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Nicola Fortunato
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO JONICO IN "SISTEMI GIURIDICI ED ECONOMICI DEL MEDITERRANEO: societa', ambiente,culture
Area Scientifica
AREA 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/12 - Diritto Tributario
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
L'articolo evidenzia le criticità della normativa speciale in tema di rivalutazione delle aree edificabili: in particolare si sofferma sul momento di perfezionamento della rivalutazione, sulla possibilità di revocare l'opzione già perfezionata, sul coordinamento delle diverse previsioni in materia con la disciplina in tema di valore dei beni ai fini dell'imposta sulle successioni e donazioni.
L'articolo affronta il tema della distinzione tra i profili della maturazione dei componenti reddituali e quelli attinenti invece alla movimentazione finanziaria, soffermandosi sulla rilevanza fiscale dei fatti conosciuti dopo la chiusura del bilancio
L'articolo si sofferma sulla articolata disciplina in materia di rivalutazione del costo fiscalmente riconosciuto alle aree edificabili da assumere nella determinazione dei redditi diversi, soffermandosi sulle problematiche connesse alla limitata sistematicità della disposizione normativa in questione. L'A. offre spunti di riflessione, nonché soluzioni, in merito alle principali criticità che sono emerse nella loro prima applicazione.
L'articolo esamina le problematiche relative alla permuta di aree edificabili con immobili da costruire sulle stesse aree, soffermandosi tra l'altro sulla qualificazione giuridica della fattispecie, sul trattamento da riservare ai fini delle imposte dirette alla permuta di un bene presente con un bene futuro con particolare attenzione alle operazione poste in essere da persone fisiche, nonché al regime ai fine delle imposte dirette indirette da riservare agli atti in questione.
L'articolo contesta la qualificazione dell’avviamento negativo quale fondo rischi atipico, secondo la quiale non sarebbe fiscalmente rilevante (in gergo, sarebbe un fondo “tassato”) secondo la regola generale della tassatività degli accantonamenti deducibili. Analizza quindi il trattamento fiscale del badwill alla luce di quanto sopra accennato in merito alla sua natura economico-aziendale e alla differenziazione delle vicende aziendali che lo possono far emergere contabilmente. L'autore quindi conclude che il badwill non ha un’univoca disciplina fiscale, ma la sua rilevanza, o meno, nel reddito di impresa è correlata all’operazione con la quale è emerso; se questa è di stampo realizzativo, come nell’ipotesi di cessione di azienda, il badwill rappresenta un fondo fiscalmente riconosciuto; se invece è considerata neutrale, come nel caso dei conferimenti di azienda, delle fusioni e delle scissioni, allora questa posta non ha riconoscimento fiscale e a tali fini è tamquan non esset.
Lo studio si sofferma sulle problematiche tributarie connesse con la involuzione da società di persone a ditta individuale da parte del socio superstite, con ampia disamina dei profili dottrinari e giurisprudenziali. L' A. analizza in dettaglio le criticità relative alle imposte indirette e a quelle dirette, proponendo una interpretazione sistematica della fattispecie non allineata con l'orientamento ministeriale in materia.
(Volume oggetto di doppio referaggio cieco, secondo un procedimento standard concordato dai redattori della collana con l’Editore, che ne conserva la relativa documentazione) Il volume esamina le assegnazioni dei beni ai soci, inserendo sistematicamente l’indagine nel più ampio capitolo di ricerca della disciplina fiscale dei trasferimenti tra società e socio. La fattispecie in quanto assume infatti particolare rilevanza soprattutto a fini delle imposte dirette, perché nell’assegnazione si riflette – anzi viene enfatizzata – la complessità del rapporto socio-società, che passa da problematiche in tema di imponibilità delle plusvalenze a quelle dell’esclusione dei dividendi: a tal proposito l’A. dimostra come le due prospettive di cui sopra non possano essere affrontate in modo autonomo e distinto, ma anzi debbano essere trattate unitariamente, perché le modalità con cui l’assegnazione incide – a fini civilistici e fiscali – sulla società assegnatrice si riflettono necessariamente ed immediatamente sul socio percettore: in sostanza, il trattamento fiscale dell’assegnazione in capo al socio dipende dalla natura delle poste di patrimonio netto che la società ha inteso con l’operazione attribuire al socio, ma l’individuazione di tali poste – a sua volta – dipende in parte anche dall’impatto fiscale oltre che contabile dell’assegnazione sulla società erogante. L’analisi si sofferma infatti su questa interrelazione tra socio e società, intesa quale principio cardine del nostro sistema impositivo, e che – anche se codificato in norme frammentate e complesse, forse talvolta non perfettamente coordinate – viene ritenuto dall’A. indispensabile per superare la frattura giuridica derivante dall’autonomia dei soggetti di fronte ad una manifestazione di reddito dai profili evidentemente univoci. In sintesi, la simmetria tra l’imposizione della società e quella del socio fa corollario la necessità di scongiurare il rischio di una doppia imposizione economica dello stesso reddito, e di tener conto sempre – all’opposto – della restituzione del capitale apportato: ciò impone, di fatto, di conservare traccia – almeno a fini fiscali – di tutti i rapporti intercorsi tra il socio e la società in entrambi i sensi in cui si può articolare, con la conseguente stratificazione delle poste del patrimonio netto in relazione non alla loro finalità – come vuole il legislatore civilistico – ma alla loro genesi; con la complicazione, poi, di dover considerare la possibilità che ad un socio possa subentrarne un altro. L’A. esamina quindi come storicamente il legislatore fiscale abbia risposto a tale importante esigenza con una articolata normativa, talvolta ispirata da logiche (forse fobie) antielusive, ma che, salvo alcune marginali distorsioni, ha in sostanza garantito la necessaria correlazione tra le diverse posizioni anche in caso di variazione della compagine sociale. Lo studio ha registrato sul punto che la complessità delle norme fiscali è resa necessaria anche dal limitato ausilio che può offrire la disciplina civilistica in merito alla natura di reddito o di capitale di quello che perviene al socio, in quanto tale corpo normativo, storicamente posto a baluardo della tutela dei creditori sociali, non si interessa di tale distinzione “genetica” all’interno del patrimonio sociale. L’indagine si è rivolta anche sulle modalità con le quali le disposizioni fiscali in tema di assegnazione di beni si inseriscono nel contesto più ampio della disciplina dei rapporti patrimoniali tra soci e società, ed in particolare se risultano adeguate e coerenti rispetto all’intero sistema dell’imposizione sul reddito: il risultato raggiunto si può riassumere in un quadro con elementi certi e chiari, ma anche taluni punti più oscuri. La prima problematica affrontata è incentrat
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