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Luciano Ponzio
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-FIL/05 - Filosofia e Teoria dei Linguaggi
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH4 The Human Mind and Its Complexity: Cognitive science, psychology, linguistics, philosophy of mind
Settore ERC 3° livello
SH4_12 Philosophy of mind, philosophy of language
Seconda edizione aggiornata
Un artesto non si legge, non si fissa, non si commenta, non si studia: si ascolta. Questa disposizione all’ascolto viene qui analizzata e descritta dal punto di vista della semiotica e della filosofia del linguaggio, riflettendo sui percorsi di scrittura intrapresi da “iconauti”, scrittori “visuali”, che con linguaggi verbali e non-verbali riflettono sul punto di vista, attraverso un “metapuntodivista” di ordine semiotico, in cerca di una scrittura come rivoluzione permanente, come forma d’azione nella configurazione propria dell’artesto. Questo genere di testo si configura come tentativo impossibile di rovesciamento senza sosta, operato nel continuo rinnovamento dei mezzi, dei modi, degli stili con cui l’artista parla con una voce che non è più quella di autore ma quella di un visionario dal futuro inimmaginabile in un linguaggio profetico disegnato e non ancora identificato dal mondo d’oggi, un linguaggio costellato di congetture, abduzioni audaci e raffigurazioni. Una riflessione dunque che si inoltra per questi percorsi di scrittura e che ha questi nomi propri come segnavia: Artaud, Bachtin, Barthes, Balzac, Bataille, Baudrillard, Bene, Benjamin, Blanchot, Borges, Bradbury, Cage, Calvino, Chagall, Chlebnikov, Deleuze, Derrida, Duchamp, Foucault, Magritte, Malevic, Pasolini, Peirce, Picasso, Poe, Proust, Sebeok, Stevenson, Truffaut, Valéry.
iti promotes the study of translational phenomena and welcomes submissions of interdisciplinary nature. The journal's focus is on the theory, the history, the cultural and the semiotic study of translation, translation descriptions and translation didactics.
Alle sacre icone fa riferimento Jakobson quando, considerando il rapporto tra raffigurazione e raffigurato nel segno, rievoca, nel saggio che stiamo esaminando, le discussioni che circa questo rapporto scatenano gli iconoclasti. Specificamente il riferimento è alle sacre icone nella loro contrapposizione all’immagine-idolo che permise al culto delle icone di riportare la vittoria sugli iconoclasti nel secondo Concilio di Nicea (787). Nell’opera di Puškin, il contrasto tra statua e vita si capovolge e diviene il contrasto tra la vita della statua e la morte dell’essere vivente; contrasto che, tuttavia, corrisponde al reale modo in cui vanno le cose: la statua perdura mentre la vita umana ad un certo momento cessa: la statua continua ad esistere mentre l’uomo che adesso la contempla è destinato a perire. Ecco allora la possibilità di rivalsa della parola poetica, del segno di un segno, dell’immagine di un’immagine, della poesia su una statua, in cui questa diventa signatum del segno poetico. Così la parola trionfa sulla statua, sulla colonna di Alessandro, come l’icona trionfa sull’eidolon.
Dire di Roland Barthes è dire della scrittura, del testo, della significanza, dell’ascolto, della seduzione, del ricordare, del dettaglio esorbitante e inutile, dell’incontro irripetibile, dell’infunzionale, del singolo, dell’ingiustificabile, dell’unico, dell’eccedente. Un dire di Barthes, che, essendone la lettura, è esso stesso inevitabilmente riscrittura, ascolto, spostamento, apertura verso ciò che è irriducibilmente fuori dal potere del detto, dell’interdetto, della memoria, della trascrizione e fuori dall’arroganza che tutto questo accompagna, come pure dall’ovvio con cui tutto questo si giustifica. Una visione ottusa quella di Barthes: la visione della scrittura come de-scrittura di quanto è dato come scritto, descritto, prescritto, proscritto.
Progetto Scuola secondaria "Dante Alighieri" di Modugno
Bachtin in molteplici occasioni si definisce un filosofo, così come definisce “filosofico”il suo approccio alla ricerca in discipline come la linguistica, la filologia, la psicologia, la critica letteraria, la sociologia, la semiotica eccetera. L‟orientamento della filosofia di Bachtin è determinato dallo spostamento del focus oltre i confini dell‟ambito specialistico. Egli sviluppa la propria ricerca ben oltre i confini convenzionali di ogni singola disciplina, con interessi interdisciplinari, disposizione dialogica e atteggiamenti teorici capaci di attuare una critica radicale. I suoi riferimenti filosofici, oltre a Kant e al neokantismo, sono hegel, Kierkegaard, Husserl, Splenger, Bergson, Dilthey, Rimmel, Shopenhauer, Nietzsche, dei quali rivisitò il pensiero in maniera assolutamente originale.
Rivista annuale del Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana Universita “Aristotele” di Salonicco, vol. 2 issn 2241-2794
L’intento di questo testo è approfondire un aspetto trascurato generalmente negli studi dell’opera di Michail Bachtin. Bachtin è stato soprattutto considerato un teorico e un critico della letteratura. E ciò è anche giusto, ma comporta una visione parziale che finisce con essere non solo riduttiva ma anche travisante rispetto alla prospettiva specifica e all’orientamento fondamentale della ricerca bachtiniana. Questa prospettiva e questo orientamento adeguatamente considerati nella loro peculiarità vanno caratterizzati come “filosofici”.
Contrariamente a Pier Paolo Pasolini, Michail Bachtin non dimostra interesse per il cinema. Tuttavia, benché non vi sia alcun segno che possa dimostrare la conoscenza reciproca tra Bachtin e Pasolini, la loro attività di ricerca presenta una sorprendente comunanza di pensiero. Troviamo una prospettiva dialogica tra le teorie letterarie del romanzo configurate da Bachtin e la teoria del “cinema di poesia” di Pasolini. Questo saggio dimostra il fatto che queste teorie condividono le caratteristiche del “discorso indiretto libero”, inteso da Bachtin e Pasolini. Questa relazione è “iconica”, nel senso usato da Peirce, in base alla somiglianza, essendo una relazione omologica, di ordine genetico e strutturale tra i segni non-verbali e verbali e il loro potere di visione metaforica.
Catalogo delle opere pittoriche di Luciano Ponzio 2005-2015, stampato in 100 esemplari fuori commercio, contrassegnati a mano dal numero 1 al numero 100 e con firma autografa dell'Autore
Indipendentemente da distinzioni di tipo manualistico tra strutturalismo e poststrutturalismo e dalla determinazione della appartenenza o non appartenenza a ciò che generalmente, soprattutto con riferimento alla Francia, è stato indicato come “strutturalismo”, è particolarmente interessante considerare la posizione che direttamente o indirettamente, più che nei confronti dello strutturalismo, nei confronti di concetti, temi, strumenti e anche termini, solitamente ritenuti “strutturalisti”, hanno assunto tre autori che, pur impiegandoli abitualmente, si sono distinti, anche tra loro, per averne fatto un uso che ha piegato la critica del “soggetto” alla riflessione sulla differenza, sull’alterità, sulla irripetibilità e anche sulla singolarità: Barthes, Deleuze e Derrida. C’è negli autori indicati tanto la consapevolezza dell’impossibilità del ritorno a posizioni che potremmo indicare provvisoriamente e sommariamente come “prestrutturaliste”, quanto, al tempo stesso, un procedere oltre (anche questo irreversibile), rispetto a ciò che viene etichettato come “strutturalismo”.
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