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Natale Vescio
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo
Area Scientifica
Area 14 - Scienze politiche e sociali
Settore Scientifico Disciplinare
SPS/03 - Storia delle Istituzioni Politiche
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Analizza le analisi storico-sociali dell'economista Bianchini e il suo impegno di riformatore nella veste di Ministro, negli ultimi anni della vita del Regno
Nell'età della Restaurazione, la scelta del governo borbonico di conservare i codici, introdotti nel decennio francese (fatte salve le modifiche imposte dal nuovo corso), ha sottratto alle magistrature e all'avvocatura la gestione del processo. Manna ricostruisce la storia della giurisprudenza napoletana, all'interno di una prospettiva, che intendeva restituire all'ordine forense, la centralità politica e istituzionale (e non solo il decoro sociale), che gli 'competeva'.
Giuseppe Salvioli, intellettuale militante, storico del diritto e dell'economia, ha tentato di rileggere la storia meridionale all'interno di un progetto di crescita economica e civile in grado di ampliare le basi sociali delle istituzioni liberali.
Galanti, allievo di Genovesi, denuncia i limiti tradizionali della cultura giuridica napoletana, intenta prevalentemente a 'scalare' le magistrature, concentrate nella capitale per le prioritarie esigenze di controllo politico del potere spagnolo. Nella Descrizione del Regno reclama maggiore attenzione per lo sviluppo delle province e una politica più coraggiosa nell'abolizione delle giurisdizioni feudali, e successivamente presenta una serie di progetti di riorganizzazione dell'amministrazione giudiziaria. Nel Testamento Forense sottolinea i ritardi della mentalità giuridica più diffusa, ma anche, le conseguenze negative dell'egemonia dei giuristi sull'amministrazione, non soltanto, in termini di complessificazione delle procedure, ma soprattutto, per le chiusure corporative, 'imposte' al 'sistema' e la mancanza di una cultura manageriale, attenta ai processi produttivi, e ricordò soprattutto la sua esperienza di riformatore, riproponendo un modello, che nel clima del decennio francese, appariva piuttosto datato, appiattito sulle rivendicazioni della provincia, da perseguire esclusivamente attraverso il decentramento delle funzioni giudiziarie.
Nel saggio viene studiata la 'partecipazione' del penalista Nicola Nicolini, in veste di collaboratore al periodico Minerva Napolitana, alle vicende della rivoluzione napoletana del 1820
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