menghini; tutor M. Stigliano; teaching staff: C. D’Amato, F. Ruggiero, R. Carullo; graduants: A. Di Lernia, F. Ferrante, D. Natalini, F. Pashako, F. Santamaria, N. Volpe.
Il volume documenta gli esiti di uno studio condotto dall’autrice nel Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Politecnico di Bari, sulla conoscenza, valorizzazione e recupero dell’architettura e città del Novecento in Albania. L’attività fu avviata con la ricerca PRIN 2006 “Restituiamo la storia”, su: Modelli urbani e architetture nelle città coloniali italiane: il Mediterraneo orientale, ed è stata sviluppata attraverso alcune tesi di laurea in Progettazione Architettonica, coordinate dall’autrice a partire dal 2006, che studiavano con finalità documentaria e progettuale le città albanesi progettate dagli italiani nei primi del Novecento e le architetture realizzate a Tirana e a Durazzo. L’approccio al tema è dunque di natura critico-operativa. Nella prima metà del Novecento l’Albania fu interessata da un grande piano di opere civili alle scale territoriale, urbana e architettonica, gestite e realizzate da architetti e ingegneri italiani, e divenne un produttivo terreno di verifica delle teorie urbane e dei linguaggi architettonici elaborati in quegli anni in Italia in seno alla cosiddetta “altra modernità”. Questa operazione, benché storicamente controversa, ha lasciato sul territorio un patrimonio di significativo valore architettonico, storico e civile per entrambi i paesi, spesso in condizioni critiche, che attende di essere compreso e valorizzato. La monografia è stata redatta da tre autori, di cui uno albanese e comprende alcuni contributi esterni, ma nasce da un progetto unitario e da un lavoro condiviso negli anni. Il volume si articola in tre sezioni. Una prima parte comprende alcuni saggi critici che affrontano l’analisi storico-documentaria dei piani per le città albanesi disegnati da architetti italiani e lo studio degli edifici costruiti tra il 1925 e il 1944 a Tirana. La scrivente indaga in particolare l’opera dell’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica nella costruzione della Tirana moderna, nella convinzione che lo studio del processo formativo di queste città ri-fondate nel Novecento debba costituire il necessario affiancamento all’ingente attività edilizia che ne sta trasformando le aree centrali e periferiche. Una seconda parte, di carattere più tassonomico, raccoglie schede sintetiche degli edifici sull’Asse Monumentale progettati da architetti italiani tra gli anni ’20 e ’30 (Brasini, Morpurgo , Di Fausto, Bosio, etc.), a costituire una piccola guida per discernere il contributo degli italiani nel palinsesto disordinato della città contemporanea e il carattere impresso a questa parte urbana, tuttora leggibile. La terza parte ha una valenza di ricerca applicata e si apre con alcune riflessioni dell’autrice sulla condizione contemporanea di Tirana, cercando di leggere nelle maglie della destrutturazione la continuità e le trasformazioni dell’eredità ottomana e moderna. Segue poi la rielaborazione dello studio di alcuni edifici monumentali posti sull’Asse (Circolo Skanderbeg, Hotel Dajti
La mostra organizzata d’intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri di Albania e con l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, documenta una ricerca svolta presso la Facoltà di Architettura di Bari. Dall’anno 2005 la Facoltà ha avviato, di concerto con istituzioni politiche ed universitarie albanesi, numerose attività di studio rivolte alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio architettonico moderno italiano in Albania, nell’ambito di quel processo di cooperazione che tradizionalmente ha visto i due paesi collaborare sia in campo culturale che scientifico. La mostra illustra gli studi svolti dai Laboratori di laurea, indirizzati alla documentazione e riqualificazione dell’architettura moderna progettata e realizzata dagli italiani in Albania, un patrimonio di grande valore architettonico e storico monumentale per entrambi i paesi.
Mostra realizzata in partenariato con l’Istituto Italiano di Cultura a Tirana e il Museo Nazionale di Tirana, che illustra quattro progetti scientifici sviluppati dal Politecnico di Bari e dalle Università di Parma e di Chieti-Pescara, atenei da tempo impegnati nello studio del patrimonio architettonico e archeologico albanese in collaborazione con l’Istituto dei Monumenti di Cultura della Repubblica d’Albania e l’Istituto di Archeologia del Centro di Studi Albanologici di Tirana.
Il volume raccoglie due progetti di riallestimento dei Musei Archeologici di Tirana e di Durazzo, realizzati dal DICAR (Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura) del Politecnico di Bari, e due progetti di valorizzazione dell'Anfiteatro di Durazzo, realizzati dal DICATeA (Dipartimento di Ingegneria Civile, dell'Ambiente, del Territorio e Architettura) dell'Università di Parma e dal DISPUTER (Dipartimento di Scienze Psicologiche, Umanistiche e della Terra) e dal DARCH (Dipartimento di Architettura) dell'Università di Chieti-Pescara. Tali progetti si collocano nell'ambito dell'attività didattica e di ricerca delle università coinvolte, che sono da tempo impegnate nello studio e nella valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico dell'Albania, in collaborazione con l'Istituto dei Monumenti di Cultura della Repubblica d'Albania e con l'Istituto di Archeologia del Centro di Studi Albanologici di Tirana. Gli elaborati grafici sono accompagnati da alcuni contributi teorici, metodologici ed esplicativi a cura dei curatori e degli autori dei progetti, che testimoniano un approccio interdisciplinare alla ricerca e un metodo di lavoro interdisciplinare.
I progetti esposti affrontano il tema della "città di pietra" in Puglia. Attraverso un progetto localizzato a Gravina, si declina una possibile relazione tra architettura e natura.
Il saggio è una rielaborazione del lavoro di ricerca condotto durante il laboratorio di laurea: “L’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania: architetture e città. Progetto di restauro, riqualificazione, ampliamento del Palazzo Luogotenenziale”; a.a. 2008-09. relatore: prof. A. B. Menghini; laureandi: Antonella Di Lernia, Floriana Ferrante, Debora Natalini, Frida Pashako, Francesco Santamaria, Nicola Volpe
La ricerca di Paul Schmitthenner sui fondamenti dell’abitare si svolge con continuità e coerenza in un periodo caratterizzato da accesi dibattiti e radicali sperimentazioni intorno al tema della casa. Tra il 1925 e il 1927, mentre l’architetto tedesco realizza a Stoccarda le case Roser, Zerweck, Sander, nella stessa città si costruisce il quartiere modello “Am Weissenhof”. Proprio in quegli anni, nella Parigi centro della cultura di avanguardia, Le Corbusier enuncia i “cinque punti dell’architettura” e Adolf Loos realizza la casa per Tristan Tzara. Schmitthenner si colloca, insieme a Tessenow, Muthesius, Loos, Taut, tra coloro che affrontano con lucidità teorica e pratica nella cultura mitteleuropea la dimensione culturale dell’abitare, assumendo, con piena coscienza della crisi civile, un’idea di tradizione come processo vitale capace di indirizzare e produrre il cambiamento.
The subject of this study concerns the constructive experimentation developed in Italy and in its areas of influence around the '30s, in a period of autarchic economy. We investigate some techniques, many of which still poorly understood, applied in buildings for housing, industry and the provisional architecture, which included the use of wood as the main construction material, often in collaboration with the concrete. The case of study is the ex-Circolo Italo-Albanese Skanderbeg (now Theatre Kombetar), a building constructed in the period of the Italian protectorate in Tirana. The building was commissioned in 1938 at the company Pater Costruzioni Edili Speciali of Milano. For its economic and fast realization was applied an experimental construction system, which used different materials: concrete, wood and an innovative material, product in prefabricated slabs, called Populit. This was a lightweight material consisting of cement and scraps of wood, produced by SAFFA. The vertical structure consists of a load-bearing skeleton in weakly reinforced concrete. A double plugging inside and outside made in Populit panels collaborated with the structure, as it was used as formwork. This structural system is similar to the platform frame system for the use of prefabricated elements of wood, but the use of enclosing structure collaborating seems to anticipate the latest 'panels' systems. In addition to the technical aspects of the building’s realization, analyzed through some critical re-designs, this study intends to address the issue of the formal and spatial implications arising from the use of new building techniques. This study, developed in a Laboratory of Thesis in the Faculty of Architecture of Bari, wants to contribute to the knowledge of this yet existing building, which we believe be enhanced and restored, for its important role in the urban context, and its historical and documentary value.
Lo scritto analizza l'esperienza didattica Muratori per gli interrogativi più che per le risposte che sembra offrire. Muratori è stato uno dei pochi docenti che si è posto lucidamente il problema della ricerca di un metodo, operando una sorta di vivisezione del processo inventivo, lui che apparentemente sembra rifuggire la dimensione creativa dell’architettura, ma che in realtà vuole porre su un piano di “oggettività” al riparo dalle poetiche personali. E qui sta la discrepanza con la sua ricerca progettuale.
L’articolo, pubblicato in un numero monografico di “Rassegna di Architettura e Urbanistica” che affronta i temi della continuità-discontinuità dell’architettura italiana del Novecento attraverso l’opera di Piacentini, Muratori, Quaroni, Fariello, Libera, Minnucci, Samonà, De Carlo etc., nasce dall'interesse dell’autrice per la figura dell’architetto Saverio Muratori; un interesse maturato e sviluppato nell'ambito di una ricerca di dottorato focalizzata, in particolare, sulla sua attività didattica e pubblicata nel 2009. Il saggio approfondisce uno specifico aspetto dell’opera di Saverio Muratori, piuttosto circoscritto temporalmente, ma assai significativo nel contesto generale della produzione teorica e progettuale dell’architetto. Le esperienze progettuali condotte da Muratori negli anni ’40, corrispondono alla fase centrale della sua attività di progettista, che si sviluppa dagli inizi degli anni ‘30 alla fine degli anni ’50. Si tratta del periodo forse meno conosciuto dell’opera muratoriana, benché presenti molti caratteri di originalità e si riveli particolarmente fecondo per gli sviluppi futuri della sua ricerca progettuale e teorica. Questi progetti si collocano tra le più note prove svolte in giovane età con Quaroni e Fariello e quelle che vengono comunemente definite le opere della maturità. Sono progetti affrontati spesso autonomamente da Muratori e rimasti per lo più sulla carta. Lo studio di questo segmento della produzione progettuale muratoriana consente, da una parte di riconoscere la specificità dell'apporto di Muratori nei lavori svolti precedentemente in gruppo, e dall'altra di individuare le tracce evolutive della sperimentazione progettuale sviluppata in seguito. Di un certo interesse è anche la produzione teorica degli anni ‘40, posteriore agli occasionali scritti degli esordi, che traccia le basi di quel corpus organico costituito dai saggi critico-operativi degli anni ’60. Dalla partecipazione attiva nell’alveo della cultura razionalista italiana degli anni '30, Muratori matura quell’atteggiamento critico espresso nel decennio successivo con l’attività progettuale ispirata ad Asplund e nelle pagine del saggio Storia e critica dell'Architettura contemporanea, scritto nel 1944. Proprio queste esperienze, che costituiscono il tramite tra l’attività del giovane Muratori, progettista curioso e aggiornato, e quella del Muratori del dopoguerra, critico severo della cultura del moderno, offrono l’occasione per indagare la problematicità della strada percorsa dalla cultura architettonica italiana nella metà del ‘900 e i suoi sviluppi successivi. Il saggio assume una chiave interpretativa dei progetti urbani di Muratori utilizzando delle categorie compositive piuttosto che storico-critiche, nell’intento di attualizzare le problematiche e i nodi teorici presenti nella ricerca muratoriana: il problema del linguaggio, la duplice concezione del progetto urbano, tra grande composizione architettonica e fenomeno processuale storico-ambient
La città di Tirana conferma oggi la natura di “laboratorio” assunta fin dalla seconda metà degli anni ‘20, costituendo un campo di sperimentazione per la progettazione urbana contemporanea. La capitale albanese costituisce un caso-studio interessante per varie ragioni: - Un approfondimento documentario e critico degli avvenimenti storici che hanno interessato la Tirana moderna, consente di fare luce su alcuni aspetti della nostra cultura architettonica poco noti o volutamente trascurati, essendo stata l’Albania un fertile terreno di applicazione di teorie e modelli architettonici e urbani elaborati in Italia. - Lo studio operativo del processo formativo di Tirana quale città ri-fondata nella modernità, costituisce il necessario affiancamento all’ingente attività edilizia che ne sta trasformando oggi le aree centrali e periferiche. - Lo studio dei fenomeni di sviluppo della Tirana contemporanea consente di indagare alcuni aspetti più generali, quali la coesistenza delle dimensioni globalizzate e identitarie nelle odierne realtà urbane. Tirana offre un interessante spunto di riflessione, in quanto campo di applicazione, da sempre, di modelli importati attraverso cui si è rappresentata e tuttora si rappresenta.
The Italian "new towns" made in the 30s are meaningful architectural interventions at the landscape’s measurement. After them the theme of the planned cities and the territorial analysis will resurface only in the early '60s in the theoretical debate on the great architectural dimension, the city-region and Muratori’s studies. A "structural" analysis of their founding principles in relation to the territory, it is useful to develop the models of settlement for the contemporary, within a historical and geographical perspective, approaching to the landscape with an architectural vision. In particular the Borgo Segezia seems to be a rather significant and fruitful paradigm to investigate in didactic field and research about the topic of the relationship between architecture and nature in the Puglia region. Segezia is a small community center built between 1939 and 1941 near Foggia. Designed by Concezio Petrucci, is part of the program of appoderamento of the Tavoliere delle Puglie, a plan designed by Petrucci. With this plan the architect can work with both territorial and architectural levels. This plan is based on the principle of anthropic settlements and infrastructure of the "Roman" matrix, as applied first in Pianura Pontina, and developed in the Tavoliere with a polycentric form. The base idea of Segezia’s planning, is the synthesis between the continuum of the tradition of Italian city, composed by streets and squares, the widespread pattern of garden-city and the functionalist open scheme. With the residential part never completed, Segezia is today a small core in the countryside consisting of isolated constructions without a building fabric, a square without a town, strongly characterized by the church and the bell tower. The modeling feature, typical of foundation towns is particularly evident in Segezia, and wisely represented by Petrucci, in its unfinished finitude. In fact it remains isolated in a horizontal plane, and its skyline stands out clear in the Puglia countryside, surrounded by almost a metaphysical aura. Segezia, more than other modern planned cities which were later expanded, frozen in its original unfinished condition, can constitute a possible paradigm for the landscape's settlement. It suggests a meaningful way of "poetically living" the countryside in response to the widespread demand to resume a more direct relationship with nature. Segezia shows that there are alternative ways to settle in the countryside, and history gives us many examples (the farms, monasteries, castles, small villages), which on the outside are seen as great individuals, strong presence in the landscape, while on the inside are able to reconcile public and private dimensions of living. This large and complex "architectural structure" is capable of measuring itself up to the dimensions of the horizon and the material empty of the countryside, and at the same time to measure itself with the condition of "internal" . It may
Nell’ambito del semestre di Presidenza italiana Ue, l’Ambasciata d’Italia in Albania e l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana hanno invitato il Politecnico di Bari ad esporre l’attività di ricerca svolta dal 2006 presso il CdLM in Architettura sul patrimonio architettonico dell’Albania. L’iniziativa ha avuto il patrocinio di: Ambasciata d’Italia a Tirana, Ministero degli Affari Esteri Italiano, Consiglio dei Ministri Albanese, Istituto Italiano di Cultura di Tirana, Ministero della Cultura Albanese, Ministero dello Sviluppo Urbano e Turismo Albanese, Associazione Occhio Blu – Anna Cenerini Bova. Gli edifici sull’Asse Monumentale dialogano a distanza con un idioma non uniforme ma omogeneo: un “linguaggio italiano” che a Tirana ha saputo ambientarsi e declinarsi in modi propri. Abbiamo provato a disporli come buoni vicini l’uno accanto all’altro in un’allegra parata, ciascuno rappresentato attraverso un frammento della sua facies che ne mostra il carattere. La successione, che rispetta la loro posizione sull’Asse, ci mostra una sequenza non cronologica ma tematica, fondata sul linguaggio espressivo della costruzione: dalla misurata plastica muraria di Di Fausto, ai muri tessuti di Morpurgo, ai prosciugati volumi litici di Bosio. Attraverso gli elementi costruttivi -il muro, la colonna, il pilastro, la finestra- uniti nelle parti -il podio, il portico, la loggia-, questi edifici esprimono l’appartenenza ad una cultura architettonica e allo stesso tempo parlano di se stessi e del loro passato, prendendo parte alla “storia in movimento” di una città.
Tesi di laurea, Facoltà di Architettura Politecnico di Bari, aa. 2008/2009 Coordinatore e Tutor: Anna Bruna Menghini. Tesi di ricerca: "Il Foro Italico di Roma: la costruzione di un luogo tra monumento e organismo urbano" Laboratorio di sintesi finale: "Il Foro Italico di Roma: riqualificazione architettonica, urbana e paesistica". Presentato alla EAAE / ARCC International Conference on Architectural Research Milano 7-10 June 2012 Tema 3 Criticism, Conservation and Restoration.
La ricerca del Gruppo Urbanformgrammars si focalizza sul rapporto tra architettura e città. Assumendo questo orizzonte problematico si è sviluppato nel Novecento il contributo più rilevante del pensiero architettonico italiano. Ad esso vogliamo riallacciarci guardando al fenomeno della città contemporanea per riconoscere, insieme alla crisi della sua forma, le potenzialità che da essa derivano. La “città-natura”, interpretata attraverso una teoria che permetta di considerare unitariamente i valori morfologici del paesaggio e quelli degli insediamenti urbani, l’“edificio-città”, inteso come “grande” forma architettonica capace di evocare la complessità spaziale della città e come elemento catalizzatore e misuratore dei vuoti urbani, i “tessuti densi” capaci di riproporre, nella “città in estensione” contemporanea, la condizione compatta e gerarchicamente articolata della città storica, costituiscono i campi privilegiati della nostra ricerca.
Il saggio è una rielaborazione del lavoro di ricerca condotto durante il laboratorio di laurea “Modelli urbani e architetture dell’esperienza italiana a Tirana. Progetto di recupero e ampliamento dell’ex Circolo Skanderbeg”; A.A. 2007-08, relatore: prof. A. B. Menghini; laureandi: Angela Cecinato, Lorenzo. Ciasullo, Claudia De Virgilio, Mario Di Puppo, Giovanni Facciorusso, Cosimo Quero.
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