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Angelo Salento
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo
Area Scientifica
Area 14 - Scienze politiche e sociali
Settore Scientifico Disciplinare
SPS/09 - Sociologia dei Processi economici e del Lavoro
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Il saggio ricostruisce, in prospettiva sociologico-giuridica, il rapporto fra le concezioni di organizzazione diffuse nella cultura giuridica e gli strumenti di protezione della salute e del benessere nei luoghi di lavoro. La debolezza manifestata dal D.Lgs. 81 del 2008 in tema di prevenzione primaria viene ricondotta, in questa prospettiva, alla scarsa sensibilità manifestata dalla cultura giuslavoristica italiana, nell'ultimo quarto di secolo, per una epistemologia dell'organizzazione aperta al contributo delle scienze sociali.
Il saggio affronta la questione del rapporto fra la tutela del benessere e della sicurezza al lavoro e le concezioni di organizzazione adottate nell’ordinamento giuridico, sostenendo che le vigenti norme di tutela del benessere e della sicurezza non sono adeguate agli obiettivi che dovrebbero conseguire. A questo scopo si mostra che: a) i saperi interdisciplinari sul benessere al lavoro e i principi fondamentali degli ordinamenti internazionali raccomandano l’adozione di prassi di prevenzione primaria, ossia la costruzione di processi di lavoro intrinsecamente privi di rischi; b) nondimeno, l’adozione di prassi di prevenzione primaria richiede che l’organizzazione sia concepita non come un’entità data e tendenzialmente immodificabile, ma come un processo di azioni e decisioni sempre modificabile e migliorabile; c) nell’ordinamento italiano l’adozione di una concezione di organizzazione come processo di azioni e decisioni è ostacolata sia da una “tradizionale” concezione dell’organizzazione come dominio riservato del datore di lavoro, sia da una recente decomposizione delle categorie generali della regolazione del lavoro. Ne consegue che un approccio di prevenzione primaria resta ancora largamente disatteso dalla regolazione della sicurezza e del benessere al lavoro.
Si tratta di un saggio breve che analizza, in chiave sociologico-giuridica, continuità e discontinuità fra l'esperienza teorica e pratica del trattamento alternativo delle controversie e l'elaborazione della disciplina della mediazione civile nell'ordinamento italiano.
Il fascicolo raccoglie una serie di contributi relativi al lavoro nei settori dell'economia fondamentale.
This paper presents an empirical and theoretical analysis of the financiali- zation of firms and the diffusion of shareholder value in Italy. Unlike the anglo-saxon contexts, financial accumulation and short-termism in Italy are not a consequence of institutional investors’ activism: Italian capitalism is still a holigarchic family capital- ism, and few blockholders are in control of Italian large firms. Financialization of firms and shareholder value orientation in Italy are rather the outcome of isomorphic processes, supported by institutional, normative and cultural transformations occurred since 1980s: reforms of finance, company and labour law, the privatization of state firms, the diffusion of market-oriented accounting and anglo-saxon theories of firms. All these processes are analyzed in the paper, together with the empirical evidences of the financialization of Italian firms.
This paper presents an empirical and theoretical analysis of the financialization of firms and the diffusion of shareholder value in Italy. Unlike the anglo-saxon contexts, financial accumulation and short-termism in Italy are not a consequence of institutional investors’ activism: Italian capitalism is still a holigarchic family capitalism, and few blockholders are in control of Italian large firms. Financialization of firms and shareholder value orientation in Italy are rather the outcome of isomorphic processes, supported by institutional, normative and cultural transformations occurred since 1980s: reforms of finance, company and labour law, the privatization of state firms, the diffusion of market-oriented accounting and anglo-saxon theories of firms. All these processes are analyzed in the paper, together with the empirical evidences of the financialization of Italian firms.
Scopo del saggio è quello di mostrare le implicazioni dei processi di finanziarizzazione dell'impresa, con la diffusione dell'orientamento allo "shareholder value" sul piano della regolazione del lavoro. Si illustrano perciò le teorie e le prassi che sostengono la transizione dal "capitalismo manageriale produttivo" al "capitalismo manageriale azionario", mostrando come esse comportino una progressiva liquefazione della regolazione del lavoro nell'impresa.
Lo scopo della monografia è quello di contribuire al dibattito sul rapporto fra il processo di finanziarizzazione dell'economia e dell'impresa, le trasformazioni organizzative delle imprese e i mutamenti della regolazione del lavoro. La tesi proposta è che esista una connessione stretta fra questi fenomeni e che l'analisi di questa connessione possa offrire elementi di conoscenza fondamentali per interpretare criticamente lo sviluppo di nuove pratiche organizzative e gestionali e la profonda trasformazione del diritto del lavoro negli ultimi tre decenni. In questa prospettiva, la monografia offre una ricostruzione alternativa delle trasformazioni cosiddette "postfordiste".
riflessioni critiche sulle finalità delle politiche di sviluppo rurale per le regioni italiane dell'obiettivo convergenza
Lo scopo del paper è di ricostruire la genesi dei significati e dei riferimenti del termine territorio, dagli anni Settanta del Novecento a oggi. Si ripercorrono alcune tappe della storia sociale italiana nelle quali sono maturate idee differenti della dimensione locale, che hanno sedimentato differenti accezioni del territorio, che ricorrono poi nell’opinione pubblica locale e nelle azioni di sviluppo del contesto subregionale. La prima parte del saggio analizza la formazione delle concezioni di territorio. La seconda presenta risultati di una ricerca empirica sul contenuto di circa 500 articoli dei quotidiani del Salento, riferiti direttamente o indirettamente a questioni di sviluppo. Dalla ricerca emerge che, attualmente, il termine territorio viene utilizzato in maniera generalizzata e assunto come parola-chiave con una notevole e sostanzialmente incontrollata oscillazione fra le sue diverse accezioni. Abbiamo recensito quindici accezioni diverse riferibili a differenti matrici culturali, scientifiche e politiche dell’idea di sviluppo. La ricerca offre alcuni strumenti di riflessività sull’idea di territorio. Può aiutare perciò a sviluppare programmi e azioni, sia sul piano politico-sociale, sia su quello economico, sia su quello del marketing territoriale, nei quali l’uso del concetto di territorio sia non generico o retorico, ma analiticamente sorvegliato.
Si tratta di un saggio breve che affronta, in chiave sociologico-giuridica, alcune questioni connesse al rapporto fra trattamento alternativo delle controversie e procedimento giurisdizionale. Si individuano alcuni rischi che possono scaturire dalle connessioni fra esperimento mediatorio e giurisdizione formalizzate nella disciplina della mediazione civile.
L'articolo presenta un quadro introduttivo delle principali questioni che il processo di digitalizzazione delle imprese industriali denominato Industria 4.0 pone per le scienze sociali. In primo luogo si mostra che la nuova transizione tecnologica – che peraltro appare ancora del tutto incompiuta e comunque manifesta caratteri di continuità con la cosiddetta “terza rivoluzione industriale” – non può essere interpretata in chiave deterministica. Essa può essere anzi analizzata come un campo di decisioni che riguardano le politiche industriali degli stati, la concezione e la progettazione delle macchine, la loro adozione nei processi produttivi e infine il loro utilizzo da parte degli operatori. In secondo luogo, si analizzano alcuni aspetti particolarmente problematici di Industria 4.0 sul piano dell’organizzazione dei processi di lavoro, su diverse scale (dai rapporti inter-impresa alla situazione di lavoro individuale). Infine, sono illustrate le diverse ipotesi che la ricerca sociale ed economica sta sviluppando a proposito dei controversi effetti occupazionali delle nuove tecnologie.
Since the 1990s, innovation has been recognised as having a key role in the development and competitiveness of European rural territories. In particular, in the LEADER approach, innovation is seen in social and cultural terms rather than as a technological issue, but it has been interpreted by national and, above all, local policies almost exclusively in the latter sense. Especially at local level, often a ‘productivist’ approach emerges that in many cases reveals deeply-rooted conservativeness in the planning and implementation of programmes. Puglia, a NUTS 2 region in southern Italy, acknowledges the key role of innovation in rural development and invested a bigger share of funding in Axes III and IV of Pillar 2 of the Common Agricultural Policy in the 2007-2013 programming cycle than did the other Italian regions. This study examines the regional case in two interconnected stages to identify fi rstly the interpretation of innovation from the programmatic and operative points of view, and secondly, the needs and critical issues in terms of innovation in governance on the local scale through interviews with stakeholders from a representative LAG named ‘Terra dei Messapi’. It reveals not only a marked disparity in the way innovation was interpreted, but also the limitations and critical issues in planning and in regional and local governance, which prove unable to embrace innovation affecting social and institutional processes and, more generally, processes related to the context.
L'articolo descrive e discute i risultati di una ricerca qualitativa condotta in quattro quartieri della città di Lecce, finalizzata alla comprensione della diffusione di una condizione di insicurezza. La ricerca ha consentito di mettere in discussione gli approcci più diffusi nelle scienze sociali per la spiegazione dell'insicurezza urbana, mostrando che né la distribuzione dei fenomeni criminali, né la collocazione abitativa nello spazio urbano sono di per sé determinanti nella percezione di una paura del crimine: quanto piuttosto la condizione socio-culturale dei cittadini e le condizioni dei legami sociali di cui si possono giovare.
Il saggio propone, con riferimento al contesto italiano, l'ipotesi che si possano spiegare le più importanti trasformazioni dell'organizzazione d'impresa (e i connessi fenomeni di "irresponsabilità sociale" delle imprese) come una progressiva ristrutturazione dei processi di produzione in funzione non già di un adattamento di ordine produttivo e commerciale, bensì di un mutamento delle modalità di accumulazione: ossia in funzione dell’esigenza di perseguire una valorizzazione specificamente finanziaria del capitale investito. Inserendosi nel dibattito internazionale sulla finanziarizzazione delle imprese, il saggio propone quindi un'analisi empirica dell'impatto dei processi di finanziarizzazione sui diversi livelli dell'azione organizzativa e della regolazione del lavoro, condotta attraverso interviste in profondità a manager di organizzazione di grandi imprese italiane.
Il saggio ricostruisce il nesso fra le concezioni di sviluppo, susseguitesi dal secondo dopoguerra a oggi, e il rapporto fra università e territorio, con particolare riferimento alla storia e al presente dell'Università del Salento (già Università di Lecce).
Negli ultimi trent’anni, l’accumulazione finanziaria è diventata progressivamente l’obiettivo primario delle grandi imprese. La produzione e il lavoro si sono profondamente trasformati in vista del conseguimento della massima valorizzazione possibile del capitale degli investitori. Una lunga sequenza di cambiamenti normativi, istituzionali e culturali ha costruito una continuità fra i mercati finanziari e la sfera della produzione. Questo libro ricostruisce il processo di finanziarizzazione delle imprese sulla base di una ricognizione teorica e di un’ampia ricerca empirica riferita al caso italiano. Il declino del lavoro – dimostrano gli autori – è parte costitutiva e complementare di questa vicenda: i diritti e il potere d’acquisto dei lavoratori sono stati piegati alle esigenze di redditività degli investimenti, ossia a quella specifica forma di competitività che le imprese esercitano in quanto attori dei mercati finanziari. Per riprendere un programma di civilizzazione dell’impresa e del mercato del lavoro – condizione indispensabile per uscire in maniera non effimera dalla crisi del capitalismo – occorrerà da un lato regolamentare la finanza, dall’altro ricostituire un quadro di robuste tutele del lavoro e dei lavoratori, anche in una prospettiva di democrazia industriale.
Si tratta di un saggio breve che precisa, in prospettiva sociologico-giuridica, le potenzialità degli strumenti di trattamento alternativo delle controversie e l'importanza di mantenere a essi - a dispetto di quanto prefigurato dalla disciplina italiana della mediazione civile - un carattere volontario.
Attraverso l'analisi dei casi presentati e discussi nel workshop permanente interdisciplinare “L’Officina di Organizzazione”, l'articolo ricostruisce le trasformazioni organizzative di Fiat Auto a partire dagli anni Duemila: un mutamento radicale, connesso a processi di trasformazione dell'economia su scala globale, la cui memoria è essenziale per comprendere la storia contemporanea di Fiat Auto e del sistema industriale italiano.
The expansion of financial capitalism towards the “lower levels” of economic life (or the foun- dational economy [Bowman et al. 2014]) is fostered by the privatisation of utilities and outsourcing of pub- lic services, under the encouraging banner of liberalisation. Our paper aims to describe some aspects of this transformation and its implications for social life, referring to the case of Italian railways. The conditions of use of the transport service have radically changed. At least three aspects must be emphasised: 1. The overall volume of services provided is reduced, increasing costs for the community; 2. The less profitable lines are sacrificed, isolating the most marginal areas of the country and exacerbating the socio-economic divide; 3. The services can be accessed only at market rates, and the objective of providing citizens with full mobility is pursued with progressively less vigour. We argue that the result of the liberalisation of Italian railways is not a competitive market populated by efficient economic actors. Not only has the monopoly been preserved, but the monopolist – i.e. the state: the railways are 100% owned by the Treasury – gets sensational profits without any risk, since the costs of maintenance and investment are borne by public finance.
Nel corso del trentacinquennio c.d. neo-liberale, non si è assistito soltanto a un deterioramento del welfare e dei dispositivi di redistribuzione. La generale ridefinizione delle modalità di accumulazione ha attraversato tutti i settori dell’economia fondamentale, ovvero dello spazio economico che produce i beni e i servizi indispensabili per il benessere e la coesione sociale. A questo proposito, si analizzano alcuni esempi relativi ad attività fondamentali svolte in regime di mercato, ad attività fondamentali privatizzate o in corso di privatizzazione, ad attività esternalizzate. In conclusione, si constata la necessità di scelte di regolazione e di policy che intervengano non soltanto sul welfare strettamente inteso, ma su ciascuno dei settori dell’economia fondamentale, sulla base di dispositivi regolativi differenti.
The aim of this short paper is to enlighten some cultural premises of the transformation of legal regulation of labour relations, referring in particular to the organizational ideas and concepts adopted in the doctrinal labour law debate and assuming that the transformation of labour law is not an immediate consequence of an economic and organizational transformation, but a consequence of a cultural transition of legal operators.
Il saggio definisce le linee teoriche e di ricerca essenziali per una sociologia del diritto del lavoro che intenda fornire una spiegazione delle principali trasformazioni della normativa giuslavoristica e delle sue interpretazioni negli ultimi tre decenni. Si propone così una sociologia del diritto del lavoro fondata su uno schema analitico weberiano di possibilità oggettiva, che permette di interpretare il mutamento come esito della dialettica del campo giuslavoristico e, al tempo stesso, offre alla cultura giuslavoristica strumenti di analisi non deterministica dell'organizzazione delle imprese e del lavoro.
Un radicato luogo comune pone la figura dell'avvocato in una posizione di contiguità rispetto “al potere” nelle sue varie declinazioni, ma nel presente ogni certezza a questo proposito appare claudicante. Nella prima parte de saggio, si propone una ricostruzione sintetica degli studi sociologici sul rapporto fra avvocati e potere. La questione è stata affrontata, nel corso del tempo, seguendo prevalentemente tre aspetti: il potere intrinseco alla professione; il rapporto fra avvocati e politica; il rapporto fra avvocati e potere economico-industriale. Nella seconda parte, si espongono i risultati di una ricerca condotta nel campo forense leccese, sulla base di un approccio reputazionale.
Il saggio analizza le linee-guida e le scelte di politica del lavoro operate nell'ambito della pianificazione strategica della regione puglia, misurandone la coerenza rispetto alle teorie e agli approcci dello sviluppo del Mezzogiorno. Ne risulta la tendenza ad adottare misure coerenti con il canone dello sviluppo locale, inteso come approccio postfordista alla socializzazione capitalistica dei contesti locali.
Il saggio è il testo, rielaborato e sottoposto a peer-review secondo le modalità proprie di tutti gli articoli della rivista (come precisato nell'introduzione dal curatore del fascicolo), di una tavola rotonda interdisciplinare svoltasi nell'ambito del convegno nazionale dell'Associazione di Studi su Diritto e Società nel 2011. Partecipano alla tavola rotonda studiosi di teoria dell'organizzazione, medicina del lavoro, sociologia e diritto del lavoro.
L'articolo introduce il fascicolo monografico di "Sociologia del lavoro" dedicato a "Declino e reinvenzione del lavoro nella foundational economy". In primo luogo, illustra l'estensione e il rilievo economico-sociale, anche quantitativo, dell'economia fondamentale. Dopo aver illustrato alcuni aspetti essenziali delle trasformazioni dell’economia fondamentale nella stagione liberista, l'articolo si sofferma in particolare sulla progressiva erosione della quantità e della qualità del lavoro in questi settori. Infine prospetta – anticipando anche quanto illustrato nei contributi che seguono nel fascicolo – alcune tendenze innovative che si generano nello spazio dell’economia fondamentale.
This article develops the concept of the ‘grounded city’ to argue that the development of cities can be analysed through specific accelerators and stabilisers. The city is grounded through its relation with a hinterland, which provides resources and revenues and thus governs city development. In modern cities, property development is an increasingly important accelerator, which shapes what is built and where. At the same time, the foundational economy—which meets the everyday needs of citizens for housing, utilities, food and mobility—is a stabiliser. It suggests a focus on controllable internal accelerators and stabilisers to improve the quality of foundational provision, rather than a view of cities competing for resources to pursue success through agglomeration.
Nella tradizione delle scienze sociali italiane, un interesse per l’analisi transdisciplinare delle trasformazioni dell’accounting - ovvero dei concetti e degli strumenti che le imprese utilizzano per definire e per calcolare i costi e gli utili, lato sensu, delle loro gestioni - non si è mai sviluppato. L’analisi macroeconomica tende a ignorare i mutamenti dei saperi e delle tecniche aziendali; l’economia aziendale solo episodicamente si occupa dei presupposti e delle implicazioni sociali e macroeconomiche dei propri strumenti di analisi; la sociologia non si dedica spesso ad analisi che impongono di affrontare saperi tecnici altamente codificati, come quelli aziendali. Lo studio si incentra su questo tema perché la comprensione delle trasformazioni degli strumenti contabili - a condizione che sia una comprensione non meramente tecnica, ma situata - costituisce un tassello essenziale per comprendere i mutamenti del capitalismo contemporaneo, le sue violente contraddizioni, le sue crisi.
Il volume contiene i risultati di una ricerca PRIN su "La governance locale della sicurezza: il caso del Salento". Dopo un'introduzione che ricostruisce l'evoluzione gli approcci teorici al tema della sicurezza urbana, i vari capitoli discutono i risultati di ricerca sui temi della percezione dell'insicurezza, della criminalità, della rappresentazione meditatica della sicurezza urbana, delle strategie informali e istituzionali di difesa sociale.
Symposium on élites, including the following contributions: 1) Filippo Barbera, Joselle Dagnes, Angelo Salento, "Investigating Élites. Relationships, Spaces, Rituals. An Introduction"; 2) Luna Glucksberg, Roger Burrows, "Family Offices and the Contemporary Infrastructures of Dynastic Wealth"; 3) Aykiz Dogan, Frédéric Lebaron, "Do Central Bankers’ Biographies Matter?"; 4) Johannes Hjellbrekke, Olav Korsnes, "Women in the Field of Power"; 5) Eelke M. Heemskerk, Frank W. Takes, Javier Garcia-Bernardo, M. Jouke Huijzer, "Where is the Global Corporate Élite?. A Large-scale Network Study of Local and Nonlocal Interlocking Directorates"; 6) Mark S. Mizruchi, "The Resurgence of Élite Research: Promise and Prospects. A Comment on the Symposium"; 7) Shamus Rahman Khan, "The Many Futures of Élites Research. A Comment on the Symposium".
The aim of the paper is to explain, from a perspective of legal culture analysis, and in relation to some concepts from the Theory of Organizational Action, the difficulty to guide the production of labour norms about safety consistently with a conception of primary prevention. Only if we conceive organization as a continuous regulation and adjustment of relationships and tasks, according to a basis of bounded rationality, it is possible to achieve a complete integration of the issue of well-being into the organizational dimension; in other words, to think about well-being as an intrinsic component of organized work. Instead, such possibility cannot be achieved if organization is conceived – according to a subjectivistic conception – as the unpredictable outcome of an ex-ante unregulated interaction of social actors. Or, even more, such possibility cannot be achieved if organization is conceived - according to a reified and objectivistic conception – as a mechanism of “income optimization”, based on the idea of absolute, economic rationality.
Il progetto consiste di una ricerca-intervento sociologica il cui oggetto di studio è rappresentato dai punti di forza e di debolezza, potenzialità e criticità relativi al job matching.Il target è costituito da: 1) agenzie private e pubbliche di collocamento, datori di lavoro, lavoratori e associazioni di categoria, sindacati, ecc., parti in causa nel mercato del lavoro e le cui caratteristiche culturali e strutturali determinano in positivo/negativo l'incontro tra domanda e offerta; 2) giovani in situazione di precarietà e che costituiscono una sacca di emarginati sempre più estesa. Attenzione sarà data ai NEET, forza lavoro utile alle imprese in un momento come questo di tentata uscita dalla crisi.Con la ricerca si vuol far emergere un sistema in impasse. Le carenze economiche e di personale degli Enti Pubblici e l'insufficienza delle agenzie private di job searching obbligano aziende e disoccupati a sfruttare canali informali, creando condizioni di job matching, da cui molti rimangono esclusi: un tipo di emarginazione dal mercato del lavoro, dovuta alla specificità delle reti di relazione e dell'ambiente culturale in cui vivono.Intento: valorizzare i canali formali d'intermediazione, Centri per l'impiego in primis, attraverso l'organizzazione della comunicazione e del flusso di dati al fine di creare una rete tra enti privati e pubblici (anche università e scuola), lavoratori e imprese.
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