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Antonio Monte
Ruolo
III livello - Ricercatore
Organizzazione
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Dipartimento
Non Disponibile
Area Scientifica
AREA 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche, psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-STO/02 - Storia Moderna
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Le vicende costruttive dei due arsenali e del cantiere navale dell'impresa Tosi, sono strettamente collegate tra di loro. I tre impianti rappresentano uno dei punti di forza della Marina militare italiana. Le fabbriche di Taranto prima, Brindisi poi e, in seguito, dei Cantieri Tosi furono i primi e gli unici cantieri navali realizzati nel Mezzogiorno, che risultava privo di impianti per la lavorazione del ferro, per la costruzione, per la riparazione e manutenzione delle navi.
Sia la Puglia che la Basilicata sono regioni dove l'industria estrattiva è stata una tra le principali risorse economiche del territorio. Centinaia sono le cave di pietra calcarea e calcarenitica attive e tante altre ne sono state in passato, cosi pure come le cave per l'estrazione dell'argilla; entrambe principale materia prima per la produzione del cemento. Alcune cementerie pugliesi e lucane sono nate dove c'erano importanti giacimenti per l'approvvigionamento di esse. A partire dai primi anni trenta del Novecento, in Puglia e Basilicata furono impiantate cinque nuove cementerie: nel 1931-1932 a Modugno l'Italcementi impiantò un nuovo stabilimento; nel 1950 ad Avigliano Scalo (PZ) sorge Cementi della Lucania; nel 1953 a Galatina (LE), la FedelCementi (poi 1992 Colacem), nel 1970 a Matera l'Italcementi realizza un impianto e a Barile (PZ), nei primi anni sessanta sorge la Cementeria Costantinopoli S.r.l.. Mentre sia la Cementeria di Barletta S.p.A. che la Società Anonima Cementi e Affini di Monopoli (poi Italcementi), dopo aver utilizzato la marna proveniente dall'ex Jugoslavia, iniziano ad impiegare materie prime locali. In Puglia, a partire dal primo decennio del Novecento furono realizzate quattro cementerie che importavano la marna. Tra il 1912 e il 1924, sorgono a Molfetta, Barletta e Monopoli gli impianti delle Ditte Gallo, De Dato & C. (1912); Società Anonima per l'Industria del Cemento; Società Anonima Cementi e Affini e il Cementificio De Gennaro, Gerolimini & C.. A Bari nel 1932 viene costituita la Soc. An. Pugliese Cementi. Attualmente sul territorio pugliese e lucano sono attivi sei stabilimenti che producono cemento: la Buzzi Unicem a Barletta, Cementi della Lucania ad Avigliano Scalo (PZ), Colacem a Galatina (LE), Italcementi a Matera e la Cementeria Costantinopoli a Barile (PZ); mentre la Cementir di Taranto è attiva solo come centro di macinazione.
In Terra d'Otranto e nelle province di Bari e Foggia erano presenti numerose fornaci per la produzione della calce che in gergo venivano chiamate "carcare"; esse rappresentano i primi (e più arcaici) metodi di "fabbricazione" della calce. Grazie all'attività estrattiva (che si praticava in numerosi centri della Puglia, e in particolare di Terra d'Otranto), favorita dalla peculiare conformazione geologica ricca di giacimenti calcarei e alla stringente domanda di prodotti per l'edilizia, aumenta considerevolmente la produzione della calce; da qui la necessità di "fabbricare" e costruire fornaci che trasformavano la pietra calcarea in calce. La pietra da calce si calcinava a mezzo di una "carcara di campagna" per la cottura in cataste. Nel corso degli anni il sistema di cottura si perfezionò lentamente realizzando dei veri e propri forni ("carcare") intermittenti costituiti da una struttura lapidea parzialmente interrata e completamente fuori terra. Verso il 1950 circa, inizia una lenta fase di calo dovuta alla nascita delle fornaci in muratura che prevedono dei cicli continui di cottura ed una meccanizzazione del sistema produttivo; sul territorio si diffondono i "forni Villanova" o "forni a tino" o "forni a bottiglione".
Il saggio, dopo aver fatto un quadro generale sull'industria molitoria nel Mezzogiorno d'Italia, prende in esame il passaggio dal molino "a palmenti" a quello "a cilindri" attraverso, sia i primi brevetti che da una serie di esempi presenti sui territori lucani e pugliesi. Inoltre, particolare attenzione è rivolta alla conservazione dei cereali attraverso le fosse granarie e i successivi silos.
La produzione di olio avveniva in ambienti noti come trappeti o frantoi da olio e, successivamente in oleifici; mentre il vino veniva prodotto in palmenti o cantine e negli stabilimenti enologici. Questi "luoghi di lavoro", in diverse regioni dell'Italia meridionale, hanno caratterizzato i nuclei abitati e oggi costituisco un cospicuo patrimonio proto industriale e industriale. Gli studi svolti fino ad ora sono stati mirati alla conoscenza delle strutture produttive e alla loro evoluzione; ai processi di produzione; all'analisi delle macchine utilizzate e alla loro evoluzione tecnologica, sino all'avvento di primi Brevetti realizzati a partire dal 1875 circa. Tali luoghi, pertanto, possono essere annoverati, attraverso un'azione mirata di recupero e valorizzazione, tra i beni del patrimonio culturale della nostra Nazione.
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