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Maria Innocenza Campanale
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI (DISUM)
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-FIL-LET/08 - Letteratura Latina Medievale e Umanistica
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Lo studio analizza il trattato scientifico 'De montium origine' del teologo e fisico domenicano Valerio Faenzi, inserendolo preliminarmente nel contesto storico-culturale e letterario dell’ 'Academia Veneta' dove era studioso e del progetto letterario-editoriale di Paolo Manuzio. Quindi, per la materia e per la tipologia argomentativa del trattato, un’indagine scientifico-teologica sulla formazione dei monti, svolta in forma dialogica attraverso la proposizione di varie teorie sulla loro genesi, si è passati al riconoscimento e all’analisi delle fonti, degli 'auctores' e delle opere, talvolta anonime, alla base delle questioni naturalistiche, fisiche, e infine teologiche, svolte nel trattato. Dalla 'Naturalis historia' di Plinio, alle 'Naturales quaestiones' di Seneca, dalle 'Etymologiae' di Isidoro di Siviglia allo 'Speculum naturalis' Vincenzo di Beauvais, al 'De montibus' di Boccaccio, sino all’Aristotele philosophus naturalis (letto nelle traduzioni di Gerardo da Cremona e di Guglielmo di Moerbeke) dei commenti di Alberto Magno ('Meteora',' De natura locorum', 'De causis et proprietatum elementorum') e di Tommaso d’Aquino ('Summa theologiae'), alle interpretazioni aristoteliche di Avicenna ('De congelatione et conglutinatione lapidum', nella traduzione arabo-latina di Alfredo Anglico), si snodano intersezioni e combinazioni di teorie e di tradizioni testuali diverse che sono a fondamento della visione medievale, tolemaico-aristotelica, del 'De montium origine'.
Scheda bibliogr. sulla edizione critica della Passio Albani
Recensione a contributo sulla tradizione manoscritta dei Sermoni di Cromazio di Aquileia
Edizione critica dell'epistola Plusne dulcedinis di Guarino veronese a leonello d'Este
Lo studio dell'oratio suprema di Guarino Veronese per Leonello d'Este, principe di Ferrara e suo allievo, si articola in una prima parte dedicata all'analisi retorico-stilistica della topica dell'orazione e al riconoscimento delle fonti classiche e medievali nell'argomentazione guariniana. La seconda parte è invece dedicata all'edizione critica dell'orazione, sinora inedita, sulla base della collazione dei manoscritti che la tramandano, alla descrizione di tali testimoni, all'analisi critico-testuale che si arricchisce, nell'ultimo capitolo, dello studio delle varianti del ms. Guelferbytanus 338 Helmst, interpolato ma molto interessante per la storia del testo dell'orazione.
La dialettica, cioè l’interazione fra le differenti 'auctoritates' che costituiscono la trama dei commentari sull’Aristotele delle opere naturalistiche nel XII e XIII secolo, è esaminata in questo studio attraverso l’impiego delle diverse modalità argomentative ('digressio', 'paraphrasis'), di cui si serve Alberto Magno nei suoi trattati scientifici su base aristotelica. Più in particolare sono qui considerati come 'specimen' interpretativo i 'Meteora' , il commento di Alberto ai 'Meteorologica' di Aristotele, nelle cui 'digressiones', veri e propri angoli di chiarimento, di approfondimento e di discussione di 'quaestiones' poste dal testo aristotelico conosciuto da Alberto nella versione arabo-latina di Gerardo da Cremona, s’incrociano e si confrontano 'auctores' greci, latini, arabi, quali Avicenna col' De mineralibus' che si fa significativamente testimone di passi perduti nella tradizione araba dei ‘Meteorologica’ di Aristotele, Alessandro di Afrodisia anch’egli commentatore della stessa opera aristotelica, scritti conosciuti entrambi nella traduzione di Alfredo Anglico, e Seneca delle Naturales quaestiones, ma anche 'auctoritates' anonime come gli 'alchimici', o come il 'Liber ignium' attribuito a Marchus Graecus, che fondano la loro conoscenza sull’esperienza, molto importanti per Alberto Magno 'experimentator', avviato criticamente verso nuove e più avanzate forme d’indagine scientifica, andando oltre la tradizione degli Antichi.
Questo studio considera il vario e differenziato valore di 'auctoritas' della 'Naturalis Historia' di Plinio nella produzione enciclopedica mediolatina fra XII e XIII sec., ed in particolare nel Liber de natura rerum, l’enciclopedia scientifico-allegorica del domenicano fiammingo Tommaso di Cantimpré, e nei trattati scientifici di Alberto Magno, maestro di Tommaso. All’interpretazione allegorica in senso morale (moralitas) di gran parte delle riprese pliniane dai libri della N. H. dedicate agli esseri animati (ll. VIII-XI), nella prospettiva della destinazione dell’opera ai 'praedicatores', si contrappone la scientificità del trattato su base aristotelica 'De animalibus' di Alberto Magno indagatore di 'rationes' naturali, che utilizza le testimonianze pliniane esclusivamente con valore documentale, rivolgendosi in particolare anche all’ 'auctoritas' dei 'philosophi' arabi, ma sempre nella prospettiva dell’ 'expertum', dell’esperienza attraverso l’osservazione in materia scientifica, aprendo la via dalla conoscenza alla scienza.
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