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Anna Grazia Lopez
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Foggia
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici. Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-PED/01 - Pedagogia Generale e Sociale
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH4 The Human Mind and Its Complexity: Cognitive science, psychology, linguistics, philosophy of mind
Settore ERC 3° livello
SH4_6 Learning, memory; cognition in ageing
Il contributo offre una cornice metodologica che giustifica pedagogicamente la scelta di lavorare nel volume su un diario come strumento di progettazione formativa e di ricostruzione storica. L’approccio fenomenologico ripercorso sostiene scientificamente le ragioni di una lettura pedagogica dell’esperienza di Solidarność che rappresenta la storia di un popolo ma, anche e soprattutto, l’insieme di tante piccole storie.
Il saggio si può dividere idealmente in due parti. Nella prima si cerca di capire le motivazioni della scarsa presenza femminile nelle comunità scientifiche adducendo le cause alla percezione che le donne hanno di loro stesse e della possibilità di affermarsi nel campo delle scienze esatte. Una percezione spesso distorta delle proprie capacità causata da modelli educativi volti a formare le donne ad assumere nella famiglia, ma anche nella società, un ruolo marginale e subalterno. In particolar modo, nelle istituzioni educative, attraverso il modo di insegnare le discipline scientifiche, di fare orientamento alle scelte di studio e di lavoro, si è impedito alle donne di acquisire consapevolezza delle proprie possibilità, di avere coraggio e autodeterminazione nella realizzazione dei propri desideri, di affermare, in altre parole la propria singolarità. Affermare la propria singolarità in una società che tende, invece, ad omologare esige “coraggio esistenziale” e abiti mentali improntati alla flessibilità e all’apertura mentale intesa, quest’ultima, come capacità di liberarsi da quelle distorsioni che agendo sulla percezione di autoefficacia delle donne favoriscono una visione di se stesse come incapaci di ricoprire ruoli tradizionalmente maschili, precludendosi, in tal modo, la possibilità di potersi confrontare con professioni prestigiose e più remunerate. Rispetto a ciò, nel saggio, si propone come modello formativo orientato all’antidogmatismo e, dunque: alla differenza intesa come “patrimonio, disponibilità di superamento dai condizionamenti psicologici, culturali e socio-politici”; al demonismo, che rifiuta i vincoli che massificano e conformano e che impediscono all’individuo di aprirsi a nuove possibilità; all’utopia intesa come direzione verso la quale il progetto esistenziale deve tendere e, di conseguenza, come ricerca e sperimentazione di nuovi traguardi e nuove possibilità; alla libertà, che esige una mediazione tra istanze soggettive e istanze oggettive, tra necessità e possibilità, tra le condizioni oggettive che sono imposte dalla situazione - e da cui non si può prescindere - e i progetti che il singolo prospetta e sperimenta. La seconda parte del saggio, invece, descrive il contributo dell’epistemologia femminista al processo sia di decostruzione della scienza moderna sia di proposizione di nuove categorie. Un ruolo importante in questo processo di decostruzione della scienza moderna riveste l’analisi condotta dall’epistemologa femminista Evelyn Fox Keller sulla categoria dell’oggettività - quindi, la capacità del ricercatore di staccarsi dal mondo che indaga evitando qualsiasi coinvolgimento personale - fondata secondo la studiosa, su un’idea statica di autonomia. A partire dagli studi di psicoanalisi, Fox Keller ritiene che l’autonomia riguarda la capacità che hanno i bambini e le bambine di distinguere se stessi dall’altro e, in particolare, dalla figura materna verso la quale, secondo l’epistemologa, i bambini sentono la necessità di separarsi mentre le bambine di voler mantenere un legame. A questi due modi di affermare la propria autonomia la studiosa fa corrispondere due modi di interpretare l’oggettività: statica, perché cerca di affermare il proprio essere “altro” nel mondo e dinamica, in quanto fondata sull’idea che l’autonomia non prescinda dalle capacità di relazionarsi con l’altro e di stabilire con questo una relazione empatica che “rende accessibili zone dell’esperienza ricche di significato”. Legittimare una nuova forma di relazione verso l’oggetto indagato dinamicamente orientata, fondata sull’empatia e capace di porsi “in sintonia con l’organismo” richiede a monte l’elaborazione di modelli formativi improntati su una visione organismica della mente e, dunque, fondati sulla interrelazione tra dimensione biologica dei processi cognitivi ed esperienze vissute dal soggetto. Modelli che si rif
Il contributo riflette sulla crescente attenzione da parte delle donne in età anziana per la chirurgia estetiica e sul ruolo ricoperto dalla cultura nella trasmissione di quegli archetipi femminili propri del patriarcato. Archetipi che una parte della letteratura ritiene siano rafforzati dagli orientamenti della scienza medica. Ci si sofferma su come gli interventi che modificano il corpo femminile e, in modo particolare il volto, finiscono per trasformare le biografie individuali e stravolgere quel "documento", come lo chiama Luisa Muraro, su cui è scritta la storia degli uomini e delle donne, vale a dire il corpo. L'attenzione della formazione, in questo caso, deve essere volta a trasmettere un'idea di cura di sé fondata sulla riflessività delle proprie esperienze di vita, una riflessività che restituisce senso e valore alla biografia di ciascuno e che permette di guardare ai modelli di donna trasmessi in modo particolare dalla cultura massmediale, con maggiore criticità.
L'articolo propone un modello di formazione degli insegnanti diffusosi negli Stati Uniti e che ha come finalità la formazione della teacher leadership. Compito del teacher leader è creare un sistema di relazioni che vede i servizi e le agenzie formative e culturali presenti sul territorio, intraprendere un percorso che conduce al riconoscimento delle differenze. Il teacher leader fa riferimento, in altre parole, a una cultura della scuola fondata sulla collaborazione, sul rispetto, sull'aiuto reciproco, sulla ricerca del benessere comune.
La società attuale sta attraversando una profonda crisi dovuta al riaffermarsi di emergenze legate al diffondersi e inasprirsi di comportamenti persecutori legati all’appartenenza di genere e di etnia e distruttivi nei confronti dell’ambiente; comportamenti che rischiano, se non affrontati con un atteggiamento critico e allo stesso tempo solidale da parte delle istituzioni, di divenire un ostacolo allo sviluppo di una società attenta al benessere delle generazioni future. Emergenze formative non nuove (Frabboni & Pinto, 2001) che hanno assunto dimensioni macroscopiche e significati differenti, rispetto al passato, ma che possono essere consapevolmente affrontate se utilizziamo come vettore della pedagogia l’utopia. Il contributo parte dalla parole trasgressione, che ricorda la forza contestativa ed emancipativa della pedagogia, e stupore, intendendo con quest’ultima, lo stato d’animo con cui guardare e reinventare il mondo. Entrambe queste parole possono trovare spazio e respiro in quelle aule didattiche dove gli insegnanti sono abituati alla pratica dell’autoriflessività e all’utilizzo di competenze di progettazione educativa e didattica. di tipo interdisciplinare. La forza e il coraggio della trasgressione così come la capacità di guardare il mondo con stupore, infatti, comportano da un lato la conoscenza di se stessi, dall’altro la voglia di superarsi. Processi possibili solo attingendo ai saperi tutti, umanistici e scientifici insieme.
Nel saggio sii ribadisce come l'utilizzo dell'intervista, con il conseguente richiamo alla soggettività, ha consentito agli anziani, una riconquista di un ruolo attivo e produttivo all'interno della propria comunità. Il processo di adattamento alla realtà che ne è conseguito ha richiesto, da parte del ricercatore, l'esercizio della capacità di "sospensione cognitiva", ovvero della capcità di ascolto non giudicante, che presuppone un rispetto per quello che l'altro comunica e una totale accoglienza di come l'altro decide di svelarsi.
Il saggio chiarisce la necesità, per la scuola, di promuovere processi di alfabetizzazione in grado di abituare gli alunni a leggere criticamente i saperi, cogliendone la crescente ibrdazione, nonchè a comprendere le trasformazioni dei ssitemi culturali e valoriali, assumendo un atteggiamento scettico ma propositivo. processi di alfabetizzazione in grado di educare all'instabilità del sapere, che equivale e corrisponde alla complessità dell'essere umano, e che per questo motivo la richiedono la progettazione di ambienti di apprendimento flessibili, capaci di valorizzare l'interazione e la costruzione della conoscenza, ovvero di mediare tra processi di comprensione personale e processi di rappresentazione simbolica.
Nel volume si descrive una metodologia di ricerca e formazione in età adulta che risponde al bisogno di considerare il soggetto come parte integrante della realtà osservata e investigata, rispettosa della complessità e, allo stesso tempo, della storicità dell’esperienza educativa è quella fenomenologico-ermeneutica. Tale approccio - di carattere essenzialmente idiografico – è volto alla comprensione della peculiarità di un evento educativo a partire dall’analisi degli aspetti con cui si manifesta la sua articolata fenomenologia e l’utilizzo della interpretazione dei significati delle storie di formazione raccontate dai soggetti coinvolti nella ricerca. Il metodo privilegiato è quello autobiografico, metodo in grado di fornire informazioni che sarebbe impossibile, o difficile, cogliere attraverso procedure quantitative e standardizzate. La narrazione, infatti, induce alla riflessione su di sé, ritornando, in un processo ricorsivo, sulle proprie esperienze personali e professionali, analizzate ogni volta in modo sempre più approfondito, allo scopo di coglierne le molteplici e complesse variabili. Durante il racconto della propria storia chi partecipa alla ricerca/formazione ha modo di confrontarsi con la realtà, la propria realtà, in una prospettiva ermeneutica, volta a individuare e attribuire significati al proprio agire passato. Questa lettura dell’esperienza pone al centro dell’attenzione la soggettività di chi racconta, il quale attraverso la rimmemorazione della propria esperienza riesce a ricongiungere passato e presente e, in questo modo, a prendere coscienza sia del proprio coinvolgimento e, dunque, della propria responsabilità, nella costruzione della propria vita personale e professionale, sia delle relazioni tra gli eventi e le persone che l’hanno segnata contribuendo a darne un senso. Il metodo ispirandosi all’approccio fenomenologico-ermeneutico assume come oggetto della pedagogia la “complessa fenomenologia umana” si configura sia come laboratorio di “epistemologia riflessiva” sia come luogo di ricerca/formazione dei formatori.
In questo momento storico caratterizzato dalla globalizzazione dell'economia, dei consumi e delle culture, la "globalizzazione delle democrazie potrebbe rappresentare una nuova sfida, centrata sul dialogo e sul superamento della paura dell'altro. Il fenomeno del nomadismo attuale, caratterizzato da ampi fenomeni di emigrazione e immigrazione, rappresenta un elemento di grande mutamento culturale che cambiamenti profondi nelle famiglie e nelle istituzioni educative. E' in tale contesto che l'educazione può fare leva sul plurilinguismo come dispositivo pedagogico.
L’autodeterminazione e la libertà delle donne appaiono sempre più vincolate a un “regime discorsivo” che pur apparentemente meno vincolante rispetto al passato si rivela altrettanto efficace. Ciò è particolarmente evidente nel processo di medicalizzazione dei corpi femminili messa in atto dalle tecnologie della riproduzione e dalla chirurgia estetica e plastica, rappresentative di forme di controllo che, attraverso la manipolazione dei corpi, si insinuano sin nell’intimo dell’esistenza delle donne, modificandone le biografie. Nel caso delle tecnologie della riproduzione il controllo sul corpo femminile si manifesta attraverso il controllo della maternità (contraccezione, diagnosi pre-natale, procreazione medicalmente assistita, ecc.) e una conseguente sostituzione dei saperi femminili con il sapere medico. Una “maternità” che viene ricostruita dal sapere medico che ci dice cosa accade in un corpo che è di donna, dal concepimento al parto: informazioni che solo il medico sa e solo a lui, la donna o la coppia può rivolgersi per conoscere una verità che è “interna”, però, al suo corpo. Nel caso, invece, della chirurgia estetica e plastica, ispirandosi a una «pedagogia della inadeguatezza e della mancanza» l'industria farmaceutica e cosmetica attraverso la pubblicità fa in modo che gli uomini e le donne scoprano nel loro aspetto e, dunque, in loro stessi, “difetti” che risolvono utilizzando il prodotto pubblicizzato oppure sottoponendosi a pratiche di chirurgia estetica e plastica. La pedagogia, in tal senso, può rispondere attraverso diffusione, presso le istituzioni formative, di una cultura attenta all’educazione alla corporeità attraverso modelli di formazione di tipo embodiment.
L’intensificarsi dei flussi migratori nelle terre del Mediterraneo pone nuove istanze di conciliazione tra le pratiche culturali dei popoli immigrati e la difesa dei diritti individuali garantiti dalle leggi dei paesi ospitanti. Ciò è particolarmente evidente in quelle consuetudini riguardanti la sessualità e le relazioni tra generi che se non affrontate a partire “dal basso” ovvero dalle vicende delle donne stesse rischia di trasformare qualsiasi azione di supporto in uno strumento per rafforzare la polarizzazione delle culture. All’educazione è affidato il compito di favorire un approccio transculturale, e dunque fondato sull’interdisciplinarietà e sulla valorizzazione dell’intersoggettività come mezzo per scoprire la propria e altrui alterità.
Il volume utilizza la categoria di genere per riflettere sulla relazione tra donne e scienza e su come questa relazione si inserisca in un discorso più ampio e che ha visto connotare la scienza moderna come pratica maschile, fondata sulla sottomissione della natura e della donna. Ed è in particolare sulla donna che ci si sofferma e sugli eccessi di una scienza che, appellandosi all’autodeterminazione e alla libertà di scelta, strumentalizza il corpo femminile, sia per riaffermare modelli estetici stereotipati, sia per controllarne il potere generativo. Dall’educazione parte la proposta di una ricerca di genere che non vuole dire “al femminile” ma volta a orientare le donne al mondo delle scienza per diventare “massa critica” e mettere in discussione il modello di essere umano cui ha fatto e fa ancora oggi riferimento l’indagine scientifica. Ciò potrebbe forse aprire nuovi spiragli affinché chi fa ricerca prenda consapevolezza delle possibilità ma anche dei limiti di una scienza che seppure evidentemente segnata da forti contraddizioni appare ogni giorno sempre più seduttiva.
Nell'articolo viene approfondito il ruolo che l'università può avere rispetto alla capacità di costruire una rete di collaborazioni interistituzionali tra persone e organizzazioni co-interessate alla cura e alla formazione dei bambini e delle bambine che si trovano a vivere un evento particolarmente traumatico quale quello della malattia e dell'ospedalizzazione.
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