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Stefano De Rubertis
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Economia
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-GGR/02 - Geografia Economico-Politica
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH2 Institutions, Values, Environment and Space: Political science, law, sustainability science, geography, regional studies and planning
Settore ERC 3° livello
SH2_11 Human, economic and social geography
The main objective of this work was to analyze theoretically and empirically the determinants of Western Balkans (WB) migrants flows. Our analysis started with a summary of some relevant migration facts and figures. We focused on the most important European destinations for WB citizens. In this work, we estimated a particular statistical model for WB migration flows, based on the gravity theory. Following this logic, the number of international migrants is a function of variables associated with the origin, variables associated with the destination and other variables that approximate the distance between countries. In our model, we included two original independent variables that are associated with two typical concerns for WB countries: corruption and unemployment.
The paper proposes a comparison between seven southern Italian regions by applying the Index Decomposition Analysis (IDA) to variations in presences recorded during the 2001-2013 period, in order to evaluate several implications of critical reflections related to the sustainability of the growth of rural tourism.
riflessioni critiche sulle finalità delle politiche di sviluppo rurale per le regioni italiane dell'obiettivo convergenza
Si cerca d'interpretare il territorio e l'identità secondo un unico approccio, quello cibernetico, al fine d'individuare una definizione d'identità territoriale sufficientemente elastica da adattarsi all'infinita varietà delle specificità locali e sufficientemente stabile da consentire la progettazione e valutazione critica di percorsi di sviluppo. Il punto di vista adottato, fondamentalmente costruttivista, è applicato all'esperienza di pianificazione strategica pugliese
Since the 1990s, innovation has been recognised as having a key role in the development and competitiveness of European rural territories. In particular, in the LEADER approach, innovation is seen in social and cultural terms rather than as a technological issue, but it has been interpreted by national and, above all, local policies almost exclusively in the latter sense. Especially at local level, often a ‘productivist’ approach emerges that in many cases reveals deeply-rooted conservativeness in the planning and implementation of programmes. Puglia, a NUTS 2 region in southern Italy, acknowledges the key role of innovation in rural development and invested a bigger share of funding in Axes III and IV of Pillar 2 of the Common Agricultural Policy in the 2007-2013 programming cycle than did the other Italian regions. This study examines the regional case in two interconnected stages to identify fi rstly the interpretation of innovation from the programmatic and operative points of view, and secondly, the needs and critical issues in terms of innovation in governance on the local scale through interviews with stakeholders from a representative LAG named ‘Terra dei Messapi’. It reveals not only a marked disparity in the way innovation was interpreted, but also the limitations and critical issues in planning and in regional and local governance, which prove unable to embrace innovation affecting social and institutional processes and, more generally, processes related to the context.
Il riassetto del governo locale in Italia sembra essere la risultante di due diverse spinte: l’una a carattere endogeno, maturata prevalentemente all’interno del sistema politico italiano, l’altra a carattere esogeno, maturata in sede europea. Esse muovono da differenti premesse culturali e differenti visioni strategiche e tendono a produrre esperienze assimilabili a razionalità organizzative e istituzionali non sempre convergenti. Nei casi presentati nel volume (Veneto, Toscana, Sicilia e Puglia) si tenta di evidenziare complementarietà, sinergie e conflitti tra le esperienze pregresse e quelle in corso, fra reti istituzionali che simultaneamente operano in ambiti distinti dal punto di vista tematico o funzionale ma non territoriale. In particolare l'attenzione si concentra sulla complessità delle funzioni di regolazione dello sviluppo che richiedono all'assetto istituzionale la capacità di armonizzazione la progettazione maturata a molteplici scale geografiche, da quelle sub-regionali a quelle sovra-regionali.
Il paper propone una riflessione sul ruolo delle filiere corte agroalimentari nello sviluppo del territorio (interpretando quest’ultimo essenzialmente come un processo di consolidamento/trasformazione identitaria) e in particolare sul ruolo ad esse attribuito nei documenti di pianificazione strategica regionale e di area vasta in Puglia
Puglia is the Italian region of the “convergence objective” that has placed the greatest emphasis on the use of the Leader approach in planning for rural development. In view of these aspects, the attempt was made to understand how the Region and the territories comprising the Leader areas interpret innovation. In the case examined, in terms of the capacity to promote and consolidate processes aimed at innovation, there emerge opportunities and constraints linked to structural issues in implementing the policy instrument , to local decisions about strategies and contents, and to the models of governance adopted.
The Levant is often mentioned as a region that is not clearly defined,located to the East of the Mediterranean, of which it seems to be considered an integral part. Although, due to its variety, it may be depicted more as a source of problems than opportunities, it is sometimes presented as a proving ground for the coexistence of diversities and cultural hybridization, having a capacity for dialogue that can still be found in the local memory. the attempts to simplify the regulatory frameworks in the new nation-states have created or exacerbated different kinds of rifts and conflicts. The quality of the changing neighborly relations can be considered, at the same time, both cause and effect of the tensions which characterized the relations among the countries of the area and between them and the rest of the world, and they necessarily reflect the irreducible variety of identities. The dialogue with the Mediterranean partners does not seem to have made significant progress in recent years, and the Levant seems to be looking for alternative solutions to its domestic and international problems, consolidating its affiliation to a non-Western-style institutional network. The yearning for identity, which prompts the Levant to join projects and to take directions and commitments with non-European partners, seems to manifest itself even in commercial interests, which suggests that there needs to be a verification of the convergence between the direction undertaken by the Levantine countries and that of the rest of the Basin.
nuove traiettorie dei flussi commerciali dei paesi del Mediterraneo
Negli ultimi due decenni, le politiche per il Mezzogiorno hanno prestato crescente attenzione alle qualità dei territori, subendo in qualche misura l’effetto dell’incremento di complessità nel frattempo maturato nelle interpretazioni dei concetti di spazio e di sviluppo. Tuttavia, nella pratica, l’impiego di questi ultimi non ha condotto oltre il consolidamento di un approccio alla modernizzazione tendenzialmente liberista che individua prevalentemente nelle risorse locali i limiti e le possibilità di migliorare la capacità di produrre ricchezza; le conseguenti, prioritarie strategie di valorizzazione hanno ridotto il territorio da soggetto di sviluppo a strumento di crescita economica. Alla grande enfasi posta sull’obiettivo di riduzione del divario con il resto del Paese, peraltro rimasto rilevante nonostante l’impegno profuso, non è corrisposta un’adeguata attenzione allo speciale strumento di regolazione delle dinamiche territoriali rappresentato dalle qualità istituzionali. In effetti, da un punto di vista cibernetico, il Mezzogiorno sembrerebbe aver adottato strategie e strumenti idonei a piegare l’implementazione dei programmi di sviluppo/crescita verso obiettivi più coerenti con le proprie specificità identitarie (organizzative/istituzionali). Meccanismi di adattamento e assimilazione hanno consentito ai territori di resistere e di interferire con il progetto di modernizzazione, conservando una traiettoria evolutiva non convergente con quella attesa dai pianificatori nazionali e comunitari: a dispetto dell’uniformità del sistema istituzionale formale, i processi risultano regolati da una grande varietà di norme informali più stabili, storicamente e culturalmente sedimentate. Nelle regioni, il fenomeno ha assunto modalità e prodotto risultati vari e variabili, secondo le soluzioni consentite dai rispettivi domini cognitivi. In Puglia, alle vicende della quale è dedicata la seconda parte del volume, programmi e piani pretendono ognuno di attribuire identità e obiettivi talvolta in contrasto tra loro o con quelli proposti ad altre scale. La loro conflittuale sovrapposizione e la divaricazione quasi sempre riscontrata tra i risultati conseguiti e quelli prefissati potrebbero essere sintomo della debole coerenza tra l’assetto istituzionale regionale e gli obiettivi fortemente eterodiretti delle politiche di sviluppo.
Gli approcci allo sviluppo locale fanno riferimento, prevalentemente, a uno spazio che si colloca a un livello intermedio tra gli attori e alcuni loro sistemi di riferimento, solitamente con una particolare enfasi sugli aspetti economici. Si tratta di porzioni di spazio la cui unicità dipende dalla qualità dei sistemi di relazioni che le comunità coinvolte esprimono e a cui corrispondono modalità organizzative e obiettivi specifici miranti a realizzare il genere di vita desiderato. Sono stati esaminati differenti progetti di sviluppo che interessano una nutrita schiera di comuni del Salento meridionale, con ampie aree di sovrapposizione. L'inadeguata applicazione dei principi della democrazia deliberativa perpetua l'affermazione di modelli di sviluppo prevalentemente legati a ai paradigmi dominanti (o più banalmente agli stereotipi più diffusi), rafforzandone la dimensione ideologica e il potenziale conflittuale.
Effetti sui progetti di sviluppo territoriale delle sovrapposizioni tra coalizioni intercomunali.
Per il periodo di programmazione 2007-2013, la Regione Puglia ha adottato un approccio fortemente innovativo, intendendo accompagnare il territorio in un processo di definizione di obiettivi e di strategie finalizzati ad esaltare la centralità delle specificità e delle ambizioni locali nello sviluppo territoriale. L’alto tasso di sperimentazione che accompagna le iniziative assunte costringe ad affrontare rischi e opportunità spesso del tutto inediti.
A dispetto dell'importanza attribuita ai processi partecipativi, lo sviluppo territoriale sembra essere perseguito più attraverso l'imposizione che attraverso la condivisione di progetti e obiettivi.
Local development, inter-municipal cooperation, proximity. The case of Apulia.- The phenomena of organized proximity observed in Puglia show two important aspects: the objectives and strategies do not involve significant discontinuities; the partnerships tend to be relatively stable over time, but they present important (and potentially conflicting) overlappings in space. The forms of organized proximity detected have probably led to a depletion of development projects, but they also increased the availability of local actors to cooperate.
Il contributo dimostra attraverso l'utilizzo di un modello statistico che le performance degli Atenei sono determinate dal contesto territoriale di appartenenza. Tale dimostrazione consente agli autori di sottolineare i rischi insiti nell'attuale modello di finanziamento delle Università che, come oggi delineati, rischiano di accrescere i processi di divergenza territoriale.
La strategia per Europa 2020 propone una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, tuttavia affinché possa essere efficace è necessario che sia integrata, globale, multilivello e che faccia leva sulla territorialità attiva. Da più parti, soprattutto nel dibattito geografico, è stata riconosciuta l'inefficacia delle politiche top down e l'inadeguatezza delle delimitazioni amministrative, queste ultime scelte in molti casi come base per l'attuazione di politiche di sviluppo soprattutto nel Mezzogiorno e in Puglia. Lo studio della territorialità e della sua capacità di diventare operativa per lo sviluppo locale richiede l'elaborazione di un modello concettuale che serva innanzitutto ad individuare e descrivere le potenzialità socio-territoriali già esistenti e a costruire, a partire da esse, dei sistemi territoriali e sociali, capaci di diventare attori attivi nelle politiche di sviluppo sostenibile. Sulla base della letteratura, di ricerche in corso e applicate dell'Osservatorio Europeo Espon, si elaborerà un modello per l'individuazione di sistemi locali per lo sviluppo in Puglia. In una fase successiva si proporranno strategie di sviluppo e scenari futuri che tengano conto della situazione particolare di ciascun territorio e che si basino sulla prossimità organizzata e non solamente fisica. Difatti l'operare congiunto di effetti di prossimità fisica e organizzata non solo caratterizza un territorio ma contribuisce a disegnarne i modelli di governance.
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