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Salvatore Cifarelli
Ruolo
IV livello - Collaboratore Tecnico E.R.
Organizzazione
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Dipartimento
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Area Scientifica
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Settore Scientifico Disciplinare
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Settore ERC 1° livello
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Settore ERC 2° livello
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Settore ERC 3° livello
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Nell'ambito delle attività di reperimento di risorse genetiche vegetali del progetto SaveGraINPuglia, sono state condotte, varie missioni di raccolta di campioni di varietà locali di leguminose da granella. Durante tali missioni sono stati visitati 11 comuni del Subappennino Dauno (FG) che costituisce la cornice orografica occidentale della pianura del Tavoliere e reperiti 18 campioni di varietà locali di fagiolo.I semi delle accessioni acquisite, nella maggior parte dei casi, presentano tegumento di colore bianco o avorio, forma ovale talvolta leggermente schiacciata. Generalmente hanno piccola o media grandezza (peso di 100 semi tra 30 e 33 g) e mostrano profili elettroforetici tipici del gene pool Mesoamericano (pattern della faseolina di tipo S). La predominanza di tipi S a seme piccolo, che solitamente costituiscono una minoranza nel panorama varietale italiano, può essere dovuta ad un migliore adattamento all'ambiente o a una più spiccata preferenza dei consumatori locali verso semi con queste caratteristiche morfologiche. Nell'area geografica del subappennino Dauno viene da lungo tempo coltivato un fagiolo denominato Fagiolo di Faeto o dei monti Dauni Meridionali. Tale apprezzata varietà locale risulta già inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Puglia. Questo stretto legame tra prodotto e territorio è espressione di una solida tradizione di cui si è tenuto conto nella scelta del materiale da valorizzare nell'ambito del progetto SaveGraINPuglia.Al fine di valutare la qualità della granella sono stati determinati i seguenti parametri biochimici: contenuto in umidità, proteine e ceneri, percentuale di tegumento; dosaggio delle diverse tipologie di accumulo fosforo nel seme (totale, inorganico e fitico). Inoltre sono stati determinati i seguenti parametri tecnologici connessi al processamento della granella: velocità di imbibizione, indice di rigonfiamento e tempo di cottura dei semi. Le analisi relative al contenuto in proteine e ceneri sono state condotte utilizzando le metodiche ufficiali AOAC (1970). Il contenuto in fosforo fitico è stato determinato sottoponendo i campioni a precipitazione ferrica (Pilu et al. 2003, Theor. Appl. Genet. 107: 280-287).Le analisi tecnologiche hanno mostrato una buona qualità della granella con contenuti proteici tra 210 e 245 g/kg, contenuto in ceneri comprese nell'intervallo 42,0- 49,1 g/kg, rapida imbibizione della granella durante l'ammollo (incremento in peso > 50% dopo 5h), tempi di cottura tra 33 e 35 minuti e presenza di tegumento sottile (70-77 g/kg). Il contenuto di fosforo totale (3,3 - 3,9 g/kg ss), se confrontato con i dati di letteratura (3,60-6,55 g/kg ss), si posiziona vicino al limite inferiore. I fitati costituiscono tra il 55 e 65 % del fosforo totale.
Obiettivo del progetto "Recupero, caratterizzazione, Salvaguardia e Valorizzazione di leguminose e cereali daGranella e foraggio IN Puglia" - SaVeGraINPuglia (Misura 214 azione 4 sub.a, PSR 2007-2013) sezione cerealicola è la preservazione delle risorse genetiche cerealicole nei luoghi dove da almeno 80 anni sono state tradizionalmentecoltivate e dove sono ancora oggi variamente distribuite negli 11 ambiti di paesaggio inclusi nel Piano PaesaggisticoTerritoriale Regionale (PPTR). A tal fine sono state sinergicamente avviate azioni volte al reperimento di informazionistoriche, raccolta di antiche risorse genetiche vegetali locali, allevamento delle stesse al fine di procedere alla lorocaratterizzazione morfologica e genetica, risanamento, conservazione in situ nei luoghi dove sono state individuate.Le informazioni storiche sono state reperite in biblioteche inserite in ciascuno dei sei poli regionali afferenti alSistema Bibliotecario Nazionale (SBN), in biblioteche regionali, collaborando con i Gruppi di Azione Locale,associazioni culturali, esperti di settore e raccogliendo testimonianze di anziani agricoltori che hanno memoria delletecniche colturali, proverbi, ricette, usi rituali relativi alle risorse.Sono stati raccolti circa 78 campioni ed i siti di reperimento georeferenziati. I campioni sono stati catalogati econservati ex situ a basse temperature o mediante propagazione. Nell'ambito territoriale del Gargano, Monti Dauni, AltaMurgia, Murgia dei Trulli ed Arco Jonico Tarantino sono stati reperiti grani duri (Triticum durum desf.) e grani teneri(Triticum aestivum L.) e tra quest'ultimi in prevalenza la Bianchetta. Nel Tavoliere salentino e Salento delle Serre,prevalentemente orzo (Hordeum vulgare L.) ed avena (Avena sativa L.). In tutta la regione e in particolare nel Salento,prevale come coltura cerealicola di antica tradizione il grano duro Senatore Cappelli. Una sezione dei campioni è statasottoposta a risanamento fitosanitario e caratterizzazione morfologica, genetica, tecnologica, nutrizionale. Lacaratterizzazione morfologica e la propagazione a fini conservativi sono state eseguite in campi catalogoopportunamente predisposti al fine di procedere alle verifiche di alcuni caratteri. Per sei risorse cerealicole è statoinoltre possibile completare l'intero ciclo di azioni previste dal progetto, inclusa la conservazione in situ pressol'azienda detentrice della risorsa. Per tutte sono state predisposte schede di segnalazione, storiche e di caratterizzazionenonché schede digitali seguendo le indicazioni riportate nel Piano Nazionale sulla Biodiversità di interesse Agricolo(PNBA) e nei descrittori dell'International Board for Plant Genetic Resources (IBPGR).L'integrazione dei dati rilevati nell'ambito di ciascuna attività di reperimento, risanamento, caratterizzazione,conservazione in situ ed ex situ, ha messo in luce un possibile modello di conservazione dinamica dei cereali.
L'istituto di Bioscienze e BioRisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBBR) ha coordinatole attività dei venti partner del progetto provvedendo alle verifiche scientifiche ed amministrativesuddivise secondo le differenti macro-tipologie di risorse raccolte ed oggetto del programmaapprovato: leguminose, cereali e foraggere. L'attività di coordinamento scientifico si è avvalsadell'ausilio di tre aziende esterne che hanno agevolato, con i loro servizi, il raggiungimento degliobiettivi definiti nell'ambito delle attività di indagini storiche e bibliografiche, rilievi, raccolta eprima caratterizzazione, caratterizzazione morfologica, raccolta dati relativi agli agricoltori perla conservazione in situ, immissione dati nella banca dati di progetto, supporto agli utenti per laimmissione dati. Per le attività di coordinamento relativa alla gestione amministrativa e alla verificacontabile amministrativa ci si è avvalsi di una società e, per la gestione dati AGEA, di un consulenteesterno che si è occupato della immissione dati sul portale. E' stato infine affidato ad una aziendalocale la gestione dei tre eventi programmati nell'ambito del progetto e che hanno visto convolti tuttii partner.L'organigramma interno è servito a definire, nell'ambito delle due macro-tipologie leguminose ecereali, le aree d'intervento del personale del CNR-IBBR di Bari. Sono stati pertanto creati gruppi adhoc per indagini storiche, esplorazione del territorio, conservazione, caratterizzazione, risanamento,immissione dati, gestione informatica, segreteria e gestione amministrativa.
A research on exploration, collecting and safeguarding plant genetic resources in Italian linguistic islands by Institute of Plant Genetics of the National Research Council of Bari (Italy) and the Institute of Crop Sciences, University of Kassel (Germany) started in 1996. In 2010 two other linguistic areas (Occitan and Ladin) were visited with the same aim. In addition, also west Liguria was covered to complete a previous exploration in that region. In all 99 accessions belonging to 51 taxa were sampled from 29 collecting sites. Rare crops for Italy were found e.g. Citron melon [Citrullus lanatus (Thunb.) Matsum. et Nakai subsp. lanatus var. citroides (Bailey) Mansf. ex Greb.], old landraces of root chicory (Cichorium intybus L.), Artemisia umbelliformis La. cultivated, ancient populations of rye selected for straw, rutabaga (Brassica napus L. var. napobrassica [L.] Rchb.), 'bleu potatoes' (Solanum sp.), etc. In conclusion the Occitans and Ladin linguistic islands still conserve worthy crop genetic resources but similar to other Italian regions inhabited by ethnic minorities, the traditional customs and language are losing importnace. This phenomenon also negatively affects the cultivation of landraces causing their genetic erosion and, in many cases, extinction. A greater attention by the local government departments is desirable and necessary.
Fonti storiche datano l'inizio della coltivazione del fagiolo in Italia in un periodo di tempo compreso tra il 1530 ed il 1540 ad opera dell'umanista Pierio Valeriano che avviò nel bellunese la coltivazione di alcuni semi ricevuti dall'allora papa Clemente VII come compenso per i suoi servigi (Birri e Coco 2000).Nelle aree marginali del nostro paese sono tuttora coltivati numerosissimi agro-ecotipi di fagiolo. A fronte di questa ricchezza solo per i fagioli di Lamon (Veneto), Sarconi (Basilicata) e Sorana (Toscana) la sopravvivenza on-farm è sostenuta dall'attribuzione del marchio di tutela comunitario I.G.P.
Fonti storiche datano l'inizio della coltivazione del fagiolo in Italia in un periodo di tempo compreso tra il 1530 ed il 1540 ad opera dell'umanista Pierio Valeriano che avviò nel bellunese la coltivazione di alcuni semi ricevuti dall'allora papa Clemente VII come compenso per i suoi servigi (Birri e Coco 2000).Nelle aree marginali del nostro paese sono tuttora coltivati numerosissimi agro-ecotipi di fagiolo. A fronte di questa ricchezza solo per i fagioli di Lamon (Veneto), Sarconi (Basilicata) e Sorana (Toscana) la sopravvivenza on-farm è sostenuta dall'attribuzione del marchio di tutela comunitario I.G.P.Nei 500 anni trascorsi dall'introduzione del fagiolo in Europa, gli agricoltori locali hanno selezionato una miriade di agro-ecotipi ben adattati ad ambienti diversi da quelli in cui questa specie è stata domesticata. Parte di questo germoplasma è andato perduto a causa delle trasformazioni subite dal sistema agricolo. Tuttavia nelle aree più marginali è ancora possibile reperire interessanti ecotipi coltivati in genere da agricoltori anziani e commercializzati in ambito strettamente locale.
Dopo la sua introduzione dalle Americhe, il fagiolo si è diffuso rapidamente in Italia. Questo ha portato nel tempo alla selezione in ciascuna regione di un diverso gruppo di ecotipi. Nel corso di oltre 15 anni di attività, il nostro gruppo ha studiato circa 150 ecotipi di fagiolo provenienti da dieci diverse regioni del nrd, centro e sud Italia. La grande diversità osservata indica che la conservazione on-farm ha garantito la sopravvivenza di una elevata variabilità genetica sia pure in aree marginali. Una valutazione multidisciplinare di questo materiale ha messo in evidenza una serie di casi studio la cui distribuzione nel paese non è correlata a specifiche aree geografiche. Le problematiche più comuni sono legate alla corrispondenza tra nomi vernacolari e caratteristiche genetiche; all'esistenza in alcune varietà locali di più nuclei costitutivi; a modifiche della struttura genetica in risposta all'introduzione in un nuovo ambiente ed a contaminazioni con materiale estraneo. Situazioni così diverse indicano che non è possibile elaborare un'unica strategia di salvaguardia valida per tutti gli ecotipi presenti nel nostro paese.
Diverse specie di leguminose si prestano bene alla coltivazione come piante da orto e al consumo fresco. Tra queste, nell'ambito del progetto PSR PugliaBiodiverSO (http://biodiversitapuglia.it/) sono state reperite varietà locali di fava (es. Fava grande di Castellana) e di fagiolino (es. il Fagiolino di Deliceto). Una particolare attenzione merita il fagiolino dall'occhio (Vigna unguiculata (L.) Walp.), specie di origine africana, presente in Italia meridionale con due tipologie: il fagiolino pinto (gruppo unguiculata) e il fagiolino a metro (gruppo sesquipedalis). Nonostante considerato raro e sempre più sostituito dal comune fagiolino di origine americana (Phaseolus vulgaris L.), il fagiolino pinto è ancora largamente apprezzato e spunta prezzi più alti nei piccoli e grandi mercati ortofrutticoli dell'Italia meridionale. In Puglia, il fagiolino dall'occhio viene consumato esclusivamente sotto forma di baccello fresco, al contrario di quanto avviene nel centro-nord Italia, in Africa, e in altri Paesi, dove viene impiegato soprattutto come seme. Il monitoraggio del territorio regionale ha consentito la raccolta di varietà locali definendo l'areale di diffusione, le pratiche agricole, gli usi e le tradizioni legate al consumo. La coltivazione del fagiolino pinto è per la gran parte limitata a piccoli orti e destinata all'autoconsumo e alla vendita nei mercati locali, in particolare nella provincia di Bari, in Salento e in misura minore nelle altre province pugliesi. Il fagiolino a metro risulta molto meno diffuso ed è stato rinvenuto in pochissimi siti nelle province di Bari e Brindisi. Questa coltura ha mostrato una discreta variabilità genetica tra le accessioni raccolte in diversi siti e più raramente anche all'interno della stessa accessione, dove possono essere presenti forme differenti volutamente conservate dagli agricoltori. Il fagiolino pinto presenta interessanti potenzialità di sviluppo sul mercato nazionale.
L'attività svolta dal CNR-IBBR nell'ambito del progetto "Recupero, caratterizzazione, salvaguardia e valorizzazione di leguminose e cereali da granella e foraggio in Puglia" (SaVeGraINPuglia) finanziato dalla regione Puglia (Misura 214 azione 4 sub a, PSR 2007-2013) ha avuto come obiettivo primario il reperimento di semi e informazioni relative alle leguminose da granella tradizionalmente coltivate nella regione. Il monitoraggio del territorio regionale ha consentito la raccolta di oltre 100 campioni appartenenti a 8 diverse specie (Cicer arietinum L., Phaseolus vulgaris L., Vicia faba L., Lens culinaris Medik., Pisum sativum L. , Lathyrus sativus L., Lupinus albus L., Vicia articulata Hornem.). Allo scopo di assicurare la permanenza sul territorio regionale delle varietà a maggiore rischio di erosione genetica, alcune delle aziende presso cui è stato reperito tale materiale sono state coinvolte nell'attività di conservazione in situ
Fonti storiche datano l'inizio della coltivazione del fagiolo in Italia in un periodo di tempo compreso tra il 1530 ed il 1540 ad opera dell'umanista Pierio Valeriano che avviò nel bellunese la coltivazione di alcuni semi ricevuti dall'allora papa Clemente VII come compenso per i suoi servigi (Birri e Coco 2000).Nelle aree marginali del nostro paese sono tuttora coltivati numerosissimi agro-ecotipi di fagiolo. A fronte di questa ricchezza solo per i fagioli di Lamon (Veneto), Sarconi (Basilicata) e Sorana (Toscana) la sopravvivenza on-farm è sostenuta dall'attribuzione del marchio di tutela comunitario I.G.P.Nei 500 anni trascorsi dall'introduzione del fagiolo in Europa, gli agricoltori locali hanno selezionato una miriade di agro-ecotipi ben adattati ad ambienti diversi da quelli in cui questa specie è stata domesticata. Parte di questo germoplasma è andato perduto a causa delle trasformazioni subite dal sistema agricolo. Tuttavia nelle aree più marginali è ancora possibile reperire interessanti ecotipi coltivati in genere da agricoltori anziani e commercializzati in ambito strettamente locale.
Nell'ambito delle attività di reperimento di risorse genetiche vegetali del progetto SaVeGraINPuglia,sono state condotte varie missioni di raccolta di campioni di varietà locali di leguminose da granella.In particolare, tra giugno e settembre 2014 sono stati visitati 13 comuni del subappennino dauno (FG).Questa area geografica costituisce la cornice orografica occidentale della pianura del tavoliere. Sitratta di un territorio con piccoli centri urbani isolati, dove il seminativo si alterna alle aree boscate incui si riscontra anche la presenza di pascolohttp://paesaggio.regione.puglia.it/images/stories/allegati_PDF/schema_pptr_ambito_02_subappennino.pdf .Le prime missioni di esplorazione ci hanno suggerito di dividere l'area di interesse seguendo lesuddivisioni dell'ambito territoriale. Nel subappennino dauno meridionale sono stati raccolti campioninei comuni di Accadia, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Candela, Faeto, Monteleone di Puglia, Orsaradi Puglia, Panni, Rocchetta S. Antonio, Sant'Agata di Puglia, mentre nell'area del subappennino daunosettentrionale il reperimento ha interessato i comuni di Casalnuovo Monterotaro, Motta Montecorvinoe Volturara Appula.Sono stati raccolti in totale 30 campioni di leguminose da granella e in particolare 19 di fagiolo, 7 dicece, 2 di cicerchia e 2 di lenticchia.Particolare interesse rivestono le accessioni di fagiolo reperite nell'area dove viene coltivato il fagiolodei monti dauni meridionali, già presente nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali dellaRegione Puglia (14a revisione MiPAF)https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3276.I semi delle accessioni di fagiolo reperite in questo territorio presentano tegumento di colore variabiledal bianco all'avorio, forma ovale e a volte leggermente schiacciata. Sono generalmente di piccolao media grandezza e mostrano profili elettroforetici tipici del gene pool Mesoamericano (patterndella faseolina di tipo S). Una maggiore variabilità nella forma e colore del seme è stata rinvenuta neimateriali reperiti nell'area del subappennino dauno settentrionale, anche se ciò sembra il risultatodi recenti introgressioni di materiale non autoctono. Lo stesso vale per i materiali reperiti in agro diCandela nel subappennino dauno meridionale.In conclusione i fagioli in questa area sono generalmente di colore bianco e di piccole dimensioni. Ciòpuò essere dovuto ad un migliore adattamento di questi tipi all'ambiente, una maggiore preferenzadei consumatori locali verso questi tipi di semi e anche alla presa di coscienza dei coltivatori per lasalvaguardia dei prodotti tradizionali.
Legume, cereal and forage landraces, selected over the time by local farmers and well adaptedto the climatic conditions of the Apulia region, are threatened by genetic erosion resulting from thegradual spread of more productive varieties. In order to collect, preserve and store these landracesin National or Regional gene banks (ex situ conservation) and/or directly in field under the strictlycontrol of local farmers (on farm conservation, a type of in situ conservation) a regional safeguardproject was established within the framework of the European Agricultural Programms for RuralDevelopment. The primary objective of the project, named with the acronym SaVeGraINPuglia, isthe collection, safeguard and preliminary evaluation and valorization of legume, cereal and foragelandraces present in the Apulia region.About 150 landraces were collected in different habitat and areas outside and inside protectedareas where traditional agricultural practices still survive. The collected germplasm was stored andsafeguarded both ex situ and in situ through the application of appropriate, international protocols.A preliminar characterisation is in progress. The project activities, coordinated by the Institute ofBiosciences and Bio-Resources of the National Research Council (IBBR-CNR) was carried out incollaboration with 20 partners operating in the regional territory and belonging to public researchorganizations, universities, parks, private companies and associations.The preliminary results of the project will be presented to enphasize the potential use oflandraces for the promotion of local products and the development of sustainable agricultu
Le attività svolte dal CNR-IBBR nell'ambito del progetto BiodiverSO finanziato dalla regione Puglia (Misura214 azione 4 sub a, PSR 2007-2013) hanno riguardato un gran numero di specie e forme diverse di piante orticolereperite sul territorio pugliese durante le numerose missioni di raccolta di germoplasma.Particolare interesse ha suscitato il fagiolino dall'occhio [Vigna unguiculata (L.) Walp.], presente in Puglia condue tipologie: il fagiolino pinto e il fagiolino al metro. Si tratta di una specie di origine africana, le cui forme coltivatevengono suddivise in 5 gruppi; il fagiolino pinto appartiene al gruppo unguiculata, mentre il fagiolo al metro appartieneal gruppo sesquipedalis.Nonostante considerato raro e sempre più sostituito dal comune fagiolino di origine americana (Phaseolusvulgaris L.), il fagiolino pinto è ancora largamente apprezzato e spunta prezzi più alti nei piccoli e grandi mercatiortofrutticoli. In Puglia, il fagiolino dall'occhio viene consumato esclusivamente sotto forma di baccello fresco, alcontrario di quanto avviene nel centro-nord Italia, in Africa, in Asia ed in altri Paesi, dove viene impiegato soprattuttocome seme secco.Il monitoraggio del territorio regionale ha consentito la raccolta di oltre 22 campioni di varietà localiappartenenti alla specie V. unguiculata. Per quelle più note e/o tradizionali è stato definito l'areale di diffusione, lepratiche agricole, gli usi e le tradizioni legate al consumo di questo prodotto. La sua coltivazione, per la gran partelimitata a piccoli orti e destinata all'autoconsumo, è praticata in particolare nella provincia di Bari, in Salento e inmisura minore nelle altre province pugliesi. Il fagiolino a metro risulta molto meno diffuso ed è stato rinvenuto inpochissimi siti nelle province di Bari e Brindisi.La maggior parte delle varietà locali presenta semi generalmente di colore bianco opaco con una caratteristicamacchia scura intorno all'ilo ("occhio", da cui il nome). Altre mostrano seme nero, marrone chiaro o molto scurotendente al nero occasionalmente con variegature o piccole macchie circolari. In alcune forme l'ilo presenta unacolorazione differente.Dalle indagini molecolari basate su marcatori SSR (microsatelliti), questa coltura ha mostrato una discretavariabilità genetica tra le accessioni raccolte in diversi siti e più raramente anche all'interno della stessa accessione,dove possono essere presenti forme differenti volutamente conservate e riseminate di anno in anno dagli agricoltori.
Nell'ambito delle attività di reperimento di risorse genetiche vegetali del progetto SaveGraInPuglia, sono state condotte varie missioni di raccolta di campioni di varietà locali di leguminose da granella. In particolare, sono stati visitati 11 comuni del Subappennino Dauno (FG), che costituisce la cornice orografica occidentale del Tavoliere.Durante tali missioni sono stati reperiti 18 campioni di varietà locali di fagiolo. Particolare interesse rivestono i materiali raccolti nel territorio di Faeto (FG) e comuni limitrofi, dove viene coltivato da lungo tempo un fagiolo bianco denominato fagiolo di Faeto o dei monti Dauni Meridionali. Tale apprezzata varietà locale risulta già inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Puglia. Questo stretto legame tra prodotto e territorio è espressione di una solida tradizione di cui si è tenuto conto nella scelta del materiale da valorizzare nell'ambito del progetto SaveGraInPuglia.I semi delle accessioni di fagiolo reperite presentano tegumento di colore variabile dal bianco all'avorio, forma ovale, in alcuni casi leggermente schiacciata. Sono generalmente di piccola o media dimensione (peso di 100 semi tra 30 e 33 g) e mostrano profili elettroforetici tipici del gene pool Mesoamericano (pattern della faseolina di tipo S). La predominanza di tipi S a seme piccolo, che solitamente costituiscono una minoranza nel panorama varietale italiano, può essere dovuta ad un migliore adattamento all'ambiente o a una più spiccata preferenza dei consumatori locali verso semi con queste caratteristiche morfologiche. Le analisi tecnologiche hanno mostrato una buona qualità della granella con contenuti proteici tra 210 e 245 g/kg, tempi di cottura tra 33 e 35 minuti e presenza di tegumento sottile (70-77 g/kg).
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