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Paolo Leoci
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Economia
Area Scientifica
Area 13 - Scienze economiche e statistiche
Settore Scientifico Disciplinare
SECS-P/07 - Economia Aziendale
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH1 Individuals, Markets and Organisations: Economics, finance and management
Settore ERC 3° livello
SH1_10 Management; marketing; organisational behaviour; operations management
In recent years the weak economy has forced state and local governments to cut back on funding for existing programs and limited investments in new services. All levels of government routinely partner with not-for-profit organizations to provide social services and this cutbacks can have serious implications for service delivery and not-for-profit capacity. One very exciting response to these pressures is the development of a new financing model that raises private money to fund effective social services: the Social Impact Bond (SIB). This new method involve the formation of new partnerships and the re-alignment of roles for the first and third sectors. The purpose of this paper is to provide an overview of the challenges that developing and implementing Social Impact Bonds may produce both on the public administration (PA) and on not-for-profit service providers (NPOs). Social Impact Bonds ask governments and not-for-profit service providers to almost completely rethink the way they do business.
Within destination marketing activities, in recent years substantial efforts have been directed towards accurately assessing the ideas, or perceptions, travelers hold about a tourist destination, in terms of destination image measurement. This, in particular when dealing with long-haul tourist markets, where geographical and cultural distance makes harder for DMO marketers to convey the specific identity of a place, highlighting those aspects that distinguish the destination from its competitors. The goal of this study is to identify and qualify the main features that define Italy’s destination image in the Russian outbound leisure travel market. To this end, new insights on the Echtner and Ritchie model are suggested, by introducing a fourth continuum (Encouraging vs. Discouraging) where more emphasis is paid on the role of distance and travel constraints in experiencing the tourist product. Findings highlight that overall Russian outbound tourists’ perceptions of Italy are of relax, warmness, happiness, enjoyment and fun, especially connected to food, culture and fashion.
Si traccia un excursus, dall’origine ai giorni nostri, delle interconnessioni che corrono tra i concetti di Qualità della vita, sviluppo sostenibile ed ambiente, alla luce dei più recenti studi e della pubblica attenzione riservata a questi argomenti, ormai divenuti di grande attualità
Un aspetto fondamentale dell'efficienza del complesso sistema di riscossioni, esenzioni, restituzioni dei dazi doganali, deve risiedere sin dai tempi più antichi, nella possibilità di utilizzare un efficiente sistema contabile, semplice ed affidabile, senza del quale è del tutto inimmaginabile la funzionalità e di conseguenza l'utilità dell'organizzazione approntata per soddisfare allora i bisogni del Principe o del tiranno di turno o del Comune in epoca medioevale o dello Stato nei tempi attuali. Si è quindi ritenuto utile sondare alcune norme attuali per valutare la loro efficacia, gli eventuali problemi connessi con la loro interpretazione, incuriositi anche dalla constatazione che non mancano le controversie nascenti dalla loro applicazione. L'azione delle dogane, che nel tempo si è dimostrata efficace nel procurare risorse finanziarie all'erario, in questi ultimi anni ha suscitato dubbi circa la capacità di evitare l'enorme afflusso nella UE di merci contraffatte, spesso pericolose per la salute dei consumatori, o merci proibite quali droghe, armi, ecc.
Nell’era moderna, nei Paesi economicamente più evoluti, caratterizzati da un’enorme ricorso all’attività industriale, interessata sempre più alla penetrazione nei mercati a livello mondiale, l’interesse e gli studi sulla responsabilità sociale delle aziende possono farsi risalire all’inizio della seconda metà del 1900, anche se vari studiosi e scrittori avevano già intravisto, nei secoli precedenti, con grande anticipo, l’esistenza di problemi di natura etico-morale, collegabili all’attività dell’uomo. Nella CSR infatti, ove a prima vista si possono intravedere collegamenti con i sistemi filosofici moderni, approfondendo meglio, si può notare il collegamento col “social contract”, le cui radici affondano nell’antico Egitto, in Babilonia e in particolare nell’antica Grecia ad opera di Protagora, Senofonte, Platone, Aristotele e altri, tutti appartenenti, come è noto, alla cosiddetta “filosofia perenne”. Si può dire che presso quegli antichi popoli, teologia, etica e morale erano i nomi della attuale CSR in quanto indicavano le virtù che dovevano avere quelli che si occupavano di commerci e di altre attività mercantili. Nella prima parte del testo, dunque, si passano in rassegna le idee e i contributi di una lunga serie di pensatori sui principi dell’etica e della morale, fino a giungere ai tempi moderni, praticamente alla metà del 19° secolo, quando J. S. Mill e subito dopo Peter Drucker dichiaravano che le imprese dovevano avere una dimensione morale e uno scopo economico. L’idea o la speranza che le imprese dovessero considerare le conseguenze dell’impatto della loro attività sulla comunità ospitante viene ripresa e sviluppata successivamente da Clark, Barnard, Kreps e soprattutto Bowen, sotto la spinta della progressiva espansione delle industrie, in particolare nei Paesi sviluppati (Europa, USA e Giappone). A partire dagli anni ‘50 del secolo scorso, il crescente impatto delle attività produttive sia sull’ambiente che sulle comunità ospitanti, non è senza effetto nel portare alla ribalta il concetto di CSR e la necessità che le aziende ne tenessero conto nell’organizzare e svolgere la propria attività. Una crescente schiera di studiosi di discipline diverse, economisti, sociologi e filosofi in particolare, che in precedenza avevano sottovalutato, se non trascurato, lo stretto legame esistente, fra le attività produttive e la società circostante, comincia ad occuparsi del tema, elaborando una lunga serie di teorie e definizioni al fine di confinare questo nuovo settore di ricerche. Negli anni successivi, gli studi, le ricerche, i dibattiti sulla CRS, CRP, sul business ethic, si moltiplicano in maniera esponenziale. Cresce la convinzione che l’adozione della CSR sia fondamentale ai fini della competitività, per la coesione e lo sviluppo sociale, per cui è necessario che la cultura relativa venga diffusa sempre più fra le imprese. Gli stessi studiosi ricordano, anche, che con l’adozione della CSR si realizza la convergenza fra l’economia e l’etica, in quanto il manager segue la logica dell’uomo economico, nel momento in cui rinuncia a benefici immediati per ottenere quelli a medio-lungo termine di entità maggiore e quella dell’etica quando agisce come attore sociale seguendo la relativa logica. Nella Parte I vengono ricordati i vari studiosi e pensatori che, nel corso dei secoli (dal 5000 b. C. ai tempi attuali), hanno contribuito a definire e descrivere l’etica, la morale, la filantropia, il significato e l’importanza del dono, termini e concetti nei quali la moderna CSR affonda le proprie radici. Vengono anche ricordate le varie definizioni e i vari aspetti della CSR, considerata attualmente come una strategia indispensabile per l’evoluzione positiva delle aziende, sia pubbliche che private, sia for-profit che non-profit. Nella II Parte vengono esposti gli obiettivi, le funzioni, i principi e gli strumenti della Social Ac
Summary Vengono passate in rassegna, e in alcuni casi esaminate criticamente, le innumerevoli norme e in particolare quelle che riguardano la revisione dei bilanci consolidati, che disciplinano il lavoro dei revisori dei conti, oltre che dei sindaci. Oltre ad esporre, quando ritenuto utile, le varie interpretazioni fornite dagli studiosi, quasi sempre indirizzate a facilitare, e in alcuni casi a consentire, la loro applicazione da parte dei revisori, vengono evidenziate di conseguenza le varie anomalie, che specie in questi ultimi anni hanno ostacolato il lavoro dei revisori esponendoli spesso a pesanti sanzioni. Le incertezze, le incongruenze e le contraddizioni rilevate, che rendono difficile il lavoro dei revisori, già sospettati da decenni di operare non in perfetta indipendenza dagli enti che devono controllare, derivano da una normativa del sistema, frazionata, disorganica, non coordinata, certamente compiacente e ammiccante con i controllati, il tutto mentre vengono varati lunghi elenchi di principi e richiami all’etica e alla morale quasi a coprire o mitigare le difficoltà intrinseche dell’attività di revisione dei bilanci, ancorchè consolidati. Vengono esposte anche le ultime direttive della UE, non ancora operative, che certamente orienteranno il lavoro dei revisori nei prossimi anni, ma che ancora una volta sorvolano la necessità di affrontare concretamente il problema dell’indipendenza degli stessi revisori, lasciando agli Stati comunitari l’onere di provvedere.
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