Effettua una ricerca
Luigi Pannarale
Ruolo
Professore Ordinario
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA
Area Scientifica
AREA 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/20 - Filosofia del Diritto
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Molte delle indagini demoscopiche che si sono svolte in Italia negli ultimi anni sul tema del riconoscimento delle coppie di fatto, ivi comprese quelle omosessuali, hanno confermato una percezione ormai largamente condivisa: la maggioranza dell’opinione pubblica italiana è favorevole al riconoscimento di tutte le forme di convivenza. A confermare tale tesi vi è l’ultimo Rapporto Italia 2009 dell’Eurispes, che rileva come più della metà degli italiani, per la maggior parte uomini, è disponibile al riconoscimento delle coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali e, più specificamente, sottolinea come che proprio gli uomini sono quelli più favorevoli al matrimonio tra omosessuali. I dati cambiano significativamente allorquando si passa ad occuparsi del problema delle adozioni: mentre, infatti, una larga maggioranza degli italiani vede con favore l’estensione della possibilità di adottare anche alle coppie eterosessuali non sposate; ancora una minoranza sono quelli che includerebbero tra gli aspiranti adottanti anche le coppie omosessuali. Se si escludono quei paesi che riconoscono anche alle coppie omosessuali la facoltà di contrarre matrimonio e di adottare, in molti altri sembra prevalere un atteggiamento di generale cautela. Gli autori evidenziano, tuttavia, come le perduranti resistenze siano fondate su alcuni pregiudizi duri a morire, sia perché ormai appaiono largamente diffuse, per i motivi più diversi, famiglie in cui genitori omosessuali hanno in affidamento i propri figli, nati in precedenti matrimoni, sia perché numerose decisioni giurisprudenziali escludono drasticamente che l’orientamento sessuale possa essere determinante ai fini della scelta del coniuge al quale affidare i figli minorenni.
Le conclusioni si riferiscono alle relazioni tenute nelle sessioni plenarie del 30° Congresso nazionale della Società italiana di filosofia del diritto. Esse esplorano il concetto di "limiti del diritto" nel duplice senso di limiti posti dal diritto e di limiti che il diritto deve o dovrebbe rispettare nella sua azione.
In quali casi e a quali condizioni la verità giuridica può coincidere con la verità tout court? Attraverso l’analisi di un famoso racconto di Friedrich Dürrenmatt (La panne), l’autore cerca di indagare questo problema, giocando a sua volta con i paradossi e le metafore di cui sono sempre ricchi i racconti dello scrittore svizzero. La riflessione si allarga a considerare altri riferimenti letterari, nei quali si affronta il medesimo problema, e giunge alla conclusione che, per poter giungere alla Verità, il diritto deve poter spaziare e curiosare nelle molteplici dimensioni della vita, allargare i propri orizzonti, altrimenti continuerà a costruire soltanto una propria e particolare verità, che potrà sempre essere contraddetta da altri punti di vista. La conclusione di fondo che l’Autore ne ricava è che la giustizia, come prodotto della verità, in terra è possibile, ma arriva nei modi e nei tempi più inaspettati, si concretizza nelle forme più dubbie ed ambigue, tanto da divenire essa stessa una panne.
Le costituzioni sono la soluzione del grande paradosso che caratterizza il diritto dell’età moderna, che consiste nel rendere possibile l’esercizio della libertà come delimitazione che continuamente riapre possibilità di azione. Attraverso la costruzione dell’asimmetria tra legge costituzionale e legge ordinaria il diritto può fondarsi su se stesso e trovare una giustificazione plausibile al fatto che il diritto non può violare i diritti. La nostra Costituzione sembra, tuttavia, afflitta da uno strano destino: per molto tempo è stata considerata troppo proiettata verso il futuro e di difficile attuazione, per essere poi troppo presto considerata invecchiata a differenza di altre costituzioni che, invece, sembrano sopportare con disinvoltura il trascorrere dei secoli.
Questo libro nasce dalla convinzione, condivisa dai suoi autori, che non sia possibile comprendere il diritto osser- vando solo il diritto. Un giurista che conosca soltanto le «proposizioni giu- ridiche» non sarà mai un buon giuri- sta. Concetti giuridici fondamentali, quali lo stato, la proprietà, i diritti umani, cambiano il loro significato con il mutare della società e, se è vero che il diritto è un fenomeno sociale, non esiste descrizione dei fenomeni giuridici che non implichi una sua os- servazione da prospettive diverse. In nove brevi capitoli, il libro offre una riflessione sui principali temi del di- battito giuridico e politico, ai quali la sociologia del diritto può dare un con- tributo rilevante. È uno strumento uti- le agli studenti di diritto per acquisire una maggiore consapevolezza critica degli istituti giuridici con i quali do- vranno operare; ma è anche una lettu- ra utile a quanti, giuristi o cittadini, vogliano scoprire nuove dimensioni del fenomeno giuridico, messe in om- bra dalle narrazioni spesso autorefe- renziali della scienza giuridica.
The following reflections are inspired by a short story by Friedrich Dürrenmatt (1921-1990), who is unanimously considered, together with Brecht, as the greatest dramatist in Germany of the second post-war period. There is, however, an important difference that sets him apart from Brecht and this is despite the fact that Dürrenmatt did study and, in fact, ended up sharing many of Brecht's theories on epic theatre. This difference stems from the unforeseeability and unconventionality of Dürrenmatt's work that contributed, on a par with one of his countrymen, Max Frisch, to a radical renewal of dramaturgy written in Germany and which offered, in a somewhat grotesque way, a disturbing picture of the shabbiness hiding behind the appearance of respectability of the society in which he lived.
Condividi questo sito sui social