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Gabriele Dell'atti
Ruolo
Professore Associato
Organizzazione
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Dipartimento
DIPARTIMENTO JONICO IN "SISTEMI GIURIDICI ED ECONOMICI DEL MEDITERRANEO: societa', ambiente,culture
Area Scientifica
AREA 12 - Scienze giuridiche
Settore Scientifico Disciplinare
IUS/04 - Diritto Commerciale
Settore ERC 1° livello
Non Disponibile
Settore ERC 2° livello
Non Disponibile
Settore ERC 3° livello
Non Disponibile
Il saggio ha oggetto l’analisi di analizzare la disciplina della s.r.l. semplificata e della s.r.l. a capitale ridotto sotto il profilo della compatibilità delle norme sulla riduzione obbligatoria del capitale previste per le s.r.l. con le peculiarità delle società a responsabilità limitata per le quali sia richiesto un capitale minimo pari almeno ad un euro e comunque inferiore a diecimila euro.
Nel commento all’art. 2434-bis c.c. è stata analizzata la norma in una prospettiva, relativa allo specifico momento patologico dell’invalidità della deliberazione di approvazione del bilancio di esercizio delle società per azioni, integrativa della disciplina generale dell’invalidità delle delibere assembleari di cui agli artt. 2377 e 2379 c.c.. L’analisi ha riguardato la categoria dell’invalidità delle deliberazioni di approvazione del bilancio dal punto di vista sostanziale e processuale e, in particolare: (i) le posizioni di dottrina e giurisprudenza nel vigore della previgente disciplina; (ii) le cause di nullità ed annullabilità della deliberazione di approvazione del bilancio; (iii) i problemi interpretativi afferenti il termine per impugnare la deliberazione di approvazione del bilancio; (iv) la fattispecie inerente l’impugnazione del bilancio su cui il revisore non ha formulato rilievi; (v) l’adeguamento dell’attuale disciplina legislativa al cd. “principio di continuità” dei bilanci; (vi) il coordinamento tra l’art. 2434-bis c.c. e l’art. 157 T.U.F.; (vii) l’impugnativa della deliberazione di approvazione del bilancio nelle società che adottano il sistema dualistico; (viii) l’applicabilità della clausola compromissoria alle controversie inerenti la validità delle deliberazioni di approvazione del bilancio; (ix) il profilo dell’interesse ad agire del socio, degli organi sociali e del terzo; (x) l’ulteriore profilo dell’ammissibilità della sospensione dell’efficacia e dell’esecutività delle deliberazioni di approvazione del bilancio; (xi) il tema dell’opponibilità delle risultanze di un bilancio non veritiero e non impugnato; (xii) infine, gli effetti della declaratoria di invalidità della deliberazione di approvazione del bilancio.
Il saggio ha oggetto l’analisi critica e l’interpretazione della disciplina del compenso degli amministratori ai sensi dell’art. 6, comma 6, del D.L. 78/2010; tale norma, da un lato, probabilmente a causa del contesto di settore nel quale è inserita, si occupa esclusivamente della contrazione dei compensi dei managers e, dall’altro, riguarda soltanto gli amministratori di società chiuse a totale partecipazione pubblica (diretta o indiretta), ossia quelle società che, pur esercitando un’attività idonea (sotto il profilo finanziario ovvero latu sensu sociale) ad incidere sul benessere della collettività, sarebbero soggette a regole più blande in termini informativi e prive di prescrizioni in ordine a meccanismi di remunerazione vincolanti. Ebbene, il metodo utilizzato dal legislatore, sebbene influenzi direttamente il merito delle scelte societarie imponendo la riduzione del 10% delle spese inerenti i compensi dei membri degli organi di amministrazione e controllo, non si pone nella prospettiva di agevolare strumenti di prudente gestione del rischio: né favorisce in alcun modo forme adeguate di determinazione del compenso rapportate alle performance della società, né tanto meno indica criteri di informazione più capillari. Vengono, dunque, tralasciate soluzioni che avrebbero potuto rivelarsi adatte sia per ridurre la spesa delle pubbliche amministrazioni (promuovendo magari schemi di corresponsione dei gestori tramite autofinanziamento delle società pubbliche in un’ottica, di medio-lungo periodo, volta alla trasparenza ed alla ponderata considerazione di rischi e prospettive), sia per facilitare la “convergenza informata” degli interessi dei soggetti pubblici e privati comunque coinvolti nelle vicende delle società a partecipazione pubblica (enti partecipanti, amministratori e collettività che fruisce del servizio reso). Peraltro, simili linee normative era ben conosciute nel panorama italiano e avrebbero potuto essere tracciate nel pieno rispetto dell’autonomia organizzativa e finanziaria degli enti locali, prevedendo mezzi maggiormente duttili allo scopo, quali sistemi di maggiore controllo interno (sulla scorta della regolamentazione dei comitati per il controllo) ovvero indicazioni su best practices piuttosto che su tetti massimi ai compensi (magari comunque demandate ad un decreto ministeriale); strumenti questi che appaiono non solo più utili a creare vantaggi competitivi, ma anche maggiormente efficaci in termini di valutazione delle responsabilità e, dunque, di limitazione, sia pure indiretta, dell’assunzione di politiche retributive azzardate.
Il volume prende in esame la disciplina in materia di rinunzia all'azione sociale di responsabilità nei confronti degli amministratori di s.p.a. ed analizza le implicazioni, di indubbio interesse esegetico e sicuro impatto pratico, che ne scaturiscono. La rinunzia all'azione sociale, infatti, è un istituto che, da un lato, ha risentito in maniera significativa delle novità introdotte dalle recenti riforme delle società di capitali e delle procedure concorsuali, e, dall'altro, costituisce un fenomeno astrattamente lesivo per la società e che incide sul rapporto di fiducia con gli amministratori. Vengono, dunque, analizzate le singole fattispecie dismissive rilevanti nel diritto societario, nonché, passando per il rapporto tra la "rinunzia al diritto" e la "rinunzia all'azione sociale", la struttura e gli effetti, sotto il profilo fisiologico e patologico, della relativa deliberazione assembleare in una prospettiva non solo "protettiva" e di tutela degli interessi comunque coinvolti, ma anche "dinamica" e tesa a far emergere l'utilità della scelta.
Il saggio ha ad oggetto l’analisi della disciplina di cui all’art. 67, comma 4, L.F. nella prospettiva più ampia dei principi a fondamento delle norme introdotte con la riforma organica delle procedure concorsuali e, in particolare, delle regole sulle esenzioni alla revocatoria fallimentare.
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