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Gabriella De Mita
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE, PSICOLOGIA, COMUNICAZIONE
Area Scientifica
AREA 11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
Settore Scientifico Disciplinare
M-FIL/01 - Filosofia Teoretica
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Background: This work refers to the university experience in teaching at the Specialist Degree Course in Editorial, Public and Social Information Science at the University of Bari and to the research work within C.I.R.La.G.E. on the phenomenological prerequisite which make recognisable the communication phenomenon in the constitutive terms of communicative relationship. Training to the phenomenological attitude through the “University Group-interactive Teaching” (DUGI) allows: to recognise the constitutive process of relationship subtending the communication; to detect, on each occasion, the risks of automatisms intrinsic to the standard models of communications. Method: The DUGI takes roots in Jane Abercrombie’s innovative “Reticular interactive didactics”. Professor at the University College in London in the 50s, Jane Abercrombie borrows the group-analytic new paradigm developed by Sigmund Foulkes, from the psychological filed to the training-educational one. This new teaching approach was introduced in 1992 to the University of Bari at the Faculty of Educational Sciences by Professor of Philosophy and Epistemology of Human Sciences Maria Giordano. Results and Conclusions: This work introduces the phenomenological analysis of constitutive and relational elements of the communication subtending training and learning in the university field and the outcomes concerning the operational repercussions on methodological innovation.
Questa mia breve comunicazione si prefigge di mettere a fuoco, a partire dall’analisi e dall’approfondimento di alcuni manoscritti husserliani del 1932 non tradotti in lingua italiana, la complessità del problema relativo alla determinazione dell’identità professionale, individuale e collettiva, e del ruolo che la relazione comunicativa gioca in esso. Nello specifico, ha lo scopo di esaminare il contributo dell’indagine fenomenologica husserliana all’esperienza di ricerca e didattica che conduco presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” in qualità di ricercatore di Filosofia Teoretica. All’interno di questa cornice, nel corso degli anni ho avuto modo di osservare la confusione che denunciano gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Informazione editoriale, pubblica e sociale – presso cui svolgo l’insegnamento di Filosofia delle relazioni comunicative – circa l’acquisizione di informazioni nozionistiche standardizzate. Se da un lato esse rispondono in maniera sempre più pressante a precisi parametri quantitativi di funzionalismo ed efficientismo didattico, dall’altro lato a poco o a nulla servono al futuro professionista nella determinazione di quelle specifiche competenze professionali necessarie a: a) riconoscere nella comunicazione la processualità relazionale che la sottende; b) prendere coscienza del rischio di riduzionismo della complessità del fenomeno comunicazione a uno dei fattori che la compongono; c) costruire l’ identità professionale all’interno dei confini specifici entro cui si è chiamati di volta in volta a operare.
La ricerca riportata in questo lavoro, nasce da una domanda avvertita come urgente nel campo della relazione interpersonale con finalità formative. In questo campo si assiste alla spinta, che si fa sempre più pressante, a ridurre l’intenzionalità e gli elementi costitutivi della relazione comunicativa alle forme oggettivate e acritiche di scambio di informazioni. Formatori, educatori, insegnanti, ecc. sono sollecitati a sostituire i processi dinamici comunicativo-relazionali con le avanzate modalità tecnologiche di trasmissione di dati. Tutto questo solleva l’interrogativo circa le ricadute che potrebbero determinarsi rispetto alla “costruzione identitaria professionale” degli operatori delle helping profession che utilizzano la propria mente come strumento di lavoro. Sono queste le condizioni teoretiche e scientifiche che aprono la strada all’idea di istituire all’interno del C.I.R.La.G.E. un Laboratorio preposto all’indagine fenomenologica dei fenomeni culturali, trans-culturali, semiotici, semiologici e psico-socio-antropologici che intervengono nel processo costitutivo della relazione comunicativa interpersonale e intersoggettiva.
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