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Angelo Giuseppe Bruno
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Studi Umanistici
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-FIL/03 - Filosofia Morale
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH5 Cultures and Cultural Production: Literature, philology, cultural studies, anthropology, study of the arts, philosophy
Settore ERC 3° livello
SH5_11 Ethics; social and political philosophy
Il saggio “attestazione e testimonianza in P. Ricoeur” analizza il bisogno che il pensatore avverte di ripensare la ragione pratica confrontandosi con Kant . Ricoeur collega la superabilità del concetto kantiano di ragione pratica ai limiti della impostazione kantiana e si ricollega alla nozione aristotelica di Areté alla quale riconosce un significato più ricco rispetto alla kantiana ragione pratica. Il saggio si sofferma sul neo-aristotelismo ricoeuriano è sottolinea come sia aristotelica la tesi che la ragione pratica non possa prescindere dal desiderio deliberativo e dalla phronesis e come il pensiero dello stagirita possa costituire un contraltare alla tesi che si possa giudicare l'ordine pratico attraverso un sapere ed una scientificità paragonabili al sapere e alla scientificità dell'ordine teorico, sviluppando, così, “l'idea mortale” che vi sia una scienza della praxis.E' sempre Aristotele, pertanto, a mettere in guarda verso una scienza applicata alla pratica.
A partire dallo spunto offerto dal saggo Il gusto, la giustizia e i suoi fallimenti, si affronta il problema della giustizia in Ricoeur, iun tema analizzato sullo sfondo di ciò che il filosofo definisce una "piccola etica". Una etica cui Ricoeur pone subito due correnti importanti, l'attitudine della persona a dar conto delle proprie azioni e l'insuperabile conflittualità esistente fra il bene ed il giusto, fondamentali per il direzionarsi di tutta la sua discussione sul tema.
Per comprendere i temi e le problematiche connesse alla modernità occorre ritornare a riflettere sull’Illuminismo. Questo è certamente uno dei luoghi in cui sono state poste le basi dell’antropologia moderna, dove il rapporto materialismo-ateismo è stato ritenuto l’aspetto più radicale della filosofia dei lumi. Abbiamo proposto un’analisi tematica del materialismo nel XVIII secolo per mostrare come esso, muovendo da una metafisica monistica, e assumendo la prospettiva razionalistica quale strumento per determinare la “crisi” della Teologia, finisca per approdare all’immaterialismo ed all’idealismo. Un secolo che affermava il bisogno di superare la metafisica rivela, pertanto, un profondo bisogno di riflettere sulla natura in grande, in generale per poter costruire un’etica alternativa a quella che aveva le proprie radici in una concezione strumentale della ragione.
Nella pluralità di tematiche che si intersecano nella filosofia di Ricoeur, l'ermeneutica della testimonianza consente di cogliere la continuità di pensiero de La metafora viva fino a Percorsi del riconoscimento. Essa costituisce, da un lato, il momento più alto della fenomenologia dell'uomo capace, in cui la dimensione etica si pone a fondamento della costruzione dell'identità e del riconoscersi, dall'altro è la risposta che il pensatore dà al sapere asoluto. Da qui l'alternativa: o l'hegeliano sapere assoluto o l'ermeneutica della testimonianza. Questa va posta in una rete linguistica di cui fanno parte la promessa, l'attestazione, la credenza, dove il riferimento ad un termine comporta il richiamo degli altri, in una prospettiva epistemica e veritativa per molti aspetti alternativa al cogito cartesiano. L'ermeneutica della testimonianza e la credenza consentono inoltre al filosofo di stabilire un legame tra la filosofia riflessiva francese, la fenomenologia, l'ermeneutica ed il pensiero "non continentale".
Solo negli ultimi decenni è stata sottolineata l’importanza del pensiero di G.H. Mead, non solo sul piano psico-sociologico ma anche su quello filosofico. Lo studioso si propone di analizzare, in questa nuova prospettiva, le basi sociali dell’etica nonché la dialettica tra morale ed etica. Alla dimensione normativa e deontologica della morale risponde quella teleologica dell’etica. Il filosofo si ricollega ad Aristotele e prende le distanze da Kant per rivalutare la funzione dell’ “impulso” inteso come desiderio nel rapporto tra natura e libertà, per avviare un modello comunicativo capace di esprimere la struttura profonda del Sé. Mead studia il rapporto con l’altro attraverso il sé. Ciò gli consente di avviare una comunicazione che, fondandosi sulla volontà di essere l’altro, apre alla dimensione del dono.
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