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Monica Livadiotti
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/18 - Storia dell'Architettura
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_2 - Archaeology, archaeometry, landscape archaeology
Una nuova ricerca nell’area del cosiddetto Iseion, ad Agrigento, in parte indagate da E. De Miro, ha posto nuovi problemi di interpretazione che il DICAR del Politecnico di Bari, a seguito di una convenzione stipulata con l’Ente Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento per lo studio delle aree monumentali presso l’agorà superiore, intende affrontare. Lo studio di De Miro, recentemente edito, ha infatti trascurato alcuni aspetti dello sviluppo architettonico dell’area che le nuove ricerche affrontano ora più in dettaglio. Tra il 2012 e il 2014 sono state quindi condotte tre missioni di rilievo e di scavo che hanno già prodotto esiti interessanti, qui presentati in via ancora preliminare. Tra i primi risultati del nuovo studio è il riconoscimento di una fase di costruzione del tempio ancora in età tardo ellenistica. L’edificio sarebbe stato ricostruito in età augustea.
Il progetto di laurea (coordinatore Annabruna Menghini)seguito come componente del collegio docenti per la disciplina della museografia, sviluppa le problematiche dell'esporre e si serve dell'exibit design per riqualificare gli interni privi di gerarchia del museo esistente ridefinendo i percorsi e le logiche espositive degli oggetti nello spazio dato.
La prima fase dell’isolato del Pretorio a Gortina nel corso delle campagne dii scavo 1989-1995 ad opera della Scuola Archeologica Italiana di Atene è stata identificata come un ginnasio e datata agli inizi del primo secolo d.C. In questo contributo si vogliono mettere maggiormente a fuoco i tratti della sua architettura che trovano confronti sia in altri edifici cretesi di età tardo-ellenistica, sia in monumenti di area alessandrino-cirenaica.. L’influenza da tale area si esplica inoltre nell’adozione di unità di misura per la progettazione che rimandano al mondo tolemaico.
Nella città di Kos, durante gli scavi che impegnarono gli archeologi italiani tra il 1912 e il 1945 e nei nuovi scavi del Servizio Archeologico greco, è stato messo in luce un complesso sistema di approvvigionamento dell’acqua basato sull’integrazione in età romana di una rete idrica già impostata fin dalla fondazione della città, avvenuta nel 366 a.C. sulla base di un piano urbano di tipo ippodameo che definiva anche un sistema di canali per lo smaltimento delle acque meteoriche progettato insieme alla rete viaria. L’approvvigionamento idrico, invece, poteva contare sulle abbondanti sorgenti naturali site sulle colline a sud-est della città, integrato da cisterne e pozzi privati. I punti di utilizzo comprendevano fontane pubbliche e ninfei, e, in età romana, soprattutto diversi edifici termali, databili nel loro primo impianto tra I e II sec. d.C., con successivie trasformazioni che li videro funzionanti almeno fino alla metà del IV secolo. Per alimentare gli impianti termali, in età imperiale venne costruito un acquedotto, anche se le terme sono sempre dotate di serbatoi di accumulo per compensare eventuali riduzioni del flusso; l’acqua di scarico delle vasche termali andava poi ad alimentare i condotti di smaltimento delle latrine pubbliche, sempre realizzate nelle loro immediate adiacenze, mentre anche le case private erano dotate di impianti igienici che scaricavano nei condotti di drenaggio al centro delle strade, rifacimenti più tardi degli originari canali di età protoellenistica. In conclusione, i sistemi di approvvigionamento idrico e smaltimento delle acque di scarico testimoniano a Kos la notevole persistenza degli originari sistemi idrici della città e soprattutto attestano come lo studio dei sistemi idrici di una città possa fornire dati utili alla conoscenza della sua topografia nelle diverse fasi di sviluppo.
Il volume sulla basilica di S. Gabriele è il risultato di una proficua collaborazione, ormai quinquennale, tra il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna e la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari e rientra in un più ampio progetto di studio sistematico degli edifici protobizantini di Kos scavati dagli archeologi italiani impegnati nel Dodecaneso nei primi decenni del secolo scorso. Lo studio è nato dall’esigenza di approfondire la conoscenza di un monumento di Kos poco noto, ma di notevole interesse per la storia dell’architettura protobizantina. La basilica di S. Gabriele, infatti, scavata da Luigi Morricone nel 1935, non aveva finora trovato adeguato spazio nella letteratura scientifica ed era a tutt’oggi pressoché inedita, tranne brevi cenni pubblicati nel 1936 dall’ing. Hermes Balducci, allora borsista dell’Istituto FERT di Rodi. La configurazione dell’organismo architettonico, che affonda le sue radici più immediate nel tipo delle sale tricliniari delle ricche ville tardoantiche, appariva però di tale complessità ed interesse che si è deciso di avviare un progetto di studio coordinato. L’attività è stata quindi iniziata nell’aprile del 2007, sulla base di un accordo con la IV Eforia Bizantina di Rodi, diretta da Maria Michailidou, e con la partecipazione attiva di Sophia Didioumi, autrice di uno dei contributi editi nel volume.
This paper resumes the text of the IV mimiamb of Herodas, which, set at the Asklepieion of Kos, tells of the visit at the sanctuary of two women and their sacrifice of a cock to the god. In his tale the poet describes the monuments and works of art encountered and admired by the characters, description that has been widely studied and analyzed especially with regard to the altar, with the statues made by the sons of Praxiteles, and the famous paintings on the walls of the pronaos of the temple. So far, however, no scholar has focused on the last verses of the poem, in which, after the sacrifice of the cock, the two women purposed to go and eat their meal in the nearby oikoi. Taking inspiration from the text of Herodas, the article will confirm the destination as a ritual banquet hall of the building immediately to the south of the temple, the so-called “building D”, generally known as abaton; towards it, in fact, the two women may have gone after sacrifice to eat their meal.
An earthquake in 142 A.D. provoked serious destructions in Kos and also the agora had repair necessities. A new access was then realized: the city wall was partially dismantled and the ancient connection between harbour and agora substituted by a monumental façade, raised on a high terrace, accessible by a broad stairway. This placed the agora again in direct communication with the harbour, no more for commercial purposes, but to increase the splendid image that the city showed to the visitors arriving from the sea. In fact, in the centre of the new front, a temple, probably connected to the imperial cult, had a monumental prostyle exastyle marble front of an elaborated Corinthian order. It would seem that in this phase the function of the northern sector of the agora has been altered: the original market was replaced by a monument of representative type, in keeping with the provincial imperial constructions due to the evergetism of the Emperors. The model for this new front probably alludes to the temples on a podium in the Imperial fora and seems to recall the façades of contemporary great complexes of Imperial age finalized to confer a concrete image to the Roman power in the eastern provincial towns which, like Kos, in this very period knew the phase of their maximum wealth.
Il gruppo di ricerca del DICAR sullo studio e valorizzazione dell'antico si articola in due sezioni tra lorocoordinate: A) Apergon: spazi e funzioni della città antica: il gruppo di ricerca, fortemente interdisciplinare, affronta lo studio delle emergenze architettoniche del mondo greco-romano, indagate secondo i principi di ricerca della Bauforschung. Lo studio delle strutture si inserisce in una complessa analisi storica, topografica, archeologica. B) Anastylosis: tutela e valorizzazione dell'antico: il gruppo di ricerca, fortemente interdisciplinare, anche sulla base dei risultati del gruppo A affronta il tema del progetto di restauro in ambito archeologico e del dialogo tra monumento antico e città moderna; la ricerca prende in esame anche il tema della corretta divulgazione scientifica attraverso la progettazione di spazi museali adeguati.
La raccolta di informazioni relativa ai monumenti dell’antichità necessita di una particolare cura e attenzione soprattutto per la rarità oltre che per l’importanza dell’opera. Appare evidente quindi che le informazioni che si riescono ad acquisire acquistano un valore di rappresentatività, per cui è necessario agire in modo da renderle facilmente trasferibili e utilizzabili in contesti similari. L’analisi di una frazione di cella del tempio di Athena situato nel parco archeologico di Kamarina a Ragusa, in Sicilia, ha permesso di acquisire dati ed informazioni di notevole importanza sul monumento, che si configurano come una base conoscitiva di utile supporto ai fini della predisposizione di un programma di conservazione da utilizzare inoltre come emblematico riferimento per altri monumenti simili appartenenti alla Sicilia. Nello specifico è stata svolta una caratterizzazione mineralogica del litotipo prelevato da quello che ancora resta della cella del tempio di Athena ed in parallelo è stata svolta la medesima caratterizzazione su campioni di roccia prelevati dalla cava di Punta Braccetto identificata come probabile cava di approvvigionamento. L’obiettivo dello studio è consistito nell’applicazione di una procedura metodologica che ha permesso di mettere in comparazione i dati di caratterizzazione relativi ai campioni prelevati sul monumento con quelli prelevati dalla cava, indicata in letteratura come quella utilizzata per prelevare il materiale per realizzarne la costruzione. Nel caso del tempio di Kamarina lo studio, corredato da una contestualizzazione storico- geografica e da un dossier fotografico, ha consentito di verificare che i materiali utilizzati per costruire il tempio provenivano effettivamente dalla cava di Punta Braccetto situata poco distante dal monumento, a conferma di quanto riportato dalle fonti storiche.
Si tratta di un necrologio dedicato alla figura di Antonino Di Vita,archeologo, consigliere culturale del Governo libico negli anni '60, Rettore dell'Università di Macerata e poi direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene dal 1978 al 2000, scritto da due suoi allievi e poi collaboratori nelle missioni di Grecia e Libia.
A preliminar version of this contribution was published in Greek at the International Congress Νεές πόλεις πάνο σε παλιές, organized in Rhodes in 1993 by ICOMOS and the Dodecanese Ephorates. A syntesis was then published also by M. Livadiotti in Livadiotti, Rocco 1996, pp. 86-91. In the 1934 town plan for Kos, the considerable amount of free area corresponding to the archaeological zones excavated by Italian archaeologists is striking. Archival documents show that this peculiarity is the result of a deliberate project and that it is connected with Mario Lago, the Governor of Dodecanese since 1923, who was so deeply interested in classical culture to collaborate with Alessandro Della Seta, Federico Halbherr, Enrico Paribeni, Amedeo Maiuri, Giulio Iacopi and Luciano Laurenzi, to promoting with them in 1928 the foundation of the “Archaeological-Historical Institute FERT” at Rhodes. In 1933 Kos was almost totally devastated by a disastrous earthquake and the Italian government charged the architect R. Petracco with elaborating a new town plan; before the plan was drawn up, Lago agreed with Della Seta in charging Laurenzi with carrying out an archaeological survey and sondages throughout the city in order to identify the most promising areas for future investigations. So, eight large zones were set aside for the creation of as many archaeological parks. Oddly enough, therefore, an Archaeological Service was given a decision preceding a town plan and the new Kos was planned along unusual lines that can be identified in the idea of the “archaeological city”. The plan turned out to be an avant-garde model from the point of view of conservation, even compared with what was taking place at the same time in Italy, where there was an active debate on the problem and the relative legislation was very progressive for the period. The case of Kos has a significant precedent at Rhodes in the Twenties in the episode of the protection of the Moslem and Jewish cemeteries and a creation of a protective band around the walled city. In that story, as documents can demonstrate, Maiuri’s role is not to be underestimated: in fact the archaeologist was really sensitive to the new concerns of restoration and in 1931 participated in Athens, with Della Seta, Pernier, Pace, Iacopi, to the International Conference on Restoration, giving an active contribution to the discussion.
Si tratta della prima Guida Archeologica del Santuario di Asklepios a Kos, in cui la sezione relativa alla descrizione dei monumenti architettonici è stata redatta da M. Livadiotti e G. Rocco.
Il contributo deriva da una recente ripresa degli studi sull’architettura della Curia del Foro Vecchio di Leptis Magna, edificio che si inserisce nella tipologia dei templi all’interno di portici, con propileo monumentale di accesso. I caratteri morfologici, i materiali e considerazioni di carattere strutturale rimandano al I sec. d.C., non oltre il periodo flavio. Questa cronologia, ben più alta di quella ipotizzata dal Bartoccini – il IV secolo - permette di restituire al monumento una particolare rilevanza in relazione alla Curia Julia di Roma, della quale l’esempio leptitano diffonde in Africa il modello oltre a tramandarne forse il ricordo più vicino.
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