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Mimmo Angelo Pesare
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo
Area Scientifica
Area 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-PED/01 - Pedagogia Generale e Sociale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
La questione dell'abitare è alla base della paideia occidentale: rappresenta un tema insopprimibile che, prima di decodificarsi nella produzione filosofica, appartiene all'immaginario collettivo del Novecento. Il rapporto abitare/sradicatezza è stato sempre solo suggerito, evocato; la cultura e le arti del secolo scorso ne sono stati continuamente attraversati, ma quando si è trattato di dare ragione del senso ultimo di tale concetto, persino l'ermeneutica di Heidegger ha dovuto arrestarsi e denunciarne l'assoluta originarietà. La complessità semantica di tale concetto, insomma, sembra essere connaturata alla sua struttura di "pratica umana fondamentale", anteriore a tutto il resto. Tuttavia l'orizzonte filosofico che insiste sul carattere spaziale dell'essenza umana - aperto da Heidegger ed elaborato successivamente dalla Daseinanalyse di Binswanger e Minkowski e da poche altre veloci incursioni su tale concetto - non sembra aver sedimentato una lettura organica di esso, tale almeno da ipotizzarlo come "categoria" del pensiero. Ciò che questo saggio tenta di delineare come ipotesi di ricerca, è la riflessione secondo la quale prima di "lavorare" a livello culturale nelle relazioni tra uomo, appartenenza e ambiente, il concetto di abitare funga da metafora psico-pedagogica della cura. In questo senso una paideia dell'abitare, nasce come Stimmung, come sentimento fondamentale, ancorché inconscio, che permette di comprendere e contenere il proprio vissuto.
Possiamo dire che negli ultimi anni si sia registrata una rinascita del pensiero di Lacan? Probabilmente sì. Il dibattito internazionale, la produzione editoriale e l’attualità di alcune questioni legate alla riflessione lacaniana darebbero questa impressione. Il pensiero di Lacan, a trent’anni dalla sua morte si sta ritagliando una dimensione di osservatorio privilegiato per quella che Foucault definiva l’ontologia dell’attualità e sembra prestarsi a essere utilizzato come una lente trasversale non solo per comprendere le dinamiche psichiche ma anche per decodificare i fenomeni sociali. La sua riflessione, alla luce delle modificazioni antropologiche dell’immaginario sociale, sembra aver riscattato una connotazione umanistica, oltre che clinica, per sottolineare come l’emergenza della singolarità del soggetto, centrale in Lacan, sia utile anche a delineare una teoria critica della società. Non Lacan e la comunicazione, dunque, ma “comunicare Lacan”, ossia verificare la possibilità di un suo uso fecondo per ogni sapere delle scienze umane e sociali, provando a sdrammatizzare la vulgata che consegnerebbe il suo insegnamento a una esoterica incomprensibilità. A dispetto della cifra tortuosa della sua scrittura, la produzione lacaniana probabilmente chiede di essere ripresa, rielaborata e risemantizzata oggi. Questo volume costituisce il tentativo di mettere a dialogo alcune delle possibilità di utilizzare l’enorme eredità lacaniana come chiave ermeneutica trasversale ai molti saperi dell’umano.
Questo libro propone il tentativo di ospitare all’interno dello statuto epistemologico delle discipline pedagogiche, alcuni elementi dell’opera di Jacques Lacan, psicoanalista francese che non ha mai dedicato in maniera esplicita lavori programmatici a tali discipline, ma il cui sistema di pensiero possiede un gradiente profondamente pedagogico. In particolare, tutto l’insegnamento di Lacan potrebbe essere pensato come una grande teoria del soggetto e dei processi di soggettivazione, ossia dei modi e dei dispositivi attraverso i quali si produce la formazione dell’uomo. Così come il soggetto della pedagogia, il soggetto lacaniano è il prodotto degli incontri che si fanno nel corso della vita: è costitutivamente fabbricato dalla parola dell’altro e determinato per sempre dalla divisione tra la struttura linguistica e culturale, in cui è immerso da prima di nascere, e il proprio irriducibile mondo interiore. La soggettività, per Lacan, non può ricucire la scissione tra il pensiero e l’essere perché essa stessa coincide con tale scissione, come una cicatrice che mantiene uniti due lembi di tessuto, mostrandone, però, la divisione. In questo senso, una psicopedagogia di orientamento lacaniano aspira ad aprire un ragionamento su come l’urgenza del carattere singolare e irripetibile dell’autoformazione del soggetto possa essere letto con l’aiuto di strumenti psicodinamici che hanno fondamentalmente a che fare con alcuni dei tratti caratteristici di tale teoria del soggetto.
Il nostro tempo consegna alle humanities l'analisi urgente di fenomeni sociali drammatici e di difficile soluzione. Molto spesso la linea comune che lega le loro differenti forme è una sorta di eclissi dell'educazione alla relaziona- lità. E alla base di essa pare esserci un diffuso torpore del mondo affettivo ed emotivo che portano a un'apatia gene- ralizzata e all'evitamento di scambi significativi con l'al- tro. Di questa mutazione antropologica si prova a fornire una lettura psicopedagogica focalizzata sul concetto di personalità normotica di Christopher Bollas. I soggetti normotici sono persone "anormalmente normali" che na- scondono, dietro una rassicurante routine integrata so- cialmente, una impossibilità di pensare e comunicare il proprio mondo interiore.
Jacques Lacan, psicoanalista e maestro del pensiero che ha rivoluzionato la clinica freudiana, riportando sul fulcro dell’inconscio le leve della psicoanalisi, interagendo con filosofia, arte, letteratura. I Massimo Volume, che dall’inizio degli anni Novanta hanno disegnato una originale parabola nella musica indipendente italiana, unendo le raffinate partiture alla poesia di Emidio Clementi. La scelta di accostare al nome di Lacan un gruppo rock è dettata dalla convinzione che i testi dei Massimo Volume forniscano una lettura della questione lacaniana del soggetto almeno quanto lo facciano i riferimenti più tecnici e la letteratura critica. I loro protagonisti, non sempre a loro agio, in continua passione e in perenne movimento interiore, sono soggetti deboli e titanici, che anche nelle piccolezze della quotidianità gridano il loro diritto a essere creature di linguaggio, parlesseri, come direbbe Lacan.I versi dei Massimo Volume, vengono utilizzati come esergo per introdurre i paragrafi dedicati ognuno a un aspetto della teoria lacaniana del soggetto. Non un lavoro organico, ma una sinestesia tra parole, perché, come scriveva Lacan, la parola è l’unico medium della psiche.
Quando si parla di Umbildung, la prima cosa che viene alla mente è una dimensione educativa divergente della paideia contemporanea. Ciò che questo pamphlet (il primo di una breve serie) tenta di ricostruire, è un tracciato composto da immagini chiarificatrici di quello che il concetto di Umbildung può significare, attraverso una serie di metafore che ne analizzino la genealogia. In particolare, in questo primo volume viene proposto un approfondimento della linea storiografica che individua le radici di tale cambiamento epistemico nella rivoluzione che il concetto di sapere ha subìto ad opera del cosiddetto postmodern turn, per poi provare a rintracciarne la cornice ontologica nella lezione heideggeriana e, infine, proporre il contributo che la psiconalisi umanistica di Jacques Lacan può fornire per ripensarne la struttura etica. Non una visione esplicativa d’insieme, dunque, ma un gioco di rifrazioni tra ogni possibile influsso interdisciplinare per quella che, probabilmente, rappresenta una maniera attuale di concepire la Umbildung come nuova urgenza delle scienze umane, tutta raccolta attorno alla questione del Soggetto e della sua costituzione.
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