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Matteo Ieva
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/14 - Composizione Architettonica e Urbana
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH3 Environment, Space and Population: Sustainability science, demography, geography, regional studies and planning, science and technology studies
Settore ERC 3° livello
SH3_7 - Spatial development, land use, regional planning
The cultural contaminations in the Mediterranean. The Maltese archipelago case The subject treated describes the urban settlement of the Maltese archipelago main cities and analyzes the complex phenomenon of the cultural-architectural contamination, which it is produced by the cohesion-fusion, not always useful, with that civilizations that made waves in the Mediterranean over time. Mdina and Victoria, both of which consist of a citadel and a Rabato, testify to the original relationship that has been established with the Phoenicians, Carthaginians and Romans, subsequently hybridized by that established with the Arabs, which was superimposed by the "Nordic" Norman-Swabian component, than changed, during the XVI century, thanks to the Knights of St. John that will build Valletta, adhering to the speculations about the ideal city that were reached in that historical phase.
Tra i molti studi sui caratteri degli edifici riguardati sotto l’aspetto tipologico e morfologico, obiettivo di ricerca di numerose scuole europee, quelli di matrice italiana si mostrano tra i più avanzati specialmente per l’interesse nei riguardi della nozione di tipo, sulla cui concezione s’incentra la struttura teorica e l’esegesi dei vari metodi impiegati. Proponendo il superamento della visione tardo illuministica del termine, con il suo significato di <elemento immutabile suscettibile di farsi regola al modello>, la scuola di tipologia italiana ha aperto la strada a una nuova disciplina fondata sull’ermeneutica del tipo, che mira a riconoscere un’accezione basata sulla “ricostruzione processuale” delle manifestazioni antropiche. Circa cinquant’anni di attività e il perfezionamento dell’idea di ricerca “strutturale” dell’ambiente costruito (inteso come sistema di organismi scalari: territorio – città – tessuto -edificio), con i suoi caratteri comuni e trasmissibili che esprimono la sostanza civile di una compagine sociale evolutasi in un luogo, hanno permesso di ribaltare la visione positivista del tipo come schema architettonico a-temporale, affermando un metodo d’indagine impostato sul principio della conoscenza. Epistéme, con cui s’interpreta il significato degli oggetti edilizi in quanto fenomeni dell’esperienza e comprensione incontrovertibile della dimensione stessa e della struttura del divenire. Concezione metodologica fondata sull’identificazione delle diversità del costruito nella sua evoluzione temporale e nelle differenti aree culturali, che ha reso possibile il riconoscimento di quelle diversità linguistico-edilizie (apertamente leggibili anche alla luce della fondamentale nozione di organismo), del tutto evidenti nell’architettura pre-moderna, ma dissolte in distinzioni del tutto marginali con la modernità, in parallelo all’idea di un’architettura genericamente eterocrona. Radicale cambiamento che ha favorito un percorso di “ricerca critica” verso lo studio della “forma” pura, in molti casi correlata alla sola utilitas, in concomitanza a una concreta modificazione del carattere della costruzione. Riguardo alla situazione attuale, in un contesto che si mostra tragicamente indebolito dall’ideologia della globalizzazione dei mercati, delle tecniche e della comunicazione, con effetti devastanti anche nell’ambito specifico dell’architettura, si pone l’interrogativo se sia ancora lecito parlare di “carattere”, unitariamente inteso per differenti aree geografico-culturali. Un dibattito intorno all’architettura, sulle sue relazioni costitutive interne e sugli esiti che oggi produce, finisce purtroppo per prendere atto di una dilagante condizione di frammentazione, intesa non tanto come fenomeno casuale ma come figura ideale di una valorizzazione delle differenze, che produce un irrimediabile abbandono di qualsiasi ricerca di equilibrata unità. E specialmente di quella “linguistica” che, del tutto carente di codificazione e sop
Uno dei principali problemi della grande città - delle odierne megalopoli - è la dissoluzione dell’idea di forma urbis tradizionale e dell’identità urbana. Se ancora nella metropoli statunitense, divenuta tale in soli tre secoli, pur nell’esasperata iterazione seriale dei quartieri, sono ancora riconoscibili quei rapporti necessari fra le diverse parti di territorio e appare chiara la dialettica tra costruito e agro, tra centro e periferia, tra residenza e produzione (anche terziario), nelle nuove realtà tutto è ormai incontrollato e spesso ridotto a un cumulo informe di costruito. La concentrazione di milioni di residenti, risultato di un esasperato processo di urbanizzazione che ha generato un amplificato disordine degli spazi urbani, sta determinando un nuovo e inaspettato grado di consumo del territorio e la rovina di ogni possibile equilibrio sociale. Un luogo in cui l’indifferenza gerarchica è la legge dominante dell’insieme edificato, mancando del tutto una struttura che possa assicurare, come nella migliore tradizione delle città (e della stessa metropoli), l’equilibrato rapporto tra il costruito residenziale, le aree del terziario, i luoghi commerciali, la produzione, in tutte le scale possibili dello spazio urbano. E questo spazio sta assumendo l’aspetto paradossale di una forma a priori, risultando equivalente e omogeneo in molte sue parti. Nuove icone di rappresentazione identificabili nei cosiddetti “contenitori” vi si inseriscono a caso, col tentativo illusorio di ri-polarizzare la città. Situazioni urbane complesse e architetture che sembrano oggi voler evocare quella condizione di rapido dinamismo, specifico dell’esistenza nel nuovo millennio, proiettato in una dimensione effimera e transeunte e ricercata attraverso un’idea di leggerezza, trasparenza, moto. Gli insegnamenti di Caratteri tipologici e morfologici dell’architettura e di Progettazione architettonica, istituiti presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari e affidati a chi scrive, si occupano dello studio dei processi evolutivi di mutazione che richiamano (generalmente) la complessità urbana, al fine di diffondere quel sapere necessario alla conoscenza delle dinamiche urbane. I principali modi di manifestarsi dell’organismo urbano, con le sue innumerevoli e complesse contraddizioni, considerati in “forma” di concetto, diventano peraltro fonte iniziale della riflessione progettuale. Questa, specialmente per le questioni urbane complesse, va intesa con un’accezione che rende evidente il carattere dominante della nostra epoca, cioè l’attitudine a essere attivi e propositivi nel trasformare il passato, nell’infuturarsi. Atteggiamento che esprime la nostra capacità di essere fattivi per mezzo di un esercizio critico non parassitario e di rottura con il passato ma in piena continuità con quanto storicamente trasmesso ed ereditato. Visione adeguatamente esplicata dal termine tedesco Machenschaft. The main trouble for a big city - as a megalopolis - is the d
Il quaderno riassume i risultati dell’attività didattica svolta nei corsi di Progettazione architettonica del III anno, negli Anni Accademici dal 2005 al 2008 e dal 2010 al 2012, nel corso dei quali è stato sviluppato il tema dello spazio sacro. Il progetto elaborato negli anni di corso documentati è stato considerato come esercizio didattico volto alla riflessione cosciente della complessità insita nell’aggregazione degli elementi componenti il centro parrocchiale, cioè degli ambienti di servizio (aule liturgiche, salone parrocchiale, ecc.) in rapporto alla chiesa, accettando come imprescindibile la condizione del confronto organico con la città. Ciò spiegherebbe le ragioni che hanno consigliato la scelta del tema dello spazio sacro nel tessuto che risiedono, in primo luogo, nella convinzione che l’esperienza progettuale sul concetto di aggregazione di spazi seriali (o solo parzialmente specializzati) connessi alla grande aula liturgica avrebbe agevolato la trasmissione di alcuni principi che, a mio parere, sono basilari per un corso di progettazione che si svolge a tale stadio della formazione degli studenti del III anno. Tra questi, indubbiamente l’attualità della nozione di organismo, evidentemente considerata nella sua accezione moderna, ad esprimere l’indispensabile rapporto con l’eredità culturale - areale di cui siamo partecipi. Legame con un portato processuale che, se in concreto dichiara l’inesorabile bisogno di continuità lessicologica propria di una lingua architettonica, identitaria di una cultura edilizia in un luogo, si esprime pure in un’attesa di aggiornamento, emblematicamente significativa del suo essere immagine concreta di un ente in costante trasformazione. Non meno indispensabile per gli obiettivi prefissati, anche, la nozione di tipo architettonico inteso come concetto sintetico di spazio destinato ad ospitare attività di tipo antropico, riguardato nel suo progresso di specifiche trasformazioni, riconoscibili e collettivamente (spontaneamente o criticamente) assunte in un ambito spaziale e temporale. In altri termini, riconoscimento dell’autenticità di quegli esiti architettonici che sono il portato più evidente dell’autodeterminazione di una cultura che collettivamente ne sancisce validità/mutazione/aggiornamento/continuità/discontinuità. Riflessione che ha pure permesso di comprendere le reali criticità dell’atteggiamento pretenzioso e deviato di quella critica d’architettura che, considerando il portato del tipo in chiave positivista (nella sua accezione alla Quatremère de Quincy), quindi aberrata e contraria al suo vero significato, lo fa coincidere con un pensiero riduttivamente conservatore. Luogo letterario in larga misura diffuso con la modernità (o meglio, ispirato da una certa storiografia ufficiale del moderno) ed oggi completamente consumato e trasposto in atteggiamento (alle volte) programmaticamente ostile con chi ne professa la sua attualità; che ignora, cioè, il valore autentico della nozione pro
Tema della riflessione è la città contemporanea esaminata nella sua essenza di ente in costante trasformazione, risultato della multiforme interazione di componenti materiali ed immateriali che generano esiti diversi dell’essere urbano. Lo studio proposto intende ricostruire criticamente le cause che hanno originato gli attuali fenomeni urbani rivelati dall’inverarsi di spazi e tessuti spesso denotanti una strutturale conflittualità. L’enunciazione delle meccaniche di trasformazione dei sistemi urbani nel loro naturale infuturarsi contribuirà a descrivere i molteplici esiti che sembrano ricondursi a una diade di principi variabili tra: recupero del valore della storia operante, in cui l’architettura si esprime prevalentemente come portato della coscienza collettiva propria di un luogo; azioni selettive, di natura soggettiva, riconducibili a un’ipotesi di superamento degli orizzonti culturali e aspettativa verso un’idea di atopia o di eterotopia.
The suggested reproduction that we intend to explicate shows, in short, the results of a project research carried out within the framework of the Architectural Design courses in the Department of the Polytechnic of Bari dICAR, assigned to the writer, based on a theoretical view that is based on the method of “operating history” as a instrument for interpretation of a built and pre-vision of transformation of reality in relation to the cogito projection idea. It is based on the fundamental concepts of the architectural organism and the building type. Such methodological conception refers to a current of thought that studies the architectural and urban events in their essence of organisms made up of interdependent parts and in continuous transformation, processual examined with reference to phenomenal husserlian array that allows you to understand their concrete nature of variable structures not “a priori “existing beyond the experience of the becoming. Only for illustrative purposes and as proof of the usefulness and indivisibility of the concepts in question, some didactic examples are proposed that explain the method used. Each sample shown is intended as a result of a process of "re-design" that considers the present city and, therefore the one which modification is proposed, as provisional terms of ongoing "transformation" processes where, as always in the history of cities, urban trails, housing, specialized construction are linked.
The <normalization> of the cultural offer, represented by the chance to see in their own original location, cultural heritage otherwise intended for cultural containers of different geographical areas, has dictated during these recent decades the cultural policy of reconstruction in an exhibition project, fulfilled in the city of Canosa (BT), of the “corredo gentilizio” belonging to the Varrese Tomb that was dismembered following its discover in 1912 and where its evidences have became part of the National Archaeological Museum of Taranto and the Bari Provincial Museum collections. Within the set-up experience of Palazzo Sinesi, the first founding elements of a more ambitious valorization plan have been organized (exhibition "The Varrese Tomb: from old excavations to reconstruction of the archaeological landscape"). The evaluative dynamics of a communication and promotion plan for the city of Canosa have been enforced by the identification of a protection and appreciation project of the Varrese hypogeum, in the past, object of excavations campaigns that stressed the architectural structure of the Tomb divided into several rooms, the compliance of the hypogeum to complex build history, the need for monumentalizing of the system that invested the underground spaces and areas close to them. The cover design of the funeral system has achieved a milestone, as planning application within a heavily degraded context, for the purposes of reconstruction of archeological landscapes in Daunia epoch. The structure, achieved only partially, does not deliberately close itself towards outdoor areas and has a significant importance in the prospects, in order to avoid the idea of a minimization of unjustified and archaeological “ingabbiatura”. The search for appropriate solutions in the field of enhancement of the archeological heritage in Canosa has time and ways of implementation l certainly not suiting to optimal working schedule but it appears important to the definition of a "design model" which safeguards the archeological heritage fragmented by the long history of its research.
La città, rappresentazione concreta delle civiltà che si sono stratificate, è 'organismo' nel suo significato più autentico. È, cioè,'insieme di parti strettamente connesse e collaboranti unitariamente allo stesso fine' che mostrano, nel loro succedersi, i caratteri distintivi propri delle culture che li hanno manifestati. Così interpretata essa si propone come un ente in cui le trasformazioni appaiono interrelate e dipendenti dalle mutazioni civili che si sono inverate e che ne hanno tangibilmente definito l’evoluzione. Tentare di rileggere i “segni evidenti” del processo di progressivo mutamento cui la città ha fatto ricorso nel tempo implica, da parte di chi li interpreta, la capacità di saper ricercare (ed impiegare) strumenti adeguati di analisi, che permettano di cogliere le cause che governano i processi in atto nell’organismo urbano e siano, nello stesso tempo, applicabili in modo flessibile ai pressoché indefiniti casi che la realtà restituisce. Dispositivi di lettura che non possono che essere diversificati in relazione, sia al carattere diacronico del “tipo di città” esaminata, sia all’“area geografico – culturale” che manifesta tali caratteri identitari. Gli insegnamenti di Caratteri tipologici e morfologici dell’architettura e di Progettazione architettonica 1D, istituiti presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, si occupano dello studio dei processi evolutivi delle strutture antropiche alle diverse scale postulando l’applicazione di un procedimento di analisi applicabile, evidentemente, anche all’approfondimento delle trasformazioni urbane. Esso si basa sulle fondamentali ipotesi (parziali e quindi integrate con altre discipline) elaborate con il metodo tipologico - processuale (progettuale) incardinato proprio sulle basilari nozioni di organismo e tipo edilizio. Dunque su una visione teoretica che “pensa” la città nella sua essenza di organismo vivente fatto di parti interdipendenti in continua trasformazione. Luogo in cui le distinzioni socio-tipologiche, come rivelate dagli edifici nel tempo, sono da mettersi in stretta correlazione con la necessità dell’uomo di ricavare spazi finalizzati allo svolgimento di funzioni, sia individuali, sia collettive. Ed il cui studio, eseguito processualmente attraverso il richiamo alla fenomenica di matrice husserliana, permette di comprenderli nella loro concreta essenza di strutture variabili e non a priori esistenti al di là dell’esperienza del divenire. Di conseguenza i processi di trasformazione che ogni tipo di città esaminata (antica, medioevale, rinascimentale, barocca, otto-novecentesca, moderna, contemporanea / europea, asiatica, statunitense, ecc..) rivela, osservati e sottoposti ad analisi comparata, vengono valutati criticamente in modo da tentare di ricostruirne la “legge” di comportamento che li governa e da questa estrarre possibili meccaniche di controllo del progetto a scala urbana. E infatti, i principali modi di manifestarsi dell’organismo urbano, co
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