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Ines Ravasini
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI LETTERE LINGUE ARTI ITALIANISTICA E CULTURE COMPARATE
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-LIN/05 - Letteratura Spagnola
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Si analizzano alcuni esempi di censura letteraria nelle prime edizioni del "Cancionero General" basate sulla condanna dell'iperbole sacroprofana, mettendo in evidenza come fossero già presenti, nella polemica letteraria, argomenti che saranno poi utilizzati dalla censura ufficiale. In particolare si studia la condanna poetica di una canción di Antón de Montoro e alcuni testi soppressi nelle edizioni sivigliane del "Cancionero General" (1535 e 1540) valutando le ragioni che rendono censurabile l'iperbole sacroprofana.
En 1963 Andrea Camilleri escribió un libreto para una opera buffa del compositor italiano Franco Mannino inspirado en El retablo de las maravillas de Cervantes. El artículo, tras colocar la adaptación de Camilleri en el marco más amplio de la fortuna musical y literaria de los Entremeses cervantinos en Italia a lo largo del siglo XX, analiza el texto del libreto y las modificaciones aportadas a la luz de la idea de teatro de Camilleri y, sobre todo, del influjo de Pirandello y de su concepción teatral sobre el autor italiano. Nel 1963 AC scrisse un libretto per un’opera buffa del compositore italiano Franco Mannino ispirato a El retablo de las maravillas di Cervantes. L’articolo, oltre a collocare l’adattamento di Camilleri nel più ampio contesto della fortuna musicale e letteraria degli Entremeses cervantini nell’Italia del XX secolo, analizza il testo del libretto e le modifiche apportate rispetto all’originale spagnolo alla luce dell’idea di teatro dello stesso Camilleri e, in particolare, dell’influsso esercitato da Pirandello e dalla sua concezione del teatro sull’autore italiano. In 1963 Andrea Camilleri wrote a libretto for a opera buffa by the italian composer Franco Mannino based on Cervantes El retablo de las maravillas. Besides studying Camilleri adaptation in the largest context of the musical and literary diffusion of Cervantes Entremeses in Italy during the XXth century, this article analyses the libretto and his modifications by the point of view of Camilleri‘s ideas about theatre and, especially, of Pirandello theatrical influence above the italian writer.
The recent publication of the Italian translation of "La llegenda del llibreter assassí" by Ramon Miquel i Planas provides an opportunity to make a comparison with some previous Spanish translations and to reflect briefly on translation methods. The two Spanish versions (1991 and 2011), unlike the Italian one, are free reworkings of the original, in the sense that they alter the structure, transform the text and shape it to new ends. What is interesting about this «manipulation» is that it is in some way legitimised by the heterogeneous nature of Miquel i Planas’s work, which is both an erudite volume and an anthology of different narrative materials, as well as by the varied ways in which the Catalan scholar handles materials relating to legends. The versions of Llegenda thus permit the inclusion of this reflection on translation in the sphere of the reception of a text and of the influence exerted by the tradition surrounding a text on the ways it is translated.
All’inizio del XVI secolo, con le Eclogae Piscatoriae di Sannazaro si diffonde una visione del mare capace di inventare un nuovo paesaggio, complementare all’Arcadia, che attraverso la parola poetica si fa mito e accoglie nuove forme di travestimenti. Lungo il XVI e XVII secolo, la lirica piscatoria attraversa l’Italia e l’Europa e dialoga con le arti figurative, nutre il teatro e il melodramma, si fonde con altri generi lirici, si affaccia su scenari esotici ed abbraccia la peripezia. La poesia spagnola dei Secoli d’Oro non rimane estranea a questa fortuna e dopo una stagione in cui segue da vicino l’esperienza italiana, ben presto, già sul finire del Cinquecento, inizia a discostarsi dai modelli consolidati del genere per cercare una voce più autonoma. È la stagione del romancero nuevo quando Góngora reinventa la materia alieutica procedendo su una duplice strada: adattandola ai ritmi e ai modi della tradizione del romancero ma anche utilizzandola nel grande affresco delle Soledades e divenendo così, a sua volta, un modello da imitare. Più tardi, Lope de Vega e Tirso de Molina percepiranno i segni di logoramento del codice ma sapranno utilizzarlo ancora con slancio creativo. Una ricognizione degli esperimenti piscatori nell’arco di poco più di un secolo, fra la metà del Cinquecento, epoca delle prime attestazioni in Spagna, e il 1657, anno della rappresentazione di una “egloga piscatoria” drammatica di Calderón, disegna un panorama, non troppo vasto ma dotato di una sua specificità e di capacità di innovazione, che consente di aggiungere una tessera al grande mosaico dei rapporti fra Spagna e Italia
Il Clecsi, Catalogo di Letteratura catalana, spagnola e ispanoamericana. Traduzioni italiane del Novecento, è il primo risultato di un progetto di ricerca dedicato alla traduzione, avviato nel 2008 e articolato in più fasi, a cura un gruppo di ricerca formato da docenti e dottorandi del Dipartimento di Lettere Lingue Arti. Italianistica e Culture comparate dell'Università di Bari. Il catalogo, che copre l'intero secolo XX, si offre come opera in aggiornamento continuo ed è consultabile attualmente solo per la parte che arriva fino al 1945. I titoli che contiene sono di prosa narrativa, saggistica e teatrale pubblicata in volume e tradotta dalle due lingue di riferimento: il catalano e il castigliano. Si tratta di una consistenza, fino al 1945, di circa 500 entrate desunte dal confronto di tre fonti principali; in ordine di importanza: il catalogo nazionale SBN, il CUBI, l'Index Translationum. La ricerca informatica in taluni casi è completata dalla consultazione diretta degli esemplari, in particolare quando la descrizione bibliografica risulta incompleta o problematica. Con la pubblicazione del Clecsi si vuole offrire uno strumento che consenta una ricerca agile e completa dei testi di letteratura di lingua spagnola e catalana tradotti in Italia nel Novecento; pur contenendo dati reperibili nel catalogo SBN, la natura specifica della base di dati e la sua struttura permettono di lavorare su un corpus numericamente definito e certo, quindi su dati oggettivi. Le molteplici modalità di interrogazione, oltre al reperimento di dati funzionali a ricerche linguistiche e filologiche, consentono di effettuare anche indagini di tipo statistico. altre informazioni: Il Clecsi è un progetto finanziato dall'Università degli Studi di Bari Aldo Moro con i Fondi di ricerca d'Ateneo (2008, 2009, 2010). In ambito internazionale, il gruppo di ricerca collabora con l'Institut Virtual Internacional de Traducciò (IVITRA) dell'Università di Alicante e fa parte del progetto internazinale ISIC-IVITRA (ISIC/2012/022) anni 2012-2016.
L'articolo ripercorre la fitta trama intertestuale fra un articolo, un racconto e una sceneggiatura di García Márquez, tutti connotati dal medesimO titolo "Me alquilo para soñar", e studia i rapporti fra tali testi nell'ottica della riscrittura e della teoria della traduzione intersemiotica.
«El Cortesano» by Luis Milán (Valencia 1560), which was often previously seen as an almost documentary portrait of life at the Duque de Calabria’s Court in Valencia around 1535, has recently been the subject of new critical interpretations that emphasise the complex structure of this multi-dimensional work. In line with this new critical position, the present article highlights a certain ambiguity in the work deriving from the coexistence of discordant voices and of themes, characters and even styles, which hark back to various historical periods and produce a subtle effect of chronological, cultural and ideological displacement. In fact, between the lines of courtly dialogue, which evoke a familiar picture - part medieval, part renaissance - of palace feasting and entertainment, it is possible to discern almost surreptitious references to religious and political matters more closely connected with the age of Felipe II and with the date of the printing of the text. The existence of these different levels seems to suggest that there were different phases in the production of the text and to confirm the hypothesis of an elaborate writing process that took place over several decades.
Il volume comprende studi dedicati alla relazioni culturali, letterarie e linguistiche fra Valencia e l'Italia tra XV-XVI secolo. Si studiano anche traduzioni novecentesche di testi valenziani.
Partendo dalla citazione esplicita di un verso della "Gerusalemme liberata" nella "Canción a la toma de Larache" di Góngora, si rintraccia la presenza di molteplici echi del poema italiano nel testo spagnolo, indagando il significato di tale operazione intertestuale.
Si analizza un passo ancora poco esplorato della Soledad Segunda di Góngora alla luce di una serie di reminiscenze classiche e italiane, legate all'ambito della tradizione piscatoria e dell'epica. La lettura delle molteplici fonti, l'analisi dell'uso innovativo che ne fa Góngora e la loro connessione con altri passi del poema concorrono a chiarire il senso dell'episodio della caccia marina all'interno delle Soledades e la sua portata epica.
Si delinea la storia delle prime attestazioni di liriche piscatorie nella Spagna del XVI secolo, mettendo in evidenza alcune differenze rispetto al modello italiano che si riveleranno ben presto significative e peculiari, e che incideranno in modo significativo sugli sviluppi del genere in Spagna.
Si analizzano i contributi pubblicati sulla rivista Belfagor relativi alla letteratura spagnola e più in generale alla cultura spagnola al fine di valutarne la ricezione critica e le relazioni con la cultura italiana, tra critica militante e ispanismo, negli anni della dittatura franchista.
Si analizza la sezione della sesta giornata del dialogo cinquecentesco El Cortesano de Luis Milán dedicata alle Leyes de amor. Il testo è analizzato nella duplice prospettiva della pratica ludica della vita di palazzo e dei generi lirici in a cui sembrano rimandare le parti liriche di questo composito testo, in particolare il genere dei doctrinales di cortesia. Nonostante le forti affinità delle strofe di Milán con questa tradizione lirica, il testo rivela la sua complessità allorché tali strofe vengono messe in relazione alle sezioni in prosa di questo animato torneo di cortigiani svelando così la sua portata trasgressiva, anche grazie in virtù delle sotterranee relazioni che si stabilisce con la produzione poetica di Juan Fernández de Heredia, personaggio del Cortesano, amico di Milán e, come lui, assiduo poeta della corte del duca di Calabria.
Si analizza come, nella scrittura critica di Vittorio Bodini, il ricorso all'immagine e il confronto con la pittura si elevino, al di là dell'esercizio comparativo, a strumenti di indagine, tasselli di una strategia argomentativa che sorregge l'interpretazione, come se l'intuizione critica per tradursi in parola avesse bisogno di puntellarsi sulle immagini o di passare attraverso il filtro delle arti visive. Si tratta di un aspetto del lavoro critico di Bodini evidentemente marginale rispetto allo spessore della sua analisi e, tuttavia, non privo di interesse per la potenzialità interpretativa di tali immagini e delle intuizioni che ne scaturiscono.
In El Cortesano (1561), Luis Milán includes, among other poetical material, a series of very interesting sonnets, both for their relevance in the context of his work and for the influence of Petrarchism in Spain they reflect. First of all, the analysis of this short collection of literary pieces shows how the sonnets were used in the court of the Duke of Calabria; at the same time, their relationships with the other literary genres in the Castilian tradition, the prosody, the intratextual connections show the problematic connection between these sonnets and the Italian tradition and allow the reader to examine the cultural reception of the Italian poetry in the Duke of Calabria court in Valencia during the XVI century.
Charles V’s Spain widely contibuted to the huge number of reformulations of the Libro del Cortegiano in the Europe of the ancien régime. In the history of the Hispanic fortune of the Cortegiano a relevant role is played by Luis Milán’s Cortesano (published, after a long gestation, in 1561), a dialogue with a complex structure in which different lyrical and dramatic genres are merged together. The article points out how Castiglione’s text, though contaminated with other sources from the Catalan and Castilian tradition (first of all the Cuestión de amor), functions as a veritable central thread which is able to structure the text’s composition and to give substance to Milán’s discourse, far beyond from a mere imitation. Taking this into account, the Cortigiano seems to assume a widely more significant role in the creation of the Spanish text, than the one often attributed to it by the critics.
Si delinea la fortuna di un verso petrarchesco, «et duro campo di battaglia il letto» (RVF CCXXVI), nell'opera poetica di Góongora che utilizzó, rielaborandolo e mimetizzandolo nei suoi versi, in molteplici occasioni, dal romance «Servía en Orán el Rey» alle canzoni «¡Qué de invidiosos montes levantados!» e «Vuelas, oh tortolilla», fino alle Soledades e al Polifemo. L'analisi dimostra come pur in testi diversi per forma, stile, contenuto, Góngora tenda d utilizzare uno schema di inserimento analogo o con la medesima funzione tematica e strutturale, secondo una formula che si intensifica e complica nel tempo. La citazione funzione dunque all'interno dell'opera di Góngora come un filo che, in diacronia, collega testi apparentemente distanti, creando un sistema di citazioni interno che giunge fino a sovvertire il significato della fonte.
Esce in Italia per i tipi di Marchese Editore e la cura di Donatella Siviero un curioso romanzo apparso in Spagna nel 1886. Ideato da Sinesio Delgado, ma scritto a più mani in collaborazione con altri dieci autori, e pubblicato a puntate su una rivista letteraria madrilena, il romanzo non rappresenta solo un ludico esercizio parodico, ingegnoso e divertente, ma lascia intravedere nella produzione romanzesca spagnola del tardo Ottocento aperture inaspettate e spazi di sperimentazione inediti. Un romanzo che, seppure maturato nell’orbita di una narrativa minore e della letteratura di consumo, rivela uno sguardo attento a quanto accadeva fuori dai confini spagnoli, nonché un’inventiva e una capacità di giocare con le strutture della narrazione che, nel superamento dei limiti della scrittura realista, preparano il terreno per formule narrative che, di lì a poco, con ben altre implicazioni, praticheranno gli scrittori del primo Novecento e le Avanguardie.
Si analizza l'influsso della tradizione piscatoria italiana, lirica e drammaturgica, e in particolare dell'Alfeo di Antonio Ongaro, sul Golfo de las Sirenas di Calderón de la Barca.
L'articolo propone una riflessione sulla struttura delle Novelas ejemplares e in particolare sull'assenza della cornice. Riprendendo studi precedenti individua nel Prologo alla IV giornata del Decameron, lo spunto alla base del complesso meccanismo narrativo messo in atto da Cervantes nella raccolta.
Si analizzano le traduzioni italiane novecentesche degli "Entremeses" di Cervantes, con particolare attenzione alla traduzione degli elementi legati alla comicità sempre assai problematici con rispetto alla traduzione. Osservate in diacronia, le traduzioni rivelano un cambiamento del concetto di comico a seconda dell'epoca della traduzione e del pubblico a cui questa si dirige, così come interpretazioni critiche assai differenziate da parte dei traduttori che privilegiano aspetti diversi ed attuano strategie differenziate per la resa della comicità.
Si analizza un eccentrico testo di Eugenio de Salazar (XVI sec.) che è al contempo un'epistola burlesca e una parodia del genere lirico della glosa. Il testo, in prosa, segue il modello delle Cartas ma si struttura, per analogia, adottando lo schema lirico della glosa. Da tale curiosa commistione formale scaturisce una parodia che rappresenta anche un momento di riflessione critica sul genere della glosa.
Traduzione della seicentesca Vida de Quevedo composta in spagnolo dall'erudito italiano Paolo di Tarsia e pubblicata a Madrid nel 1663. Prima biografia del poeta, il testo (ben noto agli ispanisti) offre un ritratto di Quevedo assimilato a quello delle biografia di uomini illustri dell'antichità e connotato da tratti quasi agiografici. Testimonianza dei rapporti fra Italia e Spagna, la biografia di Quevedo si rivela lo strumento con cui l'abate italiano riflette sulla propria esperienza di uomo di lettere e sul disinganno degli ultimi anni di vita, in un'identificazione con il poeta spagnolo che lo conduce ad assumere la medesima visione pessimista e barocca del mondo.
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