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Cosimo Caputo
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-FIL/05 - Filosofia e Teoria dei Linguaggi
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH4 The Human Mind and Its Complexity: Cognitive science, psychology, linguistics, philosophy of mind
Settore ERC 3° livello
SH4_11 Pragmatics, sociolinguistics, discourse analysis
Communication adaptation, variation and articulation are all features of men’s vocality, which is primarily significative voice. Every way of speaking or communicating is a response to the stimuli by the physical and socio-cultural environment. The job of a dialectologist cannot therefore be reduced to the decodification of secret words or to the collection and observation of data. This inevitably brings about the emergence of the semiotic issue of dialect (also contemporary zoosemiotics has shown evidence for cases of dialectal variation in communication by non-human animals), but it also raises the question of epistemological dialectology in an attempt to overcome certain disciplinary barriers. In order to do this, we shall have a closer look at such masters of linguistics as Saussure (with special reference to those texts remained unpublished for a long time) and Hjelmslev.
L’affermazione della semiotica in Italia ha visto il fondamentale contributo dell’estetica. Emilio Garroni e Umberto Eco ne sono stati i principali protagonisti. Entrambi hanno trovato supporto nella teoria del linguaggio di Louis Hjelmslev (alla quale per altro verso ha rivolto la sua attenzione anche Galvano Della Volpe), ma, a differenza di Eco, che ha coniugato la teoria hjelmsleviana con la semiotica di Peirce, Garroni, almeno fino a tutti gli anni ’70 del Novecento, ne ha avviato una puntuale, penetrante e ineludibile lettura che ne ha accresciuto la portata teorica, diventando così il primo, grande interprete italiano del linguista danese e un pioniere della semiotica glossematica. Se in un primo tempo la ricerca garroniana si è configurata come una estetica (che è) semiotica: una estetica che utilizza strumenti semiotici, in un secondo tempo è venuta delineandosi come una semiotica (che è) estetica: una semiotica del sentire, una semiotica non cognitiva che riporta a una condizione non intellettualistica o all’originaria adesione del soggetto al suo stesso fare esperienza della vita, al suo sentirsi con altri e sentire l’altro.
Un approccio semiotico alla storia della semiotica nella quale Giovanni di San Tommaso (1589-1644) ricopre un ruolo fondamentale pari, almeno nell'epoca moderna, a quello di Locke e al suo "Saggio sull'intelletto umano".
By using the noun glossematics in its adjectival function, this paper aims at drawing a distinction between Hjelmslev's semiotics and structural semiotics in a broader sense. Glossematic semiotics brings together “facts” and “values”, nature and culture, physis and logos. The sublogic of sign upon which it is based, i.e. the dimension of reticularity, of entirety, of participation, appears to be the missing link bridging the gap between present perfect and future perfect of semiotics, by focusing the attention to the iletic components of sense and by subverting the auto-referential logos that pushes towards the search for an anonymous structure.
According to Hjelmslev the verbal substance is only one of the possible semiotic substances in which the "universal principle of formation" is accomplished. Glossematics is not onlya theory of verbal languages but also a rheory of language or of the whole semiotic purport. As science of the funcions which contains nothing except for its own form, this theory encounters Peicean iconism. The verbality and the linearity of the "signifiant" therefore lose their pre-eminence: the algebraic alphabet substitutes for the fonetc alphabet. The "Résumé of a theory of language" is a graphical representation, or a diagrammatical dictionary, and a terminological clarification of such an alphabet.
Il volume espone la teoria del linguaggio di Louis Hjelmslev superandone gli stereotipi e al contempo facendo emergere le intuizioni nascoste e i germi intellettuali suscettibili di sviluppi ancora inediti. Nella prospettiva glossematica, che Hjelmslev ha fondato insieme al fonetista Hans J. Uldall, la linguistica si allarga fino a diventare la “forma” di tutti i sistemi segnici, verbali e non verbali, arrivando così a coincidere con una semiotica il cui obiettivo è quello di descrivere le relazioni interne ed esterne dei singoli fatti di comunicazione, risalendo alle loro condizioni di possibilità, e in cui le categorie della semiosi sono oggetti di ordine formale, identità non preformate ma definite dalle relazioni in cui entrano. Una “semiotica glossematica” che si configura come teoria della forma e della materia del segno.
Nella descrizione dei fenomeni segnici la semiotica glossematica di Louis Hjelmslev pone la questione della sostanza-materia semiolinguistica in stretta relazione con la questione della forma: invece della loro opposizione escludente pone la loro opposizione partecipativa. La semiotica deve includere nel suo ambito l’istanza materiale dei segni, la loro corporeità, rendere conto delle incidenze del fondo sulla forma per avere una presa sulla realtà. Il colore dell’acqua marina «deriva dal riflesso del fondo sulla superficie, ed è là che occorre passeggiare» (Roland Barthes). Il corpo “fa segno”, esprime contenuti passionali, razionali, forme di vita, ed è segno; è corpo semiosico e semiotico. I segni e il loro senso sono il risultato di situazioni viventi, di una embodied semiosis. La semiotica, allora, con la sua metodica antiseparatista, scruta l’intrico che lega il mondo vegetale, animale e umano, il sensibile e l’intelligibile, il visibile e l’invisibile, assumendo lo stile di pensiero della fisiognomica; diventa semiotica fisiognomica che tematizza la forma e il movimento del segno, ovvero il suo volto. È questo il filo che attraversa il libro anche nelle sue parti dedicate a Jean Poinsot e a Giovan Battista Della Porta, senza alcuna ricerca di precursori ma con l’intento di ricostruire riflessioni del passato in funzione di problematiche attuali.
Il Saussure inedito è il linguista del dubbio che sente tutto il peso dell'opacità della lingua ed è consapevole della difficoltà di giungere a una «sintesi radiosa» in materia di linguaggio. E' questo suo "essere linguista" che ne fa un maestro seminale. Dare un senso alla forma, tematizzare la duplicità del linguaggio sono i tratti essenziali dell' "esprit" saussuriano che sarà sviluppato nella glossematica di Hjelmslev e nella sua concezione stratificazionale del segno. Il Saussure inedito scopre il "vuoto" della semiologia, intraprende quel cammino di svuotamento della sostanzialità che de-ontologizza la linguistica e la semiotica. Hjelmslev prosegue su questa strada sviluppando l'idea della semiologia come forma che nel maestro svizzero convive con quella più nota e diffusa di «scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale».
Note e margine di Sémir Badir, "Épistémologie sémiotique. La théorie du langage de Louis Hjelmslev", Paris, Honoré Champion, 2014, pp. 411.
Catalysis constitutes one of the key points in Hjelmslev’s glossematics. Catalyzation is an overture to the outside, to the substance-matter, to the meaning of form and semiotics: immanence and transcendence are put together in a movement of systoles (contraction in a system of definitions) and diastoles (opening to the undefined, the inhomogeneous).Being of greater extent than a catalyzed entity, the entity is catalysing "syncretism" which manifests as "fusion" but also as "if-then implication ", as argued by Hjelmslev, which shows the value of the interpretation of catalysis.
All’inizio degli anni Cinquanta la linguistica italiana giunge con Antonino Pagliaro (1898-1973) e Mario Lucidi (1913-1961) a una “frattura epistemologica” che ne segna l’ingresso nello strutturalismo”. Le loro riflessioni gettano in avanti un fascio di luce che aiuta a intravedere in quale direzione muovere nuovi passi. Pagliaro in particolare costituisce il punto di transito e di collegamento tra la linguistica italiana del primo e quella del secondo Novecento. La sua lezione, in specie quella degli anni Quaranta, è ulteriormente raffinata dall’allievo Mario Lucidi . Un’impronta scientifica e culturale, quella pagliariana, protesa verso la definizione ed esplicitazione della "forma linguistica", verso, cioè, il consolidamento del processo di formalizzazione delle scienze del linguaggio che era l’obiettivo della maggior parte dei linguisti della prima metà del Novecento. In questa prospettiva, che vuole essere storica e teorica ad un tempo, le note che seguono aprono un confronto tra Lucidi e Hjelmslev, il linguista che più di altri, nel solco aperto da Ferdinand de Saussure, ha sviluppato l’epistemologia della linguistica. Si tratta di un “dialogo di ricerca” che rispetta la peculiarità (la differenza) intellettuale di ciascuno dei due linguisti, senza alcuna pretesa di ridurre l’uno all’altro, ma che contemporaneamente cerca di evidenziare un’affinità di pensiero (una non indifferenza): iposemi e glossemi sono anzitutto forme.
I risvolti semiotici della teoria del linguaggio di Louis Hjelmslev.
The essay discusses the contributions in vol. n. 4 of "Signata. Annales de sémiotiques / Annals of semiotics entitled Que peut the métalangage? / What Can Metalanguage Do?" based on an approach, such as that of glossematics by Louis Hjelmslev, which deals with the issue of meta-language in the science of language and in a perspective that derives from logical neopositivism. From the beginning of his research, Hjelmslev points out the fact that the language systems are not exclusively logical-mathematical systems, but they also incorporate the "law of participation". A meta-language is not a superior language which is separated from the language-object: there are no words above other words, no languages above other languages, but words deriving from other words, languages deriving from other languages through specifications, enlargements, restrictions of their significatum and their significance. A meta-language cannot say anything because it is subject to reside in the language. This is his paradox.
Nelle Prolusioni ginevrine del 1891 Saussure pone questioni che oggi trovano pieno sviluppo nella ricerca linguistica e semiotica, come quella del nesso tra il linguaggio, il parlare e la costituzione biologica dell'umano. La diversità delle lingue è legata - secondo il Maestro di Ginevra - all'interazione della continuità del parlare con le realtà storiche e geografiche. Il parlare è la forza propulsiva che garantisce la vita e la trasmissione delle lingue storico-naturali. La facoltà naturale del linguaggio si esplica nella condizione sociale storica del parlante. Ciò costituisce la peculiarità della semiosi umana ed amplia l'orizzonte della linguistica che non più soltanto la teoria delle lingue verbali ma di tutti i sistemi segnici, arrivando a investire questioni di carattere cognitivo. Saussure inserisce il verbale su un più ampio sfondo mentale, su un dominio non verbale del pensiero, aperto al mondo delle percezioni. La sua linguistica è pertanto compatibile con una filosofia del linguaggio che esplora i margini esterni dei segni verbali e dei segni non verbali, e le condizioni più profonde della linguistica stessa e della semiotica, correggendo "ante litteram" certe posizioni dello strutturalismo.
Après l’épisode philologique et la découverte de nouveaux manuscrits, la figure et l’œuvre de Ferdinand de Saussure apparaissent beaucoup plus riches et complexes. Le Saussure d’aujourd’hui “se détache,” se retire de ce qu’il lui est arrivé, malgré lui, de devenir: le chef de file d’une linguistique forte, centrée exclusivement sur la langue, ou sur le système. Aujourd’hui son penser revient interroger la sémiolinguistique de même qu’il le fit en son temps avec la linguistique comparée. “Science du langage”: c’est la définition employée par le linguiste suisse lui-même qui saisit l’esprit scientifique saussurien mieux que “linguistique générale,” cette dernière conduisant plutôt vers un abandon tacite des langues réelles, de leur différence et de leur mobilité. Une critique avant la lettre de la majeure partie du Structuralisme se réclamant précisément de Saussure.
Nella sua derivazione dalla linguistica la semiotica è strutturale e di ispirazione saussuro-hjelmsleviana, connotazione di una epistemologia che coniuga vocazione al rigore e vocazione alla ricerca empirica nella descrizione dei fenomeni di significazione. La semiotica glossematica non si riduce pertanto allo spazio chiuso della “langue” o al formalismo esasperato delle connessioni funzionali senza riferimento agli operatori di tali connessioni: il corpo, la “parole”, l’istituzione sociale, e con la sua architettura stratificazionale conduce al cuore del lavoro semiosico e semiotico. Una semiotica, quindi, aperta alla ricerca filosofica sul senso e sulle sue condizioni di possibilità. A cento anni dalla morte di Saussure e a cinquanta da quella di Hjelmslev la loro voce si fa ancora sentire.
Il contributo si sofferma in un primo tempo sul ruolo propulsivo svolto dai Circoli di Copenaghen, Ginevra e Praga nello sviluppo della linguistica del ’900, e sui rapporti fra i loro esponenti, e in un secondo tempo sulla ricezione in Italia delle idee maturate nel campo della linguistica strutturale europea.
Osservazioni sulla lettura, da parte di Jean-Claude Coquet nel suo libro, "Le istanze enuncianti. Fenomenologia e semiotica" (Bruno Mondadori, Milano 2008) di alcune posizioni di Louis Hjelmslev.
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