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Laura Mitarotondo
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE
Area Scientifica
AREA 14 - Scienze politiche e sociali
Settore Scientifico Disciplinare
SPS/02 - Storia delle Dottrine Politiche
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
This paper aims at reconsidering the incidence of bestial images in Machiavellian writings, to appreciate the polysemous nature of this iconography in the Florentine secretary’s political lexicon. By going through some fundamental loci of the dense gallery of Machiavellian images, it is intended to underline how the resort to wild beast symbolism complies to a multiplicity of cultural suggestions, but also a historical urgency. On one side, in the Florentine the 14th and 15th-century vernacular tradition can be distinguished, which resorted to the animal kingdom in an ironic and burlesque tone to stigmatize human vices, according to the lesson of the Classics. On another, in Machiavelli a new political value is attributed to the hybridization between man and beast, to mark a difference between the humanistic tradition which read beastliness as feritas and immanitas. The Machiavellian usage of fox and lion images, of the centaur, the donkey, declined in a naturalistic and iper-realistic sense, is already a sign of a historical caesura, the transition to a phase marked by the crossing of the ideal and ethical dimension of reality in favour of the effectiveness of reality and in accordance with the quest for a policy intended as field of forces, founded on an unprecedented anthropology.
Questo lavoro intende tornare sull’opera in prosa di John Milton per esaminare alcuni motivi politici maturati nel rapporto fra tradizione e rivoluzione, sottolineando, in particolar modo, i modi e le forme in cui Machiavelli ricorre nel lessico del poeta inglese. In tale direzione, viene preso in esame anche il Book of Commonplace, compendio di citazioni, aforismi e commenti su molteplici autori e temi di natura filosofica, politica, religiosa, incentrato sulla dialettica fra libertà e autorità nel contesto della crisi della monarchia per diritto divino. Lo studio che qui si presenta, si propone dunque di far emergere, anche attraverso il rinvio al repubblicanesimo dei Discorsi di Machiavelli, la complessa nozione politica di sovranità in Milton, compresa fra la permanente tensione religiosa e una nozione di libertà debitrice verso la tradizione dei “classici” antichi e della prima modernità.
Bartolomeo Sacchi (detto il Platina) rappresenta un prezioso testimone della stagione dell’Umanesimo curiale. La sua vicenda umana, divenuta oggetto dell’interesse di molti studiosi in ragione del coinvolgimento dell’umanista nella presunta congiura dell’Accademia pomponiana del 1468, non si disgiunge mai dalla sua produzione letteraria. Nel trattato politico De principe (1470), simbiotico e quasi speculare rispetto al più tardo dialogo De optimo cive (1474), Platina tratteggia i caratteri del principe ideale, poi ottimo cittadino, servendosi del ricco repertorio di motivi e suggestioni, anche stilistiche, provenienti dalla tradizione classica, e più specificamente dai modelli di Senofonte, Plutarco, Cicerone. Nel contesto di una scoperta in nuovi termini della tradizione civile, Platina coscienza critica del principato di Paolo II, trasfonde nella sua trattazione politica elementi storici contemporanei. Il proposito delle sue scritture, che fanno l’eco a quelle di Poggio Bracciolini e Matteo Palmieri, è quello della costituzione e teorizzazione di un nuovo genere di Institutio principis che prelude e contiene già in sé i fermenti della riflessione politica machiavelliana. I temi della prudenza, della giustizia, della simulazione si presentano al lettore in una nuova veste che pur memore della tradizione aristotelica escogita nuovi significati più aderenti alla dimensione terrena e mondana rivalutata anche attraverso la filosofia platonica.
Il volume Utopie concrete presenta otto saggi di storia della cultura e del pensiero politico incentrati sul rapporto dialettico fra utopia e realtà. Nell’intenzione di liberare il significato dell’utopia dall’ipoteca del non-luogo e dell’estraneità alla storia, viene qui affrontato il valore concreto di ogni sistema utopico, in quanto rappresentazione di una realtà alternativa a quella data, e ai suoi equilibri rigidi fra conoscenza e potere. Replicando all’archetipo rarefatto dell’utopia di Tommaso Moro, nel volume vengono esaminati diversi capitoli del pensiero politico; da questi emerge sia la straordinaria forza progettuale e argomentativa, sia la carica innovativa di modelli teorici, metodologici e interpretativi dell’universo utopico, intervenuti sul piano concettuale e immaginario fra la modernità dispiegata e la seconda metà del Novecento. In queste pagine, l’utopia in quanto proiezione dell’ideale alla politica, viene raccontata anche in un’accezione di polemica sulla scienza, dentro una dimensione che oscilla fra il progetto della riforma e del rinnovamento, e l’aspirazione al progresso, al riscatto sociale, alla trasformazione dei sistemi di relazioni umane.
This paper focuses on the critical interpretation of Machiavelli which transpires, between the 40’s and 70’s of the 20th Century, from the works of Rodolfo De Mattei, a historian of political thought. The aim is to pay tribute to a specific body of study and research centered around Machiavelli and the separation between ethics and politics which emerges from his works, recognizing the importance of political cultures which, between pre-Machiavellism and anti-Machiavellism, made a significant contribution to the reconsideration of the genesis of politics modernity. De Mattei’s interpretation aims at keeping Machiavelli’s contribution to the renewal, in the Modern sense, of political language in the right proportion with the need for giving back to politics a solid foundation of values, reconsidering the relationship between means and goals, reaching for a universalistic destination of politics, conceived as a precipitate of man as a person in history and society.
Il saggio affronta un capitolo dell’attualizzazione di Machiavelli durante il ventennio fascista, muovendo dal Preludio al “Machiavelli”, pubblicato da Mussolini sulla rivista «Gerarchia» nell’aprile del 1924. Attraverso la replica di Matteotti alla versione inglese dell’articolo del Duce, intitolata The Folly of Democracy, alla quale non è stata ancora riservata particolare attenzione, si vuole qui sottolineare il carattere del ricorso fazioso al Segretario fiorentino da parte di Mussolini, che nella sostanza tradisce un più manifesto attacco alla democrazia. Matteotti con l’articolo Machiavelli, Mussolini and Fascism, uscito postumo sulla rivista «English Life» nel luglio 1924, svela il retroscena di una disinvolta iniziativa di appropriazione culturale dietro la quale insiste una politica fondata sul dominio e sulla decisione – ma anche su malaffare e corruzione –, seccamente alternativa a quella liberale. La replica di Matteotti, scritta pochi giorni prima del sequestro, testimonia la presenza nevralgica di Machiavelli in uno scenario di intensa criticità, e la sua completa trasfigurazione in un paradigma in grado di incarnare opzioni politiche radicalmente contrastanti.
Andrea Zambelli (1794-1861) – Politics Legislation and Sciences professor, Rector of Pavia University – is an outstanding author in the context of liberal culture of Lombardy, which is the framework of Cattaneo’s federalism and of political reflections before Unification. Zambelli maintains a close relationship with Machiavelli’s thought. The essay Alcune Considerazioni sul libro del Principe di Macchiavelli, published in Milan in 1841, was often proposed as an introduction to some editions of the Segretario Fiorentino’s works, between the second half of the 19th century and the first twenty years of the following. Zambelli, who is regarded as one of the most prominent scholars who worked on Machiavelli’s thought during the Risorgimento – by Cavalli, Villari, Croce, Curcio, Procacci – is remembered for works where the analysis and the criticism of historical-religious matters from a political point of view can be consistently found, such as the treatise Delle differenze politiche fra i popoli antichi e moderni (in two books, the former deals with war, the latter with religion) and the essays Di alcune moderne utopie and Sull’influenza politica dell’Islamismo. Zambelli’s work about Machiavelli is relevant for its modern approach, aiming to carry out a reshaping of the historical character of the political tradition during the Renaissance, into a wider European context. Andrea Zambelli (1794-1861), an outstanding author in the context of the liberal culture of Lombardy, framework of Cattaneo’s federalism and of polit-ical reflections before Unification, maintains a close relationship with Machi-avelli’s thought. Alcune Considerazioni sul libro del Principe di Macchiavelli is relevant for its modern approach, reshaping the historical character of the political tradition in the Renaissance into a wider European context. Zambel-li, one of the most prominent scholars who worked on Machiavelli’s thought during the Risorgimento, is remembered for his analysis and criticism of his-torical-religious matters from a political point of view in his Delle differenze politiche fra i popoli antichi e moderni and Sull’influenza politica dell’Islamismo.
Il saggio approfondisce un capitolo della fortuna ottocentesca di Petrarca, per esaminare le condizioni storiche e le forme culturali nelle quali matura una nuova attenzione alla “politicità” del poeta aretino. Attraverso il contributo critico di una nutrita schiera di interpreti emergerà, dunque, la tipicità della torsione civile del lessico petrarchesco, che costituisce un precedente fondamentale per la tradizione politica umanistica e per la riflessione di Machiavelli. Petrarca, infatti, non è solo un classico della cultura nazionale inscritto nel canone ottocentesco degli autori della “patria”; egli rappresenta un passaggio storiograficamente ineludibile nella periodizzazione dell’età moderna. Il lavoro pone un quesito relativo al carattere della politicità di Petrarca, la cui eredità più significativa, come viene dimostrato, non consiste nell’esercizio pratico della politica, o in un’analisi delle forme dello Stato, ma in una ricerca etico-politica e filosofico-morale intorno all’uomo e alle istituzioni da lui create, nel segno di una modernità che si riconosce nel valore paideutico della storia, nell’importanza del logos e della funzione civile degli studia humanitatis.
Il contributo intende riportare l’attenzione sulla traduzione inglese dell’articolo Preludio al “Machiavelli” di Mussolini, apparso sulla rivista «Gerarchia» nell’aprile del 1924, nel quale, dietro la “disinvolta” attualizzazione dell’opera machiavelliana, si nasconde un atto di accusa alla democrazia e una feroce critica delle istituzioni politiche liberali. L’articolo, nella versione The Folly of democracy, pubblicato a giugno sul magazine «English Life», viene seguito, fra i mesi di luglio e agosto dello stesso anno, da una durissima replica di Matteotti (Machiavelli, Mussolini, and Fascism) e dalla traduzione dell’articolo Forza e consenso del Duce. L’iniziativa del periodico inglese – che ripropone gli articoli mussoliniani con titoli diversi e con alcune varianti rispetto agli originali italiani – non si discosta, probabilmente, da quella di altri giornali d’oltre Manica che, specie dopo il delitto Matteotti, guardano con sospetto a questo attacco frontale alla democrazia, alla celebrazione della forza come strumento di governo, e al nuovo “machiavellismo” tenuto a battesimo dal Duce.
Il volume Utopie concrete presenta otto saggi di storia della cultura e del pensiero politico incentrati sul rapporto dialettico fra utopia e realtà. Nell’intenzione di liberare il significato dell’utopia dall’ipoteca del non-luogo e dell’estraneità alla storia, viene qui affrontato il valore concreto di ogni sistema utopico, in quanto rappresentazione di una realtà alternativa a quella data, e ai suoi equilibri rigidi fra conoscenza e potere. Replicando all’archetipo rarefatto dell’utopia di Tommaso Moro, nel volume vengono esaminati diversi capitoli del pensiero politico; da questi emerge sia la straordinaria forza progettuale e argomentativa, sia la carica innovativa di modelli teorici, metodologici e interpretativi dell’universo utopico, intervenuti sul piano concettuale e immaginario fra la modernità dispiegata e la seconda metà del Novecento. In queste pagine, l’utopia in quanto proiezione dell’ideale alla politica, viene raccontata anche in un’accezione di polemica sulla scienza, dentro una dimensione che oscilla fra il progetto della riforma e del rinnovamento, e l’aspirazione al progresso, al riscatto sociale, alla trasformazione dei sistemi di relazioni umane.
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