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Michele Troisi
Ruolo
Ricercatore
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Scienze Giuridiche
Area Scientifica
Area 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/08 - Diritto Costituzionale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
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Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
This book represents the first attempt to investigate the relations between Law and Agroecology
Il diritto al cibo, pur non essendo esplicitamente previsto nella Costituzione italiana, riceve un’indubbia copertura da principi quali quello personalista e lavorista; si tratta, infatti, di un diritto che tocca il “nucleo irriducibile della persona umana”, come ha avuto modo di chiarire la stessa Corte costituzionale nella sentenza n. 10/2010. Nel contributo, allora, si analizza in cosa si sostanzi il dovere della Repubblica rispetto al diritto in questione. In particolare, tale dovere implica un impegno dei pubblici poteri tanto a rendere effettivo il diritto al cibo (con strumenti quali il “minimo vitale”), quanto a proteggerlo. Sotto quest’ultimo profilo, si dischiude l’importante ed attuale tutela della diversità alimentare, concetto che trova un’indubbia copertura costituzionale (dai principi fondamentali, come gli artt. 2, 5, 9, alla seconda parte della Costituzione, artt.114 e 118) e legislativa. Interessante è dunque l’analisi, tanto, de iure condito, della legislazione che Stato e Regioni stanno producendo a tutela della diversità alimentare, quanto, de iure condendo, dei principi che i vari enti della Repubblica dovranno seguire per la valorizzazione del patrimonio identitario del cibo e del territorio.
Il lavoro analizza il contributo della Corte costituzionale nella difficile identificazione giuridica di concetti come "boschi e foreste" e, soprattutto, si concentra sulla difficile trasposizione della "multifunzionalità", insita nei boschi e nelle foreste, in una Costituzione quale quella italiana che, dopo la modifica del Titolo V, fa della settorializzazione la caratteristica principale dell'art. 117 Cost.
Il contributo affronta il tema della disciplina normativa dei boschi e delle foreste nelle costituzioni latino-americane che riconoscono soggettività giuridica alla "Natura".
Il lavoro si propone di approfondire il tema del diritto all’istruzione, con particolare riguardo al rapporto conflittuale tra Stato e Regioni nella regolazione della materia. In tal senso, si intende evidenziare i problemi di equilibrio e di contrasto, tra i diversi attori, che la materia porta con sé, in una prospettiva prima storico-costituzionale, poi legislativa ed infine giurisprudenziale. In particolare, l’attuale complesso quadro di competenze legislative del diritto all’istruzione, ha visto la Corte costituzionale svolgere un ruolo da protagonista, con una evoluzione non sempre lineare e coerente delle sue pronunce. a seguito delle riforme legislative e costituzionali a cavallo del 2000 si è sviluppato il seguente paradosso: da un lato vi è stata una formale evoluzione della materia, con un’amministrazione statale che non è più il solo soggetto chiamato ad intervenire in via diretta nell’assolvimento della finalità di istruzione, lasciando spazio a Regioni ed alle stesse scuole; dall’altro lato, però, si registra una sostanziale involuzione del settore, poichè l’apparato ministeriale, se teoricamente ha accettato il nuovo sistema, nei fatti pare continuare a muoversi come se l’autonomia delle scuole ed il riparto di competenze con le Regioni non fossero entrati in vigore.
L'articolo esamina il ruolo del legislatore regionale nella promozione della famiglia e, quindi, nell'attuazione dell'art. 31 Cost, ponendo in rilievo la differente efficacia delle differenti fonti regionali: statuto, le politiche di assistenza, le politiche di istruzione, le politiche sui minori.
Il lavoro analizza la legge pugliese sulla partecipazione, mettendola in rapporto tanto alle categorie della democrazia partecipativa, quanto alle altre leggi regionali di settore già approvate. In ultimo, si analizza il ricorso governativo con cui lo Stato ha impugnato proprio la legge in esame.
Le leggi regionali sulla partecipazione sono un fenomeno in forte crescita, dovuto tanto ad un rapporto quasi naturale tra la "democrazia partecipativa" e le autonomie territoriali, quanto ad una esplicita previsione di istituti partecipativi negli statuti di c.d. seconda generazione, quanto infine ad una sorta di reazione alla crisi degli organi tipici della rappresentanza politica regionale. Avendo queste motivazioni sempre sullo sfondo, nel lavoro si analizzano e confrontano alcuni istituti tipici della democrazia partecipativa, come disciplinati dai differenti legislatori regionali.
Il lavoro analizza la parabola dei consigli regionali: partendo dalla istituzione delle Regioni (periodo in cui il Consiglio era al centro della forma di governo regionale, solo formalmente), alla crisi degli anni '90, fino alle novità introdotte dalla l. cost. n. 1/1999, il contribuo evidenza come il ruolo tradizionale di rappresentanza sia transitato, dalle assemblee legislative regionali, alla Giunta, in particolare al Presidente.
Evoluzione del sistema elettorale regionale e della forma di governo regionale, a partire dall'omogeneità tipica del periodo post-costituzionale, sino all'ipotesi di "federalismo elettorale" disegnato dalle modifiche costituzionali del 1999 e del 2001. Il tema dominante è quello del rapporto conflittuale tra i due principi della rappresentatività e della governabilità.
Il lavoro, prendendo le mosse dalle categorie generali, preliminarmente analizza le trasformazioni più recenti che l'istituto della rappresentanza ha subito (tanto in ordine alla c.d. crisi del rappresentato, quanto in ordine all'influenza delle formule elettorali), poi passa in rassegna la trasformazione della rappresentanza politica regionale. Innanzitutto, analizzando le modalità con cui il nostro Stato regionale si è formato; poi entrando nello specifico delle trasformazioni della politicità regionale e, quindi, soprattutto dell'organo rappresentativo per eccellenza, il consiglio regionale. Le iniziative atte ad invertire il trend (la presidenzializzazione, le leggi sulla partecipazione, la riforma dell'amministrazione) non paiono aver dato i risultati attesi, anche a causa di un ruolo ambiguo dei partiti politici.
Il contributo passa in rassegna le modalità attraverso le quali i legislatori regionali hanno cercato di intervenire nelle politiche di sostegno alla famiglia previste dall'art. 31 Cost., articolo rimasto sostanzialmente inattuato per lunghi anni. L'evoluzione della legislazione regionale in materia viene analizzata raffrontandola in concomitanza con l'evoluzione dell'istituto regionale stesso: dal c.d. regionalismo debole, alle grandi riforme a cavallo del 2000.
La società ha per obiettivo primario la valorizzazione dei risultati della ricerca svolta all'interno dell'Università attraverso lo sviluppo di nuovi servizi nel settore dei beni culturali e con particolare attenzione all'ambito contemporaneo, segnatamente mediante la valorizzazione del patrimonio culturale e territoriale attraverso numerose iniziative alcune delle quali già avviate nell'ambito del laboratorio tasc afferente al dipartimento di beni delle arti e della storia
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