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Roberta Fasiello
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Scienze dell'Economia
Area Scientifica
Area 13 - Scienze economiche e statistiche
Settore Scientifico Disciplinare
SECS-P/07 - Economia Aziendale
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH1 Individuals, Markets and Organisations: Economics, finance and management
Settore ERC 3° livello
SH1_4 Financial economics; banking; corporate finance; international finance; accounting; auditing; insurance
The Italian tradition known as ‘Economia Aziendale’ is longstanding and well known in Italy. It broadly spans the 20th Century, with its apotheosis appearing in the 1920s with Gino Zappa. It is not very well-known elsewhere. Its logical conclusions for financial reporting are not applied in practice in Italy, and indeed never have been. They are not applied in the (very different) field of IFRS and European Directive requirements either. Our research question is to investigate the proposition that they significantly should be so applied. Our key area of study, therefore, is the complex and multi-faceted problem of income measurement and asset valuation, valuation issues in short. In order to properly investigate these considerations, we present a thorough survey of the theoretical development and arguments of the EA tradition, showing its logicality and usefulness, and contrasting these effects with the present-day regulatory systems. This forms the major theoretical element of the paper. In summary, therefore, the paper could be characterised as an analytical presentation of major theoretical arguments, with significant application to the real world of today and tomorrow. The EA tradition is not new. But we demonstrate its current relevance, and expose it to an international audience.
This paper has the aim to examine the historical period in which "time" started to be considered a relevant dimension of the economic activity. This age, identified in the period starting in the Thirteenth Century and finishing at the end of the Fiftheenth Century, corresponds to the development of international trade. The relevance assigned to time in the economic activity is one of the factors to which is due the rise of accounting information related to a recurring accounting period. Furthermore the present work identifies the reasons supporting the need for a periodical accounting information and the ways used to achieve this aim in the merchants' accounts. In the paper a synchronic methodology supports a vertical interpretation of the social and economic context and the knowledge existing in trade. This methodology has allowed us consider how the usage and practice in bookkeeping spreading at that age favoured the development of periodical accounting information. The scarce availability of documents and recording concerning the accounting merchants' practices over the considered period causes the main limit of the research, consisting in the partial investigation about the degree of diffusion of the specific accounting practices analysed in this paper.
This paper deals with destination management issues, within the debate about the relation between cultural tourism and seasonal adjustment of tourist flows. The research aimed to empirically test some managerial choices theorized by the main literature as those capable of increasing tourist flows in off-season, such as: cultural offer, short breaks, co-marketing with low-cost airlines and systemic organization of public and private actors. To this end, the research based on the action research approach and followed a two-steps methodology. The first step concerned the design and implementation of a pilot project, called “Lecce capital of weekend”, focusing on all the above mentioned choices; the second one involved a survey carried out by the analysis of 2.590 interviews, structured on four samples (visitors, hospitality, traders and travel agencies), useful to define the features of captured tourist demand and the additional tourist flow generated by the pilot project. Finally, it verified its economic impact on local economy by using I-O method. The achieved results show that such managerial choices are able to determine an increase in tourist flows in off-season having a positive economic impact on local economy. The paper is divided into four parts. After a brief introduction on the subject matter (1), it exposes the theoretical framework of reference (2), describes the research design (3) and discusses the achieved results (4). Finally, it reports some conclusions about the managerial and theoretical implications for further advances in the field.
There is debate in the literature on whether or not general management principles are applicable to the study and practice of public administration. This research responds by exploring how local officials manage the performance of public services with private good characteristics, where general management principles could be embraced for service delivery. The relationship between operational and financial indicators is explored within the functional areas of water and sewer, with the hypothesis that operational outcomes impact financial outcomes similar to private enterprises. Because the findings do not support this hypothesis, the authors conclude that general management principles may not be applicable to all forms of administration given that public cannot be removed from the management of public services even with private good characteristics.
Il costante richiamo all’etica in ambito economico, sollecitato anche dalle profonde crisi che hanno riguardato i mercati finanziari e che hanno determinato il fallimento di molte società, impone una riflessione sul ruolo da attribuire all’attività di impresa nella società. A tal fine, appare necessario evidenziare il rapporto esistente, in primo luogo, tra etica e diritto e, in secondo luogo, tra etica e impresa. Solitamente, per connotare la rilevanza dei profili etico-sociali in ambito economico si tende a ricondurre all’esercizio dell’attività di impresa l’assolvimento di una funzione sociale ovvero l’assunzione di una responsabilità sociale. Il riferimento alla funzione sociale o alla responsabilità sociale connessa all’esercizio dell’attività imprenditoriale non si ritiene possa essere effettuato senza chiarirne la valenza concettuale e, soprattutto, le implicazioni in termini di finalità aziendali. In relazione a ciò, dopo aver accennato agli sviluppi teorici nella letteratura internazionale, con particolare riferimento ad alcuni approcci alla responsabilità sociale, si sofferma l’attenzione sul contributo della dottrina economico-aziendale italiana che qualifica l’impresa come soggetto socialmente responsabile in considerazione delle finalità e delle condizioni di funzionamento aziendali.
L’attività di impresa produce inevitabili riflessi sulle condizioni economiche e sociali della collettività nell’ambito della quale è esercitata. Ciò spiega la costante presenza di dibattiti che trattano il problema dell’attività economica in rapporto a valutazioni di ordine etico e sociale. In relazione a ciò, nel presente lavoro ci si propone di richiamare i diversi orientamenti presenti in letteratura al fine di evidenziare l’evoluzione del rapporto tra etica ed impresa in campo economico-aziendale. Tale percorso si ritiene utile per interpretare ed inquadrare gli aspetti sociali ed etici dell’attività di impresa, nella consapevolezza che si tratta di un tema interdisciplinare ed in quanto tale suscettibile, da un lato, di continui approfondimenti e sviluppi; ma, da altro lato, anche soggetto al rischio di usi impropri di concetti mutuati da diversi ambiti di indagine (economia, diritto, filosofia, ecc.), suscettibili per questo di differenti interpretazioni. Il costante richiamo all’etica in ambito economico, sollecitato anche dalle profonde crisi che hanno riguardato i mercati finanziari e che hanno determinato il fallimento di molte società, impone una riflessione sul ruolo da attribuire all’attività di impresa in considerazione delle finalità e delle condizioni di funzionamento assegnate a tale istituto dalla dottrina aziendale italiana. Si ritiene, infatti, che il punto di partenza per chiarire la funzione da ascrivere all’impresa non possa prescindere dalla considerazione dei fini dell’impresa e delle condizioni che ne determinano l’esistenza e la sopravvivenza. Solitamente, per connotare la rilevanza dei profili etico-sociali in ambito economico si tende a ricondurre all’esercizio dell’attività di impresa l’assolvimento di una funzione sociale ovvero l’assunzione di una responsabilità sociale. Il riferimento alla funzione sociale o alla responsabilità sociale connessa all’esercizio dell’attività imprenditoriale non si ritiene possa essere effettuato senza chiarirne la valenza concettuale e, soprattutto, le implicazioni in termini di finalità aziendali. Assegnare una funzione sociale all’istituto azienda può avere una portata molto più ampia del riferimento ad una responsabilità sociale, tanto da implicare, persino, un condizionamento delle stesse finalità aziendali. Tuttavia, l’attribuzione di un ruolo sociale all’impresa non necessariamente si presenta in antitesi con le finalità e le condizioni di funzionamento di tale istituto, ma affinché ciò avvenga occorre una delucidazione del significato e, soprattutto, dei confini e degli ordini di priorità da attribuire al termine ruolo/funzione sociale.
Oggetto e fini conoscitivi del bilancio di funzionamento; le relazioni tra fini conoscitivi e valutazioni di bilancio; la composizione del bilancio di funzionamento: struttura e forma degli schemi contabili; Postulati, principi e criteri generali di redazione del bilancio di esercizio; i sistemi valutativi: le logiche e i criteri di calcolo; sistemi contabili e basi valutative; criteri di calcolo
Il lavoro tratta, in ottica economico-aziendale e contabile, il tema inerente le procedure concorsuali applicate alla fase della cessazione aziendale. Nello specifico, lo studio, oltre a fornire una rappresentazione degli aspetti tecnico-contabili e bilancistici adottabili nell’ambito delle varie procedure concorsuali, fornisce un’interpretazione economico-aziendale degli istituti previsti dalla normativa ai fini del fronteggiamento delle disfunzioni aziendali. Ciò, sia mediante l’esame degli strumenti a supporto dei processi di risanamento aziendale (nei casi di crisi reversibili), sia attraverso l’indicazione di efficaci e trasparenti modalità di definizione delle procedure (nelle cessazioni traumatiche).
Il bilancio di esercizio nell'attuale contesto socio-economico; la regolamentazione nazionale in materia di bilancio di esercizio; il modello civilistico-comunitario; il modello internazionale IAS/IFRS
Il presente lavoro intende approfondire il tema dell’integrità del capitale partendo dall’identificazione del concetto di capitale nell’ambito della teoria economica e della dottrina aziendale italiana. Sulla base di tale approfondimento, nel secondo capitolo si sofferma l’attenzione sul significato e sulle diverse interpretazioni riconducibili al concetto di integrità del capitale. In tal senso, nel presente contributo sono stati illustrati e definiti i possibili modi di preservare l’integrità del capitale fisico e monetario sulla base dei contributi offerti dalla dottrina economico-aziendale sia italiana, sia internazionale. Si è proceduto, inoltre, ad analizzare i modelli contabili a valori correnti evidenziando come nell’ambito degli stessi sia possibile pervenire alla tutela di un differente concetto di integrità del capitale. A tal proposito, si è inteso evidenziare come nei differenti modelli valutativi possa perseguirsi l’integrità di un definito concetto di capitale solo laddove si adotti una logica unitaria e sistematica nella determinazione del risultato di periodo. Sotto tale profilo, nel terzo capitolo sono stati richiamati gli aspetti principali del modello di bilancio IAS/IFRS evidenziando le problematiche insite nell’impostazione internazionale e variamente riconducibili alla possibilità di ricorrere a differenti basi valutative ed all’assenza di una identificazione del concetto di capitale accolto (fisico o monetario), demandando, in teoria, tale scelta ai redattori di bilancio ed, in pratica, impedendone l’attuazione a motivo delle soluzioni contabili previste dai vari principi contabili che non rispondono ad una logica teorica unitaria (si consideri ad esempio il trattamento contabile non omogeneo riservato agli holding gains). A conclusione dell’analisi si dedica spazio al tema della conservazione del capitale sociale che risulta attualmente al centro del dibattito in ambito soprattutto europeo. Ciò con l’obiettivo di identificare come la conservazione del sistema del legal capital si collochi su un piano completamente diverso rispetto all’integrità del capitale in senso economico-aziendale anche, e soprattutto, in considerazione dei diversi obiettivi preposti nell’ottica della perdurabilità dell’impresa.
This chapter explores the pivotal contribution of Gino Zappa to the development of Economia Aziendale. In a theoretical sense there are two quite distinct Gino Zappa. The first one is represented by his book of 1910, in which he developed in detail, but closely followed in principle, the writings of his own Master, Fabio Besta. The focus remains essentially on capital. The second one, emerging in a famous lecture in 1926, published the following year, and fully formed in a series of volumes in the 1930s, with later updates, created the generally accepted basis of Economia Aziendale, with the emphasis fundamentally changed to income rather than capital. A number of key implications are explored and discussed.
Lo scritto, dopo aver trattato del concetto di fair value e delle modalità di determinazione dello stesso, si sofferma sulle varie tipologie di strumenti finanziari e sulla relativa informativa da produrre nella nota integrativa di bilancio, tenendo conto degli orientamenti e delle disposizioni dei principi contabili internazionali
Il dibattito sul persistente divario di sviluppo del Mezzogiorno e sulle sue cause ha sperimentato in quest’ultimo periodo un rinnovato interesse, in concomitanza con le analisi storiche promosse in occasione delle ricorrenze sulla nascita dello Stato unitario, oltre che nell’ambito più generale della definizione delle scelte di politica economica. I ritardi accumulati dalle regioni meridionali sono, nell’opinione unanime, tali da determinare riflessi sfavorevoli e non sostenibili se proiettati sul piano della complessiva crescita economica e sociale del Paese. In tale quadro, molte delle recenti analisi pongono maggiore attenzione sulle possibili modalità di sviluppo della diffusa imprenditorialità caratterizzante alcune aree del Mezzogiorno, sia pur rappresentata in massima parte da imprese di modeste dimensioni, sottocapitalizzate e con una carente propensione a sviluppare necessari percorsi di aggregazione. Sullo sfondo, invece, rimangono gli studi interessati ad analizzare il peso della grande impresa presente nei poli industriali del Mezzogiorno, scontando, forse, un pregiudizio che tende ad inquadrare il fenomeno della grande dimensione come eredità di passate scelte di politica industriale, che non ha saputo incidere sulla promozione della capacità imprenditoriale di contesto e non ha avuto la forza di modificare gli assetti sociali delle aree interessate. Tra l’altro, la controversia, lungi dall’esaurirsi in contrapposte tesi accademiche, presenta una forte valenza normativa se si guarda all’obbligo di definire le premesse necessarie per orientare le concrete scelte di utilizzo delle risorse, nazionali e comunitarie, destinabili a favorire gli insediamenti industriali ed i processi di ristrutturazione. In questa prospettiva, sembra appropriato ripercorrere alcuni tratti dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno. Lo strumento utilizzato per trasferire nel Mezzogiorno la capacità produttiva di alcuni settori fondamentali per lo sviluppo del Paese (siderurgia, energia, automotive, ecc.) fu l’impresa a partecipazione statale che ebbe un ruolo di grande significato anche nella diffusione di moderne prassi organizzative e gestionali. Invero, l’esperienza dell’impresa a partecipazione statale nel processo di industrializzazione dei primi decenni che seguirono la fine della guerra può essere letta sotto molteplici angolature, non da ultima quella più propriamente aziendalistica, tesa ad evidenziarne le modalità di governo e la rispondenza ai principi economico-aziendali nel corso della sua evoluzione. In questa sede, tenendo conto delle premesse formulate, si farà riferimento alle imprese del settore siderurgico ed in particolare alla nascita ed alla successiva evoluzione del cosiddetto IV Centro siderurgico di Taranto, stabilimento che assorbì in massima parte la produzione di acciaio dell’Italsider, una delle più importanti imprese a partecipazione statale.
Il lavoro intende contribuire al dibattito teorico ed empirico in corso sulla necessità delle imprese familiari di formulare delle strategie aziendali che garantiscano durevoli processi di creazione del valore. Nella fattispecie, la gestione del passaggio generazionale, soprattutto nelle imprese che adottano un modello direzionale di tipo imprenditoriale, assume un ruolo cruciale poiché può rappresentare tanto una fase critica quanto una occasione di sviluppo. In occasione del passaggio generazionale, infatti, la cultura ed il patrimonio di conoscenze accumulati nel tempo dall’impresa possono essere dissolti oppure valorizzati e conservati. Nelle imprese familiari, infatti, soprattutto di piccola dimensione, l’imprenditore identifica la figura centrale del processo di creazione del valore, rappresentando un punto di forza ed una fonte di vantaggio competitivo. La sostituzione della figura dell’imprenditore, fonte e depositaria di un ampio e variegato patrimonio di conoscenze, anche relazionali, può causare la perdita di “tradizioni” e di “competenze distintive”, tale da inficiare il divenire del processo di creazione del valore. La valorizzazione delle conoscenze, delle tradizioni e della rete di relazioni riconducibili alla figura dell’imprenditore richiede la gestione del patrimonio intellettuale in essere al fine di salvaguardare la capacità delle imprese familiari di creare valore nel tempo. Nell’attuale contesto economico globalizzato, la continuità aziendale è sempre più strettamente connessa all’attitudine di generare e di accumulare quelle risorse indispensabili per la funzionalità economica dell’impresa. In particolare, la sopravvivenza delle imprese familiari è generalmente determinata dalla capacità di accumulare nel tempo le competenze e le capacità personali riconducibili alla figura dell’imprenditore. Per tali motivazioni, in tali imprese il ricambio generazionale rappresenta una fase particolarmente problematica per la difficoltà di conservazione e di trasferimento dall’imprenditore al successore del patrimonio di conoscenze, di valori e di tradizioni imprenditoriali.
La teoria economica dell'impresa cooperativa; la teoria economico-aziendale delle imprese cooperative; la indivisibilità del ruolo delle imprese cooperative, le cooperative di comunità: la Comunità Cooperativa di Melpignano
Il presente lavoro analizza l'istituto della ristrutturazione dei debiti in qualità di strumento utile ai fini del risanamento aziendale. In considerazione di tale finalità, nello studio si sofferma l'attenzione sulle condizioni di equilibrio aziendale quale premessa essenziale per un processo di turnaround. In tale ottica, la verifica della presenza di condizioni di esistenza delle imprese attuali e prospettiche diviene un elemento fondamentale e propredeutico per poter considerare attuabile un risanamento aziendale tramite una operazione di ristrutturazione dei debiti
Nel presente articolo si sofferma l'attenzione sulla problematica della ristrutturazione del debito alla luce del recente Principio Contabile OIC 6 pubblicato nel luglio del 2011 dall'Organismo Italiano di Contabilità. Particolare attenzione è rivolta agli effetti delle operazioni di ristrutturazione dei debiti sul piano contabile e all'informativa integrativa che l'impresa debitrice deve riportare in Nota Integrativa non solo nell'esercizio in cui l'operazione giunge a perfezionamento, ma anche nei successivi esercizi. L'ampia informativa in Nota Integrativa richiesta dal Principio Contabile OIC 6 assume notevole importanza per gli utilizzatori del bilancio in quanto include anche informazioni utili a evidenziare lo stato di sviluppo delle operazioni di ristrutturazione del debito e l'impatto futuro stimato delle stesse sulla situazione economica e finanziaria dell'impresa, per quanto l'efficacia informativa dipende dal grado di attendibilità delle stime degli amministratori e dal controllo espletato dal collegio sindacale o dalla società di revisione
L'impresa di comunità (c.d. community-based enterprise) è una particolare tipologia di azienda in cui i soggetti facenti parte di una determinata comunità possiedono la proprietà ed esercitano il governo dell’impresa costituita al fine di favorire lo sviluppo economico mediante la produzione di beni e servizi a beneficio del territorio locale e dei relativi residenti. Quindi, la partecipazione della comunità alla gestione aziendale è uno dei principali elementi distintivi di tale modello di impresa. Nell'articolo si prende in considerazione la letteratura, anche internazionale, in tema di impresa di comunità (c.d. community-based enterprise) al fine di individuare gli elementi caratterizzanti tale nuova forma di organizzazione, quale evoluzione di altri modelli di impresa. In relazione a ciò, si pongono in evidenza le differenze e le similarità esistenti tra l'impresa di comunità e altri modelli qualificabili come possibili basi di riferimento in Italia (si pensi all’impresa e alla cooperativa sociale) e nel Regno Unito (si consideri la community interest company).
Il presente lavoro si sofferma sui comportamenti contabili delle imprese in liquidazione proponendo uno studio comparato tra Paesi civil law e Paesi common law. In particolare, l’articolo rappresenta una rassegna delle pratiche contabili applicate a livello internazionale (Europa continentale e contesto Anglo-sassone), in materia di liquidazione. Specifica attenzione è rivolta alle basi valutative adottabili nella redazione dell’informazione contabile nelle liquidazioni aziendali, considerando anche i possibili trattamenti contabili di riferimento per l’informazione di bilancio delle società IAS-compliant.
Il lavoro tratta delle diverse tipologie di finanziamento a breve ed a medio-lungo termine, esaminando gli aspetti economico-contabili ed i profili giuridici.
Lo scritto tratta una tematica tipicamente riconducibile all’ambito delle operazioni straordinarie di funzionamento delle società commerciali, ponendosi l’obiettivo di approfondire gli aspetti gestionali ed economico-contabili inerenti le numerose tipologie di intervento sul capitale delle società. In particolare, dopo aver definito tecnicamente il concetto di capitale, lo studio analizza (adottando una metodologia di analisi comparata tra l’interpretazione giuridica e quella economico-aziendale) le singole fattispecie previste dal Codice Civile in materia di variazioni aumentative e diminutive del capitale, evidenziandone il presupposto economico e i conseguenti riflessi sia a livello economico, finanziario e patrimoniale, sia in termini di rappresentazione contabile.
The performance paradigm of today, which is commonly referred to as performance management, includes the two distinct stages of developing performance measures and actually using them for service improvement. The good news is that the literature contains evidence that performance management does exist to some extent among local governments in the United States and in other countries; however, this same literature focuses primarily on larger local governments. We respond by presenting a comparative case study analysis. The findings of our research suggest that performance management can be found in smaller local governments when the necessary leadership and the higher-order measures of efficiency and effectiveness are in place. We conclude by discussing the implications of our findings for smaller local governments and by presenting possibilities for next steps regarding future performance management research.
The aim of the paper is to identify the reference frame of the going concern concept and its applications in the corporate financial distress. For this purpose, firstly the paper identifies the origin of the going concern concept, stressing the existence of a two-perspective analysis: the accounting perspective and the operating perspective. On account of this, arrangements for the verification of the going concern existence cannot be considered equivalent to a simple auditing of the accounting statement, being required a full and thorough business analysis, considering the economic efficiency and the working order of the business too. Secondly, the study underlines as the going concern, beyond its effects on the accounting point of view, represents a character of the business intended to distinguish an ordinary working condition from the discontinuance of the business. Thirdly, the paper identifies the connected effects on the accounting setting, also by means of a comparative study between the accounting interpretation and the legal one in the company and bankruptcy law. The latter identifies the insolvency mainly with a money distress, therefore the necessary consideration of the economic and patrimonial sphere is lacking. The results of this analysis allows to highlight some contradictions characterizing the legal setting, pointing out the necessity to recover the economic and accounting interpretation of the going concern assumption
Il volume affronta il tema delle riserve di bilancio operando un raffronto tra modello di bilancio civilistico-comunitario e modello di bilancio IAS/IFRS, ciò al fine di evidenziarne le differenti impostazioni sul piano valutativo e dei principi di redazione che determinano la costituzione, la movimentazione e l’utilizzazione delle riserve da valutazione per le società italiane IAS adopter. In relazione a ciò, il presente lavoro è articolato come segue: - nel primo capitolo si rappresenta il concetto di riserva negli studi aziendali, soffermandosi sulle funzioni tipicamente attribuite alle differenti tipologie di riserve di bilancio; - nel secondo capitolo si presenta il modello di bilancio di funzionamento analizzando gli elementi costitutivi dello stesso ed evidenziando le relazioni esistenti tra fini conoscitivi e differenti basi valutative; - nel terzo capitolo si sofferma l’attenzione sul sistema valutativo del modello civilistico-comunitario e sulla rappresentazione delle diverse tipologie di riserve di bilancio e della relativa disciplina di utilizzazione delle stesse; - nel quarto capitolo si procede a una comparazione tra il modello di bilancio civilistico e il modello di bilancio IAS/IFRS e in tale ottica si evidenzia la diversa valenza del principio di realizzazione nei due modelli. In particolare, si approfondisce il concetto di fair value nella sua evoluzione per giungere all'attuale configurazione come current selling price, alle problematiche connesse alla sua misurazione e alla modalità di adozione dello stesso nei principi contabili internazionali, in differenti momenti del processo valutativo e ricorrendo a tecniche valutative e a misurazioni di secondo e di terzo livello quali approssimazioni del fair value; - nel quinto e ultimo capitolo, con riferimento alle imprese italiane IAS adopter, si passano in rassegna le plusvalenze non realizzate per evidenziare il relativo trattamento contabile e l’impatto reddituale e patrimoniale, in termini di creazione di riserve, dalle stesse prodotto in considerazione dell’introduzione del total comprehensive income. Sulla base di ciò si procede a inquadrare il trattamento delle riserve di valutazione previsto dal legislatore italiano con il decreto IAS (38/2005) al fine di evidenziare, sotto il profilo economico-aziendale, nonché sul piano giuridico, il ruolo svolto dalle stesse e la connessa gestione e movimentazione/utilizzazione.
Il presente lavoro si sofferma sulla finalità istituzionale dell'azienda e in relazione a ciò evidenzia, alla luce della dottrina aziendale italiana, il possibile connubio tra economicità e socialità nell'espletamento da parte dell'impresa della propria funzione economica e del ruolo sociale dalla stessa assunto. Inoltre, nel presente studio il ruolo dell'impresa è analizzato ponendo anche a raffronto la dottrina aziendale italiana con quanto previsto sul tema dalla dottrina sociale della Chiesa, evidenziando le similarità e le coerenze esistenti tra le due posizioni dottrinali. In ultimo, ai fini di uno sviluppo economico-territoriale nel lavoro si propongono anche modelli aziendali diversi dall'azienda di produzione che potrebbero rivelarsi maggiormente in grado di includere nei processi globali di sviluppo aree territoriali svantaggiate e in relazione a ciò nello studio si fa specifico riferimento al modello di cooperativa di comunità.
Il presente lavoro si sofferma sul possibile connubio tra sviluppo economico di un territorio e considerazione degli obiettivi sociali ed etici. In relazione a ciò si sofferma l'attenzione sulle funzioni economico-sociali dell'azienda evidenziando il ruolo del profitto nello svolgimento dell'attività d'impresa. Inoltre, con riferimento ad aree territoriali sottosviluppate si propone un modello di sviluppo economico endogeno e inclusivo al fine di consentire l'attuazione di strategie di intervento efficaci a consentire un duraturo miglioramento delle condizioni economiche dei paesi dell'Africa.
This article is focussed on community-based cooperatives having a distinctive feature: the active participation of citizens in a geographically defined community of reference. In recent years, these cooperatives - already widespread at international level –have been spreading in Italy thanks to the activism of trade associations and local Public Administrations. This paper, through the illustration of case studies, aims to highlight the potential of community-based cooperatives for the support and the development of local entrepreneurship. In this regard, the present analysis is focussed on a newly established cooperative in Puglia (the Jemma), on the potentiality and problems concerning it and on the role played by local government. The choice of the cooperative Jemma is due to various reasons, including its location in Southern Italy and its sector of activity, i.e. the food industry, that just like tourism is an asset relevant to the economic development of Puglia.
Since its origin, the cooperative organisation of economic activity has been analysed on the basis of alternative scientific paradigms. The different approaches are due to the multiple perspectives suggested by a phenomenon multi-faceted in itself and that can be observed starting from different premises and purposes. Starting from these considerations, it seemed us appropriate to analyse the cooperative forms of enterprise focussing on the economic aspects of the production of goods and services, carried out in enterprises in which the management is entrusted to bodies different from those allocating the financial capital. Taking this into account, the first part of this work will focus on the definition of the cooperative forms of enterprise in general economic theory and in business theory. On the basis of the theoretical-conceptual profiles of reference, this study proposes an interpretation of the cooperative enterprise representing a reference model of the economic production that can at the same time increase both the economic development and the wealth of a whole community. With specific regard to this latter aspect, the second part of this work will focus on two cooperatives from Puglia, structured as community-based cooperatives, which tend to associate the pursuit of economic goals with the social and economic development of the local communities in which they operate. Through the illustration of two case studies (the community-based cooperatives Melpignano and Jemma) this paper aims to highlight the potential of community-based cooperatives for the support and the economic and social development of local area and its residents.
In this paper we retrace some moments of the so-called extraordinary intervention in the Italian Mezzogiorno when entrepreneurial initiatives of great relevance were put under way in those regions. These initiatives still determine the structural conditions of the economic activity in many of these local contexts. The possible ways of development of the Southern regions in Italy is a controversial issue in the academic debate, but the studies in favour of the development of the widespread entrepreneurship outnumber the ones concerning the weight of large enterprises located in industrial settlement. This work can be placed in the latter rank of studies and it aims to demonstrate that the industrial development in the South Italy is possible, as revealed by the first phase of the 4th steel pole in Taranto (Puglia).
The proposed work aims to take part in the outstanding theoretical and empirical debate on the family businesses’ need to formulate a business strategy that will be able to preserve the enterprise continuity in the market. With regard to this, the management of the generational turnover plays a crucial role in the enterprise life for different reasons. In family businesses, especially the small ones, the entrepreneur is the dominant figure both in the ownership and management roles. This can be a point of strength and source of competitive advantage for these businesses but, at the same time, it makes small family businesses vulnerable to changes, including that of the generational turnover. The replacement of the entrepreneur figure, repository of wide and different knowledge heritage, professional experiences, competences, relational ability, can cause the loss of traditions and competences and attempts the value process creation. The enterprise “tradition”, having reference to the entrepreneur, can become a competitive advantage for the enterprise only if the intellectual capital is managed and transferred by the entrepreneur and if the successor is able to make a change in strategy in consideration of the present and perspective market demands. For these reasons, in family businesses the generational turnover constitutes a very problematic phase for the difficulty in maintaining and transferring the entrepreneur’s knowledge, values and traditions to the successor. In this regard, the present study aims to investigate the interactive dynamics existing between the established entrepreneurial knowledge, the “traditional values” that have been transferred by the outgoing entrepreneur, and the new entrepreneurial knowledge, introduced and developed by the incoming entrepreneur that generally represents a source of changes. This work proposes a conceptual model to improve the management of the mentioned interactive dynamics during the generational turnover phase, which is constituted by some elements that can be traced back to the researches on the intellectual capital and it is useful to identify the critical and risks aspects during the turnover. The mentioned model, functional to manage the entrepreneurial knowledge transfer, represents an evolution of some theories that have already been expressed in the economic literature as it includes in its analysis not only the entrepreneur and his successor’s knowledge, the organizational structure but also the company’s internal and external relations. The introduction of the above mentioned variable is strictly connected to the awareness that “the tie value” among the strategic players, including the bond value existing within the family, represents a key factor to ensure both the continuity of the economic activity and the preservation of the family business tradition. Finally, the application of the model to some real case studies is intended to verify its attitude in constructing and representing the risk of failure of the generational turnover, in order to individuate the most critical aspects and stimulate the implementation of prompt corrective actions.
The proposed work aims to take part in the outstanding theorical and empirical debate on the family businesses’ need to formulate a business strategy that will be able to preserve the enterprise continuity in the market. With regard to this, the management of the generational turnover plays a crucial rôle in the enterprise life because it can correspond to a critical phase as well to an opportunity for the growth of the enterprise. This because, at the moment of generational turnover, the business culture and the knowledge heritage of the enterprise accrued during the time can be dissolved or they can be retained and increased in value. The enterprise “tradition”, having reference to the entrepreneur, can become a competitive advantage for the enterprise only if the intellectual capital is managed and transferred by the entrepreneur and the successor is able to make a change in strategy in consideration of the present and perspective market demands. In particular, this study wants to propose a conceptual model for the valuation of generational turnover in the family businesses with the aim to emphasize the potential relationships between “traditional” and “innovative” factors in order to value the probability of success in the generational turnover. It has to be considered that the contrast between the conservative force of the tradition and of the enterprise culture and the innovative force of change represents one of the major obstacles from which the survival of the enterprise in the future depends. The approach used in the paper has reference to a theory of first approximation that allows to have a general summary useful to conduct the research on the subject, but it doesn’t make possible to draw final conclusions. This study has the character of investigate the family businesses in order to increase the understanding of a phenomenon for which doesn’t exist general theories owing to the complexity and the variableness in the forms of expression. The use of the model in some case studies has also the purpose to disclose potential improvements and further operating and scientific developments.
The North Carolina Benchmarking Project has been in existence for approximately 20 years, functioning under the benchmarking category of comparison of performance statistics as benchmarks. This form of benchmarking, however, is diagnostic, requiring subsequent analytical steps before local officials can actually use comparative data for improving service delivery. This article presents lessons learned from the North Carolina Benchmarking Project to advance our understanding of why local governments participate in these types of benchmarking initiatives and how they review and make decisions regarding the comparative data. They include that local governments participate more for the purpose of greater internal accountability rather than performance management and that local governments use benchmarking data both for excellence and satisficing when responding to departmental rankings.
This paper presents an in-depth historical investigation of the related but distinctive phenomena of interest and usury, in the context of the development of concepts of credit, and of the eventual creation of medieval banking in something semi-recognisable as banking in today's sense of the word. We explore progress through a 'line of time' passing in particular from the 11th to the 15th Centuries. As they logically must, operating, economic and reporting practices changed continually, to meet the varying needs of production and operation, changing as it did from subsistence farming to sophisticated international trading, and we analyse these relationships on a chronological basis. An essential, and fascinating, parallel but much intertwined investigation relates to interest and usury. Definitions changed over time. Attitudes, both by the Church and by thinkers both pre and post the Christian era, changed over time, indeed changed multiple times over time. We attempt an understanding of the complex and at times difficult 'ebbs and flows', sometimes with uncertain directions of influence, involving church, laity and citizenry. In the end, economic necessity and economic logic emerge as the main causal influences of the creation of true (late-) medieval banking.
This paper provides a rigorous exploration of the concept of valore reale as developed by Besta. We present his theoretical analysis, supporting exchange values, and the practical approximations he proposed, moving via current replacement cost as a first proxy to historical cost. His justification on the grounds of conservatism is analysed and shown to be invalid. We explore the concept of fair value through its original definition as an exchange value to its current manifestation as an exit price. We show that excessive and irrational non-conservatism applies both to fair value and to historical cost. Our conclusions: historical cost is misleading as regards balance sheet and income statement and fair value is misleading as regards income statement. Zappa (and Schmidt and Hicks) got it right focusing on the entity, not the market as fair value claims. So Besta was good but not best. Implications for the business model are explored.
La crisi finanziaria e i conseguenti riflessi sull’economia reale hanno acceso il dibattito sull’origine del fenomeno, ingenerando la diffusa considerazione che la causa dovrebbe forse rintracciarsi nella crisi dei valori sui quali l’economia produttiva avrebbe dovuto fare affidamento. In relazione a ciò, nel presente lavoro si sofferma l'analisi sui valori imprenditoriali e sui processi di apprendimento e trasmissione necessari per garantire percorsi di sviluppo duraturo, anche e soprattutto nei periodi di crisi.i valori imprenditoriali riflettono la concezione dell’impresa assunta dai soggetti che la governano e la cui validità deve essere giudicata in base all’idoneità degli stessi a raggiungere il fine dell’impresa. Tuttavia, per identificare i valori imprenditoriali occorre preliminarmente identificare colui o coloro che governano l’impresa e che rappresentano il soggetto economico.le scelte gestionali e i comportamenti assunti dal soggetto economico sono quelli ritenuti più idonei a realizzare il fine dell’impresa e a consentire di realizzare la stessa ragione d’essere dell’impresa, i valori imprenditoriali si identificano con i comportamenti idonei a garantire la funzionalità duratura dell’impresa. i valori etici assumono la natura di metavalori aziendali rispetto ai valori imprenditoriali in quanto costituiscono una precondizione per l’affermazione dei valori imprenditoriali funzionali al successo duraturo dell’impresa. Entrepreneurial values and economic development The financial crisis affecting at global level firms of every size and sector cannot be avoided, but it can be faced taking into consideration the purposes of the firm, following consistent corporate strategies and relying on business knowledge, creativity, innovation and maintenance and transmission of entrepreneurial values. The entrepreneurial values are defined in relation to the purpose of the firm and they can be identified in choices and behaviours able to determine a permanent growth of the business. Disregarding entrepreneurial values can imply the business failure with negative impact on the other firms directly and indirectly involved and on the related socio-economic environment. When the position of the firm becomes relevant in the socio-economic environment, the social role becomes wider and the corporate governance inevitably bears generalized and public responsibilities. For all that we can consider the entrepreneur’s risk as an entrepreneurial value with great social implications. These issues imply a profound remark on the economic development perspectives at local and global level and on the need to combine profitability and equity together.
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