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Valentina Cremonesini
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo
Area Scientifica
Area 14 - Scienze politiche e sociali
Settore Scientifico Disciplinare
SPS/07 - Sociologia Generale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
A partire dalle riflessioni che Michel Foucault conduce sul rapporto spazio-potere, l’articolo si concentra sullo spazio urbano come organizzazione biopolitica. L’obiettivo è di tracciare alcuni dei possibili punti di una cartografia urbana della razionalità di governo della città contemporanea: la periferia, come spazio di organizzazione simbolica della disuguaglianza sociale; lo spazio pubblico, come spazio della sottrazione simbolica dell’idea di cittadinanza; i coni d’ombra, come “spazi di eccezione”, luoghi della riproduzione simbolica del potere nello spazio.
Attraverso una rilettura trasversale dell’opera di Michel Foucault, incentrata sul rapporto spazio-potere, il testo introduce uno sguardo diverso sulla città contemporanea, che assume le caratteristiche più ampie di un’organizzazione biopolitica, nella quale si manifestano preoccupazioni al contempo disciplinari e securitarie, di ordine e di gestione della vita. I processi di organizzazione spaziale che ne derivano non vanno nel senso di una sua liberazione, bensì di una sua fortificazione, riconducibile al problema più vasto di una riorganizzazione dei sistemi di inclusione ed esclusione sociale. L’obiettivo del volume è quello di tracciare i possibili punti di una cartografia della razionalità di governo della città contemporanea a partire da un’analisi di alcuni luoghi propri della città, in cerca non del paesaggio urbano ma dei possibili significati che l’urbanità offre. Ragionando sulle modalità contemporanee di formazione del centro, della periferia e dello spazio pubblico, si evidenzia come esse siano riconducibili ad un preciso trattamento dello spazio urbano e ad una precisa modalità di dislocazione della popolazione nella città. In tale prospettiva, centro-periferia e spazio pubblico sono modalità concrete di produzione della città e al contempo costituiscono elementi di riorganizzazione simbolica del potere biopolitico, della cittadinanza e dei suoi coni d’ombra.
All’interno di una nuova grammatica del contemporaneo, il concetto di governamentalità, introdotto da Michel Foucault nel corso degli anni ’70, costituisce un attrezzo concettuale importante con cui provare a ragionare attorno alla razionalità politica occidentale. Nel saggio questo concetto è utilizzato per comporre uno sguardo altro sulla città contemporanea. Al centro del ragionamento vi è la relazione tra governamentalità, intesa come razionalità di governo liberale, e lo spazio urbano, inteso come luogo proprio all’interno del quale tale razionalità si rende visibile e dicibile, si invera, dislocandosi e dislocando popolazione.
Partendo da una rilettura del mito dell’immortalità nel racconto omerico dedicato alla dea Eos e all’umano Titone, l’articolo esplora la mutazione nell’idea di vita umana che sta contraddistinguendo il nostro presente. In ragione dell’emergere di una configurazione sociale sempre più caratterizzata in senso biotecnologico e del ruolo preponderante che in essa sta assumendo il potere biomedico, l’articolo evidenzia un cambiamento epistemico nel modo di interpretare il rapporto con la finitudine dell’esistenza. Questo cambiamento è iscritto nel processo di valorizzazione economica della vita biologica e di ridefinizione bioeconomica del capitalismo neoliberista contemporaneo.
Libro è il risultato di un'indagine sulla rappresentazione del potere nella città di Lecce, condotta da un'equipe di ricerca dell'Università del Salento coordinata dal sottoscritto.
L’obiettivo della ricerca è stato quello di analizzare, al di là di facili stereotipi e luoghi comuni, le caratteristiche sociali, culturali e urbanistiche attraverso cui definire una città universitaria. Ragionare attorno al tema “Lecce città Universitaria” ha significato puntare l'attenzione su un'interazione, storicamente data, che si produce e riproduce dentro un contesto definito e alla quale, a diverso titolo e grado, partecipano gli attori sociali della città. Nonostante l'Università a Lecce sia una realtà in essere da molti decenni, la sua presenza è stata molto spesso data per scontata, raramente problematizzata, occasionalmente tematizzata anche dai suoi stessi “abitanti”. Per tali ragioni la domanda di partenza: “esiste uno scambio ragionevole e conveniente tra l'università e lo spazio urbano e istituzionale?” ha assunto il carattere non solo di una messa a tema dell'Università del Salento, ma anche e soprattutto di una considerazione sociologica più ampia di un contesto urbano di piccole dimensioni. La città di Lecce è emersa come sfondo “inconsapevole”, apatica e distratta, talvolta opportunista e troppo spesso indifferente. Il dato complessivo emerso dalla ricerca è una separazione di fatto tra la città e la sua università. Una convivenza, quindi, che non produce relazione e riconoscimento. Attraverso le rappresentazioni dei docenti universitari ho descritto la città dei professori e grazie alle loro interviste ho ricostruito alcuni tratti salienti di una mentalità leccese che è probabilmente alla base del mancato riconoscimento e che di fatto inibisce la possibilità di istituire, tra città e università, un rapporto foriero di sviluppo.
Si tratta della pubblicazione di un saggio che compare in un volume collettaneo che contiene i principali dati della ricerca "Il Sud nella crisi", finanziata come PRIN 2009. Il saggio presentato è una sintesi dell'indagine dell'unità locale di Lecce ed è dedicato al trattamento mediale del Sud nelle news televisive e nelle fiction degli ultimi decenni.
Cosa c'è nella mente degli italiani quando di evoca la parola Sud? Puntare l'attenzione sulle rappresentazioni collettive del Sud significa innanzitutto voler comprendere se il modo in cui il Mezzogiorno d'Italia è stato mediaticamente pensato, raccontato e tipizzato è cambiato nel tempo. Attraverso un'indagine ad ampio spettro su telegiornali, stampa quotidiana, fiction televisiva, cinema e web viene vagliata criticamente la produzione di senso attribuita dai media al Sud tra gli anni '80 del secolo scorso e i nostri giorni. Il quadro che ne scaturisce registra una consistente rimozione dell'antica questione meridionale e un suo slittamento ideologico e semantico verso un apparentemente più tranquillizzante Fattore M (Mezzogiorno), cioè di un viluppo di problematiche e di atteggiamenti interpretativi ormai inestricabile e irrisolvibile. Oggi che tutti gli indicatori confermano la drammatica condizione del Sud all'interno di una crisi profonda e perdurante, occorre ammettere che la rimozione di un terzo dell'Italia dal dibattito nazionale non aiuta né il Sud né l'Italia.
The paper deals with the transformation of power at the local level, by making reference to Lecce, a middle city in the South of Italy (Salento), as a case study. The authors draw their empirical material from a wider sociological research on the same topic they have edited in 2014 (Cremonesini, Cristante, Longo 2014) and try to sketch how the crisis of traditional political parties has produced a renewed vitality of relational networks, yet by now unable to define a common strategy and to share common values and a common strategic project for city policies.
A partire da una lettura dell'opera di Michel Foucault il saggio analizza la città contemporanea individuando alcuni meccanismi di produzione dello spazio pubblico e di gestione della popolazione urbana in senso biopolitico. Questa "mentalità" di governo, che contraddistingue sempre più il modello di gestione dello spazio pubblico e della cittadinanza nei paese Occidentali, sta significamente contribuendo a trasformare la città in uno spazio-potere in cui le disuguaglianze sociali si compongo anche e soprattutto in ragione di elementi spaziali.
A partire dall’affermazione foucaultiana secondo cui il potere costituirebbe la terza dimensione dello spazio e lo spazio, oltreché essere spazio-visibile e spazio-dicibile, si configurerebbe preliminarmente come un diagramma del potere, ossia come spazio-potere, l’articolo intende analizzare alcuni processi di produzione della città contemporanea. Lo spazio urbano è quindi considerato come una forma della dislocazione dello spazio-potere in grado di restituirci una cartografia dei punti di applicazione del dispositivo sapere/potere/sé, come parte del vasto processo di organizzazione della vita in senso biopolitico. In ragione di questa impostazione teorica, il saggio proposto intende analizzare alcune modalità di produzione dello spazio urbano con cui provare a ricostruire parte della razionalità di governo della città contemporanea: il rapporto centro-periferia, come modalità di riorganizzazione simbolica della disuguaglianza sociale; lo spazio pubblico, come luogo di sottrazione simbolica dell’idea di cittadinanza;i coni d’ombra, come“stati d’eccezione”, luoghi della riproduzione simbolica del potere nello spazio. Queste modalità di produzione dello spazio urbano costituirebbero, dunque, alcuni degli elementi dell’attuale declinazione della spazialità biopolitica, nella quale si manifestano preoccupazioni al contempo disciplinari e securitarie, di ordine e gestione della vita. Se, come ha efficacemente mostrato Foucault, il concetto biopolitico di popolazione è un concetto spaziale, la sua dislocazione nella città può forse raccontarne la trama. In cerca non del paesaggio urbano ma dei possibili significati che esso offre.
Articolo dei curatori del volume "Il salotto invisibile" in cui si inquadrano modelli e definizioni del potere, poi utilizzati per l'investigazione teorica ed empirica sulla percezione del potere nella città di Lecce.
La trasformazione del marketing, da semplice funzione economica di raccordo con il mercato in una vera e propria mentalità, è il tratto culturale più evidente dello scenario globale dominato dalle multinazionali. Nel tempo è divenuto un sapere che si compone di atteggiamenti, disposizioni e comportamenti istituzionalizzati e che orienta la generalità delle relazioni umane. Il marketing è divenuto il paradigma di riferimento per tutti gli ambiti della società, rappresentando il dispositivo ideologico più pervasivo e condizionante nelle relazioni sociali come nelle procedure di costruzione dell’identità soggettiva. L'articolo propone una decostruzione del suo campo di interesse analitico.
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