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Pierpaolo Martino
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI LETTERE LINGUE ARTI ITALIANISTICA E CULTURE COMPARATE
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-LIN/10 - Letteratura Inglese
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Nick Cave is possibly the most successful and world-wide known Australian cultural icon. Born in Warrachnabeal, Victoria in 1957, Cave has always crossed and still crosses geographical and artistic borders, moving freely between different continents and art forms (and in particular between music and literature). Internationally praised as the singer/songwriter of the two most important Australian bands of the last decades – The Birthday Party and The Bad Seeds (established in 1984) – Cave is also an author, screenwriter, painter and actor who moved to London (where he currently lives) in the early Eighties and then to West Berlin, to later relocate in Brazil. In this sense Cave is the perfect embodiment of Salman Rushdie’s concept of “translated man”, that is someone who is translated across cultures (in Case’s case very often between European and Australian cultures). As Rushdie observes in his seminal essay Imaginary Homelands (1991) “it is normally supposed that something always gets lost in translation; I cling, obstinately that something can also be gained”, the outcome of this process of translation is indeed the double nature of the postcolonial artist who is both an insider and outsider, who can see and analyze European and Australian realities through a very rich and complex perspective; in Cave’s specific case this process of translation also implies the capacity of translating between different languages or arts. In Cave’s world different art forms speak to each other in a process of reciprocal hybridization. Cave’s songs have the complexity of literary texts and his novels and poems are very much musical. While living in West Berlin Cave conceived and completed his first novel entitled And the Ass saw the Angel published in 1989. The novel narrates the story of Euchrid Eucrow, a mute born to a drunken mother and a cruel father obsessed with traps and animal torture. The ultimate outcast, the protagonist bears his mother’s beatings, his father’s indifference, and the hatred and loathing of an entire town; as a consequence his mind is inhabited by terrible angelic visions and later raised to inevitable madness. The fruit of a difficult and in a sense inhuman period in the history of mankind, the novel displays Cave’s intelligence and “musical” inventiveness through the artist’s introduction of some stylistic features such as the translation of the narrator’s “I” in “Ah”; in this sense sound and rhythm become very important aspects of the novel. Significant crossover, moreover, can be perceived between the themes in the novel and the lyrics Cave wrote in the same period, the song “Swampland” from the album Mutiny, uses the same linguistic devices (“mah” for “my”, for instance) and some of the same subjects (the song’s narrator being haunted by the memory of a girl called Lucy, being hunted like an animal approaching death and executuion). In this sense the novel can stand as a point of access to the rich semiotic landscape associated with the Australian artist and to his complex artistic and literary critique of our times.
Il rapporto tra pop e scrittura è piuttosto complesso, se il pop si pose sin dall’inizio come un’alternativa per i più giovani alla letteratura canonica, spesso sinonimo di cultura alta ed esclusiva, e se - in quanto forma di scrittura veloce, sonora, corporea - si poneva come rifiuto di forme di complessità letteraria dettata da plot, caratterizzazione e tensione drammatica, d’altro canto la sua nascita e il suo sviluppo furono sempre accompagnate da un commento di tipo letterario. Il giornalismo musicale nacque proprio negli anni cinquanta e oggi ha raggiunto forme molto complesse sino a confondersi con la scrittura accademica. Ma il pop vide anche la nascita dell’autobiografia del ‘non-fiction novel’ nonché negli ultimi decenni, di ciò che nel presente articolo definiamo romanzo pop. Gran parte della narrativa contemporanea, infatti, sembra essere particolarmente affascinata da un certo tipo di popular culture, al punto di aprirsi a influenze musicali e ad accogliere al proprio interno, quel plurilinguismo di linguaggi, di tematiche e visioni del mondo, per riprendere una terminologia di Bachtin, che è proprio della cultura pop, come testimoniato dall’opera di Colin MacInnes e da quella di Jonathan Coe, Douglas Coupland, Salman Rushdie, Tony Parsons, Nick Hornby e soprattutto Hanif Kureishi.
In Romeo and Juliet la legge ha un funzione fondamentale in quanto, come cercheremo di dimostrare in questo articolo, Romeo and Juliet è forse più di ogni altra opera shakespeariana il play della trasgressione, il play in cui la logica della passione si scontra con le leggi e dunque con l’ideologica del potere e dell’appartenenza, che la legge apparentemente imparziale del Principe non riesce in alcun modo a destabilizzare e che, come vedremo, finirà per uccidere, per reprimere la passione che lega i due amanti. Il titolo stesso di questa “tragedia lirica” propone l’idea di un incontro, di un incontro/scontro tra semplici nomi propri - tra Romeo e Giulietta, appunto - ovvero un ragazzo e una ragazza che si amano al di là della loro identità, del loro appartenere a mondi diversi a cui notoriamente e tristemente rimandano i (cog)nomi delle loro famiglie. L’elemento dialogico dunque, visto nel senso dell’amore, dell’eros, dell’amicizia (si pensi a Romeo e Mercutio), ma anche della tensione e del conflitto, tra soggetti, spazi e mondi diversi . Del resto nel Rinascimento inglese, come ha dimostrato Stephen Greenblatt , l’idea stessa di dialogicità e molteplicità è alla base di ogni nozione di identità, di qui anche la centralità e il gran successo della pratica e della fruizione teatrale, nonché la tendenza a pensare la corte e dunque la società come vero e proprio teatro. Gli elisabettiani, come vedremo, vivevano - in maniera diversa eppure paradossalmente vicina agli uomini e alle donne del 21° secolo - le molteplici complessità legate al passaggio e all’interazione tra dimensione pubblica e privata. Il corpo stesso del play rappresenta uno spazio incerto, uno spazio-soglia, spazio privato, (dove il diritto privato sia appunto diritto all’amore) alla ricerca continua, ineluttabile di un altrove che in questi ultimi anni si è trovato spesso ad eccedere la dimensione teatrale per far suo il pubblico cinematografico e quello musicale. Celebri in questo senso il musical West side story del 1961, la versione cinematografica del film diretta da franco Zeffirelli nel 1968 che tuttavia col suo iper-realismo e con la sua enunciazione piatta e prevedibile mortifica spesso il testo shakespeariano e la versione filmica diretta nel 1996 dal regista australiano Baz Luhrmann.
This article investigates the discursive arena in which Oscar Wilde exercised his countercultural and necessarily impure aesthetic taste, focusing on some defining aspects and texts of Wilde’s epopee, namely his cult of celebrity, which was nourished, in particular, by his 1882 tour of the United States, his interest in performance – which turned the author into the director and main actor of the very drama entitled ‘Oscar Wilde’ – and his apparently contradictory approach to consumer culture. Wilde, indeed, seemed to embrace opposite stances in relation to consumerism as it is witnessed by such works as «The Soul of Man Under Socialism» and The Picture of Dorian Gray, on the one side, and «The Decay of Lying», Lady Windermere’s Fan and An Ideal Husband, on the other. This essay also reads Wilde’s last play The Importance of Being Earnest in terms of a «performance about performance», rooted as Wilde’s previous plays in consumer culture and capable of deconstructing the Victorian highly normative (and ‘rational’) approach to gender and, in particular, to masculinity.
Words and Music nasce dalla convinzione che è possibile guardare non solo una lingua, ma anche e soprattutto un linguaggio con gli occhi e le orecchie di un altro linguaggio, pensando la letteratura proprio a partire dalla musica e viceversa. Può essere interessante, in tal senso, per il lettore articolare percorsi di lettura, ascolto ed esecuzione testuale che nel caso della letteratura (in) inglese coinvolgano autori quali lo stesso Shakespeare ma anche Joyce, Brathwaite, Seth, compositori e improvvisatori quali John Cage e John Coltrane, un' icona come James Brown e autori quali David Byrne, David Sylvian, artisti con cui la canzone assume una forte connotazione letteraria, in un complesso movimento in cui il lettore/ascoltatore è costretto, forse con suo immenso piacere, ad abitare la soglia tra linguaggi diversi, tra cultura alta e bassa, tra passato e presente.
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