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Stefania Rutigliano
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI LETTERE LINGUE ARTI ITALIANISTICA E CULTURE COMPARATE
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-FIL-LET/14 - Critica Letteraria e Letterature Comparate
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
The article deals with Emily Dickinson’s poetry, which is interpreted in relation to her cultural and religious background (Puritanism, Trascendentalism) but also in its differences from the Romantic movement. In this perspective the poet, poetic/artistic creation, death and life after death, nature are recurrent subjects of her poetry, which demonstrate her originality and new way of writing.
the issue touches two different perspectives on Tintoretto, highlighting a particular aspect of the parallel between different arts. Different in genre but not so in content, Sartre's essays on Tintoretto's paintings and Bernhard's novel Ancient Masters look at the new relation between the painter and his public as a fundamental feature in his way of working. The theme of glance, peculiarly developed by Tintoretto, as Sartre displays, becomes also an interesting aspect in the novel. In the presence of a rather nonfamous portrait by the venetian painter, the novel debates on great general artistic questions: originality, masterpiece, tradition and critic.
La modernità del pensiero di Tintoretto, letta come fonte dell'interesse continuo rivolto all'artista, è indagata da due diverse prospettive. Diversi nel genere, ma non nella sostanza, i saggi di Sartre sui quadri di Tintoretto e il romanzo di Bernhard Antichi Maes Maestri guardano la nuova relazione che il pittore stabilisce con il suo pubblico come a una caratteristica fondamentale del suo lavoro. L'aspirazione del pittore dopo aver cambiato la citta, i suoi abitanti e le stesse regole del mercato dell'arte non è l'unico modo di oltrepassare i confini. Utile allo scopo è anche il tema della percezione, dello sguardo che, sviluppato peculiarmente da Tintoretto, come osserva Sartre, diventa anche un importante aspetto del romanzo di Bernhard. In presenza di un ritratto poco noto dell'artista veneziano, L'uomo dalla barba bianca, il romanzo va oltre e discute i grandi temi dell'arte: i capolavori, la questione dell'originalità, della tradizione e della critica.
Dalla mistica ebraica, che ne segna l’origine, il Golem approda alla letteratura. Basandosi sulla critica tematica, il contributo segue questo passaggio con particolare riferimento alla letteratura romantica, in cui il Golem può essere letto come l’immagine culturale dell’ebraismo considerato dalla prospettiva dei non ebrei. L’analisi tocca così anche l’imagologia. Per la sua origine ebraica il Golem è associato all’Oriente e all’esotismo romantico, ma allo stesso tempo rappresenta i pregiudizi contro gli ebrei. Nell’immaginario romantico infatti l’uomo d’argilla, in quanto creatura artificiale, diventa l’etero-stereotipo negativo dell’ebraismo, indicando una forma di antisemitismo che divide l’Oriente in due parti, una buona e una cattiva. Non c’è dunque soltanto una opposizione tra Occidente e Oriente, ma l’Oriente stesso risulta diviso. Solo con Annette von Droste-Hülshoff questo Oriente ‘più orientale’ esemplificato dalla creatura d’argilla si ricongiunge con l’Occidente: perché il Golem è usato come metafora del mondo industrializzato, della sua disumanizzazione e fatale rovina. Le diverse declinazioni letterarie mostrano che il Golem, nella mistica ebraica simbolo di conoscenza elitaria ma assoluta e in ciò partecipe della totalità, riconquista il proprio originario valore universale nel suo divenire un mito della letteratura moderna.
Propongo una lettura della Persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter che ripercorra la critica – individuandone le matrici ebraiche e greche – alla “rettorica” in quanto logos sufficiente alla comunicazione sociale, intrecciandola al progetto di costruzione di sé (Freud) centrale nella figura del persuaso. Dunque, da un lato mi interessa indicare la Bildersprache di Michelstaedter, le immagini richiamate per parlare contro la rettorica (ad esempio il peso, il pallone aerostatico, l’iperbole della giustizia, lo stesso elenco iniziale di persuasi che include il Cristo delle parabole e il Petrarca iconico dei Trionfi come racconto delle origini e quasi autobiografia culturale) e la funzione del racconto (midrashico) col suo sapere pre-greco e pre-retorico; dall’altro mi preme insistere sull’analisi della persona che è l’obiettivo della critica del logos di matrice socratica e implica il modello ambito attraverso il persuaso. La via che vi conduce viene esposta – il ripetuto “lo” nell’elenco dei persuasi della storia, la luce improvvisa, il bambino spaventato dal buio, gli uomini che, angosciati dai brutti sogni, accendono la luce per rassicurarsi, le persone come specchio reciproco – in modo da affermare la differenza tra la conoscenza e il giudizio (Benjamin, Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini), tra “questo è” e “questo è per me” (Michelstaedter) e suggerire, quasi in un presentimento di Freud, il lavoro sull’inconscio da portare alla luce.
Nel suo legame con la riflessione giuridico-politica e con la teoria del linguaggio la teoria del messianico in Agamben, riferibile al pensiero di Paolo e di Benjamin, e in polemica con Scholem e Derrida, è formulata attraverso l'interpretazione dei racconti e delle parabole di Kafka.
Il contributo definisce il pensiero transdisciplinare di Agamben a partire dal metodo micrologico di Benjamin e ne discute il carattere provocatorio: infatti, attraverso la ripresa e l'attualizzazione della strumentazione filologica, il pensiero di Agamben associa in costellazioni aspetti apparentemente eterogenei della realtà. Witte interpreta come una risposta alla fine della filosofia sistemica il procedimento filosofico di Agamben che consiste nel commento in forma narrativa dei testi della tradizione
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