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Rossana Carullo
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/16 - Architettura degli Interni e Allestimento
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, anthropology, arts, philosophy
Settore ERC 3° livello
SH5_4 - Visual and performing arts, design, arts-based research
Il progetto di laurea (coordinatore Annabruna Menghini)seguito come componente del collegio docenti per la disciplina della museografia, sviluppa le problematiche dell'esporre e si serve dell'exibit design per riqualificare gli interni privi di gerarchia del museo esistente ridefinendo i percorsi e le logiche espositive degli oggetti nello spazio dato.
SET UP OF AN ARCHAEOLOGICAL MUSEUM AND ENHANCEMENT OF THE ARCHAEOLOGICAL HERITAGE: THE COMMITMENT OF THE POLITECNICO OF BARI This work shows some Archaeological Museum projects as study cases of an educational experience, developed by the Architecture Department of the Politecnico of Bari. The projects have been organised with the synergy of many disciplines such as interior design, museology and museography, and thanks to the cooperation among Italian and foreigners universities, the Italian “Soprintendenza ai Beni Archeologici” and some important Albanian institutions committed to the enhancement of the local archaeological heritage. Aim of this new educational approach is to elaborate a specific methodology in order to achieve a proper and effective procedure in setting up an archaeological museum. This experience has proved an important way to educate students and, at the same time, it might contribute to a better spreading of archaeological heritage.
Il progetto esposto è stato premiato dalla giuria internazionale composta da Thomas Herzog (presidente) Erik Bystrup, Glenn Murcutt, Nicola Marzot, Gianluca Minguzzi (segretario). la tesi insieme ai temi di riqualificazione paesaggistica proprone un progetto di allestimento per il riuso del magazzino del sale progettato da Pier Luigi Nervi.
"Quando i diritti di cittadinanza divengono quelli che accompagnano la persona quale che sia il luogo in cui si trova, l'individuazione di questo spazio infinito, di questo nuovo common, porta con sé uno stare nel mondo che certamente sfida la cittadinanza oppositiva nazionale puramente identitaria. [....] Siamo di fronte ad una nuova razionalità che ha il suo fondamento nella connessione sempre più intensa tra persone e mondo esterno, con una forza espansiva che si estende sino alle frontiere della ridefinizione complessiva della collocazione della persona in un'organizzazione sociale globalmente intesa, identificata appunto attraverso le caratteristiche dei beni da tutelare come comuni, come dimostra, ad esempio, la conoscenza in rete." (Rodotà, 2013, p. 465). Si intuisce come la riflessione sui beni comuni costituisca una premessa indispensabile alla comprensione dei complessi processi di condivisione. Così intesi, essi inaugurano una svolta epocale per la ridefinizione della collocazione sociale dell'individuo, dei suoi bisogni e delle risposte che il design può darvi.
L'articolo è un originale contributo alla lettura del Trasportation Design nel decennio 2000-2010 in Itala. Esso è teso ad individuare gli scenari di sviluppo alternativi ed ecosotenibili nel settore, mettendo in evidenza il ruolo innovativo di alcune esperienze produttive italiane minori ed isolate.
La ricerca illustra i principali temi e le problematiche riguardanti l’insegnamento delle arti applicate in Italia tra il XIX e XX secolo. Si evidenzia la storica separazione nel sistema didattico italiano, tra ‘sapere’ e ‘saper fare’, ‘artisti’ e ‘artefici’ e il conseguente dibattito teso a superare questa dicotomia. Sarà nelle nascenti Scuole di Architettura che verrà in parte ricomposto questo dualismo. È una specificità italiana che andrebbe ulteriormente studiata in particolare oggi, di fronte alla recente autonomia pedagogica conquistata dalle scuole di design nei confronti dell’architettura.
Nella mostra sono stati esposti i progetti e le ricerche storiche riguardanti l'Hotel Dajti e il Palazzo Luogotenziale di Tirana. I disegni esposti riguardano in particolare le analisi sull'architettura storica degli interni degli edifici e i progetti per un loro riuso.
Il progetti pubblicato è il risultato delle ricerche condotte del laboratorio di laurea dal titolo "Strumenti per la valorizzazione ed il recupero del patrimonio architettonico moderno della città di Tirana. Progettazione dell'architettura degli interni per la riqualificazione dell'Hotel Djiti di Tirana. Il prgetto ha sviluppato in particolare lo studio delle partizioni tra interno ed interno e tra interno ed esterno sviluppando i concetti di internità, interiorità.
Il testo indaga gli aspetti significativi del design italiano degli ultimi dieci anni, attraverso la categoria dell'iconicità. Una testimoninaza del valore iconico degli oggetti del design è fornita dal recente fenomeno delle riedizioni di pezzi storici dei maestri del ad opera delle maggiori tra le aziende produttrici di oggetti di design. Il fenomeno riguarda in particolare i prodotti d'arredo. Se ne indagano le cause e se ne colgono gli aspetti significativi per il design contemporaneo. La seconda parte invece costruisce una raccolta inconografica degli oggetti del design sempre negli ultimi dieci anni. Attraverso una loro catalogazione emerge il superamento della dimensione esclusiva del design legata ai maestri. Gli elementi significativi che accomunano oggetti così diversi sembrano essere rappresentati da due categorie-chiave: superficie e senso del piacere.
Il contributo approfondisce la dimensione del design incognito ricercandone la tradizione teorico-critica e individuandone le specificità nella contemporaneità. In particolare si sofferma sul rapporto tra innovazione e ricerca individuando una linea italiana dell'innovazione "debole" ovvero perseguita attraverso modificazioni minime indicate come frazioni mutanti degli oggetti, modificazioni che non si manifestano nella totalità dell'oggetto e possono per questo confrontarsi con il tempo della durata e della quotidianità. Infine esemplifica attraverso casi studio specifici le forme concrete di questo tipi di innovazione.
I progetti pubblicati sono stati sviluppati nel Laboratorio di Allestimento e Museografia che nasce da un lavoro di sinergia tra architetti archeologi e istituzioni archeologiche della regione Puglia. La parte progettuale del laboratorio,riferita al corso di museografia, si occupa dell'allestimento dei materiali ordinati dal docente archeologo del modulo di museologia. Il progetto applica strumenti metodologici, critici e tecnici relativi alle forme dell'esporre. I reperti scelti sono stati oggetto di una precisa riflessione sul potenziale spaziale che potevano generare in rapporto allo spazio architettonico dato.
La pubblicazione del progetto per allestire la vendita del cibo di strada nella città di Bari,nato dalla collaborazione scientifica tra Comune e Politecnico, è l'occasione per svolgere una riflessione critica più ampia sul ruolo che il design svolge o può svolgere nel definire l'identità dei luoghi. Spesso sono le strutture deboli quelle che riescono ad interpretare ed esprimere la condizione fluida dell’identità dei luoghi visti come “sorta di sciame diffuso di vibrazioni progettuali che ogni soggetto presente nello spazio produce; per segnalare se stesso, la sua presenza creativa, la sua ricerca economica, la sua energia genetica”. In particolare il tema, acquisisce ancor più interesse se applicato in realtà inserite in una enigmatica condizione di mediterraneità, che la città di Bari non può non cercare comunque di interpretare. Il mediterraneo come luogo delle diversità e delle ibridazioni, stratificazione di culture arcaiche e animiste che attorno al cibo ritrovano memorie collettive legate a elementi primari come materie, colori, odori, sapori, gesti e relazioni. Questi elementi primari alimentano gli aspetti sensoriali ed emozionali su cui il design contemporaneo sta conducendo molte delle sue sperimentazioni.
Il contributo riassume i risultati di una disamina analitica, supportata da un complesso apparato di ridisegni storici e d’archivio durato alcuni anni, a partire dal Cours d’Architecture ou Traitè de la Dècoration, Distribution e Construction des Bâiments, contenant les leçons données en 1750 & les années stivantes di Jaques-Françoise Blondel. La ricerca di cui il contributo fornisce gli estremi è finalizzata a individuare quel momento specifico in cui l’Architettura degli interni si costituisce come specifica e autonoma disciplina, stabilendo un proprio statuto teorico e una propria prassi. È sempre stato difficile riconoscere i caratteri di specificità dell’Architettura degli interni come disciplina. Cosa la differenzia dalla Composizione architettonica? Ne rappresenta solo uno dei momenti di applicazione, generalmente quello che si riferisce alla scala del dettaglio? Si occupa delle strutture che rendono abitabili gli spazi attraverso elementi di minore durata e di maggior arbitrarietà come gli arredi o gli apparati decorativi, oppure possiede anche grazie a questi, uno statuto disciplinare proprio e riconosciuto capace di permanere nel tempo? E se lo possiede quale ne è il suo nucleo fondativo, e come questo si è sviluppato nel tempo? Per capire in cosa consista e dove sia possibile spingere la ricerca contemporanea sugli interni, in particolare nei suoi rapporti con la didattica, è indispensabile riflettere sugli inizi della formazione del suo apparato teorico. A cavallo tra Ottocento e Novecento molti e importanti contributi si sono succeduti sui temi legati alla definizione di spazio interno e di decorazione: dalla scuola di Vienna, con Alois Riegl, alle teorie sul principio del rivestimento, a quelle sul concetto di opera d’arte totale, alle esperienze delle Arts and Crafts unanimemente riconosciute ed indagate nei loro diversi aspetti dalla storiografia. In questi contributi è centrale il ruolo degli interni e della decorazione di cui si riconosce una specifica prassi nella storia dell’architettura. È più difficile invece rintracciare i momenti di trasformazione di questa prassi in una coerente teoria e infine in una disciplina dotata di grammatica e tecniche proprie. La ricerca condotta non è volta alla semplice individuazione o descrizione di elementi e parti dell’architettura che solitamente sono portate come esempio di una specificità degli interni: il tema del dettaglio architettonico, il ruolo dei serramenti intesi anche come metafora delle relazioni tra interno e interno e tra interno ed esterno, ed in generale come giunti delle discontinuità costruttive, sino alla definizione di interi involucri architettonici intesi come soglie e limiti dell’invaso architettonico. Quello che la ricerca, e il presente contributo che la comunica, ha cercato di comprendere è se e come quei temi specifici siano stati messi in relazione tra loro, quali le loro sintassi, quali i principi formativi che, oltre gli stili, sono rimasti costanti
I progetti pubblicati sono stati sviluppatti nel Laboratorio di Allestimento e Museografia che nasce da un lavoro di sinergia tra architetti archeologi e istituzioni archeologiche della regione Puglia.La parte progettuale del laboratorio,riferita al corso di museografia, si occupa dell'allestimento dei materiali ordinati dal docente archeologo del modulo di museologia. Il progetto applica strumenti metodologici, critici e tecnici relativi alle forme dell'esporre. I reperti scelti sono stati oggetto di una precisa riflessione sul potenziale spaziale che potevano generare in rapporto allo spazio architettonico dato.
A partire dal 2005 la Facoltà di Architettura e il Dipartimento Icar del Politecnico di Bari hanno avviato, di concerto con le istituzioni politiche ed universitarie albanesi numerose attività di ricerca finalizzate allo studio dell'architettura moderna italiana per le città d'albania. In particolare l'apporfondimento riguarda le prassi compositive nell'architettura degli interni di Gherardo Bosio, collega di Michelucci presso la Facoltà di architettura di Firenze per le discipline degli interni e della decorazione. Piuttosto che la connotazione stilistica dei dettagli e degli arredi però, il contributo mette in luce la maturità raggiunta da Bosio nel processo di integrazione delle diverse scale dell'architettura.
Il progetto di laurea (coordinatore Ariella Zattera), seguito come componente del collegio docenti per la disciplina degli Interni sviluppa le problematiche dell'esporre e si serve dell'exibit design per ricucire i rapporti tra la scala vasta del paesaggio salino e quella minuta dell'allestimento degli interni del magazzino del sale di Pier Luigi Nervi.
Il libro affronta le tematiche inerenti gli aspetti materici delle superfici dell'abitare. Esso raccoglie i risultati di progressive sperimentazioni sulla progettazione delle qualità materico-sensoriali delle superfici, facendo leva sulle contaminazioni tra l'ambito disciplinare degli interni e l'ambito del design. Le riflessioni teoriche e gli esiti progettuali si svolgono a partire da quattro operazioni compositore principali, nell'ordine: Piegare, Cucire, Tessere, Stratificare, e delle loro infinite combinazioni. Tali azioni risolvono il passaggio dalla materia data alla materia di espressione, alla forma. La successione delle operazioni compositive è finalizzata a produrre un processo di differenziazione della materia, ed un potenziamento delle sue prestazioni percettive e sensoriali. L'artefatto attraverso progressive azioni e contaminazioni, si presta così a divenire parte di un più vasto teatro della materia.
La mostra tenutasi al Salone Nautico di Brindisi nel giugno del 2013, è il risultato di una ricerca per la mappatura del Saper Fare in Puglia, finalizata a riconoscere le potenzialità manifatturiere della regione al fine di metterle in rapporto con le nascenti competenze di design legate alla nascita e sviluppo del corso di laurea in Disegno Industriale del Politecnico di Bari
Il libro prosegue lo studio già avviato dagli autori sugli aspetti materici delle superfici dell’abitare. In esso sono approfonditi i termini di un confronto internazionale sul tema del design delle superfici, al fine di valutarne le ulteriori potenzialità, sia nei presupposti teorici sia negli esiti applicativo-progettuali che nella sperimentazione didattica. Il contenuto delle interviste presenti nel testo ha confermato la validità della direzione di ricerca intrapresa e ne ha ampliato gli orizzonti. Sono emerse le virtuose intersezioni dei processi industriali con pratiche handmade, tra consapevolezza dei linguaggi artistici della contemporaneità, portato della tradizione e competenze tecniche. Il complesso apparato di esperienze e ricerche è stato poi trasmesso ed applicato nell’ambito di un preciso contesto formativo, consentendo ad un gruppo di studenti di sperimentarne le potenzialità espressive.
Il lavoro espone il contributo multidisciplinre fornito dal Politecnico di Bari all'Amministrazione Comunale, finalizzato alla pedonalizzazione del Lungomare sul fronte della città antica. La sperimentazione si colloca nel più ampio scenario nazionale e internazionale che vede, da un lato, le città che cercano di riposizionarsi in un quadro di competizione globale per giocare ruoli sempre più rilevanti nei processi di internazionalizzazione e, dall'altro, le università che devono consolidare la loro attrattività nel campo della formazione superiore e la capacità di servizio al territorio.
La ricerca mette in luce caratteri e specificità dell’esperienza didattica Laboratorio Uno tenutasi alla fine degli anni settanta a Matera sotto la direzione di Mario Cresci. Dall’analisi della documentazione reperita e dalle testimonianze degli ex allievi, emerge la consapevolezza di una necessaria diversità della formazione del design nel Mezzogiorno, rispetto ai modelli educativi nazionali e internazionali esistenti. Al centro delle riflessioni il ruolo della cultura materiale locale, dei suoi rituali e del significato profondo degli oggetti quotidiani che la rappresentano.
“The “skin” of the architectonic artefact becomes the interface between the vivid feeling of living and the constitutive material of living”.(Vitta, 2008) The paper documents a route developed between didactics and research, concerning the aspects of materials of the interior surfaces. It gathers the results of progressive experimentations on the design of the material-sensorial qualities of the surfaces, leveraging on contaminations and the disciplinary techniques. The disciplinary fields are about interiors, as regards the covering of the surfaces of the living spaces; and about design, as regards the planning of the surfaces considered as autonomous artefacts, besides covering surfaces. The will of focusing the attention on the sensorial, tactile and visual aspects of the surfaces, has defined the need to identify four main compositional operations, as follows: Folding, Sewing, Weaving, Stratifying and their endless combinations. These actions on surfaces define the passage from the material to formal expression. The succession of the compositional actions is finalized to produce a process of differentiation of the matter in order to obtain a development of its perceptive and sensorial qualities, a passage from the matters to the manners (Deleuze, 2007). The artefact through the progressive actions and contaminations, becomes part of a wider theatre of the material. The actions on surfaces arise from the free experimentation in laboratory on the manipulation and the contamination of the available materials, with particular reference to the theme of softness, comfort and light. The sensoriality and the will to classificate the values of the surface of the materials are topics present since a long time in the debate on contemporary design. The are here expressed to make a contribution and to open at the same time new application sectors of the design within the world of interiors. The fabric assumes particular relevance in this logic, as “a flexible or an elastic body, still has cohering parts that form a fold, such that they are not separated into parts, but are rather divided to infinity in smaller and smaller folds, that always retain a certain cohesion” (p. 9). Deleuze calls this cohesion as Weaving of materials, different for each material: from the travertine, material of the baroque, cavernous and spongy without voids, without holes, at most like a cavern in a cavern, bearer of a “tendency of the matter to pass over the space, to conciliate itself with the fluid” (p. 8), to the fabric itself in its infinite drapes. Or rather, the fabric, more than the paper, concentrates in it these qualities, not only for its flexibility, but to be composed of parts which in the weaving are joined in an indivisible unity, in a machinic and not mechanical entity, as Deleuze would say. So, to define the qualities of materials, Deleuze uses the word Weaving. It is not only the specific material operation of the weaving, but it assumes the value of a ge
Il libro contiene il contributo multidisciplinare fornito dal Politecnico di Bari nel quadro di una convenzione sottoscritta con ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) di Bari e BAT e con Comune di Bari, in conformità con gli indirizzi progettuali dell’Amministrazione comunale finalizzata alla pedonalizzazione temporanea del Lungomare Imperatore Augusto e alla regolarizzazione della vendita del cibo da strada, nel tratto compreso tra il Teatro Margherita e il complesso monumentale di S. Scolastica. In esso sono contenute le risposte progettuali nelle tra scale di intervento dell’urbanistica, dell’architettura e del design. In particolare il contributo personale ha posto la riflessione sugli strumenti disciplinari del design in ambito urbano a partire dalle problematiche dello streetfood sino a dimostrare la capacità del design di porsi trasversalmente alle discipline, fornendo risposte alternative rispetto agli strumenti tradizionali dell’urbanistica e dell’architettura. La dizione dal “cucchiaio alla città” non ha più senso di esistere poiché oggi il design dimostra di possedere metodologie e strumenti d’intervento per ambiti che sino ora erano di appannaggio dell’architettura e dell’urbanistica.
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