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Francesca Calace
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Politecnico di Bari
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura
Area Scientifica
Area 08 - Ingegneria civile e Architettura
Settore Scientifico Disciplinare
ICAR/21 - Urbanistica
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH3 Environment, Space and Population: Sustainability science, demography, geography, regional studies and planning, science and technology studies
Settore ERC 3° livello
SH3_7 - Spatial development, land use, regional planning
Tra le grandi aree dismesse nel territorio metropolitano di Bari - la cui giacitura, di margine rispetto alle città e a contatto con spazi dalle rilevanti potenzialità ambientali, può rivelarsi strategica per i processi di riqualificazione paesaggistica e ambientale - il saggio analizza in sintesi alcuni dei casi esemplari, con lo scopo di delineare, attraverso di essi, una metodologia di indagine e alcuni nodi centrali da affrontare per avviare efficaci politiche di riuso. Tra le principali questioni emergenti, sono affrontate le problematiche legate a durata, dimensioni, assetto proprietario, nonché al ruolo della pianificazione nel promuovere o inibire i processi di riuso. Infatti fino a pochi anni fa le destinazioni urbanistiche avevano un ruolo decisivo nella possibilità di intraprendere processi di riuso: il passaggio da destinazioni produttive a quelle residenziali/terziarie era condizione determinate per innescare processi di valorizzazione, spesso privi di adeguate stime del plusvalore derivante. Oggi, in una condizione di mercato profondamente diversa, nella quale non è scontato che valgano le stesse regole, ma anzi piuttosto si sperimentano “retrocessioni” da usi insediativi a usi agricoli o comunque rurali, le grandi aree dismesse e abbandonate rappresentano un problema ancor più grande che in passato: per una ancora diffusa sottovalutazione dell’attuale cambiamento epocale, per cui si ritiene che comunque vada perseguita la valorizzazione immobiliare attraverso destinazioni più vantaggiose; per i costi già sopportati nei connessi processi di bonifica; per la dimensione stessa delle aree, spesso troppo grandi non solo per gli investimenti possibili ma anche per poterne ipotizzare un riuso complessivo.
La rigenerazione urbana costituisce un driver di sviluppo in grado di dare un significativo contributo alla crescita, quale politica anticongiunturale. Essa costituisce anche un’azione in grado di realizzare quei cambiamenti strutturali e di contesto che sono l’obiettivo di lungo periodo perseguito dalla programmazione europea e nazionale. La rigenerazione urbana richiede un’attività di stimolo e regolazione normativa – alla quale può, in definitiva, iscriversi anche la disciplina urbanistica in senso stretto - da parte della pubblica amministrazione, quale premessa per un diretto coinvolgimento dei capitali privati e delle forze sociali. La rigenerazione urbana costituisce perciò anche un driver per il rinnovamento del sistema pubblico di governo e gestione del territorio e per la promozione di un modello di smart city che coniughi innovazione tecnologica (ICT, smart grids) e innovazione sociale. La Regione Puglia costituisce, in questo senso, un interessante laboratorio di innovazione normativa, attraverso la quale sono state avviate numerose azioni di rigenerazione urbana, che costituiscono alcune tra le esperienze di maggiore interesse nel contesto delle politiche urbane nazionali e delle azioni di rinnovamento per le Regioni del Mezzogiorno. Le politiche regionali qui analizzate hanno avuto come obiettivo quello di superare la lunga stagione delle dichiarazioni di principio, per attribuire un significato concreto e operativo alle parole chiave della rigenerazione: integrazione, partecipazione, sostenibilità; in ciò comportando cambiamenti che possono andare ben oltre gli effetti diretti degli interventi di trasformazione.
Obiettivo del saggio è di riflettere sull’intreccio tra i fenomeni di dismissione del patrimonio territoriale e le capacità di politiche e piani di intercettare le offerte e le potenzialità del territorio in termini di riuso. Il campo di applicazione di queste riflessioni è la Puglia, regione i cui caratteri consentono di contestualizzare in modo ampio e variegato sia il fenomeno su cui si riflette che le politiche in atto. Infatti, così come rappresentare entro descrizioni sintetiche la Puglia è operazione di certo complessa per la vastità e l’eterogeneità dei caratteri ambientali e insediativi e per la presenza di situazioni peculiari, anche riguardo al fenomeno della dismissione non siamo in presenza di una unica tipologia dominante, ma di un ampio ventaglio di categorie e dimensioni: da quelle tipiche delle aree metropolitane e ad elevata industrializzazione a quelle proprie delle storie produttive locali, da quelle derivanti dalla de-infrastrutturazione del territorio avvenuta in tempi recenti e ai relitti del mancato completamento delle infrastrutture realizzate per promuovere lo sviluppo, a quelle infine legate al progressivo depauperamento del territorio rurale. D’altra parte gli ultimi anni si caratterizzano per un’ampia offerta di politiche regionali sia volte a incentivare il riuso del patrimonio territoriale, sia a inquadrare progressivamente le stesse politiche entro un orizzonte comune, attraverso la formazione della pianificazione territoriale e paesaggistica. Dunque la Puglia consente una lettura ampia e in evoluzione, nella quale già oggi è possibile effettuare un primo bilancio delle iniziative per il riuso e quindi traguardare strumenti e politiche strutturali. Tuttavia si è consapevoli che potrebbero essere alle porte fenomeni di dismissione ben più ampi e profondi di quelli finora registrati, che riguardano ad esempio gli immensi insediamenti industriali e le grandi aree militari: funzioni e presenze che hanno profondamente condizionato sviluppo, economie e culture delle città pugliesi. Sebbene di fronte a queste prospettive quanto già messo in atto in Puglia per riutilizzare il patrimonio dismesso appaia inadeguato per scala e risorse, può costituire un apripista verso una nuova generazione di strumenti e politiche e soprattutto consolida e affina l’approccio complessivo al tema del riuso.
This paper proposes the research lines of a teaching experience developed in a laboratory degree carried out in the a.y. 2013-14 at the Politecnico di Bari, that is engaged since 2006 in many studies of the Albanian architectural heritage. In particular this study concerns the recovery and enhancement of the industrial landscape and architecture of the twentieth century in Albania. The specific case-study is the industrial area of Fier, one of the largest production sites created in the sixties in Albania, that includes a nitrate fertilizer plant and a thermal power station, a zone now almost entirely abandoned and degraded, but with great potential for transformation and reuse. The Laboratory involved various disciplines: Architectural and Urban Design, Urban Planning, Environmental Technical Physics, Architectural Restoration, with the aim of highlighting the environmental resources of this site, at territorial, urban and architectural scales. This study designated this area not as a large abandoned site available for new functions, but as a place with specific characters of space and landscape, rich in historical memories, that must be interpreted and recovered through the project. It was assumed as a possible heartland for the architectural and social redevelopment of the city and environmental enhancement through the redesign of the agricultural landscape with which it compares powerfully. So we could verify the possibility to establish here productive activities compatible with the environment, scientific research activities, cultural and recreational facilities for the city and the territory and housing functions, connected by extensive green areas organized as a large agricultural and technology park. Beside this mix of functions, this area preserves its original specificity of energy hub on a national scale, addressing towards renewable energy. The topic was considered with a multidisciplinary and inter-scalar approach, in relation to the issues of sustainable and eco-friendly development, the environmental remediation, the territorial and urban regeneration, up to face the problem of conversion and reuse of large industrial containers and some significant buildings. Particular attention was dedicated to the foreshadowing of spaces and architectural forms that may characterize this place, bringing it back to life and transforming this problematic area in a new resource for Fier
Nell’ambito dell’ampio orizzonte culturale di “Restituiamo la Storia”, questo volume è mirato a una mappatura del contributo italiano alla storia dell’architettura, delle città e dei territori, con un particolare approfondimento sulle vicende dell’Albania nel periodo 1925-1945. Ciò a partire dalla ricognizione, ancora mai compiuta in modo sistematico, e dalla conseguente e sistematizzazione e catalogazione delle fonti documentarie depositate presso archivi pubblici e privati, anche poco conosciuti e nascosti, e con l’obiettivo di contribuire alla costituzione un Archivio multimediale sulle aree geografiche delle ex colonie. L’Archivio potrà essere una finestra sul contributo italiano alla pianificazione territoriale e urbanistica, alla progettazione urbana e architettonica in quei paesi. La finalità che anima il lavoro, in sintesi, è quella di avviare un percorso di condivisione e messa a disposizione di un patrimonio di conoscenze attualmente disperso e frammentato e quindi di difficile reperimento e comprensione nella sua totalità, utile a comprendere sia la storia dell’urbanistica e dell’architettura italiane di quasi mezzo secolo, sia quella degli stessi Paesi d’oltremare, ai quali questa storia va appunto restituita.
Il libro nasce da una ricerca finalizzata alla redazione dei Criteri per la formazione e localizzazione dei Piani Urbanistici Esecutivi,ovvero una delle parti di cui è costituito il DRAG, Documento Regionale di Assetto Generale, uno dei principali documenti di indirizzi di assetto della Regione Puglia. La ricerca, realizzata da un gruppo interdisciplinare, ha avuto come principale obiettivo quello di declinare il concetto di sostenibilità nella sua più ampia estensione e nella sua concreta applicazione. In altre parole ha avuto come obiettivo approfondire il significato di sostenibilità nella trasformazione urbanistica di tradurlo in regole concrete e applicabili. Questo libro, quindi, ripercorre i contenuti del documento e ne costituisce - per così dire - uno specchio critico: rispetto alle “istruzione tecniche” contenute nei Criteri, ne sottolinea alcuni passaggi, ne amplia i significati, ne approfondisce i contenuti critici e metodologici, esplicitando i punti di vista e evidenziando i nodi spesso irrisolti, rapportando infine questa esperienza di ricerca alle questioni emergenti nel dibattito disciplinare. Non è secondario, nell'attività di ricerca, l’aver perseguito come obiettivo la diffusione di buone pratiche di progettazione urbana, interrogandosi su come i risultati della ricerca e della sperimentazione disciplinare più avanzata possano essere trasferiti nelle pratiche correnti, a partire da condizioni di contesto oggettivamente molto distanti dagli obiettivi posti. In altri termini, l’approccio è quello di una disciplina che evita di compiacersi dei risultati delle proprie esperienze migliori e applicabili nei contesti ad esse più sensibili, ma che riflette sulle pratiche correnti e su come introdurre elementi di innovazione al loro interno da partire dalle sperimentazioni stesse.
Illustrare e documentare il percorso dell’attività didattica applicata nel Laboratorio di Progettazione Urbanistica della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, attraverso il materiale conclusivo prodotto dai singoli gruppi per l’esame finale, è occasione per una riflessione sullo spazio urbano e su quali siano le sue declinazioni, nonché su quali strumenti la disciplina possa contare per costruire lo spazio pubblico. La città è pertanto il luogo di riflessione, di lettura e di riprogettazione; punto di partenza e di arrivo di un viaggio che ha attraversato aspetti della disciplina, dell’operare, del progetto. Il Laboratorio, applicando un metodo di lavoro sviluppato in diversi anni, ha trattato il progetto di riqualificazione di una porzione urbana significativa, dalla lettura/interpretazione dell’area e del suo contesto, alla concettualizzazione del tema, all’esplorazione spaziale tramite il masterplan, alle regole per la sua attuazione. L’obiettivo è costruire un progetto di trasformazione urbana che sappia comunicare l’idea spaziale che essa comporta, gli obiettivi che si perseguono; che sappia inoltre rendere visibili gli assetti che si determineranno. Tra le diverse dimensioni dell’urbanistica è stato necessario ritrovare il suo essere anche “arte di costruire la città”. Dunque in un progetto urbano l’intervento fisico piuttosto che normativo è indispensabile per valutare la qualità delle trasformazioni e il passaggio da enunciazioni di obiettivi, requisiti e prestazioni a spazi e luoghi dotati di qualità spaziali fi siche, dimensionali, materiali. Anche il tema della qualità urbana non può essere disgiunto da quello della forma dello spazio urbano; qualità urbana e forma dello spazio urbano sono intesi come essenza stessa della disciplina, contenuto essenziale, qualificante e caratterizzante dell’urbanistica. Il testo è articolato in tre parti, strettamente connesse e complementari, mirate a restituire le diverse dimensioni affrontate nel laboratorio: una prima riflessione su alcuni temi ritenuti centrali, che costituiscono il fondamento teorico e metodologico per l’esperienza progettuale; una seconda rivolta a esporre le diverse fasi in cui è stata articolata l’attività del laboratorio; una terza che mostra in rassegna alcuni dei lavori conclusivi dei singoli gruppi.
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