Effettua una ricerca
Roberta Belli
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichita,filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-ANT/07 - Archeologia Classica
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_2 - Archaeology, archaeometry, landscape archaeology
Partendo da due progetti di riallestimento dei Musei Archeologici di Tirana e di Durazzo, realizzati nell'ambito del Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria civile e dell'Architettura del Politecnico di Bari, il contributo esamina il complesso rapporto tra Museologia e Museografia e di come le due discipline possano interagire nell'ambito di un progetto di allestimento di un museo archeologico.
This paper was presented at the International Conference Cibo per gli uomini, cibo per gli dei. Archeologia del pasto rituale, Piazza Armerina, 5-8 of May, 2005. This is an updated version. The ritual collective meal is a widespread practiced aspect in the Greek background and its study concerns not just the exam of ritual practices, in the strict sense of the word, but also architectural structures, intended for the consumption, which were situated within the sanctuaries. In Magna Graecia this tradition finds significant examples, although in different chronological periods, in the extra-urban sanctuary of Aphrodite in Locri, (the so-called “U-shaped Stoà”, in the area of Centocamere, datable around the 6th century) as well as in the sanctuary of Hera Lacinia in Capo Colonna of Crotone (the so-called “H-building", which dates back to the Hellenistic age). Starting from the examination of these two contexts, the study presents an outline of the documentation pertinent to the ritual meal tradition in Magno-Greek ambits, in order to propose a summing up of the data we have been gathering so far, which might sketch out evidences, reception modalities and possible developments of such a worshippractice in the Greek west.
The paper deals with marble sculptures from the Greek poleis on the Ionian Coast. While Taranto and Metaponto yielded a series of sculptures dating from the Archaic to the Hellenistic period, other sites such as Satyrion and Heraclea yielded relatively few marble works, although typologically interesting. After reexamining the evidence, the author concludes that during the Archaic and Classical periods, marble was used almost exclusively for public monuments such as cult statues and architectonic sculptures. During the Hellenistic period, however, private commission became more important, especially in the case of Taranto with its rich funerary sculpture. As can be demonstrated, both local and foreign workshops are attested.
The sculpture of the Roman age, produced in Athens, develops in continuity with the traditional craft of the previous periods. A preliminary exam of the preserved documentation shows us that the productive activity of the Athenian workshops grows more intense along with the phases of greater monumental development, individualized in the age of Augustus, of Hadrian and of the Antonines. As to other periods, on the contrary, reconstruction appears to be more problematic, either because of lack of preserved archaeological evidence, or of a shallow study of the researches carried out so far. It is on the latter ones that this contribution wants to focus its attention. Concerning the first century B.C., the artistic production in Athens between the conquest of Sulla (86 B.C.) and the age of Augustus seems to be of difficult reading. An integrate exam of the available data tells us that although with a slight downturn, the activity of the Athenian workshops does not stop; the preserved portraits as well as the recent studies about the honorific statues on the Acropolis, show that the workshops appear to be engaged in the iconic sculptures production, both with statues realized for the occasion and through the re-use of the ones of earlier ages. What is more, from the half of the century on, we can see a resumption of the documented building activity; in particular, the Lesser Propylaea in the sanctuary of Demeter and Kore at Eleusis offers interesting solutions in the ambit of architecture and of the sculpture of this period. The age of the Flavian seems to be of difficult interpretation too. At the moment, the sculptures which can be ascribed to this period are very scarce.They are represented by some private portraits from the Agorà, and perhaps by a portrait head of the emperor Domitian, whose provenance from Athens is not certain yet. Such a lack of documentation, compared with the use of neo-Attic workshops for imperial commissions in other areas of Greece, makes clear the necessity of paying more attention to the artistic production of this period, in order to understand the more intense resumption, which is to be found in Athens from the beginning of the second century on.
A partire dal XIV secolo, nella cittadina di Strongoli (antica Petelia) furono rinvenuti basi di marmo iscritte e frammenti di statue di bronzo, attualmente conservati nel Duomo di Strongoli e nel Museo Provinciale di Catanzaro. Le basi e le statue di bronzo appartengono ad un gruppo onorario privato della famiglia di Manio Megonio Leone, ricco proprietario terriero che possedeva vigneti e terreni agricoli nella zona, vissuto durante il regno dell’imperatore Antonino Pio. Il gruppo era composto da una statua equestre e da due statue stanti di Manio Megonio Leone e dalle due statue della madre e della moglie di quest’ultimo; le statue erano state dedicate dal collegio degli Augustali, dai magistrati locali e da tutto il popolo. Manio Megonio Leone aveva rivestito importanti cariche pubbliche nella municipalità locale e si era dimostrato benemerito nei confronti dei suoi concittadini mediante una serie di lasciti, in onore suo, della madre e della moglie, ricordati in alcuni capitoli del suo testamento, che furono incisi su due delle basi conservate. La dedica di gruppi famigliari è frequente nelle cittadine municipali di età romana imperiale; questi gruppi avevano lo scopo di celebrare le famiglie più importanti delle comunità locali ma erano anche l’occasione di arricchire l’arredo urbano, raggiungendo talvolta una particolare enfasi data dalla duplicazione delle immagini dei personaggi rappresentati. Del resto la collocazione delle statue onorarie private era regolata da precise disposizioni legislative, come dimostra anche la clausola posta in fondo alle epigrafi conservate che fa riferimento alla concessione da parte del Senato locale del luogo in cui esporre le immagini. Particolare importanza infine riveste la dedica della statua equestre, che rappresentava il personaggio onorato in un atteggiamento proprio dei dinasti e dei condottieri e in una dimensione leggermente maggiore del vero. Il presente contributo intende mettere a confronto le informazioni fornite dalle iscrizioni sulle basi con l’esame dei resti delle statue per cercare di ricostruire prassi e modalità con cui il gruppo è stato dedicato ed eretto nell’antica città.
Fondata nel IV a.C., la città di Byllis è un interessante esempio del processo di urbanizzazione che interessa l’Albania meridionale a partire dall’età tardoclassica, favorito dalla politica insediativa delle dinastie epirote macedoni prima e della federazione romana poi, nonché dalla volontà identitaria delle comunità locali emergenti. L’analisi del suo imponente circuito murario, dell’impianto urbano, dell’apparato monumentale e della documentazione materiale costituisce un importante caso di studio della funzione della città di età ellenistica e romana come luogo del controllo territoriale e politico, come modello sociale e spazio idoneo all'integrazione tra classi con possibilità sociali ed economiche diverse, o con espressioni linguistiche e culturali diverse. L’attività di ricerca sulle tematiche presentate comporterà, oltre alla fase conoscitiva, anche un progetto di valorizzazione atto a favorire una maggiore fruibilità del sito.
Una nuova ricerca nell’area del cosiddetto Iseion, ad Agrigento, in parte indagate da E. De Miro, ha posto nuovi problemi di interpretazione che il DICAR del Politecnico di Bari, a seguito di una convenzione stipulata con l’Ente Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento per lo studio delle aree monumentali presso l’agorà superiore, intende affrontare. Lo studio di De Miro, recentemente edito, ha infatti trascurato alcuni aspetti dello sviluppo architettonico dell’area che le nuove ricerche affrontano ora più in dettaglio. Tra il 2012 e il 2014 sono state quindi condotte tre missioni di rilievo e di scavo che hanno già prodotto esiti interessanti, qui presentati in via ancora preliminare. Tra i primi risultati del nuovo studio è il riconoscimento di una fase di costruzione del tempio ancora in età tardo ellenistica. L’edificio sarebbe stato ricostruito in età augustea.
Il progetto di laurea (coordinatore Annabruna Menghini)seguito come componente del collegio docenti per la disciplina della museografia, sviluppa le problematiche dell'esporre e si serve dell'exibit design per riqualificare gli interni privi di gerarchia del museo esistente ridefinendo i percorsi e le logiche espositive degli oggetti nello spazio dato.
SET UP OF AN ARCHAEOLOGICAL MUSEUM AND ENHANCEMENT OF THE ARCHAEOLOGICAL HERITAGE: THE COMMITMENT OF THE POLITECNICO OF BARI This work shows some Archaeological Museum projects as study cases of an educational experience, developed by the Architecture Department of the Politecnico of Bari. The projects have been organised with the synergy of many disciplines such as interior design, museology and museography, and thanks to the cooperation among Italian and foreigners universities, the Italian “Soprintendenza ai Beni Archeologici” and some important Albanian institutions committed to the enhancement of the local archaeological heritage. Aim of this new educational approach is to elaborate a specific methodology in order to achieve a proper and effective procedure in setting up an archaeological museum. This experience has proved an important way to educate students and, at the same time, it might contribute to a better spreading of archaeological heritage.
Condividi questo sito sui social