Effettua una ricerca
Paola De Santis
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI (DISUM)
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-ANT/08 - Archeologia Cristiana e Medievale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
In late antiquity the suburb is the privileged space where, between 4th and 6th century, martyr worship states and spread. The bishop is undoubtedly the main protagonist of this phenomenon as the epigraphic documentation attests, preserving the memory of construction and monumentalization activities promoted on his own initiative as a tangible sign of the leadership role in the process of consolidation and institutionalization of worships.
L'area territoriale che costituisce la base documentaria del presente contributo pone diversi problemi, primo fra tutti la precisa definizione di un comprensorio che sia connotato, nell’arco cronologico preso in considerazione -corrispondente all’età longobarda (metà VII-prima metà IX secolo)-, da caratteristiche insediative riconducibili a fenomeni storici ‘omogenei’, rappresentativi di una certa ‘identità regionale’. Tale approccio, in assenza di una documentazione che attesti -in quest’epoca- una suddivisione territoriale di carattere istituzionale, risulta ulteriormente complicato da una frammentaria e, in alcuni casi, sporadica conoscenza delle realtà monumentali ed archeologiche non sempre integrabili con i dati offerti dalle fonti scritte. Sulla base dei dati a disposizione è forse possibile considerare il periodo preso in esame come una fase di transizione, in quanto non emerge -nelle forme e nei tempi- una ‘stabilità’ insediativa; nel complesso si osserva la tendenza verso un potenziamento delle aree litoranee a scapito di quelle interne murgiane dove la documentazione è del tutto sporadica, confermando il graduale declino della via Appia rispetto alla via Traiana e all’asse litoraneo avviato già in età tardoantica. Le forme di occupazione del territorio si distinguono in: centri urbani di nuova formazione, come Trani, o ancora non pienamente maturi, come Bari, che si svilupperà pienamente solo in età bizantina; insediamenti ‘secondari’, come Bitonto, Virgilie (Bisceglie), Terlizzi, Conversano che sembrano svolgere un ruolo di ‘mediazione’ tra le aree rurali e i centri più importanti; un territorio connotato da una rete insediativa ‘sparsa’ e frammentata in unità medio-piccole che sembrano rimanere collegate ai centri urbani, svincolate da logiche di vicinanza topografica.
L’emergenza del culto dei martiri, tra IV e VI secolo, trova in Italia il suo indotto più macroscopico nello sviluppo di una consistente attività edilizia che convoglia notevoli risorse verso la monumentalizzazione di aree sacre -o ritenute tali- nel suburbio delle città. Protagonista pressoché assoluto e committente primario di questa azione di ‘nuovo evergetismo’ è il vescovo, che, più o meno sistematicamente, consegna al medium epigrafico memoria delle sue iniziative. Il gruppo di testi presi in esame, al quale non si intende concedere carattere di esaustività -anche se colpisce la sostanziale esiguità della documentazione-, sono relativi a centri urbani di diverso tipo e consistenza che sono presentati convenzionalmente in ordine geografico -da nord a sud-, privilegiando dunque un criterio, tra i tanti possibili, che valorizzi il rapporto tra testo e contesto.
Si tratta di una pubblicazione scientifica sulle indagini archeologiche condotte dal Dip. di studi classici e cristiani dell'Università degli studi di Bari nell'area cimiteriale di Ponte della Lama a Canosa di Puglia tra il 2004 e il 2006.
Lo sviluppo delle ricerche che nell’ultimo ventennio si sono intensificate in Puglia, grazie alla continua e sistematica attività delle Università di Foggia e Lecce, in rapporto all’analisi e allo studio dei paesaggi rurali ha portato, come è stato più volte giustamente ribadito, ad una elevata e approfondita conoscenza delle dinamiche insediative nei territori settentrionale e meridionale della regione. Il quadro complessivo delle ricerche lascia però – come è noto – ampie ‘zone d’ombra’ riferibili soprattutto all’esteso comprensorio che viene generalmente definito ‘Puglia centrale’ pur con alcune differenze nella determinazione dei limiti territoriali dovute all’oggettiva difficoltà di ricondurre ad ‘unità’ un’area fortemente diversificata sia dal punto di vista geomorfologico e ambientale, sia sul piano delle trasformazioni storiche ravvisabili in prospettiva diacronica. In tale panorama si inserisce anche il progetto di ricognizione sistematica nel territorio di Terlizzi, a nord di Bari, scelto perché caratterizzato dall'esistenza di un repertorio relativamente ampio di fonti documentarie di età altomedievale e medievale da cui emerge un ricco quadro insediativo di tipo rurale, mai indagato sistematicamente soprattutto per quel che riguarda il periodo compreso tra l’età tardoantica e il medioevo. Sin dalla fase programmatica, la ricerca si è basata su due livelli analitici integrati e complementari, avviati contestualmente: l'analisi delle aree campione attraverso la ricognizione sistematica e lo studio dei reperti mobili provenienti sia dalla raccolta di superficie, sia da siti limitrofi già indagati archeologicamente. Le campagne di ricognizione condotte (nel 2011 e 2012) hanno permesso di individuare nuclei insediativi in alcuni casi del tutto ignoti e di analizzarli in rapporto al contesto ambientale, in particolare alle risorse idriche (lame e paludi) e boschive e all’utilizzo degli spazi agrari evidenziando un sostanziale equilibrio tra le diverse modalità di sfruttamento del territorio. Le attività di ricognizione hanno permesso di indagare complessivamente una superficie di circa 13 km2 e di individuare 41 Unità Topografiche.
L'insieme di ideologie, pratiche, gesti connessi alla volontà di perpetuare la memoria del defunto tra i vivi rappresenta un canale privilegiato attraverso cui osservare gli atteggiamenti mentali delle comunità verso la morte. Il complesso sistema di 'elaborazione del distacco' che avviene nel gruppo con la perdita di un singolo soggetto, costruisce uno specifico 'spazio' nella memoria collettiva: il rituale materializza tale spazio 'mentale' e contribuisce in maniera significativa alla formazione di una identità comunitaria intesa come il frutto di un complesso -e non compiuto- processo di formazione, costruzione, trasformazione. L'analisi di questi processi attraverso le rappresentazioni figurate risulta -da alcuni punti di vista- particolarmente complesso in quanto si tratta di una forma di comunicazione indiretta e mediata, dato che coinvolge più attori, tra committenti ed esecutori materiali, e in cui i significati sottesi alle raffigurazioni sono spesso ambigui e polivalenti, interpretabili in molteplici direzioni. Le lastre funerarie con incisioni figurate, inquadrabili cronologicamente soprattutto fra IV e V secolo, rappresentano una classe di materiali particolarmente significativa perché direttamente connessa alla materialità e alla individualità della tomba, spesso veicolo di interrelazione tra memoria scritta e memoria figurata.
Le scelte che i vescovi compiono nella promozione del culto dei santi nelle città evidenziano progettualità ed istanze ideologiche fortemente ancorate -come è ovvio- alla realtà storica e culturale di riferimento; alcuni tipi di fonti scritte, soprattutto di genere omiletico ed epistolare, permettono di esaminare direttamente il punto di vista del vescovo, il lessico utilizzato, le motivazioni che sottendono i riferimenti a indirizzi e forme cultuali. Sulla base delle esemplificazioni proposte, da Ambrogio a Gregorio Magno, è possibile delineare alcuni filoni tematici entro i quali leggere le testimonianze di cui i vescovi sono protagonisti: il culto dei santi come strumento di coesione e identitario delle comunità urbane; l'inventio martyrum come mezzo finalizzato al consolidamento del prestigio della sede diocesana; l'acquisizione e il culto delle reliquie come elemento di autoreferenzialità.
Le pratiche e i riti funerari possono rappresentare un contesto privilegiato di ricerca e costituiscono una preziosa fonte di informazioni sui processi di formazione delle memorie identitarie. Attraverso la selezione di alcuni esempi, in ambito sardo e siciliano, si cerca di individuare e documentare alcuni nodi problematici: in che modo e in che misura determinati riti e pratiche funerarie possono essere connessi a specifici ambiti geografici territoriali? In che modo riti e pratiche funerarie riconducibili ad una identità collettiva, come quella religiosa, attraversano comparti geografici differenti?
The analysis of the intricate relationship between the productive process of a text and its eventual recipient is possible even through the consideration of specific phenomena, such as forms of devotion and processes of institutionalization of martyrial cult. The epigraphic documentation of Rome -devotional graffiti, epitaphs and dedicatory inscriptions- is an ideal instrument for the history of a ‘sacred area’. It allows to observe some particular aspects of communication (reception modes, readability, comprehension) in relation with development and consolidation of a collective and identitarian memory.
Nell’ambito cronologico prescelto come campo d’indagine, dalla nascita a Roma dei primi poli cultuali fino al VII secolo, l’area e/o struttura sacra sfugge ad una definizione precisa e viene associata ad una serie di espressioni e di termini differenti proprio perché riflette una realtà complessa e non ancora codificata. Lo studio ha l'obiettivo di analizzare il lessico, ed in particolare quello epigrafico, connesso alla definizione di ‘aree sacre’, concepite e percepite come materialmente tangibili e fruibili dal singolo e dalla collettività. La varietà funzionale della documentazione epigrafica, che costituisce uno strumento privilegiato, e in alcuni casi unico, per la storia di un’‘area sacra’, permette di osservare i fenomeni relativi ai processi di sacralizzazione degli spazi da diversi punti di vista. La ricerca si basa sull’analisi comparata del lessico utilizzato nei testi epigrafici e le evidenze monumentali a cui esso si riferisce; tale relazione, che prescinde da una evidente dipendenza tra la scelta del termine e la fisionomia monumentale a cui esso si riferisce, è utile a ricostruire, dove possibile, il tipo di percezione della realtà spaziale che gli antichi avevano al momento della realizzazione dell'iscrizione.
Condividi questo sito sui social