Magistrature e ideologia giuridica nel pensiero di Giuseppe Maria Galanti

Abstract

Galanti, allievo di Genovesi, denuncia i limiti tradizionali della cultura giuridica napoletana, intenta prevalentemente a 'scalare' le magistrature, concentrate nella capitale per le prioritarie esigenze di controllo politico del potere spagnolo. Nella Descrizione del Regno reclama maggiore attenzione per lo sviluppo delle province e una politica più coraggiosa nell'abolizione delle giurisdizioni feudali, e successivamente presenta una serie di progetti di riorganizzazione dell'amministrazione giudiziaria. Nel Testamento Forense sottolinea i ritardi della mentalità giuridica più diffusa, ma anche, le conseguenze negative dell'egemonia dei giuristi sull'amministrazione, non soltanto, in termini di complessificazione delle procedure, ma soprattutto, per le chiusure corporative, 'imposte' al 'sistema' e la mancanza di una cultura manageriale, attenta ai processi produttivi, e ricordò soprattutto la sua esperienza di riformatore, riproponendo un modello, che nel clima del decennio francese, appariva piuttosto datato, appiattito sulle rivendicazioni della provincia, da perseguire esclusivamente attraverso il decentramento delle funzioni giudiziarie.


Autore Pugliese

Tutti gli autori

  • Vescio N.

Titolo volume/Rivista

QUADERNI LUPIENSI DI STORIA E DIRITTO


Anno di pubblicazione

2011

ISSN

2240-2772

ISBN

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