Effettua una ricerca
Franca Tommasi
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA
Area Scientifica
AREA 05 - Scienze biologiche
Settore Scientifico Disciplinare
BIO/04 - Fisiologia Vegetale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Argania spinosa (l.) Skeels, pianta spontanea del sudovest del marocco, è definita dai popoli berberi ‘albero della vita’ poiché ha un ruolo socio-economico ed ecologico importantissimo in questo ecosistema arido. il seme, da cui si estrae l’olio di argan, contenuto in una drupa dal colore giallastro a maturità, è ricco di saponine, polifenoli e acidi grassi insaturi (chaRRouf et al., 2007), sostanze dalle provate proprietà terapeutiche (dRiSSi et al., 2004; amzal et al., 2008). il legno della pianta è utilizzato come combustibile, i germogli dell’albero e i frutti rappresentano alimento per capre e cammelli. le piante di argania presentano, nel loro habitat naturale, una rilevante variabilità intraspecifica che si manifesta sia nella morfologia dei frutti che nella diversa produttività (bani-aameuR, 2002; alouani, bani-aameuR, 2004). Per questo motivo numerosi studi sono condotti con l’intento di selezionare genotipi altamente produttivi. nel campus dell’università di bari è presente un esemplare di argania che da diversi anni fiorisce e fruttifica abbondantemente e sui cui frutti sono state analizzate alcune caratteristiche della polpa. l’esame del colore, dimensioni, peso secco e fresco delle drupe ha permesso d’individuare, inizialmente, cinque stadi di maturazione su ognuno dei quali sono stati approfonditi alcuni aspetti fisiologici. il contenuto in zuccheri solubili quali glucosio, fruttosio e saccarosio, aumenta nel corso della maturazione; i contenuti di saccarosio e glucosio risultano più elevati in percentuale rispetto a quello in fruttosio. l’amido, dopo un picco nel secondo stadio di maturazione, diminuisce e il contenuto totale in carboidrati raggiunge il massimo nel terzo stadio di maturazione. il colore della parte carnosa delle drupe, è dovuto alla presenza dei pigmenti il cui rapporto quantitativo varia nel corso della maturazione. clorofilla a e clorofilla b diminuiscono con l’evolvere della maturazione mentre i carotenoidi aumentano nel terzo stadio di maturazione per poi declinare leggermente nel quarto e quinto stadio. con l’intento di individuare il momento della maturazione in cui si ha la massima espressione delle qualità nutrizionali della polpa di questi frutti, si è dosato il contenuto in acido ascorbico, un noto antiossidante largamente diffuso nelle piante. la forma ossidata dell’ acido ascorbico (acido deidroascorbico) non è stata mai riscontrata, mentre la forma ridotta è sempre presente, in maniera rilevante, pari a 0,2 mg g-1 di peso fresco, a partire dal terzo stadio di maturazione. dall’analisi globale dei dati, quello individuato come terzo stadio sembra quindi corrispondere alla fase di maturazione in cui vengono espresse al massimo alcune caratteristiche della parte carnosa del frutto quali il contenuto in zuccheri solubili, carotenoidi e acido ascorbico. gli ultimi due stadi, quarto e quinto, possono essere interpretati come un unico stadio in quanto privi di differenze significative morfo-fisiologiche. i dati ottenuti, anche se limitati ad un solo esemplare, possono rappresentare la base di partenza per individuare le peculiarità della pianta utili ad una migliore utilizzazione di questa risorsa ambientale. la polpa, sinora impiegata solo come materia residuale per alimentare capre e cammelli, nello stadio di maturazione più opportuno, quello definito come “terzo stadio”, potrebbe essere sfruttata come risorsa energetica (biofuel) e rappresentare così una ulteriore fattore di ricchezza della pianta.
le Pteridofite, comunemente note come felci, sono forse gli organismi vegetali più antichi al mondo. la loro presenza, infatti, è testimoniata già a partire dall’era Paleozoica ed ha poi visto un incremento dal carbonifero (dimichele, PhilliPS, 2002). le conoscenze generali su questi organismi vegetali, soprattutto riguardanti gli aspetti fisiologici e metabolici, sono ancora molto scarse sebbene esse sembrino essere molto resistenti a condizioni di stress, compreso quello derivante dal bioaccumulo di metalli pesanti nei loro tessuti (tu et al., 2004; SRivaStava et al., 2005; GonzaGa et al., 2006; RathinaSaBaPathi et al., 2006; olivaReS et al., 2008). fra le felci ci sono specie esotiche che sono ormai entrate a far parte del nostro panorama floristico in quanto largamente utilizzate per scopi ornamentali, tra cui quelle appartenenti ai generi Nephrolepis e Pteris. il genere Nephrolepis, in particolare, vanta una varietà di forme e specie tra le quali le due più comuni sono Nephrolepis exaltata l. e Nephrolepis cordifolia (l.) Presl. Queste due specie hanno caratteristiche morfologiche simili a livello della parte aerea mentre la parte ipogea presenta caratteristiche nettamente diverse tra le due specie: N. cordifolia, infatti, possiede organi sotterranei detti “tuberi” che sono assenti in N. exaltata. N. exaltata è stata maggiormente studiata ed in letteratura essa viene presentata come accumulatrice di mercurio (chen et al., 2008), mentre scarse sono le informazioni riguardanti N. cordifolia. lo scopo principale di questo lavoro è stato quello di indagare le caratteristiche biologiche di N. cordifolia ed analizzare e caratterizzare i principali sistemi antiossidanti al fine di valutare le cause della resistenza della specie agli stress. Sono state fatte osservazioni istologiche della fronda, del rachide e soprattutto dei tuberi. in questi è stato valutato il contenuto d’acqua, la presenza di polisaccaridi con tecniche sia di tipo qualitativo che quantitativo, la presenza di metaboliti ed enzimi con funzioni antiossidanti. i dati ottenuti hanno dimostrato come i tuberi siano principalmente organi di riserva di acqua, amido, saccarosio e fruttosio. essi contengono acido ascorbico e glutatione. indagini microscopiche ed isolamenti su substrati selettivi hanno evidenziato la presenza di endofiti fungini nella parte radicale.
Germination tests were carried out on seeds from three Italian populations of Abies alba . Seed germinability was up to 38%. HgCl 2 , NaClO and plant preservative mixture were used as seed-sterilising agents. Despite chemical treatments, Papulaspora rubida and Chaetomium globosum were isolated. The possible role of these fungi in the physiology of silver fir seed germination process was discussed.
The karyotype structures and the composition and distribution of the heterochromatin in Glebionis coronaria and Glebionis segetum using Giemsa and fluorescent banding techniques were analysed. The species studied are diploids with 2n = 2x = 18 chromosomes. G. coronaria possesses the most symmetrical karyotype, comprising mainly metacentric chromosomes. G. segetum, with formula 12 m + 6 sm, showed a slightly less symmetrical karyotype. Giemsa C-banding revealed little constitutive heterochromatin in both species. The presence of telomeric bands was restricted to two chromosome pairs. After staining with chromomycin A3, the chromosomes of G. coronaria and G. segetum revealed bright fluorescence at the telomeric regions of two chromosomes. No 4-6-diamidino-2-phenyl-indole bright blocks were observed. To estimate genetic variability in the species under consideration, genotypic expression was also determined through isozyme electrophoresis of cytosolic ascorbate peroxidase, considered a genetic marker in the study of plant phylogenetics. The relationships between G. coronaria and G. segetum are discussed. Abbreviations: ASC, ascorbate; BSA, bovine serum albumin; cAPX, cytosolic ascorbate peroxidase; CMA, chromomycin A3; DAPI, 4-6-diamidino-2-phenyl-indole; EDTA, ethylenediaminetetraacetic acid; PAGE, polyacrylamide gel electrophoresis.
Argania spinosa (L.) Skeels è una pianta spontanea originaria del sud-ovest del marocco molto apprezzata per l’olio che si ricava dai suoi frutti secchi. nel terziario ricopriva vaste superfici del nord d’africa e dell’europa meridionale; attualmente, a causa di un’agricoltura intensiva e dell’uso massiccio del suo legno, il suo habitat è limitato alla sola pianura del Souss, dove gli ultimi esemplari caratterizzano e valorizzano gli 800.000 ha di questa riserva naturale, dichiarata nel 1998 dall’ u.n.e.S.c.o. patrimonio mondiale dell’umanità. ciò che ha reso questa specie ricercata e studiata è il suo frutto, una drupa con un esocarpo di color giallastro, un mesocarpo ricco di lattice e un endocarpo legnoso che racchiude fino a 3 semi. il seme è ricco di saponine, polifenoli e acidi grassi insaturi (cHaRRouf et al., 2007), sostanze dalle provate proprietà terapeutiche (dRiSSi et al., 2004; amzaL et al., 2008). in italia l’unico dato riguardante la presenza di piante di A. spinosa fa riferimento ad un esemplare situato nell’orto botanico di cagliari. Scopo di questo lavoro è segnalare l’esistenza di varie piante di questa specie in Puglia e analizzarne gli aspetti biologici e fenologici. nel campus dell’università degli Studi di bari esistono cinque esemplari, di cui due di circa 3 m di altezza in piena terra e tre, in vaso, presso le serre del dipartimento di biologia e Patologia Vegetale. Si segnalano inoltre altri due esemplari in provincia di bari, presso l’azienda didattico Sperimentale della facoltà di agraria e nelle campagne di Locorotondo. i due esemplari più grandi presenti nel campus originano da semi importati direttamente dal marocco nel 1990. dai semi prodotti da queste piante derivano tutti gli altri. Le piante di argania presentano, nel loro habitat naturale, una rilevante variabilità intraspecifica che si manifesta sia nella morfologia dei frutti che nella diversa produttività (aLouani, bani-aameuR, 2004). Varia è anche la fenologia legata alla fioritura e fruttificazione dei diversi individui, pertanto si è iniziato a caratterizzare gli esemplari del campus di bari. La prima pianta di argania messa a dimora nel campus ha fiorito e fruttificato in tempi brevi, dopo appena nove anni dalla semina e mostra un habitus vegetativo particolarmente rigoglioso. Produce fiori a partire dal mese di settembre (bani-aameuR, 2002) e frutti maturi a partire da marzo. una prima analisi è stata effettuata sulla polpa dei frutti scegliendo quattro stadi di maturazione e determinandone il contenuto in zuccheri solubili ed amido. i dati preliminari mostrano un aumento di fruttosio e saccarosio e una diminuzione del contenuto in amido e glucosio nel corso della maturazione. ulteriori indagini, sia morfologiche che fisiologiche e fenologiche, saranno effettuate su tutti gli esemplari presenti nel nostro territorio.
Abstract: Extensive agriculture application of rare earth elements (REEs) in Far East countries might cause spreading of these metals in aquatic and terrestrial ecosystems, thus inducing a growing concern about their environmental impact. In this work the effects of a mix of different REE nitrate (RE) and of lanthanum nitrate (LA) on catalase and antioxidant systems involved in the ascorbate-glutathione cycle were investigated in common duckweed Lemna minor L. The results indicated that L. minor shows an overall good tolerance to the presence of REEs in the media. Treatments at concentrations up to 5 mM RE and 5 mM LA did not cause either visible symptoms on plants or significant effects on reactive oxygen species (ROS) production, chlorophyll content, and lipid peroxidation. Toxic effects were observed after 5 days of exposition to 10 mM RE and 10 mM LA. A remarkable increase in glutathione content as well as in enzymatic antioxidants was observed before the appearance of the stress symptoms in treated plants. Duckweed plants pretreated with RE and LA were also exposed to chilling stress to verify whether antioxidants variations induced by RE and LA improve plant resistance to the chilling stress. In pretreated plants, a decrease in ascorbate and glutathione redox state and in chlorophyll content and an increase in lipid peroxidation and ROS production levels were observed. The use of antioxidant levels as a stress marker for monitoring REE toxicity in aquatic ecosystems by means of common duckweed is discussed
l’elevata concentrazione di sali nel terreno, dovuta anche a irrigazioni con acque salmastre, rappresenta per le coltivazioni causa di stress che può essere tollerato in modo diverso a seconda della specie. diversi sono i meccanismi coinvolti nelle risposte allo stress salino fra cui l’accumulo di soluti compatibili, come zuccheri e amminoacidi, in vari compartimenti cellulari (haSegawa et al., 2000; munnS, 2002; BaRtelS, SunkaR, 2005). in letteratura esistono numerosi dati relativi alla tolleranza allo stress salino soprattutto in piante di interesse agro-alimentare (RouSSoS et al., 2007). Pochi studi hanno affrontato specificatamente il problema per le piante ornamentali (foRneS et al., 2007) e in particolare per il genere Lilium, benchè la sua coltivazione abbia notevole interesse economico. in un precedente lavoro è stato messo a punto un protocollo di micropropagazione in vitro di piante di Lilium ‘helvetia’, varietà da fiore reciso molto apprezzata e commercializzata (d’aniello et al., 2006). in questo studio è stata saggiata la capacità rigenerativa di scaglie di bulbo di Lilium ‘helvetia’ su terreno addizionato di nacl, al fine di valutare le risposte di tale varietà allo stress salino e ottenere informazioni utili alla selezione di piante pre-condizionate a terreni irrigati con acque salmastre (fRanco et al., 2006). Scaglie provenienti da bulbilli coltivati su murashighe e Skoog (mS), sono state trasferite su mS addizionato di iaa 3,3 μm, Ba 2,2 μm e saccarosio al 3%, secondo il protocollo precedentemente messo a punto (d’aniello et al., 2006). lo stress salino è stato indotto aggiungendo al mezzo di coltura nacl 10, 30 e 60 mm. dopo 3 mesi, in camera di crescita a 24±2°c con fotoperiodo di 16 ore di luce d’intensità pari a 70 μm × m-2 × s-1, sono stati valutati parametri di crescita e morfologici relativi alla numerosità, peso e dimensioni dei bulbilli nati da ogni scaglia e parametri fisiologici come il contenuto in clorofilla, acido ascorbico, zuccheri solubili ed amido. la proliferazione degli espianti si è verificata in tutte le condizioni di salinità e in presenza di terreno con nacl 60 mm si sono formati numerosissimi bulbilli se pur di dimensioni ridotte. lo stato redox dell’ascorbico, come rapporto aa/aa+dha, mostra un incremento all’aumentare della salinità del terreno e ciò suggerisce un potenziamento dei sistemi antiossidanti che controllano le specie reattive dell’ossigeno prodotte in maggior quantità in conseguenza dello stress salino. il contenuto degli zuccheri solubili rimane invariato all’aumentare della salinità mentre l’amido, di cui i bulbilli - essendo strutture di riserva - sono particolarmente ricchi, diminuisce soprattutto in presenza di nacl 60 mm. tali dati suggeriscono che la varietà tollera elevate concentrazioni di sale e che il protocollo di micropropagazione risulta essere efficace anche alle massime concentrazioni di nacl, producendo bulbilli di minori dimensioni, ma in numero elevato. ulteriori studi saranno condotti per meglio caratterizzare i cambiamenti fisiologici e metabolici in risposta allo stress salino valutando, inoltre, la capacità di sviluppo di piantine ottenute dalle subcolture in terreni a differente salinità.
Condividi questo sito sui social