La ricerca della forma linguistica. L'iposema di Lucidi e il glossema di Hjelmslev
Abstract
All’inizio degli anni Cinquanta la linguistica italiana giunge con Antonino Pagliaro (1898-1973) e Mario Lucidi (1913-1961) a una “frattura epistemologica” che ne segna l’ingresso nello strutturalismo”. Le loro riflessioni gettano in avanti un fascio di luce che aiuta a intravedere in quale direzione muovere nuovi passi. Pagliaro in particolare costituisce il punto di transito e di collegamento tra la linguistica italiana del primo e quella del secondo Novecento. La sua lezione, in specie quella degli anni Quaranta, è ulteriormente raffinata dall’allievo Mario Lucidi . Un’impronta scientifica e culturale, quella pagliariana, protesa verso la definizione ed esplicitazione della "forma linguistica", verso, cioè, il consolidamento del processo di formalizzazione delle scienze del linguaggio che era l’obiettivo della maggior parte dei linguisti della prima metà del Novecento. In questa prospettiva, che vuole essere storica e teorica ad un tempo, le note che seguono aprono un confronto tra Lucidi e Hjelmslev, il linguista che più di altri, nel solco aperto da Ferdinand de Saussure, ha sviluppato l’epistemologia della linguistica. Si tratta di un “dialogo di ricerca” che rispetta la peculiarità (la differenza) intellettuale di ciascuno dei due linguisti, senza alcuna pretesa di ridurre l’uno all’altro, ma che contemporaneamente cerca di evidenziare un’affinità di pensiero (una non indifferenza): iposemi e glossemi sono anzitutto forme.
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2017
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