Effettua una ricerca
Alessandro Taurino
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE, PSICOLOGIA, COMUNICAZIONE
Area Scientifica
AREA 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-PSI/08 - Psicologia Clinica
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Unaccompanied Foreign Minors (ufms) represent a population of individuals with severe psychopathological and psychosocial risk. Knowing them requires the attention of the society and of the operators, in relation to the possible routes for their protection and support. The research is based on the analysis of narrative accounts in response to semi structured interviews with 20 male ufms, resident in Italy and coming from different countries. The themes explored through the interviews relate to the needs and relational experiences through the narration of life events of the past in the homeland, the experience of journey, and the experience of the present in the host country and in the residential care center where these young people are welcomed. The interviews were subjected to a content analysis, using an ad hoc version of Luborsky’s ccrt method. The results outline the profile of a group that expresses somehow different needs than the normal adolescent population. Within it, a certain degree of persecutory experiences prevails. Significantly, however, the subjects refer to a choice and a goal – reaching the host country and the residential care center – such as a goal successfully achieved, which seems to make an important contribution to the sense of solidity of their identity. Key words: unaccompanied foreign minors, narrative accounts, relational experiences, Lu-borsky’s ccrt method.
il contributo intende presentare i risultati di una ricerca-intervento condotta all'interno di Istituti di Istruzione Superiore del territorio barese, con l'obiettivo di verificare l'efficacia di un intervento psicoeducativo basato su attività didattico-formatico, role-playing e di educazione emotiva, finalizzate all'analisi e alla riduzione die comportamenti bullistici. I risultati evidenziano che l'intervento psico-educativo condotto ha prodotto una riduzione generale degli atti di bullismo ed un miglioramento del clima di classe. Tali risultati suggeriscono che la comprensione del fenomeno del bullismo al fine di insegnare agli studenti e alle studentesse le diverse forme della violenza e la capacità di riconoscere i segni e le conseguenze per le vittime, rappresenta una potenziale strategia per contrastare i comportamenti aggressivi e bullistici a scuola.
La discussione sulla famiglia e sulla genitorialità, o meglio, sulle differenti forme di famiglia e sulle diverse modalità di coniugazione della funzione genitoriale (Bastianoni, Taurino, 2007), si configura oggi più che mai come una questione di straordinaria attualità. Se poi, all’interno di tale ambito concettuale, si inserisce in modo più specifico il discorso inerente l’omogenitorialità (da ipotizzare come una delle variegate possibilità di esercizio della funzione genitoriale), il discorso relativo ai modelli familiari/genitoriali diviene alquanto complesso. L’orientamento culturale ancora prevalente in Italia rimanda a concezioni pregiudizievoli, eterosessiste, omofobiche, ancorate a vecchi modelli di analisi dei contesti familiari, non riconosciuti come il prodotto di un processo di costruzione sociale (Barbagli, 1984), ma ritenute invece esistenti in senso oggettivamente univoco/unimodale. Sono ancora limitate alla discussione teorica e di pochi l’impiego di categorie e costrutti in grado di spiegare, analizzare, descrivere la possibile multiformità e multiprocessualità dinamica delle configurazioni familiari (Fruggeri, 1998, 2007) mentre sempre più urgente risulta co-costruire con genitori ed educatori una orientamento culturale che faccia del pluralismo e del rispetto delle singole soggettività l’asse portante dell’investimento educativo. A partire da queste considerazioni in questo lavoro viene documentato un percorso di ricerca intrapreso dall’Università di Ferrara in collaborazione con il Centro delle Famiglie di Ferrara, che ha coinvolto un gruppo di genitori a diverso orientamento sessuale ed un gruppo di educatori dei servizi per l’Infanzia in due diversi percorsi di discussione tematica articolati sul tema della genitorialità indagando nello specifico rappresentazioni e vissuti inerenti le funzioni genitoriali e il rapporto tra funzioni genitoriali ed orientamento sessuale allo scopo di identificare i modelli culturali relativi alla genitorialità condivisi/non condivisi da genitori etero, omo e da educatori dei servizi per l’Infanzia. Sono stati coinvolti due piccoli gruppi di partecipanti per un totale di circa 20/24soggetti di entrambi i sessi (10/12 genitori e 10/12 educatori), che sono invitati a partecipare a 3 incontri di focus group con lo scopo dichiarato di apportare il proprio personale contributo e opinione, quali genitori ed educatori, su questi temi. Dal punto di vista metodologico i focus hanno avuto ciascuno una durata media di circa 90 circa, sono stati condotti con modalità non direttiva da un conduttore e da un osservatore partecipante. I soggetti sono stati liberi di organizzare la propria produzione discorsiva in relazione agli imput posti dai moderatori. Rispetto alla formulazione delle domande è stato utilizzato il metodo del topic guide (Krueger, 1998a), utilizzando una scaletta di punti/argomenti per aprire la fase esplorativa del lavoro.
The use of internet is modifying our way of acting, and also our way of thinking, involving a change in one’s image, the image of the others and our relationships. However, internet is a new instrument of communication but also a tool to commit crimes. As a matter of fact crimes committed on the internet may be considered as one of the main typical psychological paradox of the relation between the mind and the advanced information technologies: the possibility that the experience of a complete control of one’s life promoted by the use of the internet (for it is characterized by accessibility, cheapness, the possibility of alter one’s identity, wholeness, interactivity and standardisation), can evolve in a progressive and complete loss of control on the virtual experience, leading to commit a real crime. The potentialities of these new mode of communication are well known, as well as the even greater number of risks for young subjects who have a not jet structured, and still in growing, personality. Cyberbulling is an example of these concrete risks. The term indicates bulling facts and troubles made through e-mails, chats, blogs, mobiles and web sites. involves minors whose identity are forming. Current study analyses distinctive characteristics of cyberbulling, compared it with traditional bullying, and highlighting similarities and differences between these.
Il contributo affronta la questione della genitorialità omosessuale, focalizzando l'attenzione sull'analisi dei costrutti cui è necessario fare riferimento per destrutturare il pregiudizio omofobico ed eterosessista nei confronti di questa specifica configurazione familiare e/o modalità di esercizio della funzione genitoriale.
Il presente contributo affronta una riflessione teorico-metodologica relativa ai costrutti cui è necessario fare riferimento per lo studio dell’omogenitorialità e della famiglia omogenitoriale, proponendo, a livello epistemologico, la necessità di acquisire nuovi e più complessi paradigmi di analisi che, non incorrendo in bias pregiudizievoli, siano impostati sulla ridefinizione critica delle categorie ermeneutiche da adottare per leggere la nostra contingenza sociale. Relativamente al costrutto di genitorialità è possibile rilevare, infatti, che gli attuali contesti in cui tale funzione può esplicarsi (le odierne configurazioni familiari) aprono degli scenari “plurali” che mettono in campo delle discontinuità rispetto al passato; tali discontinuità, in termini decostruttivi, possono essere considerate, anche in ambito psicologico, come i costrutti di base per analizzare la complessità della “questione omogenitoriale”, focalizzando soprattutto l’attenzione sugli esiti della relazione tra dispositivo socio-culturale, omofobia istituzionalizzata e rappresentazione dell’omogenitorialità.
After attending this presentation, attendees will better understand and appreciate the importance of the impact of incarceration on the father-child relationship and the need to create programs to address this dilemma. This presentation will impact the forensic science community by increasing awareness of the importance of both the incarcerated father and his child/children when creating a rehabilitation plan. When a father is incarcerated, his role as parent becomes “at risk” as being in detention undermines some of the fundamental aspects associated with being a parent. Going to prison alters the reciprocal nature of parent-child interactions. A father in prison cannot fully carry out his role as parent because, under such conditions, he is not able to impart a sense of attachment, trust, and security that is fundamental to the child’s development. In addition, stereotypes and prejudices may contribute to painting a picture of the incarcerated father as one who is unable to be a good parent. This could result in a life of failure and feelings of inadequacy with regard to being a father and parent. Furthermore, the absence of adequate role models, the very difficult initial adjustment period to prison life, the lack of cognitive, communicative, and relational abilities, together with the restrictive context of the prison, all make it difficult to develop and maintain adequate father-child ties that are so vital to a child’s development. Simply put, prison conditions alter both the parent-child relationship and how the subject perceives himself as a father and parent.1-3 Thus, there can be no doubt as to the importance of corrective interventions that address such negative dynamics and to the importance of support initiatives for prisoners and their families where specified locations and times for meetings between father and child can take place. These environments must be appropriate for developing and maintaining relational continuity, as well as for establishing and promoting a sense of parental responsibility in the incarcerated parent.4-6 The objectives of the study are to: (1) establish the father’s perception of his role as a parent, (2) establish the attachment styles of incarcerated fathers; and, (3) explore the relationship between the self-perceived parental role and the attachment patterns of the study subjects. Method: The directors of penitentiary administrations from two Italian regions were involved in this study. One hundred fifty male inmates were enrolled, each of whom was asked to give informed consent. Every participant was administered an articulated medical history questionnaire, in addition to two parental competence evaluation instruments. Instruments: Attachment Style Questionnaire (ASQ) and Self-Perception of Parental Role Questionnaire (SPPR).7 Final Considerations: The capacity of minors to establish multiple, deep attachments with people, even those who are not part of the immediate family circle, is well known. This is especially true when such figures demonstrate availability and readiness to respond to a child’s signals. As a result, a child’s social network takes on great importance as the child develops, particularly for children whose parents are in prison. This is linked to the correlation between successful prison re-education strategies and the ability to maintain a good relationship between the detained, his children, and his family. Reference(s): 1. Dallaire J.D. Incarcerated Mother and Father: a Comparison of Risks for Children and Families. Family Relation Blackwell Publishing, .440-453, 2007. United States. 2. Parke R.D., Clarke-Stewart K.A. Effects of Parental Incarceration on Young Children. From Prison to Home. The effects of Incarceration and Reentry on Children, Families and Communities. The Urban Institute. 2002. California. 3. Murray J., Farringhton D. Parental imprisonment. Long-lasting effect
L’obiettivo del contributo è quello di descrivere i risultati di un’indagine volta ad esplorare la presenza di sintomi inquadrabili o associati al PTSD in un piccolo gruppo di minori stranieri non accompagnati inseriti in centri di pronta accoglienza e comunità residenziali per minori richiedenti asilo politico del territorio barese, focalizzando nel contempo l’attenzione sulla valenza terapeutica dei contesti di comunità relativamente alla configurazione sintomatica in oggetto. Nello specifico, lo studio effettuato ha inteso, in prima istanza, rilevare la presenza di sintomi riferibili a PTSD, Ansia, Depressione e tendenze Dissociative nel campione preso in esame, verificando la relazione, riscontrata in letteratura, tra la condizione di minore straniero non accompagnato e lo sviluppo del PTSD e/o di sintomi ad esso associati. Un secondo obiettivo ha inteso verificare eventuali differenze statisticamente significative relativamente alla presenza di sintomi inerenti o associati al PTSD in funzione del tempo di permanenza dei minori in comunità. Metodologia e Risultati: La testistica proposta ha evidenziato la presenza di una diffusa sintomatologia caratterizzante il PTSD e i quadri depressivi ed ansiosi. Per quanto riguarda i sintomi riferibili al PTSD, l’analisi del Chi-Quadro mostra come tali sintomi si distribuiscano in maniera statisticamente significativa relativamente ai tempi di permanenza in comunità, al contrario dei sintomi depressivi, ansiosi e delle tendenze dissociative che non mostrano significatività nella distribuzione dei punteggi legati ai singoli tempi presi in considerazione. Conclusioni: Lo studio evidenzia la rilevanza clinica di interventi svolti all’interno di contesti residenziali organizzati sul modello dell’ambiente terapeutico globale
L'obiettivo del contributo è quello di presentare la specificità del modello della formazione/supervisione integrata nel contesto della comunità per minori, focalizzando in modo particolare l'attenzione sull'analisi di tale specifica metodologia di intervento clinico, da intendersi non solo come metodologia per la strutturazione processuale del contesto di comunità come ambiente terapeutico globale, ma anche come "strumento" di cura, tutela e protezione degli operatori delle equipe educative.
Il contributo sviluppa una riflessione critica sulle forme di accoglienza dei minori fuori famiglia, focalizzando in modo particolare l'attenzione sui contesti di cura di tipo residenziale. il focus della discussione è l'analisi del costrutto di comunità come "Ambiente terapeutico globale", approfondendo le implicazioni del modello ATG rispetto alla metodologie dell'intervento sulle situazioni di maltrattamento ed abuso all'infanzia.
Il contributo presenta i risultati di una ricerca empirica condotta in Puglia con l'obiettivo di verificare qual è l'atteggiamento degli psicologi nei confronti dell'omosessualità. Tale indagine si inserisce in un progetto nazionale più ampio promosso e coordinato dalla cattedra di Valutazione Clinica e Diagnosi del prof. Vittorio Linguiardi (Università Sapienza Roma).
il capitolo affronta il tema del maltrattamento ed abuso all’infanzia, sviluppando i seguenti punti: definizione, indicatori delle diverse forme di maltrattamento, conseguenze specifiche delle diverse forme di maltrattamento, attaccamento e strutture di personalità nei casi di maltrattamento ed abuso, fattori di rischio e fattori protettivi.
In Italy there is a heated debate about whether same-sex couples should raise children. In the public opinion, it is widespread the belief that a family, in order to be functional, must be based on the union (usually ratified by marriage) between two opposite sex people. However, it is overlooked that same-sex families are not a possible scenario, but rather a reality in our country, as well as in several other ones. Moreover, it is neglected the striking amount of empirical evidence that clearly shows how the gender of the parents is not related to the children’s development and well-being. The aim of this review is thus to reflect upon same-sex parenting starting from the psychosocial research studies conducted in this field. In particular, we will highlight the main psychological aspects involved in same-sex parenting as well as the main oppositions to the acknowledgement of these family configurations.
Essere padri detenuti rientra nella categoria di genitorialità a rischio, in quanto la condizione di detenzione fa venire meno alcuni aspetti fondamentali dell’esercizio della funzione genitoriale. L’ingresso in carcere interrompe ed altera la natura reciproca dello scambio comunicativo e interattivo genitore-figlio. Un padre detenuto non può esercitare nella pienezza fisica, spaziale e temporale il proprio ruolo di genitore, non essendo nelle condizioni di garantire la trasmissione al/la figlio/a di quel senso di attaccamento, fiducia e sicurezza fondamentale per la sua crescita. Su un ulteriore livello di analisi va considerato che stereotipi e pregiudizi possono contribuire a creare una rappresentazione culturalmente condivisa del detenuto stesso come soggetto incapace di essere un buon genitore. Ciò potrebbe determinare un vissuto di fallimento e di inadeguatezza rispetto alla percezione di sé come padre e rispetto al proprio ruolo genitoriale L’assenza, inoltre, (nella maggior parte dei casi degli individui in stato di detenzione) di modelli di riferimento adeguati, le condizioni iniziali di svantaggio, la povertà di strumenti cognitivi, comunicativi e relazionali disponibili, uniti all’esperienza di un contesto restrittivo quale il carcere, rendono difficile la costruzione e il mantenimento di un legame fra padre-figlio adeguato alle esigenze di sviluppo del minore. Quindi la condizione di detenzione altera: a) la dimensione relazionale genitore-figlio/a; b) la rappresentazione e il vissuto che il soggetto ha come di sé come padre/genitore. Non possono, pertanto, sussistere dubbi sull’importanza di interventi correttivi rispetto a tali dinamiche negative e, sull’importanza di iniziative di supporto ai soggetti detenuti ed alle loro famiglie, fra le quali vi sono ad esempio, la predisposizione di luoghi e tempi per gli incontri tra genitore detenuto e figli, adatti a recuperare e mantenere una continuità di rapporti ed a stabilire e promuovere una responsabilità genitoriale da parte del soggetto recluso. Obbiettivi della ricerca: –Verificare l’auto-percezione del ruolo paterno – Verificare lo stile di attaccamento dei padri in stato di detenzione – Esplorare la relazione tra modalità di auto-percezione del ruolo paterno e pattern di attaccamento dei partecipanti alla ricerca. Metodo: Sono state coinvolte le Direzioni delle Amministrazioni Penitenziarie di due regioni italiane: Puglia ed Emilia Romagna. Sono stati arruolati 150 detenuti di sesso maschile, a cui è stato richiesto il consenso alla ricerca ed a cui è stato somministrato un articolato questionario anamnestico e due strumenti di valutazione delle competenze genitoriali. Strumenti: ASQ- Attachment Style Questionnaire (Feeney, Noller, Hanrahan, 1994) ARP-Questionario sull’Autopercezione del Ruolo Paterno (MacPhee, Benson, Bullock, 1986). Considerazioni Finali: È nota la capacità dei minori di instaurare attaccamenti multipli profondi con persone che, pur non appartenendo alla cerchia familiare ristretta, si dimostrano disponibili e preparati a rispondere ai loro segnali. Da ciò deriva la rilevanza della rete sociale che circonda il minore nel suo processo di crescita ed, in particolare, della rete sociale dei minori che sono figli di genitori detenuti, e ciò anche alla luce dei più recenti orientamenti di politica criminale nel settore dell’esecuzione penale, che spostano sempre più le problematiche derivanti da una detenzione dal ristretto ambito carcerario allo spazio più allargato del territorio. A ciò si associa la correlazione tra il successo di strategie rieducative in carcere ed il mantenimento di una buona relazione tra detenuto figli e famiglia, dal momento che le modalità dell’esecuzione della pena investono con le proprie ripercussioni non solo il soggetto che le subisce ma, in modo altrettanto incisivo, il contesto sociale che lo circonda e la famiglia in primo luogo.
Il contributo affronta criticamente la discussione relativa alla interconnessione tra sessualità (intesa come costruzione socio-culturale) e pratica clinica (intesa come ambito degli interventi di tipo terapeutico sulla sessualità). L'impostazione discorsiva assunta consente l'accesso alla possibilità di comprendere le conseguenti interazioni di discorso e potere – da cui emerge il profilo di un dispositivo finalizzato al controllo sociale della sessualità, producendo ex nihil il proprio "abietto". Si realizza in tal modo una reificazione simbolica di quelle forme di soggettività rese incoerenti negli scenari della normatività regolativa del sistema eterosessuale. Emergono, tuttavia, nuove e più complesse rappresentazioni possibili dell’identità di genere e dell'orientamento sessuale. Diventa, pertanto, imprescindibile, in termini clinici, la ri-definizione di una teoria dell’intervento clinico commisurato alle differenti costellazioni fenomenologiche della sessualità. Ne consegue che il supporto terapeutico non è più legittimato ad agire categorie patologizzanti con cui pretendere di riparare disturbi ritenuti non conformi ai paradigmi socialmente riconosciuti, dovendo piuttosto gestire l'accoglienza e la restituzione del vissuto del cliente/paziente in un’ottica di sostegno e potenziamento delle multiformi configurazioni dell’identità di genere e dell'orientamento sessuale.
The preface to the text aims to cover the conceptual core of the book, highlighting the importance of a pluralist approach to the theme of the family and parenting models related to new scenarios in which families and parentings today find their specific expression.
This paper highlights how the early interpersonal experiences can deeply influence the normal, pathological individual development or his criminal career. In particular, several studies analyzed the attachment style of subjects sent to prison for sexual crimes. Sexual offenders’ attachment is worthy of further investigation and in-depth analysis, as they are more and more often subjected to criminology attention and are socially relevant.
Sexual offenders e legami d’attaccamento. Una ricerca su un campione italiano Ignazio Grattagliano , Alessandro Taurino Alessandro Costantini2Alessandra Latrofa2, Sonia Papagna2, Maria Terlizzi2 Michele Giovanni Laquale2, Rosalinda Cassibba2, Le osservazioni, le analisi e le valutazioni sui sexual offenders ipotizzano che il profilo e le caratteristiche di autori di reati così “particolari”, coinvolgano una serie diversificata di fattori eziologici. Una delle chiavi di lettura è quella che esplora il ruolo giocato dalle esperienze di attaccamento di questi sogetti.La nostra indagine ha avuto lo scopo di rilevare quale fosse la categoria di attaccamento prevalente in un gruppo di venti sexual offenders, condannati e ristretti in carceri italiane. La ricerca ha riguardato sia la dicotomia sicuro/insicuro, sia rispetto alle tre categorie F (free), Ds (dismissing), ed E (entangled), riportando l’eventuale presenza di stati mentali di tipo Unresolved. Sono state inoltre indagate in maniera descrittiva le esperienze infantili di tali soggetti in relazione alle figure significative di attaccamento. Il punto di forza di tale studio, sul piano metodologico, è stato l’utilizzo dell’Adult Attachment Interview. Se, infatti, molte indagini presenti in letteratura evidenziano l’uso di strumenti self-report o di questionari per la rilevazione delle esperienze di attaccamento dei soggetti coinvolti, nella nostra ricerca è stato utilizzato uno strumento standardizzato, la cui validità è ampiamente documentata e riconosciuta nell’ambito della ricerca clinico-psicologica e medico-psichiatrica.
Adopting a system justification perspective (Jost and Banaji 1994), the contribution investigated the manner and extent to which gay men and lesbians might internalize a sense of inferiority when it comes to parenthood. In an Italian sample of gay and lesbian individuals, we found that gay men who scored high (versus low) on system justification and right-wing conservatism regarded same sex parents as less competent; these effects were mediated by internalized homophobia. Lesbian women, however, perceived lesbian parents as more competent than opposite sex parents, regardless of ideological orientations. For gay men the internalization of societal discrimination harms perceptions of parental competence, whereas for lesbians gender stereotypes about parenting trump the negative effects of bias related to sexual orientation. These findings suggest that men’s and women’s perceptions of their own bodies and capacities are strongly affected by sociocultural processes, including ideological processes.
The development and diffusion of Information and Communication Technologies has resulted in a profound change in the way in which we learn, we relate to others and build their identity. Internet and social media are tools and contexts to improve knowledge and skills but also put themselves at risk to get involved in violent and aggressive interactions relationships as in the case of cyber bullying. The Cyberbullying refers to aggressive behavior, intentional deployed by one or more individuals, using electronic means, repetitively and continuously against a person who can not easily oppose (Smith et al., 2008). The study aims to assess the prevalence of bullying and cyberbullying and to deepen the effect of the Internet and the use of technological communication tools on the quality of relationships among adolescents. The sample is a group of 85 students aged between 10 and 13 years. The results confirm both the spread of bullying and cyber bullying that relations between these two phenomena. Moreover, it appears that only in particular conditions, technological means of communication and internet increase the risk of involvement in aggressive interactions.
Our research examined those motives that could predict or protect from the negative effects of gambling. Motivational constructs (risk factors) and the five dimensions of resilience (protective factors) were considered. 879 participants completed the following questionnaire: Socio-anagraphic data, South Oaks Gambling Screen, Resilience Scale for Adults, Gambling Motivation Scale. Causal analysis assessed the relationships between the variables. ANOVA indicated that gambling groups differed on social competence and family cohesion (resilience), and on gambling intrinsic motivation, extrinsic motivation, and amotivation. Logistic regression models showed that protective factors had an indirect effect on gambling outcomes. More complex analysis models are required.
Condividi questo sito sui social