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Giovanna Cera
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università del Salento
Dipartimento
Dipartimento di Beni Culturali
Area Scientifica
AREA 10 - Scienze dell'antichita,filologico-letterarie e storico-artistiche
Settore Scientifico Disciplinare
L-ANT/09 - Topografia Antica
Settore ERC 1° livello
SH - Social sciences and humanities
Settore ERC 2° livello
SH6 The Study of the Human Past: Archaeology and history
Settore ERC 3° livello
SH6_3 General archaeology, archaeometry, landscape archaeology
Il lavoro prende spunto dal riconoscimento, in alcuni settori dell'Alta Valle del Volturno, di singolari tracce di parcellizzazione dei terreni, estranee all'orientamento generale della suddivisione agraria di età romana. La lettura integrata dei testi antichi e della documentazione archeologica rivela interessanti corrispondenze tra queste e l'assetto del popolamento e del paesaggio agrario di epoca medievale, suggerendone una proposta di inquadramento nell'ambito dell'opera di bonifica, di ripopolamento e di riorganizzazione dei terreni avviata in questa zona dal monastero di San Vincenzo al Volturno.
Studio delle anfore romane provenienti dallo scavo delle domus IV e V di Norba
Noto con il nome di Aqua Nymphalis, l'acquedotto romano che alimentava Taranto aveva origine nella zona compresa tra Leporano e Saturo, a sud est della città. Questo contributo propone una puntuale ricostruzione del suo percorso, grazie agli elementi di novità emersi dall’analisi cartografica e aerofotografica, e, soprattutto, dallo svolgimento di perlustrazioni topografiche, che hanno reso possibile la verifica e la puntualizzazione di notizie ricavate da studi precedenti, l'individuazione di pozzetti d'ispezione e l'esplorazione di tratti di condotto non riconosciuti in passato. L'acquedotto era dotato di un complesso sistema di condotti secondari, alcuni dei quali con funzione di captazione delle acque sotterranee, altri di adduzione. Nell'ultima parte del suo percorso esso attraversava zone depresse correndo su arcate e su muri di sostegno, fino a raggiungere il castellum aquae, individuato in corrispondenza dell'attuale piazza Ebalia a Taranto. Un singolare gruppo di iscrizioni dipinte in rosso sull'intonaco del cunicolo è stato individuato in località Le Cutrane. La loro analisi dettagliata ha permesso di riconoscervi una sorta di registro, compilato durante lo svolgimento di attività di cantiere (la costruzione o, più probabilmente, la manutenzione dell'acquedotto), con annotazione dei giorni di lavoro e degli operai presenti, qualificati come tectores e mediastini.
Il territorio di Venafro: fonti antiche, storia degli studi e delle ricerche, documentazione cartografica, il centro urbano, i dati archeologici dal territorio, lettura topografica dei dati archeologici
Il contributo propone alcune riflessioni preliminari sulla storia insediativa e sull’organizzazione topografica dell’insediamento di località Li Schiavoni. Questo, caratterizzato da un circuito murario di circa 650 m di lunghezza e ulteriormente difeso sul lato orientale da un fossato, ben visibile in traccia sulle immagini aeree, raggiungeva una superficie di circa 3 ettari. I materiali ceramici presenti in superficie attestano un susseguirsi di fasi di frequentazione e/o occupazione del sito in epoca protostorica, messapica e romana; è tuttavia all'epoca arcaica che rimanda la maggior parte dei resti, tra cui, ad esempio, alcuni esemplari di vasellame di importazione greca e/o coloniale e i frammenti di due louteria. Per le sue principali caratteristiche - la modesta estensione dello spazio abitativo, la posizione dominante, a controllo del territorio e della costa, e l'apertura ai commerci - l'insediamento de Li Schiavoni trova significativi elementi di corrispondenza proprio con alcuni centri fortificati attestati in Messapia in età arcaica. Successivamente questo periodo, dopo una fase di probabile contrazione o abbandono, il sito fu nuovamente occupato, sia pure solo parzialmente, a partire dall’età tardo repubblicana.
Primo numero della serie "Carta archeologica d'Italia. Puglia", il volume presenta i risultati delle ricognizioni sistematiche di superficie condotte sull'intero territorio comunale di Mesagne, in provincia di Brindisi. La prima parte del lavoro, che si apre con alcuni capitoli introduttivi di inquadramento storico-topografico, propone il catalogo completo delle evidenze archeologiche individuate nel corso delle indagini o note da bibliografia. Segue la sezione di sintesi, che esamina il contributo fornito da tutti i dati raccolti (archeologici, storico-letterari, archivistici, cartografici, aerofotografici) alla ricostruzione della storia della città e del suo territorio, dall'epoca preistorica fino a quella tardoantica. L'opera, oltre a fornire un notevole ampliamento delle conoscenze su questo comprensorio, finora assai poco studiato, propone una riflessione critica di ampio respiro sulle principali fasi di sviluppo del popolamento, sulle modalità di sfruttamento agricolo e produttivo, sull'organizzazione del sistema viario, su aspetti di carattere politico e socio-economico. Essa costituisce inoltre un valido strumento di tutela, necessaria premessa all'attuazione di una corretta programmazione e gestione del territorio.
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