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Ivan Pupolizio
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA
Area Scientifica
AREA 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/20 - Filosofia del Diritto
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
In this paper, a comparison between two dichotomies is carried out: the hierarchy/market dichotomy, proposed by Coase, and the taxis/cosmos one, proposed by Hayek. Although made for different purposes, and at different levels of abstraction, those two well-known economic “ideal types” clearly share a common ground (§§ 1-2). The latter is then paralleled with one of the “great dichotomies” of legal thinking according to Bobbio, that is, public/private law. The Hayekian dichotomy proves here to be consistent with a legal tradition that splits the legal universe into two quite separate halves (§ 3). Finally, the ubiquitous integration of ‘orders’ and ‘organizations’ is traced back to the Roman private law, and to the Greek polis, in order to reveal some implicit assumptions on which these economic and legal models rest (§ 4).
This paper examines indirect expropriation in international investment agreements, and compares current foreign investments protection with property protection in XIX century USA, when the US Supreme Court adhered to an abstract and de-physicalized conception of property, later contested by legal realists. Its central claim is that the indeterminacy of indirect expropriation, together with the shortcomings of investor state arbitration, poses a serious and underestimated challenge to state sovereignty, and that the developing “web” of bi- and multilateral treaties could eventually lead to give transnational enterprises a new «right to an unchanging world», as US Supreme Court did more than a century ago, this time on a global scale.
L’articolo descrive la distinzione tra diritto pubblico e diritto privato e la sua trasformazione in quella che Bobbio ha definito una "grande dicotomia". Attraverso l’analisi di alcuni classici della sociologia e della filosofia del diritto, esso cerca di individuare due opposte "funzioni ideologiche" della dicotomia, legate rispettivamente al primato del diritto pubblico e del diritto privato. L’immagine privatistica del diritto è infine ricondotta alle sue principali matrici storiche, e analizzata in alcune più recenti versioni, che ne conservano intatto il significato ideologico.
This paper develops two main claims: first, the public law/private law divide is a «great dichotomy», as Bobbio puts it, in the history of legal thinking, since it offers two irreconcilable images of law and society. As such, it can be linked to other well-known binary taxonomies proposed in legal, philosophical and sociological discourse. Second, although this divide acquired its full meaning at the origin of modern society, it still appears to be a valid tool for interpreting historical as well as current legal and political issues.
Il saggio esplora la possibilità di un autonoma prospettiva sociologica sul diritto di proprietà, evidenziandone le variabili fondamentali in una prospettiva di lunga durata, e proponendo una periodizzazione dell'evoluzione del diritto di proprietà nelle società occidentali in tre fasi: 1) una "liberazione" della proprietà moderna dai vincoli delle società feudali, a partire dalla fine del XVIII secolo; 2) un successivo "incatenamento" in nome del perseguimento della sua "funzione sociale", a partire dalla fine del XIX secolo; 3) una nuova "liberazione" della proprietà, questa volta dai vincoli posti dallo stato moderno in funzione dell'interesse pubblico, e in vista dell'obiettivo di consentire una circolazione globale della ricchezza, a partire dalla fine del XX secolo.
Questo articolo analizza criticamente la pretesa, condivisa dalle teorie sui beni comuni e da quelle sul “comune al singolare”, di superare la bipartizione del diritto in pubblico e privato, propria della modernità, ma ritenuta incapace di cogliere la portata innovativa dei commons o le trasformazioni avvenute nell’economia globale. La tesi qui sostenuta è che le battaglie in difesa dei beni comuni o per un nuovo “diritto del comune” hanno invece ancora bisogno di questa “vecchia dicotomia” per descrivere i nuovi rapporti di forza tra le organizzazioni private e quelle pubbliche, soprattutto da quando il nuovo diritto globale sembra aver messo definitivamente in crisi quell’“alleanza forzata” tra stato e capitale da cui secondo Weber ha preso le mosse il capitalismo moderno.
Questo libro nasce dalla convinzione, condivisa dai suoi autori, che non sia possibile comprendere il diritto osser- vando solo il diritto. Un giurista che conosca soltanto le «proposizioni giu- ridiche» non sarà mai un buon giuri- sta. Concetti giuridici fondamentali, quali lo stato, la proprietà, i diritti umani, cambiano il loro significato con il mutare della società e, se è vero che il diritto è un fenomeno sociale, non esiste descrizione dei fenomeni giuridici che non implichi una sua os- servazione da prospettive diverse. In nove brevi capitoli, il libro offre una riflessione sui principali temi del di- battito giuridico e politico, ai quali la sociologia del diritto può dare un con- tributo rilevante. È uno strumento uti- le agli studenti di diritto per acquisire una maggiore consapevolezza critica degli istituti giuridici con i quali do- vranno operare; ma è anche una lettu- ra utile a quanti, giuristi o cittadini, vogliano scoprire nuove dimensioni del fenomeno giuridico, messe in om- bra dalle narrazioni spesso autorefe- renziali della scienza giuridica.
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