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Michele Notarnicola
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica
Area Scientifica
Area 09 - Ingegneria industriale e dell'informazione
Settore Scientifico Disciplinare
ING-IND/22 - Scienza e Tecnologia dei Materiali
Settore ERC 1° livello
PE - Physical sciences and engineering
Settore ERC 2° livello
PE8 Products and Processes Engineering: Product design, process design and control, construction methods, civil engineering, energy processes, material engineering
Settore ERC 3° livello
PE8_2 - Chemical engineering, technical chemistry
Il presente lavoro è finalizzato ad indagare le caratteristiche del rifiuto indifferenziato che residua in realtà con elevate percentuali di raccolta differenziata di RSU, prossime agli obiettivi di legge (65%), come nel comune di San Pancrazio Salentino (BR) in Puglia. Il residuo risulta già stabile biologicamente, con basso valore di IRDP, che aumenta in caso di biostabilizzazione a valle della selezione a 80 mm. Contiene inoltre significative aliquote delle principali frazioni merceologiche di RSU, utilmente recuperabili. A tal fine il residuo è stato sottoposto a due schemi di trattamento – uno conforme alle direttive regionali vigenti, l’altro semplificato – valutando le differenze di composizione, stabilità biologica, umidità e come CSS nelle diverse frazioni. Tutte le frazioni di uscita dal trattamento hanno elevato PCI. È stata infine valutata l’influenza del tasso di RD sulle caratteristiche del residuo indifferenziato.
Escherichia coli has been recognized as the principal indicator of fecal contamination of water. Indeed, E. coli is the only species in the coliform group found in relationship with gastrointestinal tract of human and warm-blooded animals and subsequently excreted in large numbers in the human feces. To obtain a complete picture of water quality and therefore, a better protection of public health, different techniques for water analysis have been proposed. In this article, we describe an alternative method that uses SYBR green real time-polymerase chain reaction (RT-PCR) technology to identify and quantify all E. coli biotypes in a group of wastewater samples collected from a wastewater depurator located in South of Italy. This new RT-PCR protocol is accurate in measuring the concentration of chromosomal E. coli DNA using the amplification of three new specific fragments of the following bacteria genes: CadC, HNS, and Allan whose sequence is specific for E. coli family and conserved in all E. coli subtypes. This method allowed us to detect the presence of all E. coli biotypes directly in wastewater samples and estimated the correspondence between colony forming units and bacterial DNA concentrations. The availability of a rapid and sensitive method may be useful to monitor the persistence of E. coli in water, to evaluate the efficiency of wastewater purification treatments and the possible recycle for agricultural use. Furthermore, the development of a simple and routine method to monitor water quality with RT-PCR analysis can encourage the testing of a higher number of samples. © 2012 American Institute of Chemical Engineers (AIChE).
La produzione di cemento Portland comporta la calcinazione e sinterizzazione generalmente in forni cilindrici rotanti di diverse sostanze depositate in parchi minerali. Tale processo genera gas di scarico che trasportano particelle di polvere e composti inorganici volatilizzati. Le particelle vengono trattenute da filtri a maniche o da precipitatori elettrostatici, producendo un materiale in forma polverulenta chiamato Particolato da Forni del Cemento (PFC). Si stima che circa 30 milioni di tonnellate all’anno di PFC vengono prodotti in tutto il mondo; la comune pratica di gestione del PFC consiste nel miscelarlo con i composti depositati nei parchi minerali ed immetterlo a monte del forno del cemento, riducendo così l’utilizzo di materie prime.
L’obiettivo principale della tecnologia integrata pre-trattamento/digestione anaerobica/riuso dei residui di processo oggetto della presente proposta è di accoppiare i vantaggi dei bassi costi dei trattamenti biologici con il riutilizzo di materie secondarie al fine di migliorarne la qualità e di utilizzarne tutte le risorse energetiche disponibili secondo principi di sviluppo sostenibile. Il progetto permetterà, grazie a strategici accordi intercorsi, di sperimentare in scala pilota un impianto di DA concesso in comodato d’uso all’Unità di Ricerca (attraverso un accordo scientifico con l’ENEA) direttamente in campo, grazie alla disponibilità dell’azienda co-finanziatrice, che metterà a disposizione una particolare area dedicata all’interno di un impianto di compostaggio.
La cenere volante di inceneritore di rifiuti urbani ha recentemente attirato l’attenzione di diversi ricercatori a causa del suo arricchimento in metalli pesanti a basso punto di fusione e microinquinanti organici, che hanno elevata tossicità ed un potenziale impatto negativo sull’ambiente. Per tali ragioni, le ceneri leggere di inceneritore devono essere smaltite e sono ricercati nuovi trattamenti intermedi prima dello smaltimento finale. Fino ad oggi, sono state sviluppate diverse tecnologie negli ultimi 20 anni per rimuovere o immobilizzare i metalli pesanti dalle ceneri di inceneritore. D’altra parte, i contaminanti organici sono molto difficili da rimuovere in modo economico ed efficiente. Poiché il carbone incombusto nelle ceneri ha un’are superficiale più alta, comparata alle particelle minerali, ed agisce come substrato catalitico per la sintesi de-novo di diossine, si suppone che la maggior parte di contaminanti organici come le diossine ed i clorobenzeni sono adsorbiti principalmente sulle particelle di carbone; di conseguenza, rimuovendo il carbone incombusto sarebbe possibile rimuovere i contaminanti organici. Inoltre, è molto probabile che anche il mercurio, rimosso dai gas di scarico e adsorbito su polvere di carboni attivi, può essere trovato nella frazione organica delle ceneri.
Sia l’innovazione tecnologica che l’espansione del mercato continuano ad accelerare la sostituzione apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), portando ad un significativo incremento dei rifiuti (RAEE) derivanti dallo smaltimento di tali componenti. Al fine di utilizzare rifiuti plastici contenuti nei RAEE in applicazioni ad alto valore, è necessario per l’industria degli utilizzatori che i materiali riciclati devono possedere le stesse caratteristiche, in termini di dimensione, forma e purezza dei materiali vergini. Il rifiuto solido deve essere gradualmente ridotto in dimensione finchè non raggiunge la dimensione delle originali materie prime vergini (polimeri plastici), che hanno dimensione di grano tra 50 e 800 microns. Successivamente il materiale macinato deve essere purificato per poter consentire di recuperare selettivamente diversi tipi di plastiche. Tra i principi alla base della separazione fisica, l’effetto tribo-elettrico consente di separare materiali le cui conduttività sono molto simili, come nel caso delle plastiche. La tecnologia tribo-elettrostatica lavora sul principio che differenti materiali si trasferiranno una carica elettrica quando vengono strofinati l’uno contro l’altro: la conseguente densità di carica superficiale può essere utilizzata per separare questi materiali diversi in un campo elettrico. Questa proposta in tre fasi vuole meglio chiarire le modalità con cui le plastiche sono distribuite nei RAEE ed investigare l’efficacia/economicità della separazione tribo-elettrostatica per recuperare selettivamente polimeri plastcici da scarti elettronici che hanno precedentemente subito un trattamento di fine macinazione per incrementare il grado di liberazione.
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