Per una grammatica degli Interni. Da Blondel a Perret il percorso formativo di una disciplina
Abstract
Il contributo riassume i risultati di una disamina analitica, supportata da un complesso apparato di ridisegni storici e d’archivio durato alcuni anni, a partire dal Cours d’Architecture ou Traitè de la Dècoration, Distribution e Construction des Bâiments, contenant les leçons données en 1750 & les années stivantes di Jaques-Françoise Blondel. La ricerca di cui il contributo fornisce gli estremi è finalizzata a individuare quel momento specifico in cui l’Architettura degli interni si costituisce come specifica e autonoma disciplina, stabilendo un proprio statuto teorico e una propria prassi. È sempre stato difficile riconoscere i caratteri di specificità dell’Architettura degli interni come disciplina. Cosa la differenzia dalla Composizione architettonica? Ne rappresenta solo uno dei momenti di applicazione, generalmente quello che si riferisce alla scala del dettaglio? Si occupa delle strutture che rendono abitabili gli spazi attraverso elementi di minore durata e di maggior arbitrarietà come gli arredi o gli apparati decorativi, oppure possiede anche grazie a questi, uno statuto disciplinare proprio e riconosciuto capace di permanere nel tempo? E se lo possiede quale ne è il suo nucleo fondativo, e come questo si è sviluppato nel tempo? Per capire in cosa consista e dove sia possibile spingere la ricerca contemporanea sugli interni, in particolare nei suoi rapporti con la didattica, è indispensabile riflettere sugli inizi della formazione del suo apparato teorico. A cavallo tra Ottocento e Novecento molti e importanti contributi si sono succeduti sui temi legati alla definizione di spazio interno e di decorazione: dalla scuola di Vienna, con Alois Riegl, alle teorie sul principio del rivestimento, a quelle sul concetto di opera d’arte totale, alle esperienze delle Arts and Crafts unanimemente riconosciute ed indagate nei loro diversi aspetti dalla storiografia. In questi contributi è centrale il ruolo degli interni e della decorazione di cui si riconosce una specifica prassi nella storia dell’architettura. È più difficile invece rintracciare i momenti di trasformazione di questa prassi in una coerente teoria e infine in una disciplina dotata di grammatica e tecniche proprie. La ricerca condotta non è volta alla semplice individuazione o descrizione di elementi e parti dell’architettura che solitamente sono portate come esempio di una specificità degli interni: il tema del dettaglio architettonico, il ruolo dei serramenti intesi anche come metafora delle relazioni tra interno e interno e tra interno ed esterno, ed in generale come giunti delle discontinuità costruttive, sino alla definizione di interi involucri architettonici intesi come soglie e limiti dell’invaso architettonico. Quello che la ricerca, e il presente contributo che la comunica, ha cercato di comprendere è se e come quei temi specifici siano stati messi in relazione tra loro, quali le loro sintassi, quali i principi formativi che, oltre gli stili, sono rimasti costanti
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2011
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